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FULCIGNANO DI GALATONE, RESTI DEL CASTELLO
a cura di Giuseppe Resta
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pag. 1 - pag. 2 descrizione e ubicazione genesi, tipologia e datazione il casale di Fulcignano i feudatari video
Resti del castello, veduta esterna.
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Epoca: realizzato tra il XII e il XIV secolo.
Conservazione: stato di ruderi.
Come arrivarci: i resti del castello di Fulcignano si trovano alla periferia di Galatone, presso la sede ferroviaria.
La relazione del professor Paul Arthur dopo un sopralluogo al castello
A
sud-est del centro urbano di Galatone, in provincia di Lecce, proprio nella
periferia urbana della cittadina e a pochi metri dalla sede ferroviaria verso
Neviano, si trovano i ruderi del Castello di Fulcignano.
In
catasto risulta al foglio 26, Comune di Galatone, particelle 390-391.
Il
sito è lambito da un antico corso d’acqua stagionale che scende dalla
collina delle Serre e da quella dei Campilatini e si spande, dopo aver preso
altre acque provenienti da contrada Renda, per una piccola pianura
disperdendosi in alcune vore carsiche poste a nord del castello. Il castello
si trova in posizione leggermente più rialzata rispetto alla campagna
immediatamente circostante, ma un po’ più in basso rispetto ad un rialzo di
terreno che lo costeggia sul versante est.
Ciò che si può oggi vedere è la cinta quadrilatera fortificata. Chiara è la tipologia del castrum romano come mutuata dagli Svevi. Gli spigoli del quadrilatero sono posti approssimativamente secondo i punti cardinali. Dalla facciata nord-est si accede ad un ingresso voltato a botte con forno laterale; il primo vano è costituito da una sala d’ingresso con volta a crociera a sesto acuto e costoloni sporgenti a sezione trilobata che si intersecano al vertice con una rosetta. Sulla destra rispetto all’ingresso si trovano due vani lateralicon volta a botte. Proteggono l’ingresso arretrato delle solide torri angolari poste sul lato est ed allo spigolo nord, la torre a est non si distingue dall’esterno perché è inglobata nella muratura.
Le torri accanto all’ingresso sono cilindriche internamente e
quadrate esternamente. Un’altra grossa torre quadrangolare è posta
all’angolo est. Altre due torri sono poste a sud ed a ovest e sono in
pessime condizioni statiche: una, quella a sud, cilindrica e di manifattura
costruttiva più rozza, è ammalorata da crolli; sembrerebbe essere
appartenuta ad un nucleo fortificato più antico ed essere stata
successivamente inglobata in quello attuale; della quarta, quella ad ovest, sono rimaste solo le tracce degli innesti murari, un settore di
muratura circolare interno e il passetto d’entrata a volta a sesto acuto; da
quello che vediamo oggi sembrerebbe essere stata con l’interno cilindrico.
La
forma della cinta muraria è quadrangolare irregolare con i lati lunghi circa
una cinquantina di metri: il più lungo, quello dell’ingresso a sud-est,
misura, torri comprese, poco più di 75 metri ed il più corto, a nord-ovest,
49 metri senza torri. L’altezza delle mura misurata dall’esterno è di
circa 8 metri e lo spessore è di circa 2,6. all’interno l’altezza
relativa è minore di circa due metri. Le torri angolari hanno i lati di
misure variabili tra gli 8,40 ed i 7,55 metri. Tutta la cinta insiste su di
una zona di 8800 metri quadri, racchiude una superficie di 2930 metri quadri
di cui 220 coperti e 2100 scoperti.
Il
paramento esterno della muratura a sacco è costruito in arenaria locale del
tipo “tufo carparino” perfettamente squadrata e allettata con buona
precisione. Lo stato, tutto considerato, è più che buono. Molti sono gli
aggressori vegetali che allignano sulla parte superiore delle mura,
altrettanti ne minano le basi. In alcuni tratti si nota ben evidente lo strato
di muratura di fondazione. All’interno, eccettuati i vani dell’ingresso e
i due laterali anzidetti, non vi è altra superstite struttura. Si nota solo
la muratura a pietre informi sino all’altezza di circa quattro metri, nella
quale sono ricavati alcuni nicchioni ad arco, che lascia posto per la restante
altezza ad una muratura ben rifinita anche all’interno. Si potrebbe
ipotizzare che la muratura a pietrame informe facesse parte della prima
costruzione, quella alla quale apparteneva la torre circolare sud in stato di
conservazione precario, e che la
muratura attualmente visibile, a conci regolari, sia frutto di un successivo
ampliamento ed irrobustimento. In corrispondenza del cambio di tipologia
muraria interna si notano numerose buche pontaie. Ciò fa presumere che le
strutture interne del castello fossero in legno e fossero addossate alle
murature esterne secondo una tipologia medievale consolidata.
