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TIZZANA, CASTELLO DI CASTRUCCIO CASTRACANI
a cura di Fernando Giaffreda
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Il complesso della rocca di Tizzana trasformato in chiesa, canonica e oratorio; in primo piano un pozzo a deposito dell’acqua infrattato fra le canne incolte.
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Epoca: certamente X-XI secolo, nonostante gli sparuti resti e documenti non permettano una datazione sicura o più precisa.
Ubicazione: il castello di Tizzana, cioè quel poco che resta del suo più grande e antico vestigio, è un piccolo borgo rurale ora di poche decine di abitanti situato alla sommità di una collinetta attaccata al Monte Albano (o Montalbano), che è quella catena collinare che chiude a ovest nord-ovest la gran piana Firenze-Prato-Pistoia (quasi 2 milioni di abitanti).
Orograficamente parlando, si tratta di un poggio di circa 300 m
d’altezza come insabbiato nella parte più bassa e paludosa della piana, nel
comune di Quarrata, ma sufficiente per deviare alcuni fossi e torrenti
nell’affluenza dell’Ombrone pistoiese, il più importante dei quali è lo
Stella, piccolo rio regimato già dai Romani nel I secolo a. C. Ai piedi del
rilievo di Tizzana corre la strada “vecchia fiorentina”, un percorso
pedecollinare appena sopraelevato dalla piana allora paludosa, che da Pistoia
attraversando Quarrata (“carratus” o più medievale “quadratus”),
indirizzava i traffici a Firenze.
L’arroccato paesello fa da estremo confine pistoiese con la provincia di Prato, e per questo è molto vicino in linea d’aria a quell’altro castello di origine pistoiese, Carmignano.
Stato
di conservazione:
del
castello pistoiese di Tizzana, che nell’alto Medioevo era munitissimo di
mura e torri di guardia, rimangono assai poche vestigia, qualche muro posto su
antichi tracciati romani, una torre divenuta il campanile della chiesa
curtense quattrocentesca di S. Bartolomeo, il disegno di base della rocca ora
divenuto un giardino pensile privato. Solo la forza dell’immaginazione è in
grado di ben ricostruire il vecchio impianto castellare originario
Come
arrivarci:
da Firenze (30 km) si
prende la SS 66 detta “pistoiese”, si supera S. Piero a Ponti, poi Poggio
a Caiano, dove c’è una famosa e splendida villa medicea visitabile
gratuitamente; all’incrocio della frazione Catena, esattamente all’altezza
dell’ottimo ristorante toscano “La Bussola”, si svolta a sinistra per
giungere in tre-quattro chilometri al castello-paese di Tizzana.
Come visitarlo: trattandosi di un piccolissimo borgo che un tempo (fino al 1959) era comune capoluogo (ora preso da Quarrata), la visita può esser fatta comodamente parcheggiando la macchina nella piazza della chiesa, e nel silenzio assolutamente rurale di un posto dimenticato e decaduto, passeggiare fra le case alla ricerca degli sparuti segni di un antico passato che come andiamo a vedere fu notevole.
«Chi
volesse prestar fede a un privilegio attribuito a Carlo Magno in favore della
Badia di Nonantola potrebbe credere che fosse questa la corte
di Tizzano ivi rammentata, per quanto altri luoghi omonimi si trovino,
o si trovassero allora nella Toscana Granducale».
Così,
cioè lontanissimo e all’inizio del Medioevo, il famoso geografo Emanuele
Repetti colloca in modo illustre il menzionato sito di Tizzana nel suo
ottocentesco Dizionario Geografico Fisico della Toscana. In realtà i toponimi
di “Tizzano” si trovano più negli Appennini padani che in Toscana, dove
apparentemente ce n’è uno solo, quello originale appunto; e che un “Eremo
di Tizzano” si trovi su un colle a qualche chilometro da Bologna sopra
Casalecchio del Reno, e perciò quello sì probabilissimo tributario della
potente abbazia modenese di Nonantola.
Al
contrario, l’onore imperiale riguarderebbe più Quarrata, una vecchia
frazione di Tizzana oggi comune capoluogo da 47 anni, che nel 997 fu toponimo
romano menzionato in un diploma di Ottone III. Ora la situazione si è
invertita a danno di questo antico colle prima etrusco e poi romano prim’ancor
che medievale (“gens titia”):
Tizzana infatti è decaduta dal 1959 a una frazione rurale del comune di
Quarrata, quando un decreto del Presidente della Repubblica eresse la più
popolosa “cittadina del mobile” a capoluogo, nuova sede municipale di un
territorio di 46 km quadrati che era appartenuto da sempre alla sede
podestarile di Tizzana. Anzi, Tizzana fino al 1927 apparteneva addirittura
alla provincia di Firenze, solo che non aveva le caratteristiche di un gran
centro, limitandosi ad essere un
piccolissimo borgo
rural-pedemontano coincidente col vecchio perimetro castellare originario, e
perciò inadeguato a reggere l’impetuoso sviluppo industrial-manufatturiero
del secondo dopoguerra.
