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LEGRI, castello
a cura di Fernando Giaffreda
Panoramica del castello di Legri (dal sito www.comune.calenzano.fi.it).
Epoca:
secolo
XII, ma il toponimo «Castrum Ligari», citato nei documenti imperiali di
confermazione feudale, risale certamente a un insediamento bizantino
posteriore al IX secolo.
Conservazione: l’ottimo stato strutturale di cui gode il castello di Legri è dovuto a una serie completa di ritocchi e restauri novecenteschi in perfetto «stile romantico» che, se da un lato restituendocelo ce ne ha fatto perdere l’aspetto originario, dall’altro finisce col rappresentare perfettamente, e in maniera assolutamente ortodossa, l’interpretazione romantica e piccolo borghese del Medioevo.
Ubicazione: nel territorio del Comune di Calenzano, in provincia di Firenze. è situato, defilato e seminascosto com’è, nel chiuso della valle ogivale omonima posta in direzione del Mugello, a nord del Comune capoluogo, su un poggio di circa 250m s.l.m, lambito sia ad est che ad ovest da due torrenti pressoché sinonimi, la Marina e la Marinella. La posizione solatia per tutto l’anno ha mantenuto le terre annesse al castello di Legri floride e produttive nel suo secolare contesto agricolo-rurale.
Come arrivarci: essendo situato ad un passo in linea d’aria dall’autostrada del Sole A1 Milano-Napoli, ma un po’ fuori mano, basta uscire al casello di Prato-Calenzano e dirigersi sul comune capoluogo, Calenzano appunto. Da lì occorre seguire le indicazioni per Barberino di Mugello o per il passo de Le Croci, risalendo la provinciale che lambisce il torrente Marina. All’altezza della località La Chiusa c’è una diramazione a destra che porta dritti al paesello di Legri, e che non ha sfondo. In tutto saranno una quindicina di chilometri.
Per
visitare il castello:
il
castello di Legri è proprietà privata. I padroni, che non vi
risiedono costantemente, lo utilizzano e lo rendono disponibile al pubblico
per feste, matrimoni, ricevimenti, meetings, fashion art e così via.
Pertanto, per visitarlo all’interno occorre telefonare al fisso 055.8827080
e al mobile 348.3113837 che fanno da segreteria, oppure incappare, com’è
successo a noi in una bellissima giornata ottobrina, in una cerimonia nuziale
in corso, con tanto di ricevimento fotografico e rito nella cappella interna.
Si
può collocare nel periodo della dominazione bizantina, il sorgere del luogo
di Legri, dalla bella pieve
romanica dedicata a San Severo (XI-XII secolo), che si trova più a
valle del castello, nel piccolo paese omonimo. In un «privilegio» del 983,
Ottone III di Sassonia, sacro imperatore romano-germanico e re d’Italia dallo stesso
anno fino al 1002, nomina la pieve basilicale a tre navate di Legri
confermandone la proprietà riservata alla Chiesa di Roma. Questa pieve,
ricordata come chiesa di «S. Severo a Ligari», viene citata anche in un
contratto sottoscritto il 25 luglio 1051 e conservato fra le pergamene
dell’archivio della chiesa di Passignano, col quale un certo Rustico
Teuzzone, abitante a Figline Valdarno, rinunciava a favore di un tal Rodolfo
di fu Sigfredo a ogni pretesa sui beni di una serie di chiese, corti e
castelli, fra cui Legri. Nel 1128 poi, fu redatta una donazione di beni
(terre) di quel luogo da parte di Gottifredo, vescovo di Firenze ai conti
Alberti, insieme ad altri.
Tuttavia
occorre aspettare il 1191 per avere un documento, una bolla imperiale per
l’esattezza, dove si rammenti espressamente il castrum Ligari, a valere come
esistenza certa di un castello feudale a Legri. Già nel suo ottocentesco
Dizionario Geografico Fisico della Toscana, il geografo Emanuele Repetti
dissuade chiunque voglia cercare nel termine «Ligari» un’ascendenza o
un’origine ligure del luogo, cosa che del resto potrebbe avere un certo qual
fondamento a vedere l’esempio di Pistoia, ma lo definisce seccamente un «sognatore».
In quell’anno l’imperatore Enrico VI Hohenstaufen, padre di Federico II e
figlio del Barbarossa, nel corso della sua campagna italiana per riprendersi
in nome della moglie, Costanza d’Altavilla, la Sicilia, conferma ai vassalli
conti Guidi del ramo di Modigliana, proprietari ed edificatori di molti
castelli tosco-romagnoli, il possesso di una serie di castelli intorno a
queste colline, in particolare il Monte Morello sopra Firenze, Calenzano e
appunto Legri.
