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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI GROSSETO
in sintesi
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«In prossimità della foce del fiume Albegna, sulla sponda sinistra, è situato il Forte delle Saline, un complesso architettonico difensivo realizzato nella seconda metà del secolo XV. Restaurato più volte nel corso del tempo, fu indicato dallo storico e naturalista ottocentesco Emanuele Repetti come "Torre delle Saline" con funzione di Forte e Dogana. Il nome della torre deriva dalla presenza, in questa area, di numerose saline, che imponevano quindi la necessità di difesa del luogo, essendo anche il posto da cui venivano imbarcate le granaglie dell'entroterra maremmano. Il complesso è composto da un recinto quadrilatero costituito da una spessa muraglia con camminamento di ronda piuttosto largo in modo da poter sistemare anche l'artiglieria. Ai quattro spigoli si trovano: la robusta torre rivolta verso il mare, un piccolo bastione sullo spigolo opposto e altri due bastioni in cui si trova una garitta circolare (una coperta a cupola e una scoperta). La parte basamentale del recinto presenta pareti a scarpa rafforzate negli spigoli e marcate da un cordolo in pietra. La torre, che sporge verso l'esterno, ha un'altezza pari al triplo di quella del recinto e mostra, alla sommità, una serie di archetti su mensole. Il Forte delle Saline presenta, quindi, una forma ibrida tra l'alta torre di stile medievale e le basse e robuste pareti del recinto rispondenti alla introduzione del cannone nell'arte militare che prescriveva la realizzazione di strutture architettoniche resistenti ai proiettili del nemico e tali da permettere l'uso del cannone mediante tiri radenti. L'edificio all'interno del recinto fu utilizzato a caserma della Guardia di Finanza sino al 1962. Oggi l'intero complesso è privato ed è destinato a civile abitazione».
http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/ForteSaline.html
Ansedonia (torre di San Biagio)
«La Torre di San Biagio si trova sul promontorio di Ansedonia, nel comune di Orbetello, in una posizione a picco sul mare all'interno di un complesso privato, non lontano dal caratteristico Spacco della Regina. La torre venne costruita in epoca medievale con funzioni di avvistamento lungo il tratto costiero a sud del promontorio di Ansedonia. Nella seconda metà del Cinquecento la struttura passò agli Spagnoli che la integrarono nel sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidii; nello stesso periodo furono fatti lavori di ampliamento e di ulteriore fortificazione del complesso per renderlo più funzionale. Tuttavia, nei secoli successivi ci fu una graduale dismissione della torre, ritenuta meno strategica rispetto a quelle vicine; fu l'inizio del lento ed inesorabile declino della fortificazione costiera. Nel secolo scorso, il suo inglobamento all'interno di un complesso privato ha permesso di salvare e conservare dignitosamente l'imponente rudere rimasto in piedi. La Torre di San Biagio si presenta sotto forma di rudere ben recuperato e conservato, addossato sul lato che guarda verso il mare ad una costruzione più recente. La fortificazione conserva benissimo l'altissimo e imponente basamento a scarpa, cordonato nella parte sommitale, che si presenta a forma di piramide tronca a sezione quadrangolare. Le pareti esterne, rivestite in pietra, presentano alcune finestre ad arco ribassato che si aprono in coppia, disponendosi su tre distinti livelli; esse sono il frutto di interventi di epoca successiva a quella della torre. Al di sopra del grosso basamento a scarpa, risultano appena abbozzate le strutture murarie che costituivano le pareti esterne della torre, con gli evidenti segni del lungo periodo di degrado dei secoli passati. Tutto ciò lascia immaginare che la torre fosse, in passato, una delle più alte e imponenti dell'intera costa maremmana».
http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_San_Biagio_(Ansedonia)
Ansedonia (torre di San Pancrazio)
«La Torre di San Pancrazio si trova sul promontorio di Ansedonia, nel comune di Orbetello, in una posizione a picco sul mare all'interno di un complesso privato. La torre venne costruita nella seconda metà del Cinquecento dagli Spagnoli per rafforzare il sistema difensivo costiero dello Stato dei Presidii. La fortificazione ha svolto funzioni di avvistamento, di difesa ed offesa fino agli inizi dell'Ottocento, epoca in cui iniziò la graduale dismissione a seguito dell'annessione dell'intero territorio al Granducato di Toscana. Nel corso del secolo scorso, la torre è rimasta inglobata all'interno di un complesso privato, trovandosi adesso quasi addossata a edifici di epoca più recente. La Torre di San Pancrazio si presenta a sezione circolare, con possente basamento a scarpa cordonato. La porta di accesso si trova al piano rialzato, sopra il cordone del basamento, ed è raggiungibile attraverso una rampa di scale esterna munita di ponte levatoio finale. Le pareti scialbate presentano alcune finestrelle che si aprono ad altezze diverse, mentre la parte alta risulta priva di coronamenti sommitali».
