COIA, CASTELLO
a cura di Stefano Favero
Sopra: la torre di Coia e i resti del cassero. Sotto: particolari delle rovine del castello.
Posizione geografica: Coia è una frazione del Comune di Tarcento in provincia di Udine, situata a 21 chilometri a nord del capoluogo, sulle colline tra i fiumi Tagliamento e Judrio.
Conservazione: rudere. Ben conservato il torrione.
Come arrivarci: da Udine prendere la strada per Tarvisio fino a Tarcento, quindi seguire le indicazioni per la località di Coia.
Come visitarlo: al centro di Tarcento, seguire le indicazioni stradali per Coia e risalire la collina fino al suo punto più alto. Qui sorge il castello.
Il piccolo abitato di Coia, sulla collina che sovrasta Tarcento, piccola cittadina delle Prealpi Giulie, ha radici che affondano in epoca preistorica. Tracce di questa località vengono ritrovate in antichi documenti risalenti ai celti ed ai romani.
Nell'alto Medioevo Tarcento diviene il feudo di una famiglia austriaca che farà erigere due manieri. Quello che ancor oggi rimane, ridotto a poco più di un rudere, è il castello di Coia, chiamato dai friulani “Cjscjelat”, ovvero “castellaccio”. Dell'originaria struttura resta ben conservato l'angolo del torrione, sul quale sono visibili le tracce dei vari piani dalle quali si intravedono rari affreschi.
Nel 1281 il castello di Coia viene consegnato ad un nobile friulano con l'intero feudo, denominato dal patriarca di Aquileia, Raimondo Della Torre, Artico di Castel Porpetto, meglio conosciuto adesso come Articone.
Da allora nel castello, che è posto sul colle tarcentino, si rappresenta il “Falò dell'Epifania”. Da oltre sette secoli, al tramonto del 5 gennaio, un corteo con centinaia di figuranti in costume medievale attraversa le vie del centro storico, fino a raggiungere i piedi del colle di Coia. Qui il “vecchio venerando” ripercorre attraverso un racconto la storia dell'investitura feudale di Artico di Castello. Al termine della rievocazione i partecipanti sono invitati a seguirlo fino al “Cjscjelàt”, muniti con le loro fiaccole accese. Qui il vecchio accende finalmente il “pignarul grant” (il grande falò). Il fumo levatosi dalla pila di legna indicherà buon raccolto se si orienta ad est, e cattivo se si dirige ad ovest.
Fino a qualche secolo gli esiti di questa divinazione del fumo erano spunto per l'emigrazione dei contadini del posto, i quali lasciavano con qualche motivo la terra per cercare altrove lavoro o fortuna.
©2009 Stefano Favero. Il video non è stato realizzato dall'autore della scheda.