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PALESE DI BARI, TORRE DI BRENCOLA O DI BRENGOLA

a cura di Vito Ricci

  scheda    cenni storici


La torre di Brencola e, in basso, la torre nell'omonima masseria.

 

 

Veduta della torre  Veduta dall'alto  Epigrafe  Epigrafe  L'ingresso alla cappella


Epoca: XVII secolo, 1617, 1646.

Posizione geografica: si trovava lungo la vecchia strada Palese-Bitonto, l’antica via Candela o Megra. Purtroppo si è venuta poi a trovare nell'area destinata all'ampliamento dell'aeroporto civile e, come previsto dal progetto, è stata completamente abbattuta.

Conservazione: non più esistente, abbattuta tra il 1984 e il 1990.

Come arrivarci: era nella zona Ovest dell’aeroporto, si arrivava percorrendo la strada parallela alla pista dell’aeroporto. La località era nota come Pezze di Candela.

Come visitarlo: proprietà privata; espropriata alla famiglia Corallo, fu ceduta poi alla società Breda, per poi essere rasa al suolo nel corso degli anni '90 onde consentire l'allungamento della pista di atterraggio di quasi un chilometro e l'installazione dell'impianto ILS che consente il volo cieco in presenza di scarsa visibilità dovuta a nebbia o foschia.

  

Cenni storici.

Senza dubbio era tra le più interessanti torri nei dintorni di Palese dal punto di vista storico ed architettonico. L'edificio era costituito da due torri-masseria risalenti entrambe al XVII secolo, poste l'una di fronte all'altra sui due lati della mulattiera, e appartenevano alla famiglia Brencola (o Brengola). Le torri furono costruite una nel 1617 e l'altra nel 1646, come testimoniato da due lapidi con epigrafe. Quella più antica era provvista di una iscrizione e di uno stemma (sulle onde del mare, un albero di palme fiancheggiato da due uccelli di profilo) - presumibilmente della famiglia proprietaria - posti sull'architrave dell'ingresso della cappella attigua alla residenza. Era possibile leggere la seguente epigrafe:

D.O.M.

VOLUPTAS E PIETASNE

FORET DIVIDUAE HIS CE HORTIS

SACELLU HOC DIVO IOI BAPAE IOES BAEA

RIPA DICAVIT 1617

che porta la dedica della chiesetta a San Giovanni Battista. In quella circostanza fu rifatto l’accesso alla chiesa da G. B. Ripa. Aveva pianta quadrangolare orientata con abside sulla parete di fondo; probabilmente sulla parete frontale vi era un affresco di San Giovanni Battista del quale, prima dell’abbattimento, non vi era più traccia a causa della forte umidità delle pareti . Era voltata a crociera e presentava una struttura muraria di tipo artigianale in conci di pietra a secco di forma regolare. Sull’altare c’era una tela dipinta con San Francesco d’Assisi e San Francesco da Paola . La cappella fu visitata da mons. A. Crescenzio nel 1663 e da mons. F. A. Gallo nel 1673. Entrambi i presuli bitontini trovarono la cappella ben ornata e lodarono la famiglia Brencola per la cura posta nel rendere dignitosa la chiesetta nella quale veniva celebrata con regolarità la messa.

La torre era a due piani con una scalinata d'accesso al primo piano rivolta verso l'entroterra, mentre l'accesso ai locali a pianterreno - adibiti a deposito - si apriva verso la strada ove era situato l'ingresso della cappella. Di un certo rilievo era la struttura muraria esterna alla cappella in conci di pietra a secco di forma regolare e copertura a tetto.

La seconda torre risaliva al 1646, era recintata, disposta su tre piani con caditoie centrali e con diversi locali per l'attività agricola.

Sull'arco d'ingresso di tale costruzione si trovava l'altra lapide, anch'essa sormontata da uno stemma identico al precedente:
 

AD MARE QUI PROPERAS, VIRINDAS TE PROVOCAT HORTUS

INGREDERE, NUNC OFFERT BRENCOLA PROGENIES

NON NITOR AEQUOREUS; PLANTAE MAGIS UMBRA PLACEBIT

HORTUM HUNC NEPTUNUS NON FRETA CALCAT EQUO

ANNO SALUTIS

1646

(PER TE CHE TI AVVICINI AL MARE IL VERDEGGIANTE ORTO TI INVITA.

ENTRA, QUESTO TI OFFRE LA FAMIGLIA BRENCOLA.

PIU’ CHE LO SPLENDORE MARINO, TI PIACERA’ L’OMBRA DELLE PIANTE.

NETTUNO CON IL SUO CAVALLO CALCA QUEST’ORTO, NON IL MARE).

L'epigrafe porgeva il saluto ben augurante della famiglia Brencola a coloro che erano diretti verso la spiaggia (la mulattiera che costeggiava la masseria era parte di un'antica strada che dai paesi dell'interno conduceva al lido di Palese) e l'invito ad entrare, per godere del verde e lussureggiante orto, conservato sino ai nostri tempi, presentava varie piante da frutto, come il dolce melograno dalla pregiata essenza e il mirto dal profumo aulente. Le due torri erano di proprietà della famiglia Brencola-Cioffrese. È riportata nella carta IGM.

     

   

©2011 Vito Ricci. Le immagini di questa pagina sono tratte dal volume di A. Calderazzi, Le masserie: l’architettura rurale in Puglia, Fasano 1991, pp. 224-226.

  

 


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