CASTELNUOVO SASSO, RUDERI DEL CASTELLO, BORGO
a cura di Renzo Bassetti
Come si presentano oggi il castello e il borgo di Castelnuovo. In basso: a sinistra, il borgo; a destra, la torre.
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Conservazione: stato di rudere.
Posizione: N 44° 5' 30.99" E 12° 4' 16.39".
Come arrivarci: da Meldola percorrere la SS67 in direzione Santa Sofia; all'altezza di San Colombano prendere deviazione sulla sinistra. Seguire la strada fino ad una cava di ghiaia. Qui prendere a destra attraversando un piccolo ponte sul Bidente, e proseguire per stretta strada sterrata che risale il monte con pendenze notevoli. Pochi metri prima di giungere all'agriturismo Vigne, prendere asfaltata sulla sinistra e seguirla fino ad una curva sinistrosa (sulla destra azienda agricola e fienili). Qui lasciare il mezzo e proseguire a piedi su carraia sbarrata, in circa 150 metri giungiamo ai ruderi del borgo di Castelnuovo, sopra questi, sul poggio, rinveniamo i resti dell'antica fortificazione.
Dell'antico nucleo restano imponenti ruderi della torre, posta in posizione dominante in cima al colle, un agglomerato di case che probabilmente comprendevano il comune e l'ospedale di Sant'Antonio, e ad un centinaio di metri verso la valle i resti del campanile della pieve risalente al XV secolo.
Fortezza edificata a cavaliere fra le valli del Bidente e del Voltre, dalla sommità del colle sul quale svetta la torre è possibile
controllare entrambe le vallate con sguardo che spazia fino al mare.
Ben visibili i vicini castelli di Teodorano, Meldola e Rocca Caminate.
Castello documentato fin dal 900, che appartenne ai Calboli e conosciuto con
il nome di Castrum novi.
Passò poi in proprietà ai signori di Castrocaro e nel 1141 alla Chiesa
Ravennate, per ritornare poi dopo alterne vicissitudini ai De Calboli nel
1264.
Riacquistato dalla chiesa di Ravenna nel 1234 passò poi nel 1350 agli Ordelaffi che fortificarono il sito e vi fecero costruire la torre. La chiesa riuscì a reimpossessarsi del castello nel 1362 ad opera del cardinale Egidio Albornoz.
I secoli successivi videro la dominazione dei Malatesta, dei Manfredi, degli Iseo, di Caterina Sforza e dei Veneziani che lo detennero fino al 1509.
Tornato alla Santa Sede, venne infine concesso in feudo agli Iseo, agli Aldrobandini e per ultimi ai Doria Pamphilj.
© Copyright 2009 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.