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SANTO STEFANO D'AVETA, CASTELLO MALASPINA
a cura di Elisa Delgrosso
Visuale dell’entrata del castello di Santo Stefano d'Aveto, recentemente restituita dai restauri. In basso, a sinistra: il lato est con i due bastioni; a destra: i monti che fanno da bella cornice al castello.
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Epoca:
la
storia del borgo è praticamente tutta legata al suo castello,
edificato prima del XII secolo e che ha visto alternarsi lungo i secoli
diversi proprietari. In seguito, con il passare degli anni, il castello
venne a perdere la sua funzione strategica fino a essere utilizzato
oggi per rievocazioni medievali estive ad uso turistico.
Ubicazione:
il bel borgo di Santo Stefano d’Aveto, fregiato dalla bandiera
arancione del Touring Club Italiano, si trova nel cuore
dell’Appennino ligure a circa 88 km da Genova, 85 km da Piacenza
e 114 km da La Spezia.
Conservazione: del grande castello rimangono solo l’ossatura con le mura perimetrali, la parte esterna delle torri, e le severe geometrie che lo compongono.
Come arrivarci: in auto dall’A12 Genova-Rosignano, all’uscita Chiavari si prosegue sulla provinciale 586 per Mezzanego, Borzonasca, Rezzoaglio, e quindi Santo Stefano.
Come visitarlo: il castello normalmente è visitabile solo all’esterno, ma nell’arco dell’anno vengono organizzate diverse rievocazioni storiche e visite guidate.
Mille e dieci metri sul livello del mare, circa milleduecento
abitanti, Santo Stefano d’Aveto è un gioiello nel cuore dell’Appennino,
al confine fra la Liguria e l’Emilia Romagna, dove si respira un’aria
tutta particolare, fatta del profumo della famosa focaccia ligure, dalle case
dal sapore trentino, e dalla mole del suo grigio castello.
Già
nel secondo secolo a. C. si hanno notizie di questi luoghi, se è vero, come
sembra, che proprio alle pendici del Monte Penna si svolse l’ultima
battaglia grazie alla quale i Romani domarono l’ultima fiera resistenza dei
Liguri.
Nel
secolo XII l’imperatore Federico I il Barbarossa conferì il feudo di Santo Stefano d’Aveto
ai Malaspina, che vi costruirono questo poderoso castello poi passato ai
Fieschi e ai Doria, e di cui rimangono imponenti ruderi.
A
loro volta infatti i Malaspina cedettero il castello ai Fieschi e questi ne
furono espropriati dai Doria dopo la fallita congiura del 1547, una sortita
che mirava al loro rovesciamento da parte dei signori di Lavagna.
L'importanza
dell'edificio, posto a presidio di una zona strategica e di confine nei pressi
del valico verso la Valle Padana, è documentata anche dalla sua
trasformazione cinquecentesca, motivata dal suo persistente valore strategico
nei traffici fra i versanti.
Costituito
da un muro perimetrale a forma di pentagono irregolare, il castello conserva
su quattro dei cinque vertici profondi bastioni a fianchi rientranti,
fortemente scarpati, e sul quinto un piccolo bastione semplice che si
presentava all'interno come un pendio inerbato che saliva dalla porta di
accesso verso gli spalti retrostanti.
All’interno
invece, l'edificio non ha subìto grandi cambiamenti rispetto all'intervento
cinquecentesco, conservando il suo aspetto preesistente, con una piccola
piazza d'armi lungo la quale erano allineati i diversi vani, collegati tra di
loro da ballatoi impostati su colonne; su di un lato, il vecchio maschio
conservava la sua struttura, molto più elevata dei bastioni.
Ed ora, questo prezioso esempio di architettura medievale sta pian piano ritrovando la sua gloria, visto che solo fino a pochi anni fa le mura erano praticamente e forse volutamente coperte da alte piante collocate a margine del perimetro. Con il lungo restauro realizzato il castello ha avuto il giusto onore, e adesso è tutto da riscoprire.
©2007-2012 Elisa Delgrosso. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.