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NAPOLI, CASTELNUOVO O MASCHIO ANGIOINO

a cura di Vito Bianchi

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Il Maschio Angioino.

 

 

 

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Napoli  Napoli  L'assetto planimetrico di Castel Nuovo


      


Epoca: XV-XVI secolo (su struttura della seconda metà del XIII secolo).

Conservazione: buona; la struttura è visitabile.

Come arrivarci: il Maschio è in piazza Municipio; ospita il Museo Civico.

   

Cenni storici.

Di Angioino gli è rimasto solo il nome. Per il resto, il Castel Nuovo di Napoli, conosciuto più comunemente proprio come Maschio Angioino, è attualmente fruibile per lo più nella veste architettonica assunta fra il 1443 e il 1458. Ma la sua fondazione risale all’epoca angioina: fu infatti nel 1279 che Carlo I d’Angiò volle elevare una reggia che si differenziasse dalle due fortificazioni partenopee già esistenti, e cioè Castel dell’Ovo e Castel Capuano. Pertanto, il sovrano francese incaricò della costruzione di un nuovo castello gli architetti Pierre d’Angicourt e Pierre de Chaule. L’edificio non aveva tuttavia la sola funzione di residenza reale, ma rivestiva anche e soprattutto dei compiti strategici, essendo stato concepito e realizzato a sorveglianza del porto, nell’area urbana compresa fra l’abitato e il promontorio di Pizzofalcone. In breve, Castel Nuovo assurse a centro direzionale della città e del regno meridionale, accogliendo intorno alla mole castellare le dimore dei duchi di Durazzo, dei principi di Taranto e dell’intera corte. Il prestigio del Maschio Angioino venne nutrito dalla frequentazione di personaggi eminenti: il monumentale palazzo dovette accogliere papa Celestino V (il celebre eremita Pietro da Morrone), che vi soggiornò fino all’abdicazione, e poté ospitare altresì il conclave di elezione del successivo pontefice, l’altrettanto famoso Bonifacio VIII. Fra gli ampi saloni del castello, inoltre, trascorsero dei lunghi periodi sia Francesco Petrarca che Giovanni Boccaccio, mentre diversi pittori, come Pietro Cavallini o Montano d’Arezzo, provvidero ad ornarne le lussuose architetture col genio della loro arte.

Al fasto di Castel Nuovo non mancò nemmeno l’apporto di Giotto, che nel 1332 venne chiamato da Roberto d’Angiò ad affrescare la Cappella Palatina. Ma di tanto splendore non rimase granché: l’avvento degli Aragonesi condusse in effetti ad un sostanziale rimaneggiamento del castello. La ricostruzione della reggia-fortezza venne affidata dal re Alfonso d’Aragona all’architetto catalano Guillén Sagrera, che ne permeò la fabbrica col gotico di Catalogna. L’accento spiccatamente iberico si concretizzò peraltro negli interventi ornamentali dei vari Bartolomeo Prats, Antonio Frabuch e Antonio Gomar, che impressero agli interni del castello atmosfere di tradizione, ancora una volta, catalana. Nel rinnovato palazzo regio, divenuto un fervido crogiuolo della cultura contemporanea, non tardarono a transitare letterati e umanisti del calibro di Lorenzo Valla, di Gioviano Pontano o del Panormita. Con la calata dei Francesi, nel 1495 il castello finì per un breve periodo nelle mani del re Carlo VIII. Finché Ferdinando II non lo riconquistò definitivamente, grazie all’accurato sistema di mine che, secondo la tradizione, sarebbe stato predisposto dall’onnipresente Francesco di Giorgio Martini. In seguito, Castel Nuovo venne ulteriormente rinforzato da un altro circuito di difesa chiamato “la Cittadella”, consistente in un recinto trapezoidale con gli angoli rinforzati da bassi torrioni, che gli Spagnoli trasformeranno nel Cinquecento in più moderni bastioni. L’aspetto del castello restò più o meno immutato fino alla dominazione borbonica, quando perse il ruolo di reggia (o comunque di sede viceregale), a vantaggio del Palazzo Reale di Napoli. In ogni caso, il valore simbolico di Castel Nuovo ne cagionò il saccheggio durante i rivolgimenti della Repubblica del 1799. Negli anni Trenta dell’Ottocento, ancora, andò incontro a un accurato restauro, commissionato da Ferdinando IV ed eseguito da Luigi Bardet di Villanova. Con l’Unità d’Italia, infine, la cinta bastionata esterna fu abbattuta. Oggi la struttura appartiene al Comune di Napoli, ed è sede del Museo civico Castel Nuovo-Maschio Angioino. Una doppia dicitura, che un po’ ne riassume la lunga e gloriosa storia.

