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CASTELL'ALFERO, CASTELLO
a cura di Federica Sesia
scheda cenni storici per saperne di più aggiornamento
Immagini del castello. In basso, la parte più antica
Il castello oggi è sede del Municipio.
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Conservazione: Ottima. Il palazzo oggi è sede del municipio.
Come arrivarci: Castell'Alfero si trova a circa 10 chilometri da Asti.
La Valle Versa, in cui è situato il comune di Castell’Alfero, già nell’antichità rivestiva un ruolo importante: di qui passava la strada romana, che collegava Hasta (Asti) con Rigomagus (Trino Vercellese), e vi erano, come dimostrano i ritrovamenti archeologici, insediamenti abitativi.
Il
torrente Versa, che dà il nome alla zona, nel periodo medievale fu il confine
naturale tra i territori
posti sotto il controllo del libero comune di Asti e quelli del
Marchesato Monferrino; dall’aspra rivalità di questi due poteri forti
prende avvio
la storia di Castell’Alfero e del
territorio circostante.
Nel
1159 l’imperatore Federico I Barbarossa pose sotto la giurisdizione di Asti
le ville di Barche e Cassano (oggi scomparse ma identificabili come cascine
del territorio di Castell’Alfero) che erano dotate di fortificazioni poiché
la loro posizione era esposta alle scorrerie delle milizie monferrine.
Su
una collina in prossimità delle due ville sorgeva il castrum Alferii
che passò
sotto il dominio di Asti a partire dal 1189, come
attesta il Codice Astese.
Negli
anni successivi gli scontri tra Asti e il Marchesato si intensificarono ed
ebbero come scenario proprio questi luoghi, i quali
spesso furono saccheggiati e devastati, come avvenne nel 1290 per
l’abitato di fondo valle di Castell’Alfero.
Per
un breve periodo Castell’Alfero fu proprietà del marchesato, ma ritornò a
far parte del territorio astigiano grazie alla mediazione di papa Urbano V
nella disputa tra Galeazzo Visconti e Giovanni di Monferrato, e in seguito fu
inserito tra le terre dotali di Valentina Visconti.
Nelle
carte dei documenti dotali si rileva che Castell’Alfero godeva di
particolari prerogative
in quanto aveva una sua amministrazione comunale e i suoi cittadini
erano equiparati a quelli di Asti, con cui spesso erano in
disaccordo, grazie ad una solenne dichiarazione del 1333.
Nel
1616, durante la guerra di successione del Monferrato, Castell’Alfero venne
distrutto e saccheggiato dal duca di Mantova e nel 1619 Carlo Emanuele I
Savoia, ormai signore anche del comune di Asti, infeudò Castell’Alfero a
Gerolamo Germonio.
Qualche
anno dopo il feudo fu venduto ad Alessandro Amico, controllore delle finanze
dei Savoia, che fece del castello la propria residenza.
La
famiglia Amico
apportò nel corso del tempo numerose modifiche al maniero,
pur mantenendone ancora l’aspetto di casaforte medievale.
Lo
stato attuale del castello è dovuto agli interventi del 1700 probabilmente ad
opera dell’architetto Benedetto Alfieri.
Estintasi la famiglia Amico nel 1832 la proprietà passò ad Arborio Mella, in seguito agli Ottolenghi di Asti, e nel 1905 il palazzo fu acquistato per 64.000 Lire dal Comune per farne la propria sede.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
www.castellalfero.net: «La più antica costruzione da cui, con certezza, ebbe origine l'attuale impianto del Castello, fu realizzata a partire dall'anno 1290. Costruita ad opera del libero Comune di Asti, essa consisteva in una struttura fortificata dotata di una solida cinta muraria (la stessa esistente oggi, almeno nel tracciato). è possibile che l'origine del castello sia ancora più remota, in quanto già a metà del XII secolo sulla collina del Paese, sorgeva una fortezza denominata "Castrum Alferii". Tuttavia questo ultimo edificio cadde in stato di abbandono nel periodo compreso tra il 1189 ed il 1290, e non è quindi sicura una sua qualsiasi relazione con la fortezza poi costruita. Gli interventi che permisero di passare dalla primitiva struttura medievale alla configurazione attuale del Castello, sono dovuti alla Famiglia Amico. Il primo di questi interventi, realizzato nel XVII secolo, si risolse probabilmente con il semplice restauro e con l'ampliamento della fortificazione esistente. Una mappa dell'epoca indica come la casaforte realizzata nel '600 dai Conti Amico fosse un edificio semplice, composto da un blocco abitativo a tre piani fuori terra, con facciata principale a sud-est, e da una lunga manica a forma di C che racchiudeva al suo interno un piccolo cortile. Soltanto nei primi anni del '700 venne fatta la trasformazione destinata a mutare completamente la struttura architettonica del castello, trasformandolo da semplice edificio militare ad elegante residenza barocca. La conversione funzionale della costruzione seicentesca fu merito del genio e della fantasia di Benedetto Alfieri, zio del più famoso Vittorio. Verso ovest, addossato alla manica del vecchio edificio, egli realizzò un nuovo blocco abitativo, che raccordò con quello già esistente mediante un avancorpo contenente due nicchie sovrapposte, dal quale si dipartivano due serie simmetriche di portici ad archi ribassati; esse sostengono una terrazza al livello del primo piano, a cui si accede esternamente da una singolare scala a chiocciola sul lato ovest del castello. In sostituzione della vecchia facciata venne a definirsi quella attuale, molto più articolata della precedente, nonché esteticamente più efficace: al centro vi è una grande imponente nicchia alta come l'intero edificio, che ricorda il Palazzo Mazzetti ad Asti ed il Palazzo Ghilini ad Alessandria, entrambi realizzati dall'Alfieri. Il Salone Verde, così denominato per il colore predominante nel suo arredo, è senza dubbio l'ambiente più prestigioso realizzato da Benedetto Alfieri in occasione del suo intervento sul Castello. Con la sua grazia e la sua eleganza, esso sostituì nella funzione di Salone delle feste, l'austero ed imponente Salone Rosso, antico locale di rappresentanza della casaforte. Il pavimento fu realizzato in piastrelle di ceramica di Vietri. Ai giorni nostri il Salone Verde ospita occasionalmente mostre, rassegne, convegni e concerti da camera mentre il Salone Rosso è la sede del Consiglio Comunale».
©2004-2015 Federica Sesia. Le prime tre immagini sono tratte da http://www.comune.castellalfero.at.it (la prima), e da http://www.mepiemont.net (le due successive). Le ultime due sono a cura di Franco Gamba.