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CAMPAGNA, CASTELLO GERIONE
a cura di Lucio Ganelli
scheda profilo storico la struttura per saperne di più video
In alto: Edificio 1 del castello. In basso: visione d'insieme e particolari.
Epoca: XI - XIII secolo.
Conservazione: allo stato di rudere.
Come arrivarci: in auto, percorrendo l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uscita Campagna.
A ridosso del centro storico di Campagna (Sa) si eleva la mole tronco-piramidale del monte Girolo, lambito dai torrenti Atri e Tenza, sulla cui sommità, a quota 440 m/slm, è ubicato l’insediamento fortificato noto nella tradizione come castello Gerione.
Dall’alto del castello si domina tutto il territorio della gola fluviale, compreso il centro abitato. Questa posizione strategica, in un punto cruciale dei collegamenti altomedievali della media Valle del Sele, fu determinante per la scelta dell’impianto urbano e del fortilizio.
A quest’ultimo si accede mediante un sentiero selciato che, seguendo le curve di livello del versante occidentale del monte, collega l’abitato al castello.
Probabilmente una prima fortificazione di epoca longobarda, se non già bizantina, dovette avere le caratteristiche di caposaldo militare, collegato in un primo momento al controllo del territorio e, più tardi, all’apparire del fenomeno dell’incastellamento.
La fondazione del castrum sarebbe quindi avvenuta in un periodo precedente l’occupazione normanna, quando il castello è documentato tra i domini del conte Roberto. In una pergamena del 1056, in cui si cita per la prima volta un locum castellum Campanie, oltre a documentare l’esistenza dell’insediamento abitativo, è testimoniata, indirettamente, anche l’esistenza di strutture militari ad esso associate nella gola fluviale.
Il fortilizio esisteva quindi al tempo del longobardo Guaimario IV, Principe di Salerno, nel periodo della costituzione del distretto amministrativo denominato fines Campanie (prima metà del secolo XI). Secondo alcuni autori la costruzione del castello sarebbe da collegare al contesto delle scorrerie dei normanni Umfredo e Guglielmo d’Altavilla che proprio in quegli anni mettevano a ferro e fuoco i territori del salernitano.
Nel periodo longobardo il castello potrebbe aver ospitato i feudatari locali, tra cui il conte Riccardo (1082), imparentato con i principi longobardi di Salerno, o il visconte Sico (1095). Dal Catalogus Baronum conosciamo i nomi dei baroni normanni che lo ebbero in feudo.
Successivamente nel periodo svevo e angioino il castello venne utilizzato per scopi prettamente militari con una guarnigione e un castellano, dipendente a fasi alterne dalla Curia Regia.
Alla fine del XII secolo, durante gli scontri tra le forze imperiali di Enrico VI, scese alla conquista del regno, e le forze normanne di Tancredi, Campagna rientrava tra i domini del conte Riccardo di Acerra, strenuo difensore della causa della famiglia d’Altavilla che rafforzò anche le strutture difensive del maniero.
Sotto Federico II il castello, peraltro sempre indicato con il nome di castrum Campanie nella documentazione ufficiale sveva e angioina appartenne al demanio regio almeno sin dal 1231, dato che il castello è presente nello Statutum de reparatione castrorum imperialium tra i cosiddetti castra exempta del Principato, cioè quei castelli alle dirette dipendenze dell’imperatore.
Dallo Statutum sappiamo che gli uomini di Campagna, Senerchia, Valva, Colliano e Contursi furono obbligati a prestare la loro opera per la riparazione del castello Gerione insieme al contributo volontario degli uomini di Calabritto, Caposele, Palomonte, Alcino, Balsiniano, San Nicandro, Spelonca, Santomenna, Castelnuovo, Mallinventre e Laviano.
Dopo la morte di Federico II (1250), durante la minorità di Corradino, il castrum Campanie venne donato dal papa Innocenzo IV a Filippo di Acerno.
Con l’avvento degli angioini il castello di Campagna, insieme a quelli di Olevano, Montecorvino e Giffoni, venne inserito tra le principali fortificazioni dal punto di vista militare nella linea di difesa intorno a Salerno. Vari nobili, in genere cavalieri giunti al seguito di Carlo I d'Angiò, si avvicendarono nel suo possesso.
