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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI OLBIA - TEMPIO

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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AGLIENTU (torre di Vignola)

Dal sito www.nautica.it   Dal sito www.comune.aglientu.ot.it

«Per raggiungere la torre si lascia la strada litoranea che da Porto Torres arriva a Santa Teresa Gallura, e devia sulla s. per Vignola Mare al km 36. La torre si vede dal porto di Vignola, elevata sul promontorio e situata sulla riva sinistra del Rio Vignola. Per raggiungerla bastano 20 minuti. La località, dove sorge il fortilizio, era compresa nel territorio della villa medievale di Vignola, ricostituita nel XIX secolo. Della Marmora sosteneva che il nome della località derivasse da Viniola, antica stazione termale romana. La torre è a 25 m s.l.m. e permette un'ottima visuale sia sul mare sia sull'entroterra; era, inoltre, in contatto visivo con le torri di Capo Testa e la vedetta di Monte Rassu. La torre ha forma troncoconica, altezza di 12 m e altrettanti di diametro. L'ingresso, aperto a S, è costruito con piedritti e architrave in pietra, ed è collocato a 5,35 m dal suolo. L'apertura porta ad una camera di 6 m di diametro, dotata di volta a cupola e sostenuta da un pilastro centrale. Questo ambiente costituiva la casamatta ed era diviso in tre settori con dei tramezzi; due di questi vani erano muniti di troniere e costituivano gli alloggi della guarnigione e dell'alcaide. La scala che conduce alla piazza d'armi si trovava sulla sinistra dell'ingresso ed era ricavata nella muratura interna. In questa terrazza si possono osservare alcune cannoniere, la garitta in muratura che proteggeva il boccaporto, più altre due in diverse posizioni. La torre è stata realizzata in conci irregolari di granito di media pezzatura; il paramento murario è ormai visibile per il crollo dell'intonaco originale. Lo spessore del parapetto, misurato nelle aperture delle cannoniere, è di 95 cm. Nel 1572 sorse un primo sistema di guardia e avvistamento della zona nel porto di Vignola, con uomini pagati dai villaggi di Bortigiadas e di Vignola. Alla fine del secolo, con la creazione della tonnara, si rese però necessaria la costruzione di una torre. La torre fu iniziata nel 1605 e nel settembre dello stesso anno fu nominato il primo alcaide. Negli stessi anni, l'affittuario della vicina tonnara fu autorizzato a costruire a proprie spese un rivellino. Il fortilizio era definito "Torre de Armas", cioè "gagliarda", atta alla difesa pesante; infatti, durante il XVIII secolo era provvista di un alcaide, di un artigliere e di tre soldati. Nel secolo successivo la guarnigione si ridusse al solo alcaide e due torrieri. Da alcuni documenti si ricava che nel 1720 fu restaurata e nel 1777, su progetto del Capitano Cochis, fu sottoposta ad un ulteriore intervento di risanamento. Nuove sistemazioni, inoltre, furono eseguite fra il 1827 e il 1828. La torre rimase in attività sino alla soppressione della Reale Amministrazione delle Torri; successivamente, ancora presidiata, le fu aggiunta una scala in muratura che conduce al boccaporto».

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17754&v=2&c=2488&c1=2130&t=1


ALà DEI SARDI (castello di Corda-Colonna)