Prima
delle centuriazioni e delle ingegnose bonifiche dei Romani, essendo questa
zona ancora lacustre, inondata e paludosa, il sito di Tizzana costituiva una
delle tante tappe di collegamento dei numerosi insediamenti etruschi, che da
Fiesole passando per il Montalbano portavano a Marzabotto e Bologna. La
recente scoperta di un sito archeologico etrusco in una zona del tutto
pianeggiante del pratese come Gonfienti (vicino al nuovo Interporto d’area
vasta fiorentina), fa supporre con qualche certezza in più che Tizzana fosse
parte del tracciato Fiesole-Artimino-Comeana-Carmignano-Seano-Tizzana-Cecina
in Vignole-Val D’Agna-Limentra, poi Misa e infine Felsina. Un percorso che
si sarebbe intersecato con la Cassia Clodia, la famosa e fumosa “variante
nord” della seconda consolare romana che congiungeva l’Urbe con Florentia.
Sostituitisi
ai Liguri e agli Etruschi, dunque i Romani bonificarono gran parte delle terre
paludose ai piedi di Tizzana. Ne fa prova non solo la centuriazione presente
sul territorio intorno all’Ombrone, al Brana e allo Stella, ma anche la strada
in salita
al poggio di Tizzana che è ancor’oggi riconoscibile quale sicuro tracciato
romano.
Fin
qui le deduzioni. Ma è grazie a una cartula di pergamena collocata
nell’Archivio di Stato a Pistoia, in un fascicolo denominato
“Libro-Croce”, che si può far risalire al 1034 la prima menzione, e
quindi l’esistenza, del “Castello di Titano”, segno evidente che il
castrum era già edificato qualche tempo prima quasi sicuramente da gens
longobarda. Ciò viene addotto perché all’apparenza Tizzana non è
facilmente annoverato o ammesso nel sistema castellare riconosciuto. La sua
storia feudale infatti non è certamente di quelle più nobili o di alto
lignaggio se nel 1006, quando la maggior parte delle fortificazioni longobarde
limitrofe erano espressione dei conti Guidi, il castello risulta di proprietà
di un signore locale, un certo Rodolfo di Pietro che si trovava a Pistoia al
seguito del conte Lotario. Nel 1034 lo stesso Rodolfo sottoscrive un atto di
donazione religiosa in favore della canonica di S. Zeno in Pistoia., legando
così Tizzana alle sorti di Pistoia.
Un
secolo più tardi, nel 1138, anno di fondazione della chiesa di S. Bartolomeo
in Tizzana con annesso un piccolo oratorio, un postero perfettamente omonimo
di ser di Pietro cedette tutto il borgo castellare di “Titiana” ad un
collega di Vignole, che aveva il suo dominus
in pianura, presso la chiesa di Vignole. Ed è durante la restante parte di
quel XII secolo pistoiese che Tizzana acquistò il titolo giuridico di piccolo
comune rurale, se è vero che nel 1223 il consistente affitto per 3 denari di
una cinquantina di casamenti nel borgo servirono a Pistoia, proprietaria del
castello, per pagare l’intero tributo esatto da Federico II imperatore. A
quell’epoca il territorio comunale di Tizzana, ripartito in quattro
sestieri, aveva un migliaio di abitanti di cui almeno tre centinaia presenti
nel perimetro castellare. E in questa parte delle dipendenze territoriali del
Comune di Pistoia, Tizzana faceva somma del più consistente territorio
sud-occidentale insieme alle altre pievi rurali di Montemagno, Vignole e
Quarrata.
Oltre
al geografo Repetti, di Tizzana parlano due storici, o meglio, due cronachisti
fiorentini, il Villani e il Malespini. Il secondo attesta che intorno alla metà
del XIII secolo Tizzana era difesa da fornite mura castellari, da una rocca e
da un cassero, giustificati dalla posizione naturale strategica
dell’insediamento pievano. Il Repetti a sua volta riferisce che «attualmente
però non restano del fortilizio di Tizzana altro che deboli tracce di mura
dirute intorno alla sommità del colle, e scarsi fondamenti della sua torre, o
cassero denominato costantemente la Piccola Rocca». Segno evidente che le
ultime lotte fra guelfi e ghibellini prima e quelle per la supremazia italiana
fra toscani e milanesi, l’avranno ridotta come il Repetti la descrive e come
sostanzialmente noi la possiamo riscontrare adesso. Ma manca forse qualcosa
come vedremo….
