Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Puglia ® Provincia di Lecce |
COPERTINO, CASTELLO
a cura di Lucia Angelica Buquicchio
Uno dei bastioni angolari a punta di lancia che caratterizzano il castello.
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Epoca: XIII-XVI secolo con evidenti superfetazioni.
Conservazione: il castello, sebbene spoglio delle sue originali decorazioni (statue sul portale), offre un’immagine ricca di indizi del suo passato.
Come arrivarci: da Bari si segue la strada statale 16 fino a Fasano, da qui a Brindisi la statale 379 e, infine, la statale 613 nell’ultimo tratto fino a Lecce. Dal capoluogo salentino si procede in direzione Lequile e dopo circa sette chilometri s’incontra la deviazione per Copertino.
Posta a pochi chilometri dallo Ionio, Copertino è uno dei tanti centri salentini che ha conservato buona parte del nucleo abitativo medievale e moderno. A testimonianza di ciò si può ancora oggi confrontare l’attuale assetto urbano con quello illustrato in una veduta della città, risalente al 1584 e conservata presso l’archivio generale degli Agostiniani a Copertino. Nella testimonianza pittorica la scena urbana è inquadrata da nord: in primo piano la porta della terra a tramontana (l’attuale porta dedicata a san Giuseppe che appunto è esposta a nord). A destra della porta si erge il castello che mostra il mastio angioino, dalla caratteristica sommità arrotondata. In corrispondenza della porta svettava il campanile della chiesa conventuale di San Giuseppe e più a sinistra il campanile della collegiata e accanto la chiesa di Santa Chiara. Qualcosa sembra irrimediabilmente perso: si tratta delle torri che nella raffigurazione del 1584 numerosissime contornavano il circuito murario.
Il castello fu progettato dall'architetto Evangelista Menga nel XVI secolo e ultimato nel 1540, come recita l’iscrizione incisa sulla cortina est e sulle facce dei due bastioni che la delimitano. L’iscrizione cita anche il nome del committente dell’opera, Alfonso Castriota («ANTONII GRANAI CASTRIOTAE ET MARIAE CASTRIOTAE CONIUGUM DUCUM FERRANDINAE ET COMITUM CUPERTINI»).
L’edificio presenta oggi una pianta quadrangolare dai cui vertici sporgono poderosi quattro bastioni a punta di lancia; il castello inoltre è munito di fossato. Nell’interno, sulla piazza d’armi si affacciano i resti di precedenti fortificazioni (a piano terra sul lato sud si snoda la galleria normanna e, sul braccio nord del castello, la galleria angioina e ancora a sud si erge il mastio angioino) commiste a superfetazioni di epoche diverse. Nella costruzione di questa fortezza furono elaborate strategie innovative per la difesa, come dimostra il fatto che sia dal pianterreno che dal piano superiore era possibile raggiungere le piazzuole dei bastioni, a piano terra mediante gallerie interne e dal piano superiore mediante camminamenti esterni lungo il perimetro dell’edificio.
«Sorto in epoca normanna-sveva, venne ampliato e ingentilito dagli Angioini. Si presume che tra queste mure nacque Isabella Chiaromonte, figlia di Tristano e Caterina Orsini del Balzo, che divenne regina di Napoli. L'imponente struttura militare che appare ai nostri occhi fu realizzata nel 1540 secondo i canoni architettonico-militari imposti dalla scoperta della polvere da sparo. Il progetto è opera dell'architetto militare Evangelista Menga che lo eseguì per volere di Alsonso Castriota, giusto quanto si legge lungo la cortina est: DON ALFONSUS CASTRIOTA MARCHIO ATRIPALDAE / DUX PRAEFECTUSQUE CAESARIS ILLUSTRIUM DON ANTONII GRANAI CASTRIOTAE ET MARIAE CASTRIOTAE CONIUNGUM (sic!) DUCUM FERRANDINAE ET COMITUM CUPERTINI PATER PATRUUS ET SOCER ARCEM HANC AD DEI OPTIMI MAXIMI HONOREM CAROLI V RE / GIS ET IMPERATORIS SEMPER AUGUSTI STATUM ANNO DOMINI MDXL.
Lungo tutto il perimetro esterno si osservano novanta feritoie le cui cavità consentivano un facile movimento dei cannoni. Queste sono distribuite su tre ordini separati da un cordone marcapiano. Un fossato scavato nella roccia a scopo difensivo ne completa l’aspetto fortilizio. Il castello fu anche dimora signorile: lo testimonia il balcone rinascimentale con balaustra traforata, nonché il sontuoso portale chiaramente esemplificato sul modello napoletano di Castelnuovo. Gli imponenti bastioni lanceolati e il fastoso portale rinascimentale sono, quindi, le principali attrattive esterne. Il portale, a cui recentemente è stata data un'esemplare decodificazione iconografica, è attribuito allo scultore neretino Francesco Bellotto su probabile disegno di Evangelista Menga. Le sue decorazioni, realizzate in calcarenite locale, risultano integrate successivamente con stucchi per proteggerle dai venti che nei secoli hanno esercitato un’azione polverizzante. Essendo tipicamente celebrativo, su di esso sono state immortalate le dinastie di re e regine, ma anche dei feudatari che si sono succeduti a Copertino. Di tipo trionfalistico sono invece le armature scolpite, i vessilli, i cannoni concentrati nel grande lunettone. Elementi ornamentali sono pure il diffuso fogliame, le modanature tortili , le colonne scanalate ed il diffuso carattere favolistico di cui restano alcune tracce sul lato sinistro di chi guarda. Difatti, in alto, subito dopo la colonna si può osservare Alessandro Magno che viene trasportato da un carro a sua volta spinto dal soffio di due grifoni. Dall’esterno si scorge anche il maschio a base scarpata realizzato nel XIII secolo. Nel 1407, in occasione delle nozze tra Ladislao di Durazzo e Maria D’Enghien, sul lato est fu incastonata l’arma delle due case. Questa torre è costituita da tre vani sovrapposti che comunicano con una scala a chiocciola scavata nello spessore murario. Attraversando il portale d'ingresso ci si trova davanti a quello angioino-durazzesco, ovvero l’originale varco d'ingresso al maniero. Da qui si può accedere per ammirare la cappella di S. Marco voluta dagli Squarciafico e affrescata nel 1580 da Gianserio Strafella; al suo interno vi troveremo i due sarcofaghi cinquecenteschi realizzati da Lupo Antonio Russo che contennero le spoglie di Uberto e Stefano Squarciafico, padre e figlio. Dal suggestivo atrio interno si ha una completa veduta del maschio angioino. Se si prosegue lungo lo scalone rinascimentale che conduce al piano nobile si potrà ammirare la quattrocentesca cappella gentilizia intitolata a S. Maria Maddalena. Il porticato, fatto costruire nel ‘600 dai Pignatelli, conferisce alla struttura un delicato movimento architettonico che interrompe piacevolmente la rigida geometria delle linee. E per ultimo, ma non ultimo, sarebbero da osservare le lunghe, oltreché ampie gallerie che percorrono interamente il perimetro della fortezza ed oggi adibite ad iniziative di carattere culturale».
©2002 Lucia A. Buquicchio; aggiornamento 2012; la prima foto riquadrata (di Marco Monguzzi) è tratta dal sito www.urkaonline.it. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.