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SELINUNTE, KASTRON-KASTELION
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici descrizione unità topografica bibliografia video
Kastron di Selinunte: foto satellitare equalizzata (sopra) e in negativo (sotto).
In basso, la pianta del kastron.
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Rapporti ambientali: La fortezza sorge presso l'estremità meridionale dell'acropoli selinuntina, sfruttando il basamento dei templi A ed O.
Edrisi, nel 1150 d.C., ricorda che tra Sciacca e Mazara trova luogo un casale detto "Al Asnam", cioè, secondo la traduzione di Amari (Amari, p. 78), gli idoli o i pilastri, evidentemente in relazione ai resti di colonne ancora intatte dopo millenni. Il geografo arabo non ricorda comunque alcuna fortificazione impiantata sulle rovine dei templi, segno del probabile abbandono del sito.
Descrizione architettonica e topografica
L'edificio fortificato occupa l'estremità meridionale dell'acropoli dell'antica Selinunte. Il luogo fu probabilmente scelto al fine di ottenere un migliore controllo dell'antistante tratto di costa. Secondo tradizione bizantina, il forte risulta costruito per mezzo di materiale di spoglio proveniente soprattutto dai templi A ed O, dei quali l'edificio medievale sfrutta anche il basamento. La ricostruzione in pianta permette di restituire le dimensioni della fortezza, circa 40 metri per lato, e consente di discriminare anche la presenza di due torri aggettanti, poste agli angoli di nord-est e nord-ovest, e di un possibile torrione, anch'esso fortemente aggettante, innalzato a metà del lungo muro di meridione. La presenza di quest'ultima grande torre o saliente difensivo si giustifica perché in prossimità della costa. Si tratta di una testimonianza unica in Sicilia. Nel resto della regione, al momento, sembra non si registrino esempi simili. Le acropoli di altre antiche città dell'isola non restituiscono, infatti, edifici fortificati di epoca bizantina tanto regolari sia nella pianta, sia nella progettazione (Esisterebbe un secondo esempio di fortezza a pianta quadrangolare presso Monte Castellaccio, località Polverello tra Roccella Valdemone e Montalbano Elicona. L'edificio in pianta misura 54 x 40 metri).
Invero si conosce per certo l'esistenza di siti forti bizantini. Le fonti arabe parlano chiaramente di un processo di incastellamento voluto da Costantinopoli già all'indomani dello sbarco musulmano presso Mazara. Castelli e fortezze volute per difendere popolazione e territorio dalle incursioni nemiche. Ne è un esempio Castelmola, vicino Taormina, abitato presso il quale decenni fa si rinvenne una famosa iscrizione nella quale si ufficializzava la realizzazione di un kastron, di un luogo munito che sfruttava le già evidenti difese naturali. Sfruttare il vantaggio della natura era l'imperativo degli ufficiali bizantini. Esaltare le qualità difensive di decine di luoghi naturalmente forti e munirli ulteriormente là dove erano deficitari. L'unicità di Selinunte sta proprio nel fatto che la fortezza sfrutta solo i materiali di riporto provenienti dai templi crollati da secoli. Non esistono scogliere a strapiombo o vette montane favorevolmente isolate e aspre. La fortezza di Selinunte è frutto dell'ingegneria militare bizantina, in quei secoli all'avanguardia nel Mediterraneo. Non a caso il termine di paragone più vicino si trova in Tunisia, presso Ain Tounga, ove tra i ruderi di un abitato romano si può osservare una fortezza a pianta quadrangolare con torri mediane e angolari, edificata con materiali di riporto.
M. Amari, Biblioteca Arabo Sicula, volume I; C. Foss, Cities, Fortresses and Villages of Byzantine Asia Minor, Aldershot 1996.; C. Foss, D. Winfield, Byzantine Fortifications. An introduction, Pretoria 1986; F. de' Maffei, Le fortificazioni sul limes orientale al tempo di Giustiniano, in «Corsi di cultura sull'arte ravennate e bizantina», 32, 1985, pp. 109-50; D. Pringle, The defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest, London 1981.