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POGGIORSINI, RUDERI DEL CASTELLO DEL GARAGNONE
a cura di Tonio Brusa
Immagini dei resti del castello, su una collina murgiana che domina la masseria Melodia.
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Conservazione: distrutto da un terremoto nel secolo XVIII, ne rimangono solo resti.
Come arrivarci: da Bari, percorrendo la via Gravina-Minervino Murge.
Le Murge si interrompono bruscamente dinanzi alla piana che congiunge
Spinazzola a Gravina, e creano un fronte continuo, inciso di tanto in tanto
dalle lame che conducono dalla valle all’altopiano. La metà di questo fronte
è segnata da uno sperone di roccia, che domina la valle e controlla gli
accessi alle lame. Questa punta di roccia tagliata in cima (come talvolta
sono le rocce dei western classici) è il Garagnone. Qui sorgeva un castello
e, forse, si stendeva una città. Il tempo ha fuso nella stessa sagoma i
ruderi del castello e l’alzato roccioso; della città, invece, resistono il
ricordo, qualche favola collegata alle fonti, che non mancano nella valle,
il rovello di chi cerca la Silvium romana, lungo la via Appia fra
Venosa e Gravina.
Del Garagnone si sono occupati Nino Colonna e Giuseppe Pupillo, per
scongiurare una vendita miseranda da parte dell’amministrazione di Altamura,
e ha scritto una sintesi ineccepibile Franco Porsia. Nel corso del 1992 se
ne è occupato anche un gruppo di studenti di Storia economica e sociale del
Medioevo dell’Università di Bari. Questo è il resoconto della sua ricerca
sulle fonti scritte (fra parentesi sono segnalati i riferimenti alle
schede). Una esercitazione di missili terra-terra ha impedito che la ricerca
fosse completata da una ricognizione sul territorio.
La rocca del Garagnone guarda il confine fra due ecosistemi totalmente
diversi. Alle sue spalle, in direzione dell’Adriatico, ci sono le Murge
alte, terre di rocce affioranti e ricoperte da boschi, in età romana. Oggi
sono brulle e, durante il medioevo e l’età moderna, furono luogo di pascolo.
Di fronte si stendono terre pianeggianti e poco mosse, attraversate da corsi
d’acqua (il Roviniero e il Basentello) che un tempo avevano una portata
maggiore, e - dicono alcuni - permettevano a qualche imbarcazione di
risalire dal Mar Ionio. Infatti la direzione di questa valle è verso sud, e
seguendo questa antica corrente di traffici i romani costruirono la via
Appia. Diodoro Siculo e Livio scrivono di una città peuceta esistente nella
valle. Iscrizioni sacre e profane, lette in passato, alcune delle quali
ormai perdute, testimoniano insediamenti e culti dì età romana. Manca uni
puntuale conferma archeologica delle ipotesi. Di fatto, Silvium
nessuno sa con precisione dove sia (1-5).
Robertus Guaragna è uno dei cavalieri normanni, giunti per primi in Italia
meridionale (6).
è testimoniato nel 1048.
è
l’attestazione più antica, che si potrebbe riferire al toponimo. Altre
località, che successivamente fecero parte dei feudo del Garagnone, si
trovano citate in documenti di età normanna (7).
Al principio del secolo XII un Rogerius Varannoni (discendente di Guaragna?)
è attestato a Terlizzi. è
un normanno che sale poco dopo i gradi della gerarchia: infatti, nel 1148
diventa signore di Birgonia, un casale del terlizzese. Il suo feudo è
elencato nel Catalogus Baronum, e nel 1159 è venduto da Parisius, il
figlio di Rogerius a Girino, dominatore di Andria (8-11).
Il conte di Andria tenta di estendere il suo dominio nella regione anche con
la forza: se ne accerta Tancredi, nel 1192, a proposito della torre di
Maraldo, sita nel territorio del Garagnone, su denuncia dell’abate di Venosa
(13).
Ma il duca si è impadronito di tutto il territorio e, approfittando della
successione incerta a Guglielmo II, tenta di ribellarsi. Sconfitto e ucciso
(la storia della sua rivolta è narrata da Riccardo di San Germano al
principio della sua cronaca), il suo feudo viene ceduto ai Gerosolimitani da
Enrico VI, nel 1195 (14-16).
