RANGO DI BLEGGIO SUPERIORE, BORGO
a cura di Stefano Favero
Il borgo di Rango. In basso: a sinistra, la grande fontana quadrata in granito al centro della piazza del borgo; a destra, i cunicoli ed i passaggi a volta all'interno del borgo.
Epoca:
2300 a.C.
Posizione geografica:
Rango, frazione del comune di
Bleggio Superiore in provincia di Trento, si trova nel cuore delle Valli
Giudicarie. Dista 37 chilometri dal capoluogo provinciale e 98 da Brescia.
Stato di conservazione:
interamente abitato, il centro
storico è uno dei borghi meglio conservati d'Europa.
Come arrivare:
è possibile raggiungere Rango
attraverso le strade statali che salgono dai laghi di Garda e di Idro. Per
chi sceglie di arrivare dal maggior lago italiano, da Riva del Garda
prendere la strada statale 45bis e percorrerla fino a Ponte Oliveti. Da qui
si imbocca la statale 237 in direzione di Bleggio Superiore. Giunti al
capoluogo comunale occorre seguire le indicazioni per il borgo di Rango. Per
chi preferisce invece raggiungere il luogo dal lago di Idro, da Ponte
Caffaro deve seguire la strada statale 237 in direzione di Storo e dopo
avere superato Tione di Trento, prosegua fino a Bleggio Superiore, da dove
si osserveranno le indicazioni per Rango.
Come visitarlo:
a piedi, lasciando l'auto nei
parcheggi appena fuori dal centro storico.
Le prime tracce certificate di Rango, toponimo di origine celtica, risalgono al 2300 a.C., grazie ai ritrovamenti effettuati nel villaggio di palafitte di Fiavè. Il nome del borgo deriva infatti da “randa”, cioè “limite”. Fin dai tempi più remoti il luogo costituiva l'ultima frazione abitata prima di salire verso il passo Durone, ma formava anche il confine della “pieve del Bléggio”.
Qui nel 200 a.C. i Romani conquisteranno al loro dominio quelli che loro stessi definivano i “popoli delle Alpi”, ed è esattamente nel 1004 che Rango viene inglobato nel Sacro Romano Impero Germanico con l'intero territorio dell'attuale provincia di Trento. Esso sarà una giurisdizione a sé, direttamente agli ordini del vescovo di Trento. Questo status si protrarrà per quasi otto secoli, fino all'anno 1803 con l’epopea napoleonica.
Per quasi tutto il Medioevo infuriano in queste zone le lotte tra i piccoli comuni per i diritti sui pascoli e sui passaggi. Singolare il caso registrato nel 1155 quando, per dirimere una delle tante controversie tra Bléggio e Rendena, il vescovo Eberardo affida al giudizio divino la soluzione, cioè a un duello fra rappresentanti cittadini in contrapposizione, che fu vinto dal rappresentante di Bléggio.
Nel 1524 e 1525 avrà corso la cosiddetta “guerra rustica”: gli agricoltori della zona, strangolati dalle decime e dai balzelli, si rivoltano contro il clero e la classe nobiliare incendiando chiese, conventi, monasteri e castelli. Nel ‘79 dello stesso secolo sarà poi la volta della “guerra delle noci”. La rivolta, messa in atto sempre dai contadini, prese le mosse dal rifiuto delle imposizioni tributarie che il vescovo di Trento addossò agli abitanti delle Valli Giudicarie, in continuità con le antiche usanze fiscali a favore del Conte di Tirolo, conosciute col nome di “compattate”, ma che vessavano pesantemente gli abitanti.
Rango ed il Bléggio vengono invece stranamente risparmiati dall'invasione francese. Per tale motivo, nel 1703, viene fatto un voto che ancor oggi è gelosamente mantenuto: ogni anno si svolge la processione sul monte San Martino. Nel 1796 sarà però Napoleone Bonaparte ad invadere tutto il trentino e nel 1803, come detto, farà cessare sull'area la dominazione del vescovo di Trento.
Il Congresso di Vienna del 1815 annetterà il Trentino all'Austria, ma nel 1848 a Tione, paese posto a pochi chilometri da Rango, verrà istituito un governo provvisorio ed issata la bandiera tricolore. La repressione degli Austriaci sarà alquanto dura e si protrarrà fino all'annessione del 1918, quando il Trentino viene conquistato in esito al primo conflitto mondiale.
Oggi questo piccolo gioiello di architettura antica appare improvvisamente all'occhio del visitatore come una piccolissima città fortificata, scolpita mirabilmente nella montagna. Le case, quasi tutte abitate, sono addossate una all'altra, collegate fra loro da portici, cortili interni ed androni. Raro esempio di tutta la regione, Rango con i suoi 150 abitanti è un borgo perfettamente conservato, non solo dal punto di vista edilizio ma anche da quello architettonico secondo le tradizioni antiche della zona. All'entrata del centro storico si nota una bifora di epoca rinascimentale ornata da una meridiana. Il susseguirsi all'interno dell'abitato di cunicoli, ponticelli, passaggi coperti e androni, fa supporre che fin dall'antichità questo sia stato un luogo di passaggio obbligato per migliaia di viaggiatori, identificabili soprattutto in mercanti e pastori. Le case rurali del borgo sono di grandi dimensioni, abbellite da portali, loggiati e rastrelliere in legno, che consentono ancor oggi l'essiccazione dei prodotti e delle derrate alimentari. La fisionomia di queste costruzioni fa pensare a una duplice funzione, abitativa ed agricola. Le case ospitavano sia le persone che i loro animali. Altra caratteristica di Rango è costituita dalle tipiche aie per battere le biade e stipare la legna da ardere. Fieno e granoturco invece vengono tenuti caratteristicamente nei solai.
Al centro del borgo campeggia la fontana in granito, quadrata, che è sempre stata destinata all’abbeveraggio del bestiame, soprattutto le pecore; ma che oggi funge da luogo di appuntamento per residenti e turisti.
©2011 Stefano Favero. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.