   

La struttura del castello.

Dopo essere stato ricondotto dai restauri alla sua forma quattrocentesca, Castel Nuovo si presenta adesso in una compatta mole trapezoidale, caratterizzata agli angoli da poderose torri cilindriche merlate, a loro volta rafforzate alla base da falsebraghe. La facciata principale è ubicata sul versante occidentale, e comprende tre torrioni: a sinistra la “Torre della Guardia”, al centro la “Torre di Mezzo” e a destra la “Torre di San Giorgio”. Fra le prime due si innesta un grandioso arco di trionfo marmoreo: si tratta dell’esuberante ingresso realizzato intorno al 1452 su disegno di Francesco Laurana, con l’apporto di Pietro di Martino, Domenico Gagini, Isaia da Pisa, Paolo Romano e di diversi altri artisti, chiamati a celebrare nel marmo il trionfo di Alfonso I d’Aragona. L’immensa e scenografica apertura costituisce certamente una delle più rigogliose espressioni artistiche del Rinascimento, non solo partenopeo, ma anche dell’intero Mezzogiorno: consta di due arcate sovrapposte, inquadrate da colonne binate e sormontate da attici che straripano di statue e rilievi, culminando nella preziosa lunetta di coronamento. Sotto l’arco inferiore si trova il portale che, sovrastato da un bassorilievo con l’incoronazione di Alfonso I, immette in un vestibolo dalla volta stellare, da cui si accede al cortile quadrilatero. Di fronte all’entrata è posta la chiesa di Santa Barbara, con un portale rinascimentale ornato da una Madonna di Francesco Laurana del 1471, e da un rosone traforato. Una scala esterna conduce poi all’impressionante sala dei Baroni, coperta da una bellissima volta stellata a costoloni, e dotata di un magnifico camino. Sul lato-mare, il castello è caratterizzato dalla grande “Torre del Beverello”, oltreché dalla parete esterna della sala dei Baroni, con due finestroni a croce guelfa, dall’alta abside della cappella palaziale, inserita fra due torrette, da un paio di logge ricavate fra il Quattro e il Cinquecento, e dalla “Torre dell’Ovo”. Il profilo, se si vuole anche un po’ scuro, di Castel Nuovo, si staglia così, imponente e maestoso, sullo sfondo azzurro del cielo che si perde nel placido Golfo di Napoli.

   

Per saperne di più: A. Venditti, Presenze e influenze catalane nell’architettura napoletana del regno d’Aragona, in «Napoli nobilissima», n. s. XIII, 1974; R. Pane, Il Rinascimento nell’Italia meridionale, Milano 1977; L. Santoro, Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Milano 1982; G. D’Agostino, Poteri, istituzioni e società nel Mezzogiorno medievale e moderno, Napoli 1996; F. Conti, Castelli e rocche. Le fortificazioni italiane del Medioevo e del Rinascimento, Novara 1999; V. Bianchi, Il castello. Un’invenzione del Medioevo, Milano 2001.

 

  

E vedi anche questo castello nei francobolli, in Medioevo filatelico, a c. di Ruggero Gormelli.

   

  

©2001 Vito Bianchi. I video - aggiunti nel 2013 - non sono stati realizzati dall'autore della scheda. Le immagini - 2013 - sono tratte da vari siti.

   


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