Il castello, di tipologia simile ai castelli d’oltremare, è di fogge sveve; è tipico l’arco ogivale, che denota l’ingresso, realizzato con conci di arenaria regolari e perfettamente squadrati. Bisogna dire, però, che la tipologia decorativa del fregio con foglie e palmette a falde rettilinee che sormonta l’arco ogivale è di tipo bizantino-normanno di datazione ascrivibile tra il XII e il XIV secolo. è certamente da questo particolare che il De Giorgi maturò la convinzione che la rocca fosse del periodo angioino e che fossero diretti i collegamenti con la tipologia decorativa del Tempio dedicato a S. Caterina d’Alessandria nella vicina Galatina. Ma la tipologia decorativa in Puglia ha una diffusione temporale molto più ampia. Basterà confrontarla con quella esistente nel portale della basilica di S. Nicola di Bari o sempre nel portale romanico dei santi Nicolò e Cataldo a Lecce. Certo è che il fregio decorato è proveniente dallo spoglio di una precedente struttura: gli angoli presentano una evidente soluzione di continuità decorativa e il pezzo della falda a destra è completamente privo si decorazione, proprio come se fosse stato aggiunto per completare un elemento mancante.
Tra
l’arco a sesto acuto ed il decoro cuspidato a falde piane, nel vuoto che si
crea, è inserito un concio di leccese molto corroso. Alcuni sostengono
riportasse delle insegne nobiliari, ma allo stato non è possibile desumere
alcunché. Le mura e le torri sono
completamente senza aperture, se si eccettuano una postierla, accanto alla torre
in rovina sullo spigolo a sud, e delle feritoie arciere sulle facciate delle
torri. Altri piccoli spioncini sono stati sicuramente aperti in epoca
successiva. La predetta postierla è coronata da un arco svevo a sesto acuto e
doppia ogiva, i conci sono in studiata alternanza di pietra leccese e di tufo
carparino e creano unmotivo bicromatico. Le feritoie arciere sono realizzate con la strombatura interna più
accentuata verso il lato di tiro più favorevole. Vi sono anche delle aperture
strombate verso il basso, molto ben costruite, per l’allontanamento delle
acque e dei liquami poste su vari livelli d’altezza. Altri scarichi di forma
semplice si rintracciano sulle murature sud ed ovest. All’esterno, sul lato
nord, si nota un residuo del fossato originario. Attualmente l’accesso
all’ingresso della cinta muraria avviene proprio tramite un viale ottenuto
col riempimento di parte di questo residuo fossato.
Dalla
forma dell’arco d’ingresso e dall’assenza di specifiche tracce murarie
si ritiene che il castello non doveva avere un ponte levatoio direttamente
sull’ingresso. è invece ipotizzabile l’esistenza di un corpo avanzato
munito di ponte mobile. Bisogna notare che il secondo arco di scarico ogivale
posto sul muro che porta al primo ambiente con la volta a crociera e
costoloni, oggitamponato di
muratura, non sia tanto alto (misura alla cuspide poco più di due metri e
mezzo) e largo. In questo caso la ridotta dimensione del vano d’accesso
rende veramente difficile immaginare un comodo accesso per dei carri stipati
di merce essendo già malagevole il passaggio di un uomo montante un cavallo
di media stazza. Una struttura predisposta principalmente per l’uso di
ricovero di carovane commerciali avrebbe senz’altro avuto un ingresso più
comodo. Pare quindi difficile ipotizzare, come tante volte si è sentito fare
con leggerezza, l’uso del castello come esclusivamente di
“caravanserraglio” per il ricovero di carri e carovane. Questa funzione
era, peraltro, assolta da qualsiasi struttura castellare che per la
prestazione esigeva il “pedaggio”, ossia la tassa sul passaggio, e lo
“stallaggio”, la tassa sul ricovero degli animali. Voler isolare questa
funzione dalle altre mansioni politiche e militari di un castello equivale a
non volere comprendere la valenza del sistema castellare e la funzione
territoriale complessa del castello medievale e rinascimentale.
Il
forno posto sul lato sinistro della nicchia d’ingresso farebbe presupporre
un adattamento utilitaristico dello spessore murario della torre in epoca
recente. Ma si può ipotizzare anche un uso pubblico e controllato del forno
dietro pagamento di gabella.
Quello
che va notato è che la tipologia del castello di Fulcignano è l’unica
sopravvissuta immutata nel suo genere in tutta la Puglia. Il precoce abbandono
antropico del sito ha di fatto
“congelato” il maniero nelle sue forme originali (tutto sommato ancora
conservate più che bene) evitandone la contaminazione con adattamenti e
sovrapposizioni successive. Questo
rende particolarissimo il castello, per giunta inserito in un intorno ancora
poco contaminato dall’avanzante urbanizzazione, rendendolo “archetipo”
di riferimento per ogni ricostruzione storica dell’evoluzione del modello.
©2004 Giuseppe Resta. Il video è del 2010 (da Salentowebtv).