Dal sito www.italiatua.it   Dal sito www.aboutsardinia.it

«In periodo medievale il territorio di Alà faceva parte del giudicato di Torres, nella Curatoria di Lerron, paese che ormai non esiste più. Poi, con l'espansione sotto Mariano II del giudicato d'Arborea, nel 1272 entrò a far parte di questo giudicato, e vi rimase fino alla pace tra Mariano III d'Arborea e gli Aragona. Dopo la conquista definitiva della Sardegna da parte degli Aragonesi, nel 1420, Alà fece parte della Contea di Olivà appartenente a feudatari Spagnoli, i duchi di Gandia, fino alla fine della dominazione spagnola. Alà sorse nel periodo della dominazione spagnola, attorno al XVII secolo, grazie alla costruzione nel 1619 della chiesa di Santa Maria, che costituiva il punto di incontro delle famiglie di pastori che abitavano sull'altopiano. Era un centro di modeste proporzioni, considerando che nel 1688 si contavano ad Alà solo 188 abitanti. Sotto la dominazione dei Savoia, nel 1823 passò per questo centro, che nel frattempo era cresciuto, Alberto La Marmora, più correttamente Alberto Ferrero conte della Marmora o conte de La Marmora, che era stato confinato in Sardegna ed era diretto a Nuoro. Egli portava con sé l'ordine del re di ricevere cavalli freschi per proseguire il viaggio verso la Barbagia, ma il sindaco di Alà si rifiutò, annunciando una protesta presso il governo di Madrid, dato che credeva di essere ancora sotto la dominazione spagnola, finita invece da più di un secolo e mezzo. Alberto La Marmora dovette dormire all'addiaccio, in un angolo vicino alla via che oggi porta il suo nome. Il centro storico di Alà risale al 1600. È composto da palazzotti in granito, dalla forma allungata, con infissi e poggioli in ferro battuto. La costruzione più importante è il ''castello Corda-Colonna'', edificato nella seconda metà dell'Ottocento e residenza di una famiglia molto influente e importante per la storia della comunità. È stato restaurato di recente, e in una parete esterna è stato dipinto un murales che ricorda l'ultima bardana, quella del 1870, ossia il tipico reato di brigantaggio commesso da quaranta banditi, che erano scesi in paese ed avevano saccheggiato il suo unico negozio. L’edificio è stato acquistato dal Comune, che vi ha realizzato un centro culturale».

http://castelliere.blogspot.it/2014/01/il-castello-di-sabato-25-gennaio.html


BERCHIDDA (castello di Monte Acuto)

Dal sito www.rallydeinuraghiedelvermentino.com   Dal sito www.bibliotechelogudoro.it

«Imboccata la SS 597 in direzione di Olbia si prende lo svincolo per Berchidda. A poca distanza dall'abitato si trova il castello di Monte Acuto. La fortificazione è situata sulla collina omonima, appartenente al sistema montuoso del Limbara meridionale, nella Sardegna N/E. A causa della sua posizione la collina di Monte Acuto nei secoli ha svolto funzioni non solo di difesa, ma anche di avvistamento dei nemici e di controllo della pianura sottostante. Oltre ai ruderi del castello medievale, fra la boscaglia è possibile individuare i resti di numerosi insediamenti più antichi, a partire dall'epoca prenuragica e nuragica: un dolmen, una serie di abitazioni, qualche menhir, due cinte murarie megalitiche di cui una a 400 m , l'altra a 460 m. Abbondanti anche le testimonianze di cultura materiale, quali tegole, ceramiche, terraglie. Le prime notizie documentarie sul castello di Monte Acuto risalgono al XIII secolo, quando fu sede della giudicessa Adelasia di Torres, così come di arcivescovi, prelati e dignitari del regno. Spettatore delle lotte tra iberici e isolani nel XV secolo, in seguito alla conquista catalano-aragonese della Sardegna il castello di Monte Acuto progressivamente perse di importanza iniziando il lento declino che oggi ce lo consegna in forma di rudere. Della struttura medievale, nella parte più alta della collina, non rimangono molte testimonianze materiali. Nella salita ci si imbatte in una sorta di avamposto di guardia, un ambiente di forma tondeggiante posto prima della fortificazione vera e propria, tradizionalmente definito come "su corpus de guardia". Il corpo centrale del castello doveva avere pianta ovale allungata, da N/E a S/O, per un'ampiezza di circa 40 m; all'interno di questo spazio si vedono resti di paramento murario, oramai senza forma, oltre che tegole e pietrame misto. Alla sommità del monte sono visibili i resti di un ambiente a pianta quadrata accanto al quale si trova una cisterna parzialmente interrata, che doveva corrispondere alla base della torre ora scomparsa, ma ancora in piedi nel XIX secolo».