Alcuni castellani del castrum Campanie nel periodo angioino ci sono noti attraverso i registri della cancelleria: tra il 1269 e il 1271 vi troviamo Roberto Beloulieu e il suo successore Stephano de Basiniaco; cavalieri francesi.
Petrus Corberius ricoprì invece tale carica dall’8 luglio 1271 al 1 agosto 1274. Il 3 settembre 1274 fu nominato Provisor del Principato da Carlo I che, con una lettera scritta in Castel Lagopesole, gli comunicava il nuovo incarico. Il fatto che Petrus Corberius sia stato castellano dello stesso castello per tre anni di seguito testimonia l’importanza che doveva avere il castrum Campanie.
Per i castelli meno importanti, infatti, il castellano rimaneva in carica un solo anno o cambiava addirittura più volte nel corso dello stesso. La prestigiosa nomina a Provisor castrorum, cioè responsabile di tutti i castelli del Principato, ottenuta dal castellano di Campagna, e il fatto stesso che il relativo castello rientrasse tra i castra exempta - almeno nel periodo svevo - sono ulteriori prove della rilevanza che il Gerione rivestiva nel corso del XIII secolo.
Un’altra particolarità che si evidenzia sin dallo Statutum de reparatione castrorum del 1231 è che gli uomini di Campagna non erano tenuti alla riparazione di nessuno dei castelli limitrofi.
Il primo sistema difensivo che si incontra risalendo la collina del Girolo è quello corrispondente all’antemurale che collegava il casale di S. Bartolomeo al fortilizio. Si tratta di un lungo muro, conservato solo per alcuni tratti, che doveva separare, con funzione di difesa, il ripido versante occidentale dell’altura da quello orientale, inaccessibile perché a strapiombo.
Arrivati sulla sommità della collina si accedeva al maniero attraverso una porta affiancata da due torri che introduceva in un primo cortile a pianta irregolare, che potrebbe essere interpretata anche come piazza d’armi.
Dal piano di campagna del primo cortile, attraverso una seconda porta ed una rampa esterna, che costeggia un primo edificio (Edificio 1), si accede ad una quota superiore e ad un secondo cortile (basse-court). All’interno di esso tra i restanti ruderi, non è possibile, allo stato attuale, individuare la scuderia e le officine che qui dovevano essere collocate. Il secondo cortile è difeso, nell’angolo destro, da una torre a pianta quadrata inserita nella cortina muraria.
Lungo tale perimetro, prospicente la parte della collina meno accidentata, si aprono ad intervalli regolari delle feritoie o arciere, prossime al piano di campagna.
La basse-court termina con un fossato, che era possibile attraversare con un ponte levatoio, inserito in un possente muro, che di fatto, divide in due parti il castello.
Il ponte levatoio era in legno, aveva lunghezza pari all’altezza dell’apertura ed era chiuso con un sistema di bolzoni e catene. Si tratta di un sistema meccanico molto in uso per tale tipologia di ponte a partire dalla fine del XIII secolo. Oltrepassato il ponte levatoio, sul lato sinistro, si trova una porta murata (posterla) che dava all’esterno, una possente torre (mastio), ed il complesso residenziale vero e proprio (palatium).
Il palatium, che è posto vicino al mastio ed è distribuito su due piani, è caratterizzato da una planimetria irregolare e dalla presenza di ambienti voltati a crociera e a botte.
Le ultime notizie relative al castello risalgono al XVI secolo, quando fu ceduto dal nobile feudatario Ferdinando Orsini alla Collegiata della Cattedrale di S. Maria della Pace di Campagna.
Allo stato attuale i ruderi del complesso versano in cattivo stato di conservazione e in completo abbandono. Si spera che si possa intervenire quantomeno con interventi di manutenzione ordinaria, in attesa di una campagna di scavi archeologici che possa far chiarezza sulle fasi cronologiche e di frequentazione del sito.
Per saperne di più: L. Ganelli, Campagna medievale tra XI e XIII secolo, E.S.I. editore, Napoli 2005.
©2006 Lucio Ganelli. Il video (inserito nell'aprile 2015) non è stato realizzato dall'autore della scheda.