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TRASSILICO, ROCCA
a cura di Fernando Giaffreda
La torre perimetrale alla rocca di Trassiilico. In basso, a sinistra: un primo piano della torre circolare; a destra: uno scorcio prospettico delle mura di Trassilico.
Epoca: VIII secolo, per insediamento longobardo. Il toponimo è attestato dapprima in una carta dell’Archivio vescovile di Lucca, datata anno 749, poi nel X secolo nella sezione “Memorie” del medesimo Archivio, a beneficio della omonima, successiva Vicaria lucchese.
Ubicazione: nella media valle del Serchio, versante destro, in provincia di Lucca, comune di Gallicano. Siamo nelle Alpi Apuane, in pieno Parco naturale protetto, ad un’altezza sul mare di 770 metri circa.
Stato di conservazione:
ruderi e resti sufficientemente mantenuti e
consolidati, con adeguate indicazioni storico-descrittive.
Come arrivarci: luogo appartato, erto e un po’ difficile, Trassilico si raggiunge in una trentacinquina di chilometri da Lucca, lasciando Statale 12 (dell’Abetone e del Brennero) all’altezza di Borgo a Mozzano per giungere a Gallicano, comune capoluogo che vede affluire nel Serchio il torrente Turrite, che appunto risale la valle in direzione di Trassilico (10 km circa).
Come visitarlo: il castello, denominato anche rocca, è alla sommità del paese, borgo davvero piccolo (100 abitanti). Si può lasciare perciò l’auto fuori porta e percorrere tranquillamente a piedi tutto il paese, fino alla vetta castellare.
La quasi totalità degli autori adducono «trans silicum» per fornire l’origine latina del toponimo di questo castello, dimenticando forse che la preposizione trans (= al di là) regge l’accusativo, pertanto dovrebbe essere «trans silicem» (o silices) per voler significare un accampamento, uno stanziamento al di là della roccia o della rupe, in questo caso il Monte Forato. Aggrappiamoci perciò al latino medievale, il quale, come si sa, si distingue per la contaminazione subita da altri, barbari influssi linguistici (e qui i Longobardi hanno davvero non solo contagiato, ma “inventato” il sito), fino a farsi assumere, a posteriori, come un’ampia licenza grammaticale.
Trassilico non è di certo un luogo di origine romana, anche se risulta abitato fin da quell’epoca. Il rinvenimento recente (1988) di una lapide funebre in pietra arenaria, dedicata a un infante morto prematuramente, non riconduce di per sé ai riti paleocristiani evocati. Questa zona nord della Toscana pullula al contrario di cippi e lapidi che richiamano la presenza di popolazioni celtiche (e liguri) ancora tutta da studiare e approfondire.
La prima attestazione di Trassilico risulta da un documento conservato nell’Archivio vescovile di Lucca (Volume IV, Parte Prima), ed è datato 749: un tal chierico di nome Guandaldo, di origine longobarda, vi acquista un piccolo appezzamento di terreno, forse coltivabile, da un certo Baroncio di Camporio, al prezzo di un paio di monete d’oro. Un secondo documento, conservato sempre nell’archivio episcopale lucchese, questa volta nel quinto volume, in parte terza, testimonia, a sostegno delle origini storiche del ducato di Lucca, il possesso di Trassilico nel X secolo da parte di un certo Donnuccio dei Porcaresi, potente famiglia feudale di tipo consortile, paragonabile ai Guidi, molto più presente nei fondi della Garfagnana che in Valdarno, ma soprattutto in lucchesia. Donnuccio era fratello di Guido dei Porcaresi, che nel 979 è vescovo di Lucca. Per questo figura come beneficiario in quei territori di numerosi allivellamenti e benefici feudali, elargiti dalla diocesi lucchese. Si ascrive a Donnuccio il merito di aver costruito il fortilizio di Trassilico, prima in forma di una torre esagonale, poi del recinto castellare sul precedente perimetro longobardo. I discendenti di Donnuccio dei Porcaresi tennero Trassilico fino a quasi tutto il XIII secolo, lasciando che il piccolissimo borgo di poche anime e “fochi” intorno a castello, raggiungibile dal fondovalle da un’erta mulattiera di cui ancor oggi se ne avverte la difficoltà, si dedicasse alla pastorizia, alla molatura di pochi cereali e molte castagne, nonché alla raccolta del legname.
