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ERCHIE, PALAZZO BARONALE
a cura di Domenico Basile, direttore de La lanterna del popolo
Vedute del Palazzo.
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Epoca: seconda metà del XVIII secolo.
Conservazione: residenza del feudatario, il Palazzo, accettabilmente conservato, contiene al piano terra 25 stanze, e al primo piano altre 20.
Come arrivarci: con la superstrada E 90 Brindisi-Taranto, uscita di Mesagne, quindi con le strade provinciali 69 per Torre Santa Susanna e 63 per Erchie.
Cenni storici (località e palazzo).
Le sue origini sarebbero messapiche, com'è attestato dai numerosi rinvenimenti archeologici.
Sul luogo in cui sorge Erchie, la città-Stato di Oria edificò un luogo di culto, ovviamente pagano; una sua cripta divenne poi rifugio dei monaci basiliani e su questa fu costruito il santuario di Santa Lucia, divenuto meta di pellegrinaggi perché vi scorre una fonte miracolosa - per ciechi e infermi in genere - di acqua perenne.
Erchie sarebbe un ricordo dell'antica distrutta Erculea, che sorgeva a meno di quattro km, e che fu distrutta o abbandonata perché troppo esposta alle incursioni barbariche (le sue rovine erano ancora visibili nel 1678).
Prima che il cristianesimo si affermasse, era molto vivo da noi il culto di Ercole (l'Eracle dei Greci), radicato soprattutto presso i Romani.
Gli abitanti o i superstiti di Erculea si rifugiarono nel vicino casale sorto attorno al luogo di culto e alle cripte (un'altra grotta - quella dell'Annunziata, con tracce di affreschi - è in una cavità carsica, sulla quale si trovava un'antica diruta chiesa intitolata a San Michele), casale al quale diedero il nome del paese abbandonato, modificatosi nei secoli in Erchie.
Non a caso, lo stemma comunale rappresenta Ercole che spezza una colonna.
Nel XVII secolo, Erchie entrò a far parte - come altri paesi vicini - del feudo degli Imperiali che, per ripopolarla, concessero le sue terre ai profughi di Candia, l'antico nome dell'isola di Creta oltre che della città di Heraklion, allorché la loro isola passò dalla dominazione veneziana a quella turca.
Il palazzo ducale risale agli ultimi decenni del 700 e si ritiene che sia stato disegnato dal grande architetto neoclassico di Oria Francesco Milizia (1725-1798), che fu anche uno storico dell'architettura.
©2005 La lanterna del popolo; testo tratto dal volume Viaggio in Terra di Brindisi di Angela Marinazzo; prima foto riquadrata: dal sito www.brindisiweb.it; seconda foto: Mogavero - Pennetta. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.