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LAZISE, CASTELLO SCALIGERO, BORGO

a cura di Stefano Favero

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In alto, le torri del castello di Lazise. In basso, a sinistra: veduta frontale della porta San Zeno a Lazise, per entrare al castello da sud; a destra: la cinta muraria di Lazise vista dal percorso perimetrale interno.

 

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La porta san Zeno di accesso al castello  L'interno della porta san Zeno, accesso meridionale al centro storico  Le mura del castello di Lazise con le torri interne  Le mura del castello con le torri interne  Le torri del castello 


       


Epoca: il borgo è di origine neolitica; il castello fu costruito nell'XI secolo.

Posizione geografica: il Comune di Lazise si trova in provincia di Verona, sulla sponda su-orientale del Lago di Garda, fra Peschiera e Bardolino, prima di Garda.

Conservazione: la cinta muraria è ben conservata, merli compresi. Le porte d'ingresso sono state più volte rimaneggiate.

Come arrivare: per raggiungere il centro storico di Lazise, nel quale si erge l'omonimo castello, basta percorrere la strada statale Gardesana Orientale, che costeggia il lato veneto del lago di Garda da Peschiera verso Riva del Garda.

Come visitarlo: parcheggiando all'esterno della cinta muraria, così da fare una passeggiata di circa un'ora, sia all'interno che all'esterno delle mura. Al centro storico si accede invece dalla Porta di San Zeno.

    

Cenni storici. Il borgo

Il paese lacustre di Lazise è uno dei più antichi sorti sul Garda. A partire dal Neolitico fu abitato da gruppi che vi avevano costruito elaborati sistemi palafittizi. L'antico nome di Lacisium è quasi certamente derivante da “lacus”, ovvero “lago”.

Insieme a Bingen in Germania, Lazise, nell'anno 983, diventa “libero comune d'Europa” grazie al diploma imperiale sottoscritto da Ottone II, sacro imperatore romano, il quale concede agli abitanti del villaggio il diritto al commercio, alla pesca e la completa autonomia civica.

A fortificare Lazise saranno stati i Romani, mentre nell'XI secolo verranno eretti castello, mura, fossati e porte, quest'ultime rinforzate ed ampliate col passare dei decenni.

Nel 1179 Lazise si dovette difendere già dall'attacco di Turisando da Verona, che ovviamente voleva conquistarne la rigogliosità economico-sociale. Successivamente il piccolo centro rivierasco entrò anche nelle mire prima degli Scaligeri, poi dei Visconti e infine della Serenissima, la quale fra il XVI e il XVII secolo vi aveva istituito una dogana per tassare le merci in transito sul lago.

Da registrare un singolare episodio occorso all'inizio del XVI secolo e del quale vi è ancor oggi una prova tangibile. La Lega di Cambrai, che aveva appena sconfitto i Veneti, si era costituita contro Venezia. Al capitano Zaccaria Loredan, il quale era riuscito a condurre le navi superstiti nel porto di Lazise, fu dato ordine dal senato della Serenissima di affondare i natanti e di ritirarsi in buon ordine. Loredan eseguì diligentemente l'ordine, tanto che ancor ancor oggi, a cento metri dalla sponda del lago, si possono vedere due relitti di navi veneziane.

La Serenissima comunque riconquistò Lazise pochi anni più tardi, mantenendone il controllo fino all'arrivo della truppe rivoluzionarie francesi di Napoleone Bonaparte. Poi calarono gli Austriaci restauratori e infine Lazise fu conglobata nel Regno d'Italia.

D’epoca altomedievale è sicuramente una piccola necropoli sorta nei pressi del villaggio. Nel 1077 Lazise godette di altre concessioni imperiali. Il consistente borgo ebbe mura e fossa con castello. Anche gli Scaligeri riconobbero l'importanza sia economica che militare del luogo, tanto da riedificarne completamente le mura castellari, il palazzo doganale e la torre “Cadenon”, oggi non più esistente, con l’adiacente cortina di protezione del porto.

  

Cenni storici. Il castello

Dell'originario castello non rimangono molte testimonianze. I resti sono racchiusi nel recinto di Villa Bernini (ex-Buri).

All'interno del maniero operavano i magistrati veneti al tempo della Serenissima (repubblica). I francesi nel 1796 lo utilizzarono come fabbrica di salnitro per la produzione di polvere da sparo. Successivamente gli austriaci lo vendettero ad un privato cittadino che lo utilizzò come cava da pietre. Chi lo desiderava poteva addirittura acquistare le pietre del castello per fabbricare la propria abitazione. In questo periodo perciò vennero completamente asportate anche le gradinate interne alle quattro torri. Solo con l'arrivo del conte Buri quanto ancora rimasto fu protetto e conservato.

Il porto antico, riservato al castello, che negli ultimi due secoli era stato abbandonato e ridotto a palude, fu interrato e trasformato in giardino.

     

 

    

©2009 Stefano Favero. La prima immagine riquadrata (inserita nel 2016) è tratta dal sito https://vacanzalagodigarda.wordpress.com. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

      


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