I Gerosolimitani sono giunti a Barletta nel 1179 (12).
Hanno scelto la città per vari motivi, fra i quali l’opportunità di farne un
porto granario per le spedizioni crociate. Gli ordini cavallereschi sono
interessatissimi alla produzione cerealicola: di qui la presumibile
richiesta per la concessione del feudo. Con loro si apre una nuova storia
per la valle, legata ad un nuovo asse che, attraverso le lame, punta diritta
verso nord, verso Andria, Barletta e i1 mar Adriatico, passando magari da
Corato (24).
Il castrum del Garagnone è un ottimo punto di controllo della
produzione e del traffico.
Del Garagnone si riparla nel 1220: è uno dei castelli che Federico II
proclama di aver edificato a fundamentis. In realtà lo ha ricostruito
o riadattato. Insieme col castello è citata una domus, una residenza
alla cui manutenzione sono tenuti gli homines di Auricarro, di
Valenzano e dello stesso Garagnone. Il castello fa parte di un complesso
difensivo e di controllo: alle sue spalle c’è
Castel del Monte;
di fronte, a guardia della Basilicata, i castelli di
Palazzo San Gervasio
e di Monte Serico (18,
20,
21).
Due giudici del Garagnone attestano che non tutti, nel feudo, facevano i
contadini (19).
I disordini successivi alla morte di Federico II colpiscono duramente il
feudo. Matteo Spinelli racconta che venne saccheggiato: anche se falsi i
suoi Diurnali possono aver attinto ad una fonte scomparsa. E,
comunque, appaiono confermati: nel 1268 il Garagnone aderisce al fronte
svevo di Corradino e lo segue nella sua sconfitta, venendo duramente punito
da Carlo d’Angiò (23).
Le cedole della tassazione angioina accompagnano la storia del feudo per tre
quarti di secolo. Esse cominciano con una tassazione traumatica ed eccessiva
(la punizione degli Angiò): ma poi si attestano sul valore di 23 once d’oro
circa, attraversando immutate i cambiamenti e le traversie della regione,
fino a meta XIV secolo. Infatti durante questo periodo la vita del feudo è
alquanto movimentata. Carlo d’Angiò tenta di revocarlo ai Gerosolimitani,
poi lo riconferma definitivamente nel 1283 (ma probabilmente era una mossa
per spillare quattrini all’ordine (31
e
34).
Viene conteso da Gravina e Montepeloso; attaccato e incendiato dal duca
d’Andria (39-41).
I suoi pascoli sono oggetto del desiderio dei proprietari di armenti
barlettani (35
e
36).
Finalmente un inventario del 1324 ci avverte che i Gerosolimitani hanno
ceduto il feudo: anche se non ci lascia intendere né quando, né perché (45).
Ci sono alcune costanti di questo periodo. I flussi innanzi tutto: tutte le
notizie attestano traffici di cereali verso Barletta. Questa sembra essere
la fonte di ricchezza principale del feudo (29,
41
e
42).
Il feudo, come al tempo dei re normanni, continua ad essere esente dal
servizio militare. Compaiono gli uomini del Garagnone: sono detti homines
(37)
e difendono vigorosamente i loro diritti nei confronti degli abitanti dei
territori confinanti; sono chiamati cittadini da Domenico da Gravina (46);
abitanti di una universitas in una cedola del 1277 (33).
Non si sa, però, dove abitavano: in un casale, distante dal castello (forse
l’attuale Poggiorsini; o presso gli insediamenti rupestri di Grottellini,
più vicino a Spinazzola); o ai piedi della rocca, dove ora sorge la masseria
Melodia; o in insediamenti sparsi per tutta la vallata.
Al 1348 risale l’ultima cedola di tassazione in nostro possesso: è di sole
11 once. è probabilmente, la
testimonianza di una crisi (la peste, le guerre di cui parla Domenico da
Gravina?). Certamente, varcata la metà del secolo, finiscono le notizie che
presuppongono un ruolo autonomo del Garagnone. Passa nell’orbita di Gravina
e Altamura, oggetto di una disputa secolare fra le due città. Alla fine dei
secolo un notaio di Barletta afferma di essere figlio di Guerriero de
Garagnone (50);
e nella stessa città troviamo Giampaolo di Garagnone, zappatore (52).
