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VALLINGEGNO, CASTELLO
a cura di Daniele Amoni
Una recente immagine del castello.
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Epoca:
anteriore
al secolo XIV.
Conservazione: buona. Il castello è proprietà privata, con possibilità di visite guidate su prenotazione (tel. 0755741273).
Come arrivarci: con la Superstrada E45, uscita di Bosco e proseguire per la Strada Regionale 298 Eugubina, in direzione Gubbio; dopo 12 Km lungo i tornanti, si giunge alla località Scritto: seguire le indicazioni.
Lungo
la statale Gubbio-Perugia, sotto l’abbazia benedettina di San Verecondo de
Spissis, sorge questo splendido maniero circondato da una robusta cinta
muraria (guelfa) e rinforzato da rivelini, la cui origine si fa risalire con
molta probabilità anteriormente al Trecento; è uno dei rari esempi di castello
sorto a difesa di un’abbazia che non sia stato distrutto o abbandonato nel
corso dei secoli. In posizione dominante sulla sottostante valle del Chiascio,
presenta al centro un mastio di venti metri d’altezza e altre due torri nelle
parti estreme.
Antico feudo dei
Gabrielli (Rosso, Cante I e Bino di Pietro), assunse un ruolo significativo nel
Medioevo quale base militare posta a vigilanza della strada che da Gubbio
conduceva a Valfabbrica.
Nel
secolo XIV dipendeva dalla curia Petrorii
Comitum. Nel 1355 il castello, per mano di un certo frate Pietro, si ribellò
a Gubbio; rioccupato da milizie eugubine comandate
da Bastardo di Ceccolo Montaini da Pergola, subì notevoli danni. Nel 1370 venne
fortificato (come pure nel 1433 e nel 1626) e dotato di un capitano al comando
di una piccola guarnigione.
Tra
i vari capitani degli armati si
ricordano: Bartolomeus May ser Petri
(1431-1432), Cristoforus Jacobi
(1433), Paci Antonii (1433).
Il
3 ottobre 1387, il conte Antonio da Montefeltro (1348-1404), marito di Agnesina
di Giovanni di Vico, ordinò al podestà di Gubbio di procedere militarmente
contro alcuni ribelli autori di eccidi e rapine nei territori confinanti con
Perugia: tra questi c’era Franciscus
Dominici de Vallingegno, contro il quale fu emesso un vero e proprio ordine
di cattura su tutto il contado eugubino. Tre anni più tardi Francesco,
ricercato e debitore di 1000 fiorini d’oro, promise fedeltà assoluta al
conte.
Nei
secoli XV e XVI il castello apparteneva ai nobili Balducci di Gubbio; nel 1487
Paolo, Pietro, Pascuccio di Bartolomeo con i fratelli Girolamo e Simone, si
divideranno le proprietà di Vallingegno; Sebastiano
diventerà terzo console eugubino nel 1548.
Il
12 maggio 1580, giorno dell’Ascensione, nelle vicinanze del castello, morì
per un’imboscata Francesco Ranieri di Schifanoia, assalito da un gruppo di
banditi capeggiati da Fabrizio III Signorelli.
Dai
Balducci passò (secolo XVII) ai Filippetti (Tommaso di Filippo, guardia reale nel
1808-1814), ai Mencarelli di Perugia (Francesco, avvocato, aderente
all’Associazione Liberale Monarchica di Perugia, capeggiata da Cesare Fani,
1844-1914), al barone Teyxeira, alla famiglia pisana degli Aldovisi, al signor
Gino Bartalini di Roma. Attualmente appartiene al neurochirurgo salernitano
prof. Umile Granieri.
Nell’abbazia
di S. Verecondo, posta nelle immediate vicinanze sull’itinerario francescano Gubbio-Assisi, soggiornò san Francesco «indebolito e quasi consumato dalla continua penitenza e dal
digiuno»; in
quel luogo fu accolto «a guisa di garzone, coperto d’una vile camiciuola e
attese ai servizi di cucina» (Tommaso da Celano).
Il
castello, restaurato dopo l’ultimo conflitto mondiale, ha subito gravi danni
durante il terremoto del 1984, ma oggi si presenta in buono stato conservativo
per merito del proprietario che ne ha curato personalmente il consolidamento.
La
vetta della torre di guardia - detta di “San Francesco” - unico esempio di
torre poligonale nel territorio eugubino, costituisce il punto migliore di
avvistamento: di fronte sono chiaramente visibili la torre di Petroia e, più
lontana, quella di Biscina, perfettamente allineate sui rispettivi contrafforti.
La
sua posizione, quindi, permetteva facilmente la comunicazione tra i castelli. Il
corpo centrale rappresenta la parte abitativa del castello: in epoca medievale
era probabilmente un unico grande ambiente, rifugio della guarnigione militare
di guardia; presenta mura spesse in cui sono ricavate piccole finestre ad arco;
superiormente si sviluppa il camminamento di ronda.
Notizie
tratte dal volume di Daniele Amoni Castelli, fortezze e rocche dell’Umbria,
edizioni Quattroemme, Perugia 1999.
©2004 Daniele Amoni.