Già
il Villani infatti parla del primo assedio sofferto da Tizzana nel 1252,
quando, scomparso ormai Federico II, i guelfi pistoiesi aiutati da quelli
fiorentini per cacciare dalle città i ghibellini posero l’assedio a Tizzana
per riprenderne subito il possesso. Ma l’accerchiamento durò più a lungo
dello sperato, tanto che il papa si rivolse ai ghibellini invitandoli alla
pace e alla desistenza. Solo nel 1253 i ghibellini tizzanesi accettarono un
armistizio offerto dai fiorentini che dovevano accorrere in aiuto di Lucca.
Al
volgere del secolo come sappiamo la lotta fra guelfi e ghibellini si trasformò
in guerra fra Bianchi e Neri. Cantino de’ Cavalcanti infatti nel 1300
reggeva una Pistoia bianca in aperto contrasto con Lucca e Firenze che mal
sopportavano quella situazione politica. Le due città nere alleate mossero
contro Pistoia con le rispettive truppe, quelle fiorentine capitanate da
Roberto duca di Calabria, figlio di Carlo D’Angiò, e quelle lucchesi sotto
il comando di Morello Malaspina. Nonostante il tentativo di mediazione papale,
prima con Benedetto XI e poi con Clemente V, la pace non sopraggiunse se non
dopo le numerosissime morti per fame, saccheggi e incendi, ovunque nel
pistoiese, il 20 aprile 1306. Le condizioni della pace imponevano che i
castelli di Carmignano e Tizzana, insieme ad altri più piccoli, fossero
ceduti alla sovranità di Firenze, per poi passare sotto Pistoia nel 1314 a
condizione che il governo cittadino si tingesse di nero guelfo.
Ma
il resto della prima metà del XIV secolo vide Tizzana entrare nel turbinio
dell’epopea di Castruccio di Castracani, l’antifiorentino per eccellenza.
Partito da Lucca, conquistò Pistoia e tutti i castelli circonvicini fino ad
arrivare una volta minacciosissimo alle porte di Firenze. Artimino si arrese a
Castruccio il 22 maggio del 1325; poco dopo toccò a Carmignano, subito che
anche Montemurlo e Montale furono guastate assai. Si dice che Tizzana
resistette per molto tempo grazie alla sua munita difesa castellare. In realtà
gran parte delle distruzioni che l’hanno ridotta alle strutture attuali si
dovettero all’assedio cruento del Castracani. Ma il colpo esiziale per la
perdita definitiva delle antiche strutture altomedievale, Tizzana lo patì
alla fine del XIV secolo quando la signoria di Milano, sotto Gian Galeazzo
Visconti, volle intendere di estendere il suo dominio sulla Toscana. Iacopo
del Verme con le sue truppe milanesi si scontrò proprio in quel di Tizzana,
nel 1391, con le truppe in difesa di Firenze, capitanate da Giovanni d’Augut,
al soldo della Repubblica dell’Arno. Solo i milanesi lasciarono nelle
campagne tizzanesi 400 morti fra fanti e cavalieri e 1000 prigionieri.
Scarse
le notizie lungo il XV secolo, se non che Tizzana fu teatro di una guerra
intranobiliare fra due delle più famose famiglie castellane del periodo, i
Cancellieri e i Panciatichi, quest’ultimi che avevano eretto Tizzana a loro
quartier generale durante la lotta.
Nel
1523 la peste poi colpì Tizzana in modo particolare, facendo cadere ogni
speranza di riprendersi o ritornare all’importanza rurale di qualche secolo
prima. Il dominio mediceo-lorenese stabilizzò la podesteria fondiaria di
Tizzana, la quale visse come centro agrario e mercantile di una certa qual
importanza grazie ai miglioramenti e alle bonifiche del dispotismo illuminato
dei Lorena. Sappiamo infatti che nel 1772 la podesteria di Tizzana fu
sottomessa al Vicario Regio di Pistoia e soppressa nel 1838 dopo la
riorganizzazione restaurata del periodo postnapoleonico.
Il
resto è stato detto, se non che non viene ricordato molto il fatto che
durante il secondo conflitto mondiale, nel 1944, una postazione della
retroguardia dell’artiglieria tedesca era posizionata sui colli più alti
del Montalbano, laddove si potevano tenere sotto mira tutte le città
dell’Arno superiore, dell’Ombrone e del Bisenzio, ma anche quelle
dell’Arno inferiore, Empoli, Pisa, Lucca ecc. Gran parte della Toscana più
popolata. Non è escluso che qualche distruttivo colpo di cannone nazista il
castello di Tizzana, come altri borghi medievali del resto, non l’abbia
patito.
©2007 Fernando Giaffreda (testo e foto originali). Le foto 15 e 42 sono tratte dal sito www.tizzana.net. © Antonio Caputo per il disegno dell'immagine 52. Il video (inserito nel 2013) non è stato realizzato dall'autore della scheda.