Nel
1220 e nel 1249 Federico II, impegnato anche lui nella campagna militare e
politica di stabilizzazione e di fedeltà del centro-nord d’Italia, emette
alcuni diplomi in cui conferma ai fedelissimi conti Guidi, del ramo di
Modigliana, il possesso di «Kalenzanum
cum tota corte sua, et quartam partem castri de Ligari».
Oggi
potrà sembrare esagerata l’importanza che avrebbe rivestito Legri, tanto più
considerandone il luogo, così piccolo, appartato e chiuso, per giunta situato
in una valle ora senza sfondo viario. Ma va considerato che dalla Cassa
Clodia, all’altezza di Calenzano si dipartiva allora una strada che in poche
miglia portava dritta all’altopiano del Mugello – un territorio assai
popolato, irrigato e perciò produttivo – , e Legri ne era l’unica e più
importante tappa lungo il passaggio, dotata per giunta di un ricovero
ecclesiale e di qualche torre di avvistamento ancor oggi conservata.
L’attuale provinciale Calenzano-Barberino di Mugello, che scollina al passo
Le Croci e che una volta aperta mise in decadenza la vecchia strada di Legri,
fu costruita proseguendo alla Chiusa, con tutta probabilità nel XII secolo.
Ciò si deduce da certe cronache fiorentine riguardanti le lotte dugentesche
fra guelfi e ghibellini, le quali riportano come durante il conflitto di
Montaperti (1260), il castello di Legri non fosse toccato dalla guerra a
differenza di Calenzano, pur così vicino e sulla stessa direttrice, il quale
invece fu distrutto ed incendiato negli scontri delocalizzati. Vero si è che
il «popolo» di San Pietro, chiesetta posta all’interno del perimetro
murario del castello di Legri, e quello della chiesa di San Severo in Legri
furono gravati dell’obbligo, emesso da parte guelfa, di rifornire le truppe
crociate di pane ed altri alimenti, segno evidente che le razzie e gli assalti
non le avevano raggiunte.
Nel
XIV secolo, con Firenze ormai padrona influente di tutta la Toscana, il
castello di Legri, per il tramite della pieve, divenne proprietà delle
famiglie mercantili e patrizie cittadine, fra cui per prima si rammenta quella
guelfa dei Canigiani che per un suo ramo si sarebbe poi incrociata con
quell’altra famiglia fiorentina, i Cerchi. Ad essa Raffaello, fra il 1506 e
il 1507, dedica una “Sacra
Famiglia Canigiani”, bel dipinto ora conservato all’Alte
Pinakothec di Monaco.
Ai
Canigiani, o insieme a loro, succedono i Fingiovanni, famiglia “contadina”
originaria, per loro stessa ammissione in una supplica del 1563, di Legri, la
quale poi si “inurba” a Firenze nel quartiere di Santa Maria Novella. Ai
Fingiovanni (o Finigiovanni o Fizgiovanni) viene attribuita la vasta
piantagione di cipressi sulle colline circostanti fino al Mugello, ancor oggi
esistente.
E
proprietari di Legri con essi ritroviamo gli imparentati Cattani, nobile e
antica famiglia del Mugello. Il cognome di quest’ultimi, Cattani, altro non
vuol dire che Capitani (del popolo) e perciò signori di qualche luogo.
Costoro diedero i natali a vescovi (Fiesole 1570-95) e cardinali, e il loro
stemma gentilizio si trova incastonato in pietra serena nella parete
nord del castello di Legri. Per il gusto dell’araldica, questo
castello è rappresentato anche nelle piante dei Capitani di Porta San Piero a
Firenze (lo stesso quartiere in cui nacque Dante), raffigurato nel recinto
semicircolare delle mura di Legri, col suo torrione, la chiesa inframuraria
di San Pietro e, chiara e netta, la
porta
castellare rivolta a sud verso la val di Marina.
Fra
il XIV e il XVII secolo si hanno tutte dominazioni di famiglie e patriziati di
origine guelfa, che mantengono sotto quel colore la proprietà di Legri fino a
che non comincia, dopo il periodo signorile mediceo, l’era leopoldina e
lorenese. Difatti in questo lungo periodo il castello di Legri assume sempre
più la funzione di una villa fattoria, in questo suo carattere figurando
altresì nei regesti castellari medicei e granducali.
Nel Novecento poi il castello lo ritroviamo sotto la proprietà privata dei Rindi di Legri che ne rafforzano e ne stabilizzano l’attività agricola, in particolare quella del vino. L’aspetto per così dire “imborghesito” del castello di Legri, così come lo vediamo oggi, si consolida definitivamente, anche se la sua mole si confà più a un contesto da comunità montana.
©2007 Fernando Giaffreda. I video (inseriti nel 2013) non sono stati realizzati dall'autore della scheda.