Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Toscana ® Provincia di Lucca |
BARGA, castello
a cura di Mauro Mattei
pag. 1
pag. 1 - pag. 2 scheda cenni storici video
La fortezza vista dal lato sud. In basso: uno scorcio della fortezza e delle sue mura.
Epoca: la cerchia di mura che oggi delimita il castello di Barga può essere considerata del XIV secolo nonostante le modifiche successive, ma la rocca è di origine longobarda (X secolo). Nasce, a differenza di altri castelli della valle, non da una vecchia postazione di difesa (romana o dei liguri-apuani), ma intorno a una piccola chiesa (oggi il duomo), anteriore all’XI secolo. La troviamo menzionata in un documento del 998, costruita nel punto più in alto del colle e fortificata da una cinta di mura.
Posizione geografica: il castello di Barga è situato su un colle a 410 s.l.m., sulla riva sinistra del Serchio, lungo le pendici dell’Appennino e sotto la vetta del monte Giovo, giusto di fronte alle alpi Apuane. Una di queste montagne, il Monte Forato, è ben visibile dalla rocca e al tramonto, nelle giornate di cielo limpido, guardando in quella direzione, possiamo assistere a uno spettacolo unico: il sole all’orizzonte scompare dietro la vetta per poi riapparire improvvisamente, dopo qualche minuto, dal grande buco nella montagna.
Come
arrivarci:
da
Lucca (
Da
Aulla (68 km) e da Reggio Emilia (125 km) percorrendo strade di montagna,
occorre seguire le indicazioni Lucca. Arrivati a Castelnuovo Garfagnana, si
prende la stessa provinciale Lodovica in direzione di Lucca, fino alla località
Ponte di Campia. Qui si abbandona la provinciale e si imbocca il ponte sulla
sinistra. Alla fine del ponte si trova un incrocio al quale si svolta a
sinistra per seguire l’indicazione Barga.
Dall’Abetone
(58 km) si percorre la statale 12 del Brennero. Dopo Bagni di Lucca, in
località Chifenti, si svolta a destra per seguire le indicazioni Barga.
Giunti all’inizio di Fornaci di Barga (5 km), si trova un incrocio dove si
svolta a sinistra sempre in direzione Barga.
Come visitarlo: la rocca e il Duomo sono sempre visitabili, mentre Palazzo Pretorio (al suo interno ospita il Museo Civico del Territorio) è visitabile da giugno a settembre con orario 10:00-12:30 e 14:30-17:00. Per ulteriori informazioni: www.comune.barga.lu.it oppure www.paginesi.it/psired.asp.
Cenni
storici
Il
castello di Barga si è sviluppato intorno a una piccola chiesa fortificata da
robuste mura merlate, che offrivano riparo in caso di pericolo alla
popolazione del piccolo borgo. Non sappiamo con precisione l’anno di
edificazione della chiesa, oggi divenuta il Duomo
di S. Cristoforo, ma la troviamo citata in un documento longobardo del 998. I
documenti ritrovati purtroppo arrivano solo ad alcuni anni prima, quando nel
983 la famiglia longobarda dei Rolandinghi, ottenne dal vescovo di Lucca,
Teudogrimo, Barga in feudo tramite un allivellamento. Durante il marchesato
della Toscana, i Ronaldinghi riuscirono a ottenere dalla contessa Matilde di
Canossa dei privilegi, consistenti in autonomie amministrative, esenzioni
fiscali e proprietà demaniali. Queste prime autonomie di Barga furono poi
riconfermate anche dall’imperatore Enrico IV e dai suoi successori, rendendo
Barga comune libero al pari di Lucca, cosa
che procurerà molti attriti fra i due comuni. Alla morte di Matilde, Barga
passò sotto il protettorato papale e quando Gregorio IX entrò in conflitto
con l’imperatore Federico II, i Ronaldinghi con altri nobili della
Garfagnana, il 24 e 25 ottobre del 1227, si riunirono nella chiesa di S. Maria
di Pugnano in Pisa e giurarono fedeltà al papa, davanti al Nunzio Apostolico
Cinzio inviato dallo stesso papa, per contrastare l’avanzata dei lucchesi
nelle sue terre. Barga divenne così nemica di Lucca e i due comuni iniziarono
a fronteggiarsi, Barga per salvare la sua libertà e Lucca per estendere il
suo dominio.
Nel
1230, tentando di catturare Cinzio, ospite del castello, i lucchesi
assediarono Barga senza riuscire ad espugnarla, e quando arrivarono i pisani
mandati in soccorso dal papa, furono sconfitti e costretti alla ritirata. Due
anni dopo, i lucchesi riprovarono a conquistare Barga, ma ancora una volta
furono sconfitti dai barghigiani aiutati dai pisani, che inviarono 800
cavalieri al comando di Bozo Buozi e dai Cattanei di Garfagnana, intervenuti
con 2000 fanti. Nonostante queste sconfitte, nel 1248 i
lucchesi, offrendo aiuto e soprattutto denari a Federico II, riuscirono
a estendere il loro dominio su tutta la Garfagnana, e per amministrare una
cosi vasta area la suddivisero in «Vicarie». Nel 1272 infatti costituirono
la Vicaria di Barga. Nonostante l’importante ruolo datoli, i barghigiani,
non abbandonarono mai i loro ideali di libertà e indipendenza politica e
commerciale, continuando nei loro commerci con le città nemiche di Lucca. Nel
1298 furono scoperti a contrabbandare merci con Firenze: per punirli i
lucchesi abbatterono loro le mura del castello.