Sono le ultime testimonianze dì quella storia aperta con i Gerosolimitani
(lo forse già con i signori di Andria), legata ai cereali e all’Adriatico.
La storia successiva vede il riaffermarsi della più antica via, quella da
nord a sud, che appare più consona ai ritmi della pastorizia e della
transumanza. Vede emergere l’importanza della Murgia, alle spalle dei
castello (come si legge nel complesso di jazzi sulle colline che lo
circondano). Gli altamurani percorrono un lungo cammino, per andare a
coltivarlo; ma vi allevano anche ovini e suini (54,
56,
59).
Trovano conveniente (per evitare di pagare le tasse cittadine) risiedere ad
Altamura, compiendo migrazioni periodiche nel Garagnone, dando origine ad
una originalissima transumanza, di contadini e pastori.
La documentazione successiva testimonia queste liti fiscali: di Altamura,
che vede sfuggirsi una quota consistente di tributi (qualche migliaio di
persone vivono dei proventi della valle); dei feudatari del Garagnone, per
far pagare a contadini e pastori i dazi dei pane, e altre fiscalità.
Testimonia continui passaggi e vendite, fino al possesso dei Mazzacara,
signori di Lucera, ricchi di greggi ovine; fino al terremoto, che abbatte il
castello nel XVIII secolo e all’abbandono definitivo.
Sulla base dello studio di Colonna e Pupillo (Altamura e il Garagnone.
Storia di un privilegio, Altamura 1983) il gruppo di lavoro ha
consultato i Registri Angioini (i primi 35 volumi); i volumi del
Codice Diplomatico Pugliese;
le cronache di Riccardo di San Germano e di Domenico da Gravina (nelle
edizioni, rispettivamente, dei MGH e RIS); le opere di Nardone, Porsia,
Fuzio e Jatta, citate nello studio di Colonna e Pupillo. Lo stesso Pupillo
ha fornito preziose conoscenze, tratte da Rècueil des actes des chefs des
normands d’Italie.
a cura degli studenti: A. Delli Santi, S. Diliso, C. R. Romano, C.
Tortorelli, A. Triggiano. R. Rubino, P. Miglietta. G. Lovreglio, R.
Affatato, A. D’Angelico, D. Salamino, A. Fasano, M. Binetti.
I. Periodo romano e primo normanno
1.
Iscrizione. Giochi triennali a Bacco.
2.
Iscrizioni in contrada di Altamura: bagni e terme. Collegio di pastori.
Tempio di Venere.
3.
Trascrizione di Pratilli dell’iscrizione di Altamura.
4. Diodoro
Siculo e Livio autorizzerebbero l’ipotesi che si tratti di Silvium,
città peuceta, occupata dai Sanniti.
5.
Testimonianze varie successive: conquistata dai romani nel 250 a. C.;
distrutta da Alarico nel 411; disboscamento delle Murge.
6. 1048:
Robertus Guaragna è uno dei primi cavalieri normanni.
7.
1063-1080: testimonianze varie di età normanna su alcuni toponimi che si
rileveranno successivamente nel territorio del Garagnone.
8. 1129:
Rogerius Varannoni firma un documento a Terlizzi.
9. 1148:
Rogerius Varannoni è feudatario in Terlizzi (feudo di Birgonia).
11. 1159: Girino d’Andria acquista il feudo di Parisio, figlio di Rogerius Varannoni.
II. Svevi
12. 1179:
Gerosolimitani a Barletta
13. 1192: Il re
Tancredi accerta le lamentele dell’abate di Venosa contro il conte di
Andria, ora morto, che si era impadronito della torre di Maraldo, nel
territorio del Garagnone; 1195: Donazione di Enrico VI ai Gerosolimitani.
14. 1197: Giugno
Donazione del Garagnone ai Gerosolimitani: in precedenza era feudo di
Andria: descrizione dei confini.
15. 1197 settembre:
Conferma della donazione
16. 1197: Bosio
racconta la donazione di Costanza
17. 1220 ca.:
Ricostruzione a fundamentis del castrum
18. 1241-6: Elenco dei
castelli.
19. 1243: citati due
giudici di Garagnone
20. Al tempo di Federico II: da Palazzo s. Gervaso si vede il
Garagnone.