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17782&v=2&c=2488&c1=2130&t=1


LA MADDALENA (tutte le fortificazioni)

Dal sito picasaweb.google.com   Dal sito www.lamaddalenatour.it

«Per oltre due secoli maestose sentinelle dell'arcipelago. Autentici capolavori di architettura militare, elementi inconfondibili del territorio. Lo spazio che le strutture militari occupano nella realtà del nostro territorio non è certamente l'unico, anche se più degli altri ne ha condizionato il senso e il destino. La posizione così centrale di La Maddalena nel Mediterraneo le ha imposto un destino ineluttabile di obiettivo militare fin dal 1767, quando i sardo-piemontesi decisero di occuparla militarmente e farne una base di appoggio alle navi della Regia Marina Sarda, che potevano così incrociare con maggiore sicurezza nelle acque del Nord Sardegna contro i contrabbandieri, contro i Barbareschi e anche contro la sempre paventata riscossa francese. Il sistema difensivo investì principalmente l'isola madre e l'isola di Santo Stefano. Sulla prima vennero costruiti: il forte S. Vittorio, soprannominato della "Guardia Vecchia", la batteria Balbiano, la batteria S. Agostino, il forte S. Andrea, il forte S. Teresa, detto anche Sant'Elmo o Tegge, il forte Carlo Felice o Camicia. Sulla seconda la Torre casamattata ed il forte S. Giorgio. I nuovi armamenti navali provocarono la rapida obsolescenza di queste architetture, che furono ben presto abbandonate e dismesse. La fortificazione passiva, tradizionale, cedette il passo a quella attiva, costituita da artiglierie opportunamente postate e organizzate nei così detti "forti", dislocati in un sistema che permetteva di colpire col tiro efficace delle armi tutto il terreno circostante fino al mare largo, e costituiva un'unica opera, definita "campo trincerato" a distanza di 2-4 km dalla piazza, alla quale veniva riservato un compito difensivo secondario. Nel 1887 si ritornò, quindi, a pensare a La Maddalena come centro strategico, determinante non più in relazione al solo vicino confine francese ma al ben più vasto scacchiere del Mediterraneo Occidentale. Vennero costruite batterie di gran potenza ad occupare le posizioni prospicienti il mare, per i tiri radenti, come: l'Opera Nido d'Aquila, l'Opera Punta Tegge, l'approdo di Punta Sardegna, l'Opera Punta Rossa, l'Opera Capo Tre Monti, e le alture circostanti, per permettere i tiri ad arcata: l'Opera Guardia Vecchia, l'Opera Colmi, l'Opera Trinita, l'Opera Punta Villa. Anche nell'isola di Caprera, sui terreni espropriati agli eredi del Generale Garibaldi, furono costruite delle opere che si fiancheggiavano reciprocamente ed un ridotto, a Stagnali, per l'accasermamento delle milizie mobili di soccorso al litorale: l'Opera Arbuticci o Garibaldi, l'Opera Poggio Rasu inferiore e superiore. 

Batterie di sbarramento furono costruite anche sulla prospiciente costa sarda per difendere l'accesso alla piazzaforte, per via di terra: l'Opera Monte Altura l'Opera Baraggie o Baragge, l'Opera Capo d'Orso. Il progresso tecnico nel campo dell'aviazione militare rese tutte queste Opere e la stessa Base estremamente vulnerabili ad un attacco aereo e fu quindi indispensabile ricorrere a impianti costruttivi basati sul più rigoroso mimetismo. Nacquero così, tra la prima e la seconda guerra mondiale, le batterie più periferiche, edificate normalmente in calcestruzzo e ricoperte poi da massi di granito, disposti in modo tale da ricostruire esattamente la tormentata morfologia del nostro rilievo. Alcune delle fortificazioni di questo tipo sono localizzate nell'Isola di Spargi: Zanotto, Pietrajaccio, Cala Corsara; nell'Isola di Caprera: Candeo, Messa del Cervo, Poggio Baccà, Punta Coda, Isola del Porco; nell'Isola di La Maddalena: Spalmatore, Guardia del Turco, Carlotto, Puntiglione; nell'Isola di S. Stefano: Punta dello Zucchero; sulla costa sarda: Punta Falcone, Monte Talmone e Cappellini. In definitiva queste opere militari sono di singolare interesse non solo perché esprimono chiaramente i contenuti dei parametri funzionali ma, soprattutto, per il loro aspetto imponente: le vaste dimensioni, l'inserimento nella natura, la giustapposizione di elementi murari di contenimento e di sostegno, costituiscono altrettanti spunti e fermenti che si rivelano all'esterno, nelle chiusure alla gola, in muratura di granito molto spesso feritoiata, sapientemente, chiaramente e metodicamente modellata. La logica della difesa ha quindi determinato la morfologia e la distribuzione sul terreno dell'architettura fortificata, obbligando l'architetto, prima, e l'ingegnere militare, poi, a tralasciare tutti gli aspetti generalmente presenti in ogni altra espressione edilizia e ad elaborare strumenti e metodi di sintesi tecnologica, nella consapevolezza che la verifica delle loro intuizioni sarebbe avvenuta in un momento di conflitto e/o di morte».

