Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Toscana ® Provincia di Arezzo |
MONTE SAN SAVINO, castello DI GARGONZA
a cura di Fernando Giaffreda
In alto: a sinistra, torre e piazza di Gargonza; a destra, la torre merlata di Gargonza. Il richiamo allo stile toscano di Scarperia, piazza della Signoria a Firenze, è forte. In basso: la piccola casa podestarile chiusa nel suo recinto murario.
Epoca:
prima
metà del XII secolo, ad opera della gens comitale casentinese degli Ubertini,
originariamente vassalli dell’episcopato di Arezzo.
Ubicazione:
nel
territorio del Comune di Monte San Savino, in provincia di Arezzo. Il borgo
castellare di Gargonza è situato sugli Appeninni ad ovest del bacino
fluviale Val di Chiana, a 543 m d’altezza lungo la SS 73 Arezzo-Siena,
distante 7 km dal capoluogo comunale.
Come arrivarci: Gargonza è quasi visibile a occhio nudo sulla destra quando si percorre il tratto sud dell’A1, fra i caselli di Arezzo e di Monte San Savino. Perciò, uscendo per un paio di chilometri da quest’ultimo e dirigendosi sul piccolo ma famoso comune rinascimentale, basta superare il paese mantenendosi sulla SS 73: dopo 8 km sulla destra si trova l’indicazione per il borgo-frazione di Gargonza.
Stato di conservazione: tutto il borgo, tranne qualche immobile, è sostanzialmente proprietà privata e usato dai proprietari, i Guicciardini-Corsi-Salviati, per la funzione ricettiva alberghiero-agrituristica. Pertanto, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso Gargonza è in ottimo stato conservativo, con ampi spazi e strutture convegnistico-congressuali. Il governo Prodi vi raccolse in ritiro per due volte (marzo 1997 e settembre 2000), peraltro comodamente alloggiato, l’intero Gabinetto.
Come visitarlo: il castello di Gargonza è quasi del tutto proprietà privata, ma se si vuole visitare il borgo per ammirare le mura, il cassero, la bella chiesetta romanica dei SS. Tiburzio e Susanna e tutto il resto, è sufficiente arrivarvi con l’auto e parcheggiare adeguatamente, sempre che non sia in corso qualche affollato convegno o gremito periodo vacanziero stagionale. Per le visite più approfondite rivolgersi a: +39 0575.847021, fax +39 0575.847054, info@gargonza.it.
Cenni storici
Furono gli Ubertini a incastellare il primo nucleo di Gargonza su questo appartato colle appenninico prospiciente la Val di Chiana, tenendolo a lungo legato alle sorti ghibelline di Arezzo. Famiglia comitale costituita da boni homines di origine longobarda, gli Ubertini si inurbarono anche a Firenze da dove furono però cacciati nel 1280, ed ebbero in Gugliemino, vescovo di Arezzo, un degno rappresentante del fronte ghibellino nella battaglia di Campaldino (1289), ove fu sconfitto e ucciso.
Fra il 1302 e il 1304 a Gargonza si consuma l’ansia di riscatto politico-militare di Dante Alighieri, esule e condannato a morte, tutta inscritta nel suo primo disegno ideologico antibonifaciano per rientrare a Firenze, dove frattanto Carlo di Valois agiva pesantemente negli interessi del Caetani e dei Neri fiorentini. Nel borgo fortificato di Gargonza si riunirono dunque in assemblea permanente i fuoriusciti guelfi, con tutto lo stato maggiore dei Bianchi, Vieri de’ Cerchi, Lapo degli Uberti e altri esponenti della consorteria degli Ubertini, in un’ibrida alleanza coi ghibellini aretini e quelli banditi da Firenze molto tempo prima, che tuttavia garantivano assoluta lealtà e sostegno. In quell’ambiguità di un “accozzamento” opportunistico ci si spinse fino a “fare i conti avanti all’oste”, cioè a far piani un po’ avventati sulla conduzione di una guerra ancora tutta da intraprendere, e che si sarebbe rivelata lunga e rovinosa. Nel variegato quartier generale di Gargonza furono perfino preordinate «le modalità di resa dei Neri dopo una sconfitta data per certa, e infine un’eventuale riconciliazione, una volta ristabilito il circuito delle libertà democratiche in città» [1]. Nonostante i primi successi nel recupero dei castelli di Piantravigne, Serravalle, Gaville e Ganghereto, i Neri riescono a recuperare alacremente terreno non solo grazie al voltafaccia di Carlino de’ Pazzi, che si vendette per una corruzione di 400 fiorini d’oro al neo-podestà fiorentino Gherardino da Gambara, ma anche per i timori in diversi municipi di un possibile rientro a Firenze dei vecchi ghibellini, oltre al sostanziale attendismo di quella strana intesa gargonziana, circostanze che permisero ai Neri di impadronirsi e occupare, già nel giugno del 1304, di tutte le cariche pubbliche fiorentine.
