Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Veneto ® Provincia di Belluno |
mAJON, castello DE ZANNA
a cura di Stefano Favero
Sopra e in basso a sinistra: una delle due torrette angolari rimaste del Castello de Zanna, a nord-ovest della cinta muraria. In basso a destra: una finestra diruta sulla cinta del castello.
Epoca: fine XVII secolo. Incompiuto.
Ubicazione: Majon è una frazione situata a nord di Cortina d'Ampezzo, nel suo comune ma nell'alta Valle del Bòite, tra il Cadore, l'alto agordino, la Valle di Ansiei e la Val Pusteria, al centro della cerchia delle Dolomiti ampezzane. Dal 1923 il comune fa parte della provincia di Belluno.
Conservazione: resti della cinta muraria, rudere di una delle torri.
Come arrivarci: per raggiungere il castello si può percorrere l'autostrada A27 Venezia-Belluno ed uscire a Belluno (72 chilometri da Cortina), oppure la A22 Modena-Brennero uscendo al casello di Bressanone (87 chilometri da Cortina). Percorrendo poi la viabilità ordinaria si giunge a Cortina e si seguono le indicazioni per località Majon. Dal centro della frazione si scende per un sentiero, percorribile anche in auto, fino a raggiungere il castello.
Come visitarlo: a piedi.
Il nobile ampezzano Zamaria Zanna (o Gianmaria Zanna), discendente di Pietro De Zanna, fece erigere il castello verso la fine del diciassettesimo secolo. Secondo un documento catastale, i lavori iniziarono nel 1694.
L'edificio, simile ad una fortezza di dimensioni ridotte, era costituito da mura perimetrali molto basse, di colore bianco, lo stesso colore di cui erano costituite le due torrette angolari rivolte vero la facciata principale. Su questo lato vi è una cappelletta dedicata alla Trinità, risalente a fine '600, sul cui esterno campeggia un porticato e nel cui interno vi sono due altari in legno ed una pittura di Palma il Giovane.
Il cantiere del castello venne fermato nell'agosto del 1696 per volere della comunità locale che non riconobbe a Zamaria Zanna la facoltà di costruirsi come dimora una fortezza. Ciò perché gli ampezzani temevano conseguenze dal governo centrale in caso di guerra. Essi, infatti, erano fedeli alla tradizione democratica e, nella motivazione con cui bloccarono i lavori, vi era scritto «per il pregidizio che la costruzione può apportare alla patria». Questo fatto fece nascere una leggenda, ancor oggi viva tra gli abitanti del luogo, secondo cui «gli ampezzani, come moderne Penelopi, distruggevano durante la notte le mura che erigevano durante il giorno».
Il castello, proprio a causa di questo timor reverenziale nei confronti del governo, non venne mai portato a termine. Nel 1809 subì l'attacco delle truppe napoleoniche ed incendiato. Venne parzialmente danneggiato e da allora non fu più sottoposto ad alcuna ricostruzione o restauro.
Oggi si presenta con una fortezza diroccata ed integrata nel moderno inurbamento cortinese.
©2011 Stefano Favero.