MELDOLA, ROCCA DELLE CAMINATE
a cura di Renzo Bassetti
La rocca delle Caminate di Meldola. In basso: a sinistra, l'ingresso alla rocca dal lato di Forlì; a destra, una garrita.
In basso, a sinistra un'altra immagine della rocca; a destra, l'ingresso dal lato di Meldola.
Conservazione: la rocca è visibile solo dall'esterno.
Posizione: N 44° 06' 58" E 12° 00' 00".
Come arrivarci: la rocca sorge su di una collina alta 389 mt. sul livello del mare, che separa la valle del Rabbi da quella del Ronco e dalla cui sommità si può controllare una vasta area del territorio. Si raggiunge da Forlì (Grisignano-Collina-Ravaldino in Monte-Rocca) in 12 Km, oppure da Predappio in 6 Km. o da Meldola (Meldola-Vitignano) sempre in 6 Km.
Al complesso, circondato da un alto muro perimetrale al cui interno si trova un'area a parco di circa 8 ettari, una piccola casa, un edificio adibito a caserma per l'alloggio di un corpo di guardia, una chiesa sconsacrata ed il castello vero e proprio, si accede tramite due ingressi, uno dal lato di Meldola (Sud-Est), ed uno dal lato di Forlì (Nord-Ovest).
Il castello ha un perimetro murato di circa 52 metri per 20 con mura merlate alte metri 8,50. All'interno sorge una torre di mt.4,50 per 4,50 alta circa 29 metri. Lungo la strada che corre a lato delle mura esterne si possono ancora vedere alcune garrite.
Incerte le origine del castello; fonti non documentate le farebbero risalire all'anno 800 ad opera di tal conte Riciardello di Beaumont di Poitiers (italianizzato in Belmonti), sceso in Italia al seguito di Carlo Magno e stabilitosi in questi luoghi fabbricandovi il castello. Certo è che la storia del castello è strettamente legata alla famiglia dei Belmonti (di origine probabilmente Riminese), tanto che nel 1201 era signore del castello Guelfo Belmonti, che lasciò la signoria quando fu nominato vescovo di Forlimpopoli (dal 1202 al 1213).
Oggetto di aspre contese per la sua posizione dominante, si ricorda una prima distruzione del castello nel 1212 e dopo la sua ricostruzione, una seconda nel 1237 ad opera dei forlivesi alleati ai faentini. Riconquistata la collina ad opera di Rinaldo Belmonti nel 1248 il castello fu riscostruito secondo le nuove esigenze militari.
Segue un periodo di relativa tranquillità fino al 1380, anno in cui il fabbricato risultava in proprietà agli Ordelaffi (nobile famiglia Forlivese) che ne curò anche la ristrutturazione e fortificazione. Negli anni successivi il controllo del castello passò più volte di mano dai Belmonte, appoggiati fra l'altro dal papa e dai Malatesta, e dagli Ordelaffi.
Saccheggiata nel 1494 dai seguaci di Carlo VI, la rocca fu proprietà del Valentino che l'aveva acquistata con altri castelli per 5.000 ducati.
Passò dal 1503 al 1509 alla Repubblica di Venezia, indi alla Chiesa, poi al principe Alberto Pio da Carpi ed infine ai principi Aldobrandini e ai Pamphili, assieme al feudo di Meldola di cui faceva parte.
Soggetta al controllo di queste due casate fino all' ottobre 1834, anno in cui i Borghese-Aldobrandini cedettero ogni loro proprietà in Romagna ai Doria Pamphili che, a loro volta, cedettero in enfiteusi permanente la rocca ai signori Baccarini di Forli.
Pesantemente lesionata da un forte terremoto nel 1870 venne praticamente abbandonata.
Diverse le ipotesi di ristrutturazione dell'imponente fabbricato, di proprietà dell'Amministrazione Provinciale di Forlì, ma a parte alcuni lavori di consolidamento resisi necessari per evitarne il crollo, la rocca risulta ad oggi inutilizzata e non visitabile causa lo stato di degrado. L'accesso al parco è possibile solo saltuariamente in occasione di alcune manifestazioni (la più importante "otto castelli per un palio" rievocazione storica delle lotte fra le famiglie Belmonti, Malatesta e Ordelaffi, che si tiene ogni anno nel mese di maggio).
Nel 1923 un comitato di cittadini promosse una sottoscrizione nella Provincia di Forlì e di Ravenna al fine di raccogliere la somma necessaria per l'acquisto e la ristrutturazione della rocca per farne dono a Benito Mussolini, originario di Predappio, che la utilizzò come residenza privata. In meno di un anno furono raccolte 530.000 lire che furono versate alla Direzione generale delle Belle Arti che ne curò il restauro che ebbe termine nel 1927. Sulla torre fu installato un faro elettrico la cui luce tricolore giungeva fino alla distanza di 80 km.
Mussolini trascorse alla rocca giornate di riposo e vi ricevette personaggi «potenti» dell'epoca, da Vittorio Emanuele III (1938) a Hitler, all'ambasciatore giapponese Matsuoka; nel 1943 la rocca fu sede della prima riunione del Consiglio dei Ministri della Repubblica Sociale Italiana, durante la quale la rocca delle Caminate divenne luogo di detenzione e di tortura per i partigiani.
Bombardata nel 1944, fu successivamente devastata e saccheggiata dalla popolazione.
Dopo la caduta del fascismo nel 1945 tutti i beni dei Mussolini furono requisiti ed anche il castello delle Caminate fu tolto alla famiglia dando origine ad una lunga disputa fra lo Stato e donna Rachele, la vedova di Benito Mussolini. Dopo varie vicissitudini la proprietà passò definitivamente alla Provincia di Forlì che ne è l'attuale proprietaria.
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