21. Idem: Domus garanionis riparata dagli uomini di
Auricarro, Valenzano e Gravina. 1254: Matteo Spinelli:
saccheggio dopo la morte di Federico II.
22. 1266: Tassazione regia angioina
23. 1268: Ribellione antiangioina al seguito di Corradino
24. 1268: citata una strada
da Corato a Garagnone
III. Angiò
25. 1269: tassa
punitiva per la ribellione.
26. 1269: sessanta
once di tassazione straordinaria
27. 1269: tassazione
in once d’oro e salme di grano
28. 1269-70:
Tassazione
29. 1271: esportazione
da Barletta; vedi 37: 1271
30. 1273: Carlo tenta
di revocare il feudo
31. 1273: è citato fra
i confini di Gravina
32. 1276: tassazione
di 11 once
33. 1277: cedola di
riscossione. è
detto universitas
34. 1283: confermato
il possesso ai Gerosolimitani. È detto domus et castrum
35. 1294-6: contrasti
fra Barlettani e Guaragnognesi per i diritti di pascolo
37. 1299: Processo.
Riportata una notizia del 1271: gli homines del Garagnone difendono i
loro diritti nei confronti di Gravina e Montepeloso.
38. 1305: Garagnone
viene separato da Gravina.
39. (Giovanna I). Il
signore di Andria occupa e incendia il Garagnone (1357).
40. 1306-7: La
masseria Giuncata (confine Nord del Garagnone), viene ceduta al giudice
Angelo di Ruvo.
41. 1306-7: Solo i
Barlettani possono commerciare grani.
43. 1324: Enrico
conferma l’esenzione dal servizio fatta da Enrico VI.
44. 1323: Enrico
stabilisce i dazi del Garagnone.
45. 1324: Inventario
dei possedimenti Gerosolimitani a Barlettani: manca il Garagnone.
46. 1333-50: Domenico
da Gravina parla a più riprese del Garagnone. Cita le distanze da Casal
Garagnone. Parla di cittadini del Garagnone.
47. 1343: Roberto:
tassa per 23 once.
48. 1348: tassa per 11
once.
49. 1391: il castello
passa dal Principe Francesco Frignano ai milites
Giovannello e Andrea Tamarelli.
50. 1397: Lillo de
Garagnone, habitator Baroli, figlio di Guerriero de Garagnone.
Probabilmente è notaio.
IV. Secolo XV
51. 1420 ca.:
Francesco Orsini, conte di Gravina e del Garagnone.
52. 1438: Giampaolo di
Garagnone è zappatore a Barletta.
53. 1456: scosse di
terremoto. Danni testimoniati a Gravina
54. 1463 e 1467:
privilegi ad Altamura. 1469: gli Altamurani pascolano e seminano nel
Garagnone.
55. 1473:
testimonianza dei possessi del Duca d’Andria.
56. 1473: ovini e
suini di Altamura.
57. 1483: citato il
castello di Garagnone.
58. 1488: conferma del
possesso al Conte di Gravina.
59. 1494: contesa fra Gravina ed Altamura.
V. Secolo XVI
60. 1500: compare
nell’elenco dei beni di Gravina.
61. (tutto il
periodo): scheda di sintesi di Jatta: passa nel 1598 a Filiberto di Chalon;
nel 1536 a Fortunato Grimaldi.
62. 1536: citato nel libro rosso di Gravina.
VI. XVII Secolo
Proprietà nel 1615 di Ercole Grimaldi; nel 1643 del Principe di Cellammare; nel 1696 di Giulia Gaudiosi.
VII. Secolo XVIII ed oltre
Nel 1705 è di Giulia Nicastro; nel 1710 di Tommaso Mazzacara.
63. 1731: Contesa per
diritti feudali
64. 1860: contesa che
vede coinvolti i baroni Melodia, il Comune di Altamura e altri.
©1992-2006 Tonio Brusa; edizione elettronica dell'articolo Il Garagnone o della città perduta, tratto da «S&R - Sistemi e Reti. Rivista di civiltà urbana», anno 3 numero 7 giugno/agosto 1992, pp. 86-90. La prima immagine riquadrata è tratta dal sito http://archivio.arifpuglia.it. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.