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PIAZZA ARMERINA, RESTI DELLA FORTIFICAZIONE DI PIAZZA VECCHIA

a cura di Giuseppe Tropea

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Resti medievali di Piazza Vecchia a Piazza Armerina. In basso: Piazza Armerina oggi e in un disegno del XV secolo.

 

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Epoca: ?

    

Cenni storici.

Controversa l’origine storica sia dell’abitato di Piazza sia della fortificazione, oggi unico rudere di quell’insediamento che la tradizione chiama con il nome di “Piazza Vecchia”. Le fonti documentarie più antiche sembra provengano dalla cancelleria dei signori di Butera e Paternò, i conti Enrico e Simone, tra il 1122 e il 1148 d.C. Pare che l’abitato di Piazza in origine si caratterizzasse come colonia militare e di ripopolamento, presumibilmente distinta rispetto alla popolazione locale ancora a maggioranza araba. Da ciò alcuni hanno voluto vedere in questa presunta netta separazione tra nuovo popolamento e abitanti indigeni anche i germi della futura rivolta che condusse i piazzesi a non condividere le scelte politiche della corte normanna, avendo così provocato una serie di tensioni che sfociarono nella famosa rivolta baronale capeggiata da Ruggero Sclavo, figlio illegittimo del conte Simone, e la conseguente dura repressione di Guglielmo I nel 1161 d.C., di cui Falcando fu il principale cronista e conseguenza della quale fu la totale distruzione di Piazza Vecchia e la ricostruzione del paese in un luogo a quanto sembra non molto lontano dal precedente.

In realtà, se la testimonianza dello storico Falcando non lascia alcun dubbio sulla pesante rappresaglia monarchica e sulla conseguente scomparsa dell’antico abitato di Piazza, dubbi ancor oggi permangono sulla possibile identificazione di tali ruderi, se mai ancora oggi qualcosa abbia resistito alla furia del tempo. Tradizionalmente si colloca Piazza Vecchia ad occidente dell’attuale Piazza Armerina, su di un colle detto Piano Marino. Ne riporta notizia il Fazello, nell’opera del quale si legge di Piazza Vecchia fondata dai Normanni e i cui ruderi ancora, nel XVI sec., erano visibili a tre miglia ad occidente rispetto al ricostruito e attualmente esistente abitato. Acriticamente gli storici siciliani successivi hanno riportato la notizia. Così il Rocco Pirri e, ultimo, lo storico locale G. Paolo Chiarandà, nella sua Storia di Piazza.

Gli studi più recenti hanno però incentrato l’attenzione sulla distanza espressa dal Fazello, cioè le tre miglia che dividono la Piazza Nova dalla presunta Piazza Vecchia e sul fatto che l’effettiva distanza tra questi due citati luoghi non è di tre miglia, che invece intercorrono tra l’attuale Piazza e i ruderi della famosa villa del casale, luogo però non citato dal Fazello. Lo storico di Sciacca ricorda inoltre una distanza di due miglia tra l’attuale Piazza e monte Navone, secondo alcuni studiosi errando, poiché tale misura trovasi effettivamente solo tra la villa del Casale e Monte Navone. A questo punto verrebbe da pensare che il Fazello abbia o errato il calcolo delle distanze, oppure interpretato come ruderi di Piazza Vecchia proprio le rovine presso il Casale. Non è possibile verificare la veridicità delle notizie dello storico. Possibilmente Fazello, intorno alla metà del XVI sec. d.C., osservava una situazione territoriale, con resti e ruderi, ben più cospicui rispetto a quanto si osserva ai giorni nostri. Si consideri anche che nel documento rilasciato dal conte Simone nel 1148 i due toponimi di Piazza Vecchia e Nuova coesistono, designando due luoghi ancora vivi nel XII sec. Dunque se è autentico il documento del 1148, nessun trasferimento può essere avvenuto in favore della seconda e a discapito della prima località, perché gli aggettivi “vecchio” e “nuovo” paiono non designare una successione cronologica nel tempo, ma una contemporaneità di due località. Di conseguenza mancano dati sufficientemente attendibili che possano illuminare sulla problematica legata all’identificazione della località distrutta da Guglielmo I nel 1161. Si trattava della contrada Casale? Ovvero dell’abitato sorto lungo le pendici di Monte Navone? Si può solo accennare alla possibilità che di Monte Navone si trattasse, in base alla preferenza di un luogo di alta collina ove edificare una fortezza, con relativo abitato, a salvaguardia dei passi montani limitrofi. Ciò, comunque, non esclude affatto che i ruderi del casale fossero contemporaneamente abitati, forse da colonie di musulmani sottomessi al potere normanno. In effetti andare al di là di queste testimonianze, supponendo l’esistenza di castra e oppida, forse di origine bizantina, significa per certi versi travisare i dati forniti dalle fonti storiche, soprattutto in assenza di indagini archeologiche mirate.