Frattanto la storia dei Porcaresi si svolge più che altrove nella diocesi di Lucca. La loro fortuna era cominciata anche per i buoni rapporti col marchesato di Bonifacio di Canossa, ma occorre attendere il XII secolo, periodo intenso di lotta municipale fra guelfi e ghibellini, perché la famiglia comitale si dividesse fra le due fazioni politiche contrapposte: una guidata da Ermanno figlio di Pagano Paganello, fedele all’Impero e che preferì dimorare a Pisa fino a condizionarne il governo; l’altra comandata dal fratello Ugolino, devota alla Chiesa e stabilitasi a Lucca nel quartiere di San Pietro a Cigoli, dentro le mura. Anch’essa si dedicò alle lotte per il possesso della carica di Podestà, che ottenne nel 1203 con Inghirame Porcaresi. Nondimeno l’attitudine bellicista dei Porcaresi guelfi si dimostrò in tutta la sua potenza nella violenta opposizione alla nomina di Lorenzo da Petrolla a nuovo podestà di Lucca, nel 1208. Nell’evenienza, il popolo cittadino preferì farsi guidare dalla reazione di Lorenzo, il quale pose mano alla distruzione punitiva dei possedimenti e dei castelli dei Porcaresi. Non si sa se anche Trassilico, luogo così remoto e impervio, fosse interessato o meno dagli incendi e dalle devastazioni podestarili, ma il da Petrolla nell’occasione ci rimise le penne, ucciso barbaramente dagli indomiti di Ugolino. Ottone IV di Sassonia imperatore, presente a Lucca proprio nel 1209, bandì per questo i Porcaresi dall’impero, mandandoli in esilio e privandoli di tutti i loro diritti feudali. Il vescovo per parte sua si accodò prontamente, dispensando le popolazioni dei vari contadi dall’obbedire a quella stirpe infedele. Dopo lungo periodo di assenza dalle scene politiche cittadine, i Porcaresi riuscirono sì a riaffacciarsi e a riconquistare le vecchie posizioni, ma dovettero riorganizzare un po’ tutti i loro possedimenti feudali e castellari. In particolare, il 18 settembre 1274 vendettero per 2100 lire lucchesi tutti i diritti e i possessi locali al comune di Trassilico. L’atto di vendita fu rogato dal notaio di Lucca, nella chiesa di S. Piercigoli, dietro pagamento del prezzo da parte di Guido Belletti, sindaco e procuratore di Trassilico, nelle mani dei rappresentanti comitali: Paganello di Ugolino, Armanno e Aldobrandino di Orlandino. Le alienazioni che dovettero subire, ché di Trassilico non furono le uniche, portarono i Porcaresi, come altri casati feudali, al lento declino e alla definitiva scomparsa.
Il passaggio di Trassilico dalla feudalità comitale alle autorità municipali permise ai Lucchesi di entrare in possesso del castello, il quale dal 1308 fu accorpato alla Vicaria di Barga per essere unito alle terre di Gragliana, Molazzana, Bracciano, Calomini, Vergemoli, Forno Volasco, Valico di Sopra, Valico di Sotto e alle Fabbriche. Fino a quella data e oltre la struttura castellare si presentava dotata di una torre esagonale ora rinvenibile solo da una recente ipotesi archeologica da verificare sul terreno e ancora tutta da approfondire. Nonostante o forse grazie all’epopea antiguelfa e antifiorentina di Castruccio Castracani, questa sistemazione politico-amministrativa lucchese di Trassilico durò immutata per più d’un secolo fino al 1430, non senza alcune discontinuità verificatesi per lo più alle vicende storiche della Repubblica di riferimento. La Signoria di Paolo Guinigi, istituita nel 1400 in città, resse per un trentennio. Alla sua caduta, Trassilico e gli altri popoli della Vicaria si offrirono spontaneamente agli Estensi, fra l’altro regnanti anche a Modena, nella speranza di una maggiore stabilità e sicurezza, ma anche per evitare la dominazione di Firenze. Sillico aveva già deciso il passaggio ai Ferraresi nel 1429 e l’anno seguente Gallicano fece altrettanto seguìto da Trassilico. Alla fine, il 28 aprile 1451 papa Niccolò V sentenziò definitivamente il potere del marchese Borso d’Este sulla giurisdizione di Trassilico, denominandola Terre Nuove. A quel punto gli Estensi avevano già modificato la struttura della rocca, per avervi presumibilmente sostituito alla vecchia torre esagonale di fattura altomedievale alcune torri circolari collegate da corridoi murari di corrente difesa. Il nuovo comprensorio era formato da Fabbriche, Gragliana, Molazzana, Bracciano, Calomini, Vergemoli, Forno Volasco, Valico sopra e Valico sotto e infine Gallicano, capoluogo della vecchia vicaria lucchese. Borso a Trassilico istituì la podesteria, che divenne nuovo capoluogo della Vicaria, prese residenza nella rocca, trasformata come s’è detto, associandovi un notaio, e il sindaco, che risiedeva nel borgo, fu ammesso a rappresentante della piccola comunità civile. Nonostante la particolare situazione di inaccessibilità di quei luoghi, l’estense insediò nel castello una guarnigione composta da un manipolo di sbirri presi da fuori e ivi stanziati.
