PONDO, RUDERI DEL CASTELLO
a cura di Renzo Bassetti
I ruderi del castello di Pondo.
In basso, a sinistra le tracce del castello viste dall'alto; a destra un'altra immagine dei ruderi.
Conservazione: stato di rudere.
Posizione: N 43°56'40.23" E 11°56'28.88".
Come arrivarci: percorrere la SS 67 (Passo Calla) fino all'abitato di Santa Sofia. Oltrepassato il ponte sul fiume Bidente prendere deviazione a sinistra con indicazioni Spinello. Seguire la strada per circa un chilometro, poi prendere ulteriore deviazione a sinistra con indicazioni Collina di Pondo. Seguire la stretta strada in salita per circa 2 Km, poi ulteriore deviazione a destra in forte discesa che in poche centinaia di metri ci porta ai ruderi del castello.
I ruderi si trovano sulla sommità di una collinetta, invasi dalla vegetazione e seminascosti da un boschetto. Restano solo una parte delle mura ed alcuni vani semiinterrati.
Potente castello, si trovava sulla strada che da Galeata conduceva alla
valle di Bagno. Secondo una leggenda il nome deriva da un castellano che
costretto ad arrendersi e ad abbandonare la fortezza dopo un lungo assedio,
ebbe la forza di portare sulle spalle la sua sposa, e a chi voleva
alleviarlo di quella fatica, rispose che per lui era dolce quel peso (dulce
pondo).
La storia, liberamente tratta da Galeata nella storia e nell'arte, di
mons. Domenico Mambrini: «Probabilmente di origine romana, è ricordato con
certezza fin dal 1200 assieme ai vicini castelli di Civitella,
Castelvecchio, Collina per essere stato ceduto a Guglielmo, Arcovescovo di
Ravenna. Passò poi nel 1364 agli Ubertini, allietati dei Conti Guidi.
Oggetto di assedi da parte di Federico Barbarossa e di Uguccione della Faggiola, dagli Ubertini il castello passò ai Malatesta in epoca imprecisata, comunque in una pergamena di Camaldoli del 1496 è ricordato Larnberto Malatesta conte di Pondo.
Il duca di Borbone il 17 aprile 1527 passò per la valle di Pondo per recarsi
a Corzano, di questo passaggio esistono due versioni cintrastanti date dallo
stesso Girolamo Naselli (oratore del duca di Ferrara). In una prima lettera
scrisse che il castello fu distrutto, mentre in un'altra lettera scrisse:
"Gli Spagnoli vollero pigliare per forze una bella fortezza chiamata Ponte
[Pondo] alla quale furono morti di essi da cinque a sei e conoscendo la
impresa difficile l'abbandonarono". Nel 1595 il castello era nella maggior
parte distrutto.
Dalla relazione del Cardinale Anglico (1371): «Il castello di Pondo è in una
valle fra 2 fossi, sopra un monte fortissimo; ha una rocca bellissima e
forte e 2 torri fortissime. Confina con S. Sofia, Valbona e Spinello. È
presso la strada (per un terzo di miglio) per cui si va da Galeata nella
valle di Bagno. Vi sono 20 focolari e nel suo territorio c'è la villa di S.
Maria in Meleto [Vedreda] con focolari 14, di Savigliana [Saviana] - m. 649
- con focolari 6; di Collina m. 557 - con focolari 5; di Sasseto con
focolari 3; di Raggio - m. 454 - con focolari 3; di Cadifana [Cadifanti] con
focolari 3. È posseduto da Antonio di Nicola degli Ubertini».
Così lo descrive il Repetti nel Dizionario della Toscana, IV volume,
del 1841: «Nella Valle del Bidente in Romagna. Rocca disfatta presso il
Castello di Sassetto, giù nella Comunità di Santa Sofia, ora di Sogliano
nello Stato Pontificio. Attualmente di questo castellare altro non resta che
il nome ad un poggio presso Monte Spinello.
Ancora Mons. Mambrini nella sua opera del 1932: «Adesso lassù esiste una
casa di contadini e della fortezza sono rimaste alcune rovine con dei
sotterranei a testimoniarne la robusta struttura. Le 2 torri ed i bastioni
colle mura perimetrali diroccate più di metà, ci appaiono ancora fumanti di
stragi e d'incendi e imprimono all' animo un senso profondo di grandezza e
di terrore».
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