 

Descrizione unità topografica

Se i ruderi di Monte Navone si potessero identificare, in assoluta certezza, con quel che rimane dell’abitato distrutto da Guglielmo I nel 1161, allora si potrebbe affermare con certezza che i resti presi in analisi sarebbero una delle rare testimonianze isolane di fortificazioni normanne giunte fino ad età contemporanea. È noto, infatti, che dei tanti castelli la cui origine normanna è ben attestata da fonti storico/documentarie solo pochissimi possono vantare strutture architettoniche relamente ascrivibili all’XI/XII sec. d.C. Secoli di frequentazione, di cataclismi, di guerre e distruzione hanno spesso stravolto in parte o del tutto gli impianti originari di tanti castelli siciliani, dei quali rimane, con un po’ di fortuna, solo un nucleo centrale, possibilmente il mastio, tanto alterato o rimaneggiato da lasciare poco spazio alla ricerca storico/archeologica. Qualora fossero stati supportati da una degna ricerca storica, i ruderi di Monte Navone/Piazza Vecchia, avrebbero rappresentato per lo studio della Sicilia medievale una interessante eccezione. Un sito abbandonato dopo la distruzione del 1161 e mai più reinsediato, con cospicui resti fortificati, la cui pianta, la tecnica edilizia, l’orientamento e l’impianto strategico sarebbero genuina espressione della mentalità militare normanna, scevra da qualsiasi alterazione aragonese o spagnola, rappresenterebbe per l’isola un esempio unico e termine di paragone nei confronti delle tante fortezze o dei molti castelli ancora oggi con dubbio attribuiti ad epoca normanna. Ma non accade che Monte Navone sia l’antica Piazza. Non accade che i ruderi di Monte Navone siano senza dubbio normanni. Quel che rimane è solo pietra su pietra, ruderi dei quali si può solo raccontare del dato materiale. Forse una ricerca storica più approfondita, indagini archeologiche mirate potranno in un futuro, si spera prossimo, illuminare chiaramente sulla questione.

I ruderi della fortezza della presunta antica Piazza si possono interpretare nella forma di un castello a pianta rettangolare, munito di torri semicircolari edificate lungo i lati corti del poligono. Il castello, sostanzialmente, è una sorta di compromesso tra lo spazio concesso dall’altura del monte e le necessità edilizie per la costruzione di una fortezza a difesa di quei passi collinari che incrociavano le contrade di Piazza. Nessuna comodità, dunque, per un edificio, il cui compito essenzialmente era quello di garantire la sicurezza delle zone circostanti, sia contro possibili invasori, sia contro eventuali sommosse sorte tra gli abitanti di quei luoghi. Non a caso, infatti, i ruderi del castello di Monte Navone richiamano alla mente il mastio del castello di Calatabiano, la cui origine si ritiene normanna. Anche quest’ultima fortificazione, sorta su di un affioramento roccioso a salvaguardia della foce dell’Alcantara, presenta una pianta rettangolare stretta e lunga con torri semicircolari presso i due lati corti. Sempre nel caso di Calatabiano, il nucleo più antico del castello è il risultato di un compromesso tra esigenze difensive e spazio offerto dalla rocca. Anche strutture come le fortezze di Francavilla di Sicilia e Maletto richiamano alla mente forme simili a quelle osservate presso Monte Navone; non si esclude che anche i ruderi di Ossena, qualora maggiormente leggibili, restituirebbero un simile impianto che a quanto sembra accomunerebbe alcuni castelli siciliani la cui origine normanna è solo presunta, ma non del tutto confermata dalle fonti storiche. Qualora i ruderi di Monte Navone corrispondessero a quel che rimane dell’antica Piazza, distrutta nel 1161, si aprirebbero, di conseguenza, nuove possibilità di ricerca e nuovi presupposti permetterebbero di leggere in maniera più approfondita molti degli impianti fortificati ritenuti da secoli normanni solo per tradizione popolare.

 

Bibliografia

Chiarandà G. P., Storia di Piazza; Falcandus, Liber de Regno Sicilie; Fazello T., De rebus Siculis libri Decades Duae; Nigrelli I., Piazza Armerina medievale, A.A. Soggiorno e Turismo di Piazza Armerina.

 2007 - 
 

©Copyright 2009 Giuseppe Tropea, testo; pagina pubblicata nel sito http://demostene.altervista.org con il titolo: Piazza Armerina e il mistero di Piazza Vecchia. Le immagini sono tratte rispettivamente dai siti www.lions-piazzaarmerina.it; it.wikipedia.org; e www.paliodeinormanni.com.

  


      


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