Forti delle vittorie riportate, le armate fiorentine attaccarono nuovamente il castello di Gargonza nel 1307, il quale evitò la capitolazione solo alla grazie alla diffusione della notizia, falsa, dell’arrivo improvviso, da Roma verso Firenze, delle truppe del cardinal Orsini. E rimase ancora nella situazione di sostanziale legame con Arezzo fino al 1381, quando Giovanni degli Ubertini vendette il castello alla Repubblica di Siena, riscuotendo la cospicua somma di 4.000 fiorini d’oro. Finì così, nella liquidazione monetaria, come succedeva anche ai conti Guidi per altri loro castelli casentinesi e pistoiesi, il dominio di un’antica famiglia feudataria su uno dei castelli più importanti della Val di Chiana. Quattro anni più tardi, nel 1285, i Fiorentini, abilissimi nelle transazioni finanziarie per l’acquisto dei fondi toscani, si annetterono Gargonza definitivamente, che rimase d’ora in avanti legata alla città del Giglio.
Per circa mezzo secolo, la nuova situazione politica a Gargonza permise un considerevole sviluppo economico e un cospicuo inurbamento del borgo, finché la popolazione, forse troppo incline a simpatie senesi, insorse nel 1433 contro l’insoddisfacente conduzione fiorentina del feudo. L’intervento militare di Firenze fu durissimo fino al punto di distruggere quasi del tutto il castello, radendolo al suolo in gran parte delle abitazioni e delle mura, per non lasciare in piedi altro che il cassero e la torre merlata.
Alla metà del Cinquecento, in
pieno periodo signorile, Gargonza è acquistata in livello da Giovanni della
facoltosa famiglia dei Lotteringhi della Stufa, un ceppo gentilizio di
provenienza germanica (Lotharingen) inurbatosi a Firenze nell’XI secolo,
denominato così perché “proprietario” della stufa
Con i Patti agrari del 1950 e
la fine del sistema mezzadrile in Toscana, Gargonza entra ulteriormente in
stallo solo per essere rilanciata a partire dagli anni Settanta da Roberto
Guicciardini Corsi Salviati, il quale l’ha sapientemente trasformata in un
borgo-residence costituito da appartamenti, beds and breakfast e strutture
turistiche dotate di ogni comfort di medio ed alto livello, collegato
altresì in circuito a marchi storico-turistici di livello anche europeo. Il
tutto contornato per giunta da uno scenario “medievale” immerso nel verde
sempiterno dei cipressi, degli olivi, dei lecci e del bussolo; costituito
fra l’altro dai resti delle mura, dal bel portale d’ingresso, dal cassero,
nonché dalla torre merlata che domina la pianta ogivale del borgo di
Gargonza.
1 Walter Mauro, Invito alla lettura di Dante, Mursia, 1980, p. 36.
2 La “stufa” altro non era che la fonte termale dei bagni pubblici di San Lorenzo.
© 2009 Fernando Giaffreda, testo e foto (tranne l'ultima, di Luxio, tratta dal
sito
www.panoramio.com).