Non solo Trassilico, ma tutta la Garfagnana si ritrovò praticamente sotto gli Estensi fino ai primi anni del XVII secolo e oltre, fino allo sconvolgente periodo napoleonico. Fra le devastazioni straniere del XVI, Trassilico si distinse subito nel respingere, insieme a Castelnuovo e alle Verrucole, un tentativo di conquista, nel 1512, da parte di Francesco della Rovere, gran capitano di ventura, che in quanto nipote di papa Giulio II andava ricevendo in dono da lui tutta una serie di città e ducati sparsi nell’Italia centro-settentrionale. Ciononostante, il resto della Garfagnana non riuscì a opporre resistenza al Della Rovere, il quale si era ringalluzzito fino al punto di attaccare il ducato di Ferrara. Il vacillare della città estense a quegli attentati indusse i Lucchesi a chiedere l’aiuto di Ugo Moncada, viceré spagnolo padrone di Napoli, per riprendersi la Garfagnana. E tiraron fuori dalle tasche circa seimila scudi per pagarsi il mercenariato delle truppe spagnole, le quali, nell’ottobre del medesimo anno, invasero la Garfagnana compreso Trassilico, mettendola ovviamente a sacco e occupandola come da costume. Bisognò che arrivasse la morte di Giulio II della Rovere perché la Garfagnana, e il nostro castello, tornasse agli Estensi.
Da segnalare che fra il 1522 e il 1524 Ludovico Ariosto fu commissario di Alfonso I d’Este per la Garfagnana. Il poeta risiedeva nel capoluogo Castelnuovo, ma rivolse un certo interesse a Trassilico, non mancando di deplorare al duca lo stato di abbandono del fortilizio, chiedendogli altresì di rinforzarlo per migliorarne ulteriormente l’esclusiva posizione strategica e di confine. Quando poi nel 1557 Ercole III d'Este divenne, ovviamente per nomina, generale di Francia, la vicaria di cui Trassilico era capitale dovette scontrarsi con quella di Barga, dove Firenze, alleata della Spagna, aveva dominio e presidio. L’anno seguente gli abitanti del borgo di Trassilico respinsero persino un attacco mosso dai barghigiani per conto di Firenze. Per la sua posizione inaccessibile, o comunque difficile all’impiego delle prime armi da fuoco, Trassilico si mantenne al riparo dalla guerra che gli Estensi e la Repubblica di Lucca ingaggiarono, più che altro a valle, fra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento. A pace fatta (1618) subentrò una fase piuttosto .lunga di relativa tranquillità, fino cioè alle campagne napoleoniche.
Come si sa, l’istituzione della Repubblica Cispadana nel nord Italia si estese anche a tutta la Garfagnana, la quale fino ad allora si trovava ancora sotto il ducato di Modena. Le nuove tasse “francesi” sul consumo (cereali e formaggi) causarono la ribellione anche di Trassilico, fedele sempiterna agli Estensi, e l’uccisione di un tal Giuseppe Celleri, considerato dai Francesi uno dei capi della rivolta locale, reo di aver ostentato lo stemma della casa d’Este alla soglia della chiesa di S. Elisabetta.
Finito lo sconvolgimento dinastico napoleonico, cioè la
detronizzazione di quasi tutte le case regnanti in Europa, la Restaurazione
metternichiana riportò Trassilico e tutta la Garfagnana al regno degli
ultimi rampolli estensi sopravvissuti: Maria Beatrice d’Este e Ferdinando
Asburgo-Lorena. Dopo un brevissimo periodo sotto il Granducato di Toscana
(1848-9) e un ritorno fugace al Ducato di Modena, Trassilico, con le sue
cinque centinaia di abitanti, si presenta con la Garfagnana al plebiscito
unitario del 1860 dandosi al Regno d'Italia di chiaro stampo piemontese, ma
si ritrova sotto il dipartimento di Massa, legata al territorio del versante
tirrenico. Il primo governo di Mussolini nel 1923 legò il comune di
Trassilico alla provincia di Lucca, l’originaria città da dove il castello
dei Porcaresi aveva preso la prima impronta. Il primo governo della
Repubblica Italiana trasferì la sede del comune di Trassilico a Fabbriche di
Vallico (decreto 10 maggio 1947 n. 441) e il 21 aprile 1948 fu proprio
soppressa la denominazione stessa "Comune di Trassilico", per diventare
definitivamente frazione del comune di Gallicano.
© 2011 Fernando Giaffreda. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.