http://www.lamaddalenapark.it/cultura/fortificazioni


LUOGOSANTO (castello Balaiana)

Dal sito http://castelliere.blogspot.it   Dal sito www.viaggioinsardegna.it   Dal sito http://wikimapia.org

«Il Castello di Balaiàna, detto anche di Balaiano o di Balajana, prende il nome dalla zona in cui sorge: secondo la leggenda Balaiàna significherebbe terra dei Bàlari, riferito alla popolazione dei Balares, uno dei primi popoli colonizzatori della Gallura. Costruito in modo raffinato da maestranze pisane era la residenza del curatore di Balaiana. Posizione. Nei pressi del Monte San Leonardo situato su una collina rocciosa a 300 metri sul livello del mare, controllava la strada che conduceva verso il porto di Capo Testa e tutta la media valle del fiume Liscia. Si raggiunge percorrendo la statale 133 sino a Luogosanto, superato il quale si prende la strada per Arzachena, seguendola per circa 4 chilometri, poi si svolta a sinistra imboccando una strada asfaltata. Dal primo caseggiato, si segue a piedi un sentiero verso Est raggiungendo la base settentrionale della collina di San Leonardo di Balaiana, dove si trovano i resti del Castello e della chiesetta di San Leonardo.
Storia. 1050. Si fa risalire a questo periodo la costruzione sia del Castello che della chiesetta, voluto da Costantino I giudice di Gallura.
1146. Si ha traccia di una disputa tra il giudice di Gallura Costantino e gli eredi del suo predecessore, sul possesso del Castello di Balaiana.
XIII-XIV secolo. Seguì le sorti del giudicato.
1352. Il re infeudava a Giovanni d'Arborea la villa Balanyana. Fu poi occupata dal fratello Mariano IV sino almeno al 1388.
1422. Venne fatto distruggere per ordine di Alfonso d'Aragona
XIX secolo. Gli abitanti di Luras trafugarono la statua di San Leonardo.
Stato attuale. Un recente quanto pesante restauro di ricostruzione ha cambiato quasi completamente l'aspetto del complesso fortificato, impedendo di fatto lo studio della struttura originaria. Rimane un edificio rettangolare suddiviso in due camere da un muro. La presenza di un serbatorio per l'acqua piovana, situato al di sotto del pavimento e a breve distanza dalle camere, fa pensare che questa zona fosse riservata alla guarnigione. Non distante si trova la chiesetta di San Leonardo che, in origine, doveva essere la cappella palatina. Le due strutture sono collegate da un basso muraglione che doveva difendere un facile punto d'accesso e servire anche da camminamento. Curiosità. Una leggenda vuole che Dante Alighieri sia stato nel castello ospite di Ugolino (Nino) Visconti, giudice di Gallura».

http://vivisardegna.info/castelli-medievali/189-castello-balaiana


LUOGOSANTO (castello di Baldu o Santo Stefano)

