SABBIONARA DI AVIO, castello
a cura di Marta Tinor
Veduta del castello dal sentiero; in basso: la torre aperta.
In basso, a sinistra: l'entrata al castello; a destra: la prima cinta muraria di Sabbionara.
Epoca: la prima citazione ufficiale di “Castellum Ava” risale al 1053.
Posizione
geografica:
il castello di Sabbionara, nel comune di Avio, si trova nella parte
meridionale della Val Lagarina in provincia di Trento, a circa 800 m di
altitudine.
Stato di conservazione:
il castello di Sabbionara è in buone condizioni. Il FAI si occupa della sua conservazione fin dagli
anni Settanta, consentendo a tutti (o quasi) di ammirare, sia pur dopo
alcuni secoli, i magnifici affreschi che vi si trovano.
Come arrivare: occorre tenere l'Autostrada A22 del Brennero, e uscire ad Ala-Avio, intermezzo tra Trento e Verona. Seguire poi la chiara segnaletica turistica posta in loco.
Come visitarlo: in linea di massima il castello è visitabile tutto l’anno, escluso in gennaio, a fine dicembre e tutti i lunedì non festivi. Per maggiori informazioni, contattate il FAI.
Di questa fortezza medievale si hanno notizie già nel 1053 grazie ad un monaco bavarese, tale Gotschak, che annotò di avervi passato la notte (beato lui!!!). Era di ritorno in patria dopo aver prelevato a Verona le reliquie di sant'Anastasia.
Nel XIII secolo il castello venne occupato dalla famiglia dei Castelbarco, i quali erano soliti ordinare magnifici lavori artistici e far costruire fortezze nei loro possedimenti. Con un lascito testamentario siglato nel 1411 i Castelbarco cedettero il castello a Venezia, la quale diede mano ad alcuni ampliamenti, fra l'altro decorando anche la cappella di San Giorgio e aggiungendo sulla facciata gli stemmi dei dogi.
Un secolo dopo, il castello venne espugnato dalle truppe di Massimiliano I. Così, mentre i veneti furono costretti alla ritirata, l’imperatore faceva collocare nel castello le proprie insegne araldiche, ipotecandolo successivamente agli Arco.
Finalmente nel XVII secolo il castello, dopo essere passato nelle mani anche dei principi vescovi e della famiglia Madruzzo, tornò ai baroni Castelbarco, Ma costoro nell’Ottocento iniziarono a smantellarlo, finendo coll'utilizzare il materiale per abbellire la nuova dimora a Lòppio.
Nel 1937 quando il conte Emanuele Rezzonico Pindemonte di Castelbarco ne viene in possesso, trova solo un rudere. E sua figlia Emanuela decide di donarlo alla FAI nel 1977.
©2009 Marta Tinor. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.