Durante
il XIII secolo, i barghigiani vollero abbellire il duomo, con un prezioso
ornamento: un pulpito
marmoreo, uno dei più belli della Toscana attribuito a Guido Bigarelli di
Como.
Il
pulpito è sorretto da quattro colonne di marmo rosso. Le due anteriori
poggiano su dei leoni che con gli
artigli afferrano un drago (leone lato destro) e un uomo che pugnala lo stesso
leone (leone lato sinistro). La cassa del pulpito, di forma rettangolare, ha
tre facce decorate con intarsi e bassorilievi che narrano la nascita di Gesù.
Sul lato sinistro è raffigurata una sola figura, il profeta Isaia, giusto
nella facciata frontale. In quella rivolta verso l’ingresso sono raffigurate
l’Annunciazione e la Natività,
mentre sul lato destro sono rappresentati gli Evangelisti e l’Adorazione dei
Magi. Quest’opera d’arte venne realizzata in tempi difficili e poveri, ma
più bello e grande era il Duomo, più la comunità considerava importante il
loro Comune.
Alcuni
secoli dopo il Pascoli, durante il suo soggiorno a Barga, scrisse:
«Al
tempo dei tempi, avanti il Mille,
i
barghigiani campavano rosicchiando castagne,
e
fecero il Duomo. Dicevano: in casa mia ch’io
salti
anche da un travicello all’altro; benedetta
libertà.
Ma il Duomo ha da essere grande,
col più
bel pulpito di marmo che si possa
vedere
e “col più forte dei santi” dicevano:
“piccolo
il mio, grande il nostro”».
Alla
morte di Castruccio, signore di Lucca, avvenuta il 3 settembre 1328, per
difendere la sua libertà e non cadere nelle mani dei pisani, Barga si alleò
con i Fiorentini: un’alleanza che durerà fino all’Unità d’Italia.
Ancora oggi Firenze e Barga sono legate da vincoli di amicizia. Tutti gli anni
sull’Arringo della fortezza, cioè il prato che divide il Duomo da Palazzo
Pretorio, fra i balestrieri fiorentini e quelli lucchesi si svolge una gara di
tiro con la balestra. I fiorentini, dopo aver stretto allora l’alleanza con
Barga, inviarono nel castello proprie truppe e un commissario, il «Podestà»,
funzione che amministrò la legge e la città dal 1341 al 1859. Con l’arrivo
dei fiorentini, i Barghigiani costruirono nella fortezza, alla destra del
Duomo, Palazzo
Pretorio, oggi sede del Museo
Civico. Nei sotterranei vennero ricavate le prigioni, rimaste attive fino al
1923. In esse venivano rinchiusi i condannati a pene lievi. I condannati a
morte venivano invece giustiziati sull’Arringo. Per questo motivo i
barghigiani iniziarono a chiamarlo anche «il Prataccio». Il resto del
palazzo venne usato dal Podestà per amministrare Barga. Nella stanza
d’ingresso, la più grande, il Podestà dava udienza al popolo e giudicava i
condannati. Sulla parete di fronte alla porta d’ingresso troviamo un dipinto
raffigurante la Vergine assunta in cielo, con accanto S. Cristoforo (patrono
di Barga) e S. Arsenio (venerato a partire dal 1521). Sotto l’affresco è
riportata una scritta in latino ad invocare la protezione divina sul popolo e
sulla giustizia.
«Raccomando
a te, o vergine che sali al cielo,
il
popolo bargeo e i suoi padri,
il
quale fin dall’antichità ci scelse protettori insieme a te.
Cosi,
col tuo aiuto mai la nostra giustizia possa fallire».
All’esterno
del palazzo, sul muricciolo che divide le scale esterne conducenti al carcere
e alla loggia del palazzo, troviamo ancor’oggi l’antiche misure in uso a
Firenze in quel periodo. Per la lunghezza vigeva il «Braccio fiorentino»».
Sul lato destro la tabella riporta anche le misure dei «Coltelli»; per le
quantità lo «Staio fiorentino» e il «mezzo Staio». L’alleanza con
Firenze, stipulata il 31 gennaio 1331, non servì ad allontanare le guerre dal
castello. Appena un anno dopo i lucchesi tornarono ad assediarlo, e questa
volta lo espugnarono costringendo i barghigiani a sfilare davanti a loro in
ginocchio e con le corde al collo, infliggendo la più grande umiliazione
subita dai barghigiani nella loro storia.
Il
castello di Barga venne assediato di nuovo nel 1352, da Francesco Castracani
signore di Coreglia, sostenuto dal Visconti, nemico di Firenze, e nel 1363 dai
pisani entrati in guerra con i fiorentini. Ma in entrambi i casi riuscirono a
liberarsi grazie all’aiuto dei Fiorentini.
Tra
il 1437-1438 il castello subì un ultimo grande assedio, quello perpetrato da
Niccolò Piccinino, capitano di ventura al servizio dei Visconti. Ma anche
questa volta l’intervento fiorentino risultò decisivo per il fallimento.
Nella battaglia svoltasi sotto le mura fu ferito e catturato anche Lodovico
Gonzaga, il figlio del duca di Mantova, alleato col Visconti.
Nel
1830, per esigenze dell’urbanizzazione dell’epoca, in alcuni tratti furono
abbattute le mura e una delle tre porte d’accesso al castello, Porta Borgo,
mentre un’altra, Porta Macchiaia, venne ridotta di dimensioni.
© 2006 Mauro Mattei. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.