Dal sito prolocoluogosanto.it   Dal sito http://wikimapia.org

«Da Tempio Pausania si percorre la SS 133 sino a Luogosanto, si prende la strada per Arzachena e la si percorre per circa 1 km, quindi svoltare sulla s. seguendo le indicazioni. Il sito è immerso nella vegetazione, in località Santu Stevanu. Le indagini archeologiche hanno consentito l'individuazione di tre unità principali: il complesso edilizio che comprende il cosiddetto Palazzo di Baldu e gli edifici ad esso pertinenti; la chiesa di Santo Stefano; la fornace. Il nucleo più vasto (1600 mq circa) è costituito da 16 ambienti a pianta rettangolare che formano un recinto pentagonale attorno ad un ampio cortile (780 mq circa), verso il quale erano rivolti gli ingressi. La parte S/E del piazzale interno è occupata dalla costruzione a pianta quadrilatera (m 9,20 per lato), di cui si conservano i muri perimetrali per circa 10 m di altezza, articolata in origine su tre piani e dotata di un terrazzo, provvista di una scalinata esterna per raggiungere l'accesso principale e di un basamento a scarpa. La tecnica edilizia con cui è stato realizzato indicano notevole perizia costruttiva e richiamano le chiese romaniche in granito della Gallura e della Corsica. Lo scavo della piccola costruzione a pianta circolare, ubicata circa 25 m a S della chiesa di Santo Stefano, ha restituito una fornace, utilizzata per la cottura di materiale fittile. La struttura, di circa 3 m di diametro, risulta realizzata con piccole pietre di granito e, in alcune parti, con mattoni. Numerosi scarti di lavorazione, soprattutto coppi rovinati da una cattiva cottura, sono stati ritrovati in prossimità dell'impianto artigianale. L'analisi dei manufatti ha permesso di accertare l'importazione di prodotti ceramici da diverse aree del bacino del Mediterraneo. Oltre ad oggetti ceramici realizzati in loco o in ambito regionale, la stratigrafia ha restituito manufatti prodotti in Toscana, Liguria, Spagna e Islam occidentale tra il XII ed il XV secolo. I reperti forniscono indicazioni utili per risalire alla funzione dei diversi vani dell'isolato: per esempio in un vano della zona N/E si è riscontrata una forte concentrazione di chiodi e punteruoli in ferro; invece l'ambiente adiacente, collegato direttamente con l'esterno del complesso ha restituito staffe e finimenti per cavalli. In altre costruzioni erano presenti oggetti come lampade vitree decorate, che potrebbero indicare una condizione sociale elevata per i proprietari della residenza. Nel 1999, durante gli interventi di consolidamento e di scavo archeologico (direzione scientifica di Daniela Rovina e assistenza di Andrea Coletti), vennero alla luce tre ambienti ad E dei ruderi della torre denominata "Palazzo di Baldu". Nei periodi giugno-novembre 2001 e giugno-settembre 2002 sono state effettuate le campagne di scavo curate dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro (direzione scientifica di Angela Antona e assistenza di Fabio Pinna)».

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=17938&v=2&c=2488&c1=2130&t=1


MONTI (resti del castello di Crasta)

Dal sito www.comune.monti.ss.it   Dal sito www.isoladisardegna.com

«Nel medioevo il territorio di Monti rappresentava il confine orientale del Giudicato del Logudoro e risentì positivamente dei nuovi sviluppi storici. Fu assiduamente frequentato dai mercanti pisani che qui acquistavano pelli, grano, cereali e il legno dei boschi di cui erano ricoperte le valli e le colline della zona. La dominazione dei Doria è testimoniata dalla presenza dei resti del castello di Crasta, costruito nella seconda metà del Duecento ed espugnato dai Pisani già sul finire del XIII secolo. ...».

http://www.metropolis.it/comuni/storia.asp?ID=104016


OLBIA (castello di Molara)

