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RONDINAIA, ROCCA

a cura di Renzo Bassetti

scheda    cenni storici


 

I resti della torre della rocca di Rondinaia.

 

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Localizzazione di Bagno di Romagna


Epoca: incerta.

Conservazione: resti.

Posizione: N 43° 55' 12 " E 11° 53'21".

Come arrivarci: Frazione del Comune di Bagno di Romagna, geograficamente vicina a Santa Sofia, per raggiungerla occorre da quest'ultima cittadina occorre prendere la provinciale del Carnaio, direzione Bagno di Romagna. Dopo circa 3 chilometri deviazione sulla destra all'altezza di un tornante per Poggio Lastra e Pietrapazza. Si procede per alcuni chilometri su questa strada che risale il torrente del Bidente fino a raggiungere, dopo una serie di tornanti, una deviazione sulla destra (cartello turistico con indicato Memoriale Caduti Alpini Romagnoli Rondinaia). Per strada asfaltata ma ben presto molto stretta e ripida si sale in circa tre chilometri fino alla frazione.

    

Cenni storici.

Storici locali fanno risalire all'epoca romana l'antica torre del castello di Rondinaia, inserita in un contesto di torri di controllo e segnalazione che creavano una sorta di ponte fino a raggiungere la pianura e l'Adriatico. Successivamente attorno alla torre si sviluppò il castello di Rondinaia.

Appartenuto negli anni attorno al Mille ai signori di Valbona, nel 1335 fu conquistato dai Forlivesi ed il suo signore Leoncino da Valbona fu decapitato nel castello stesso, dando origine alla leggenda, tramandata da padre in figlio, di un'ombra senza testa che nelle notti tetre e burrascose, vaga tra bianchi fantasmi intorno alla vecchia torre. Nel 1404 il castello passa sotto il controllo dei Fiorentini, che lo concedono in feudo alla famiglia dei Gambacorti. A seguito di una sommossa popolare dovuta ai continui soprusi subiti, la comunità ottiene nel 1453 la cacciata dei feudatari e l'annessione alla Repubblica Fiorentina, capitanato di Bagno di Romagna, acquisendo fra l'altro il riconoscimento di comune il cui statuto viene ratificato nel 1454.

La perdita di importanza strategica e militare, il tempo, il progressivo abbandono degli edifici militari, l'usanza del periodo di riutilizzare le pietre dei castelli per edificare abitazioni e poderi, hanno ben presto ridotto il fabbricato ad una semplice torre in parte diroccata.

Il card. Anglico nella sua famosa relazione del 1371 così lo descriveva: «Il castello è posto sopra un'altissima ripa con una torre fortissima a mezzo miglio dal fiume Acquedotto (attuale Bidente) e confina con Valbona, Biserno, Rocca Pozzoli e Santa Fiora. Ha12 focolari ed appartiene ad Azzo e Farinata degli Uberti». 

Il Repetti nel Dizionario geografico della Toscana del 1841 riporta: «Castello ridotto ad una torre che porta il titolo di Rocca e Torre di Rondinaja con chiesa parrocchiale [S. Margherita] nella Comunità Giurisdizione e circa 11 miglia a maestrale di Bagno, Diocesi di Sansepolcro, una volta della Badia Nullius di S. Ellero a Galeata, Compartimento di Firenze. Riposa sul culmine di un poggetto che si alza circa 970 braccia sopra il livello del mare e che costituisce l’ultimo sprone dell'Appennino di Camaldoli».

Così la descrive il Mambrini nel 1932: «Dalla piazza principale di Santa Sofia, a 3 chilometri circa di lontananza in linea d'aria, vedesi torreggiare sopra un altissimo sprone di monte, a metri 579 sul livello del mare, la bruna Rondinaia [...] La torre imponente che sola rimane, alta circa 20 metri e larga per ogni lato non più di 4 [...] Negli ultimi terremoti rovinò un lato della torre di Rondinaia ed ora resta solo una parte di muro, come uno scheletro alto e minaccioso, per ricordarci la vanità d'ogni potenza umana».

A poche centinaia di metri, raggiungibile per comodo stradello, si trova il podere "Raggio di Rondinaia". L'edificio recentemente ristrutturato si trova in posizione più elevata rispetto alla chiesa ed al castello. Da questa posizione il panorama è molto ampio; sul retro della casa è stato ricavato un balconcino panoramico attrezzato con tabella fotografica esplicativa.

   

   

© Copyright 2008 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.

    


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