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LOCADI, TORRE SOLLIMA O DI LOCADI
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici architettura e topografia bibliografia
Locadi, frazione di Pagliara: immagini della Torre di Locadi o Torre Sollima.
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Localizzazione di Rometta
La grandezza e la bellezza della Sicilia si manifesta anche nei luoghi remoti, sconosciuti ai più e presso i quali si preservano beni artistici e ambientali di rara bellezza. è il caso di Locadi (325 m. s.l.m., prov. Messina), piccolo abitato arroccato su di un poggio, unico paese a insediare la sponda meridionale della fiumara del torrente Pagliara. Negli anni in cui V. Amico redigeva la sua opera, Locadi faceva parte dei municipi di Savoca, possedeva una chiesa parrocchiale dedicata a S. Caterina, sebbene gli abitanti avessero come patrono S. Sebastiano Martire. Degne di nota erano certamente le attività produttive, in prevalenza agricole e che interessavano un territorio complessivo di salme 58,785, diviso fra vigneti alberati, vigneti semplici, gelseti e una buona parte di terreno improduttivo. Agli inizi del XVIII sec., Locadi contava 75 case, per un totale di 297 abitanti; alla metà del XIX secolo gli abitanti erano 445, un po’ meno del doppio. Nelle calde domeniche di maggio il paese regala il suo massimo splendore, quasi si tratti di una anziana signora, dal viso pieno di rughe, stanca per i lunghi anni di vita vissuta, ma ancora presente nella sua dignità di donna, che nel cuore conserva una memoria storica di molti secoli. Purtroppo nel mondo contemporaneo Locadi paga lo scotto di un progresso che costringe i giovani ad abbandonare i luoghi di origine, al fine di trovare nuove speranze, nuove possibilità di vita e di lavoro in regioni o nazioni lontane dalla Sicilia. E l’anziana signora giace sola, nello sconforto, relegata in un ospizio dal quale ogni giorno, quasi contando i minuti, anela di uscire per poter abbracciare i propri nipoti, i figli dei figli che tante volte ha cullato nel proprio grembo.
L’abitato di Locadi trova il suo spazio lungo il crinale di un poggio, dove le case si addossano le une sulle altre per mezzo di un caotico ordine, che un tempo doveva donare una particolare armonia. Oggi il paese patisce un abusivismo edilizio di “ritorno”: i piccoli capitali degli emigranti sono stati investiti in parte per ristrutturare le vecchie abitazioni da tempo pericolanti. Un processo, come spesso capita in questi luoghi, a quanto pare privo di guida e infruttuoso in termini di popolamento. Locadi rimane popolata per la maggior parte dell’anno da pochissima gente, per lo più anziani, che hanno imbrunito la loro pelle in attività agricole ormai poco produttive.
Spicca, ormai a fatica, al centro di Locadi e sulla sommità del poggio, un edificio a pianta quadrangolare, massiccio nella sua mole, sebbene ferito vistosamente dalle calamità naturali. Un vicino cartello turistico un po’ malandato racconta della presenza di una “Torre Saracena”. L’edificio fortificato è orientato nord-est/sud-ovest e attualmente presenta solo un ingresso lungo il lato di sud-est. In realtà questa apertura è stata praticata solo di recente, sfondando parte della parete e causando non pochi danni ad una costruzione, che ha patito, come già accennato, violenti guasti, non ultimo il terremoto del 1908. L’originale ingresso alla torre, vistosamente sfigurato da uno squarcio della muratura, presente anche nel muro perimetrale di sud-ovest, esiste tuttora nella parete di nord-est e si distingue perché sorretto da un architrave monolitico (presso il quale trovasi inciso uno strano simbolo, una A rovesciata), sul quale, a sua volta, si imposta un arco di scarico a tutto sesto.
Ancora, le mura di nord-est e di sud-ovest, presentano due finestre, entrambe caratterizzate all’interno da un’ampia strombatura, sorretta da un arco a tutto sesto composto da bei conci di pietra calcarea. L’interno della torre è costituito, allo stato attuale, da un’unica grande camera quadrangolare, invasa da rifiuti di ogni tipo e avente una copertura con volta a crociera, che poggia su quattro piedidritti angolari. Nel lato di nord-ovest della camera vi è un’apertura rettangolare, che consente l’accesso, presumibilmente attraverso una scala lignea oggi scomparsa, al terrazzo della torre, sempre che non debba ipotizzarsi l’improbabile presenza di un primo piano. L’edificio fortificato si caratterizza per una tecnica muraria prevalentemente irregolare, pietrame non sbozzato, legato insieme da malta e scandito ogni mezzo metro da filari di laterizi, che spiccano dall’intonaco chiaro che un tempo doveva ricoprire l’intera torre, all’interno e all’esterno dei muri perimetrali; i cantonali sono composti, alla stessa maniera della parete adiacente all'ingresso e delle finestre, da pietra calcarea squadrata.
Non è possibile datare con certezza questo edificio: la dicitura "Torre Saracena" del segnale turistico deve intendersi presumibilmente come "torre costruita per difendersi dai saraceni". Sulla base di alcune particolarità architettoniche, si potrebbe propendere per una collocazione cronologica intorno e non oltre al XV/XVI secolo. La torre entrerebbe nel novero di una possibile serie di punti fortificati, posti un tempo a guardia della fiumara del torrente Pagliara presumibilmente contro le incursioni piratesche della marineria turca (i saraceni appunto). A tale proposito si consideri che poco a sud-est di Locadi, sempre lungo la sponda meridionale della fiumara, si trova un monte il cui toponimo, Pizzo Castelluzzo (373 m. s.l.m.), sembrerebbe evocativo della possibile presenza di un ulteriore ridotto fortificato.
Amico
V.,
Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1855-56, I vol., p. 622.