Dal sito web.tiscali.it/Olbia2000   Dal sito www.olbiaturismo.it

«...Il castello di Molara è un piccolo presidio costruito interamente "a secco" sulla cima di Monte Castello di Molara dove, oggi, l'unico insediamento corrisponde alla casa dei Tamponi, la famiglia proprietaria della piccola isola che, insieme a Tavolara, chiude da sud il Golfo di Olbia. Per la particolare situazione geografica e la sua non facile accessibilità, la fortezza non aveva ancora conosciuto studi approfonditi che qualificassero sufficientemente le caratteristiche del sito e dell'architettura, e ne rendessero pertanto credibili le ipotesi sull'attribuzione cronologica. Nel corso del tempo i vari studiosi avevano datato la fortezza alle epoche più disparate: dall'età nuragica si era finiti al XVII secolo, e poi, più correttamente, al generico medioevo. Partendo dall'analisi della topografia, dell'architettura e delle tecniche costruttive, come della toponomastica e dei fittili di superficie rinvenuti e documentati, [l'architetto] Agostino Amucano propone oggi una datazione del piccolo castello alla metà del IX secolo. Ha motivato la costruzione in un luogo così sperduto e lontano da insediamenti con una singolare, quanto accidentale e non per questo meno importante causa. I Saraceni, che già nell'anno 846, avevano saccheggiato le basiliche romane di San Pietro e di San Paolo fuori le mura, tre anni dopo questi drammatici eventi allestirono una grande flotta per sferrare l'attacco definitivo alla Città Eterna. La flotta mussulmana - narra il Libro dei Pontefici - si radunò in un luogo posto davanti all'isola della Sardegna, detto Torarium. Il nuovo tentativo di attacco arabo a Roma fallì nella famosa battaglia navale di Ostia, dove vinse la flotta cristiana in quella che fu una sorta di anticipazione della battaglia di Lepanto contro i Turchi, molti secoli dopo. Si è dibattuto a lungo sull'identificazione di questo antico toponimo, fino alla soluzione definitiva che vede Tavolara come l'antica Torarium del Libro dei Pontefici. Da tutti gli elementi a disposizione Amucano vede dunque il castello-vedetta costruito a seguito dell'utilizzo dell'area di Turarium-Tavolara come testa di ponte per l'attacco a Roma. Con la costruzione del castello in quel punto così particolare ed insolito si voleva evitare il pericolo di un riutilizzo eventuale dello specchio d'acqua racchiuso fra Tavolara e Molara. Una formidabile rada protetta dai venti, nascosta alla vista dalla mole di Tavolara, prossima quanto basta alla terraferma, e con un'isola come Molara ricca di fonti, legname, selvaggina. Peraltro in un punto posto geograficamente al centro del Mediterraneo, il più vicino alle coste del Lazio dell'intera Sardegna. Insieme ai dati archeologici supportano l'ipotesi varie notizie storiche che dimostrano l'intensificarsi dei rapporti tra la Santa Sede ed il iudex Sardiniae. Un esempio: la richiesta di miliziani sardi fatta da papa Leone IV per difendere le fortificazioni di Porto, presso Ostia, alle foci del Tevere. Possiamo quindi ipotizzare una diretta sollecitazione del papa alle autorità locali sarde per sorvegliare l'area già utilizzata come base dalla flotta saracena, magari suggerendovi anche la costruzione di una vedetta a scopo cautelativo e di controllo del "canale di Tavolara", e solo di quello. Compito strategico che, in tutta evidenza e nel silenzio assoluto, il Castello di Molara svolge da ben oltre un millennio».

http://www.comune.olbia.ss.it/index.php?option=com_content&view=article&id=817:il-castello-di-molara...


OLBIA (castello di Pedres)

Dal sito www.sardegnadigitallibrary.it   Dal sito http://sardegna.blogosfere.it   Dal sito www.infeagallura.it

  

«Si ipotizza che il nome del fortilizio sia derivato dalla presenza della vicina Villa Petresa, o Petrosa, piccolo nucleo demico medievale estintosi nel XIV-XV secolo. L’analisi delle architetture e delle tecniche costruttive portano a datare il complesso al XII secolo, attribuendone la committenza ai Visconti, potente famiglia di Pisa che resse il Giudicato di Gallura fino al XIII sec. Il complesso è edificato su una ripida emergenza rocciosa alta 89 m., dalla quale si sovrasta la parte meridionale della conca di Olbia, con scambio visivo con l’antica città e relativo porto. L’accesso attuale al monumento è dal versante settentrionale, diversamente da quello originale, che si apre ancora ad occidente, verso la scomparsa Villa Petresa. La scalinata di restauro attualmente utilizzata ne ricalca una precedente, ricavata nel corso della seconda guerra mondiale, quando sulla cima del colle venne impiantata una postazione di contraerea. Il mastio è collocato all’estremità opposta dell’ingresso. Si conservano in alzato solo due lati, per un’altezza di oltre dieci metri. Al suo interno la torre era originariamente ripartita in quattro piani lignei, sostenuti da mensole granitiche e/o incassati direttamente negli alzati. Al di sotto del piano più basso vi è una cisterna che accumulava, in antico, l’acqua piovana raccolta nel terrazzo superiore. A pochi metri ad ovest del mastio si osserva l’angolo formato dai due alzati residui di un’altra cisterna. Un terzo edificio rettangolare si affianca al mastio ed anche questo presenta un’ampia cisterna sottopavimentale la cui volta è crollata. Un ulteriore vasto ambiente rettangolare si appoggia al lato meridionale della cortina, avendo potuto svolgere preferibilmente la funzione di alloggiamento per soldati di stanza e/o magazzino».

http://www.monumentiaperti.com/scheda.php?idm=898&idc=139


OLBIA (castello di Sa Paulazza o Mont'a Telti)

Dal sito http://olbianascosta.blogspot.com   Dal sito www.comune.olbia.ss.it

«Età bizantina-altomedioevale. Il Castello di Sa Paulazza si trova a circa 5 Km. dalla città sul colle di Monte a Telti (altezza 234 mt) e domina tutta la piana e l'intero Golfo di Olbia. Il Castello ha una pianta quadrangolare, con la torre a sud-est di forma pentoidale. Proprio la particolare forma di questa torre fa risalire le origini del castello all'epoca bizantina, quando l'imperatore Giustiniano riconquistò la Sardegna nel 534 d.C. La costruzione dell'edificio fu ricavata dall'utilizzo di grandi blocchi di granito ricavati da un preesistente Nuraghe dell'età del rame. Come arrivare: partendo da Olbia prendere la strada vicinale che conduce alla frazione di Enas, oltrepassato il passaggio a livello svoltare a destra su una strada sterrata e proseguire sino alle case, chiedere l'autorizzazione e proseguire a piedi in direzione Ovest».

http://www.olbiaturismo.it/Castello_Sa_Paulazza.html


OLBIA (torre Sa Istrana)

Dal sito www.visititaly.it   Dal video di Maurizio Casula www.youtube.com/watch?v=yA08jJ8haRs   Dal video di Maurizio Casula www.youtube.com/watch?v=yA08jJ8haRs

«In età medievale una serie di strutture fortificate, sorte per lo più in posizioni strategiche o su alture dominanti, garantiva il controllo del territorio di Olbia, Castello di Pedres, le torri di Santa Lucia e di Sa Istrana, le fortificazioni di Sa Paulazza e dell'isola di Molara e, meglio visibile, appunto il Castello di Pedres che a tutt'oggi caratterizza la linea d'orizzonte dell'agro di Olbia» - «La Torre sa Istrana sorge in cima di un colle sulla riva del mare di Olbia. è servita come un punto strategico per proteggere e sorvegliare la costa del mare. L'edificio ha elementi particolari architettonici decorativi del tempo. La Torre Istrana offre una bella vista panoramica della costiera di Olbia».

http://www.olbiaweb.it/articles.php?lng=it&pg=139 -


PALAU (i fortini)

Dal sito www.viaggioinsardegna.it   Dal sito www.catturalasardegna.it

«L'importanza strategica delle Bocche di Bonifacio rese necessaria fin dalla fine del secolo XVIII, da parte dei Savoia, la costruzione di un efficiente sistema difensivo, costituito da numerosi forti e fortini, eretti in posizioni panoramiche e ben mimetizzati tra le rocce e la macchia mediterranea. Venuto meno il loro scopo, costituiscono oggi una ulteriore curiosità e sono meta di piacevoli, corroboranti passeggiate tra olivastri e ginepri selvaggi. Nel territorio di Palau si trova uno dei forti meglio conservati, quello di Monte Altura, che domina severo il mare sottostante e offre un impareggiabile colpo d' occhio sulla costa corsa e sarda. Invasa dalla fitta vegetazione, invece, la fortificazione di Baragge, di Capo d' Orso e di monte Altura, le cui strutture affiorano, qua e là, a evocare un tempo lontano e a svelare scorci di straordinario respiro, sospesi nell' atmosfera inconfondibile della Sardegna, straordinaria sintesi di mare e campagna» - «Fortezza di Monte Altura. L'importanza strategica delle Bocche di Bonifacio rese necessaria fin dalla fine del secolo XVIII, da parte dei Savoia, la costruzione di un efficiente sistema difensivo, costituito da numerosi forti e fortini, eretti in posizioni panoramiche e ben mimetizzati tra le rocce e la macchia mediterranea. Venuto meno il loro scopo, costituiscono oggi una ulteriore curiosità e sono meta di piacevoli, corroboranti passeggiate tra olivastri e ginepri selvaggi. Nel territorio di Palau si trova uno dei forti meglio conservati, quello di Monte Altura, che domina severo il mare sottostante e offre un impareggiabile colpo d' occhio sulla costa corsa e sarda. Monte Altura, importante opera granitica del sistema difensivo della Marina Militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Già all'epoca della sua costruzione (1887-1889) si fregiava del titolo di "Fortezza più bella d'Europa". L'imponente scalinata rende unica questa fortezza edificata completamente in granito. La costruzione della fortezza al pari delle altre della Costa Sarda e dell'Arcipelago, è da imputarsi alle vicende politiche-storiche della seconda metà del 1800 ed alle loro implicazioni strategiche. In particolare la Fortezza fu edificata per volontà del Regno sardo-piemontese a difesa della costa prospiciente l'Arcipelago di La Maddalena quale punto strategico per la difesa del Tirreno dai potenziali attacchi della flotta navale francese. Nel 1990 la Fortezza è stata ceduta alla Sovrintendenza dei Beni Culturali che ha provveduto ai lavori di restauro della stessa. Oggi la Fortezza, in ottimo stato di conservazione, è aperta al pubblico e può essere visitata tramite visite guidate. Essa ospita inoltre l'interessante mostra permanente dedicata alle numerose fortezze costruite alla fine del 700 - "periodo delle fortificazioni" - sulla Costa Sarda».

http://www.palauit.com/index.php?mo=content-details&idcontent=8 - http://castelliere.blogspot.it...


SANTA TERESA DI GALLURA (resti del castello di Porto Longone e torre Longosardo o di Santa Teresa)

Dal sito www.nautica.it   Dal sito http://wikimapia.org

  

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Maria Monno (https://www.facebook.com/maria.monno.12?fref=ts)

«...Dopo le invasioni saracene, la località passò sotto i giudici di Arborea, che vi costruirono un munitissimo castello del quale restano oggi solo miseri resti. Il maniero fu distrutto dai genovesi che vollero così vendicare l'assedio mosso alla fortezza di Bonifacio (Corsica). Alla distruzione del castello seguì lo spopolamento della borgata. La zona divenne rifugio preferito di corsari, banditi e contrabbandieri. Un luogo storico di particolare interesse è la Torre di Longosardo (edificata attorno al XVI secolo per ordine del re di Spagna Filippo II) situata sul lembo di roccia più estremo del paese. Quando nel 1720 l'isola passò ai Savoia venne inviato come comandante della torre Francesco Maria Magnon, che capì la necessità di creare un centro abitato nei pressi della fortezza. Il 12 agosto 1808 un decreto di Vittorio Emanuele I diede inizio alla fondazione di Santa Teresa, fu lo stesso re che disegnò la pianta del paese e decise il nome in onore di sua moglie: la regina Maria Teresa d'Asburgo-Este. A 3 km circa dal centro, nasce sotto una pineta secolare la Chiesa del Buoncammino, costruita nel XVII secolo: un luogo di straordinaria quiete e di natura incontaminata. Di particolare interesse è la batteria Ferrero: ruderi della seconda guerra composti da postazioni di artiglieria, bunker, caserme, miniere a cielo aperto e collegamenti ferroviari costruiti principalmente per il trasporto di materiale bellico e roccia granitica».

http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Teresa_Gallura#Storia


TRINITÀ D'AGULTU E VIGNOLA (torre aragonese o torre Ruju)

Dal sito http://trovocasa.corriere.it   Dal sito spazioinwind.libero.it/trinita

«La Torre Aragonese rappresenta uno dei punti più importanti dell'Isola Rossa. Edificata intorno al 1595, la torre spagnola si erge su di un promontorio ad un'altezza di 35 m. sul livello del mare. Fu costruita essenzialmente come estremo baluardo difensivo per le zone costiere contro le incursioni dei pirati saraceni. Nei secoli successivi assolse inoltre al compito di impedire i traffici clandestini tra la Sardegna e la Corsica. Attualmente il monumento, in buone condizioni, non è facilmente visitabile all'interno, essendo l'unico ingresso ad un altezza di 5 m. dal suolo. Dalla sua estremità più alta il panorama è splendido potendo abbracciare il Golfo dell'Asinara a sud-ovest fino alle coste della Corsica più a Nord».

http://spazioinwind.libero.it/trinita/Torre.htm


     

      

 

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