http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_San_Pancrazio_(Ansedonia)
«Arcidosso è storicamente uno dei centri più importanti del Monte Amiata. Il nome di Arcidosso viene menzionato per la prima volta in un documento dell'860 d.C. e deriva probabilmente dai sostantivi latini arx e dossum, che significano rispettivamente fortezza e dosso. A partire dal XII secolo entrò a far parte dei possedimenti della famiglia degli Aldobrandeschi, i quali lo fortificarono iniziando la costruzione della Torre Maestra. Nel 1331, dopo uno dei più lunghi assedi condotti dall'esercito senese, il castello ed il borgo di Arcidosso entrarono a far parte della Repubblica senese, alla quale restarono fedeli sino alla sua dissoluzione. Tale fedeltà rimase rappresentata anche dalla presenza nello stemma comunale arcidossino della Balzana bianca e nera, simbolo della città di Siena. L'assedio da parte delle truppe senesi condotte da Guidoriccio da Fogliano è rappresentato in un affresco situato nella sala del mappamondo del palazzo comunale di Siena. Durante il periodo del Granducato di Toscana, fino a pochi anni prima dell'unità d'Italia, Arcidosso arrivò a contare oltre 12.000 abitanti: il quadruplo di quelli che risiedevano a Grosseto, non ancora all'epoca capoluogo di provincia. Arcidosso, in seguito alla costituzione dello Stato unitario italiano venne eletto al ruolo di "prefettura" e a partire dal 1776 assunse la sua attuale fisionomia territoriale inglobando le frazioni di Montelaterone e Stribugliano. In epoca medievale venne realizzata una doppia cinta muraria a protezione e difesa dell'abitato di Arcidosso e della Rocca aldobrandesca, sede del potere esercitato dalla nobile famiglia dal Duecento al 1331.I lavori di costruzione delle mura si protrassero a più riprese, per terminare nel corso del Duecento. Le Mura di Arcidosso si presentano in larga parte addossate o incorporate ad edifici del centro storico cittadino. Sono ancora visibili alcuni tratti dell'originaria cortina muraria in pietra, che delimitava interamente il borgo e tre porte di accesso, di cui due dall'aspetto monumentale. La Porta di Castello con arco a tutto sesto, stemma mediceo e merlatura sommitale, immette nell'area della Rocca aldobrandesca che costituisce il Terziere di Castello. La Porta dell'Orologio, che ospita una lapide commemorativa del plebiscito per l'annessione al Regno d'Italia del 1860, presenta tre aperture a tutto sesto, delle quali la centrale, doppia e più ampia, è sovrastata dalla posticcia Torre dell'Orologio. La Porta Talassese, con arco a tutto sesto, si apre lungo un tratto della cortina muraria. Si presenta dalle linee sobrie, sormontata dallo stemma bianco e nero a testimonianza del passaggio di Arcidosso nella Repubblica di Siena avvenuto in epoca Trecentesca».
http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/printer.php?act=luo&id=245
Arcidosso (rocca Aldobrandesca)
«Si trova nella parte più alta del centro storico del paese. Il termine rocca, anziché castello, è legittimato da una origine indubbiamente militare delle prime costruzioni. Successivamente però la struttura è andata qualificandosi come castello, per essere stata utilizzata sempre più, dal medioevo ad oggi, in funzione civile e istituzionale. Venne costruita probabilmente intorno all'anno 950 dalla famiglia Aldobrandeschi su preesistenti costruzioni di epoca longobarda; passò successivamente nella Contea di Santa Fiora a seguito della spartizione dei beni tra i due rami della famiglia. Recenti studi archeologici hanno stabilito che, quando intorno al 1100 gli Aldobrandeschi decisero di costruire la torre maestra, la rocca possedeva già un palazzo in pietra di due piani fatto edificare molto probabilmente dal Marchese Ugo di Toscana tra il 970 e il 995. Quello di Arcidosso è il più antico palazzo extraurbano di governo statale in Italia e uno dei più antichi d'Europa. Qui risiedevano i Visconti del Monte Amiata nominati da Ugo. Gli Aldobrandeschi trasformarono e ampliarono la Rocca sopraelevando di due piani il palazzo, le torri e cinte murarie merlate. Nel corso del Trecento i Senesi cercarono più volte di espugnare il luogo, cosa che avvenne nel 1331 grazie all'assedio portato avanti da Guidoriccio da Fogliano per quattro mesi, con un esercito senese di 4000 fanti e 400 cavalieri. Da allora Arcidosso e la sua rocca entrarono a far parte della Repubblica di Siena divenendo un'importante roccaforte militare, estremo baluardo alla penetrazione senese nel territorio Amiatino. Gli ultimi interventi medievali sull'edificio furono eseguiti proprio sotto tale dominazione, dopo il 1332. Dopo la caduta della Repubblica di Siena, nel 1556 passò sotto lo stato Mediceo, Cosimo I stabilì ad Arcidosso molti uffici periferici, facendolo diventare un importante centro.
In seguito alla riforma Leopoldina del 1786, che ridistribuì le terre demaniali ed ecclesiastiche, Arcidosso passò sotto i Lorena. Questo generò un cospicuo incremento demografico e il numero di abitanti si quintuplicò nel giro di cento anni. Arcidosso fu quindi storicamente il centro politico ed amministrativo più importante del Monte Amiata. Nel 1980, nel Palazzo Pubblico di Siena, è venuto alla luce un affresco di probabile attribuzione a Simone Martini, in cui appare il Castello di Arcidosso in un contesto di non facile interpretazione, ma che sembra riferibile alla conquista di Guidoriccio da Fogliano del 1331. La Rocca aldobrandesca è costituita da un imponente edificio a due corpi di fabbrica (uno dei quali più ribassato), caratterizzati, nell'insieme, da una sezione quadrangolare che poggia, a tratti, su imponenti basamenti a scarpa; le pareti esterne sono rivestite in filaretto. Il lato nord del complesso è caratterizzato dalla presenza di una torre (Mastio) che si eleva oltre il tetto del corpo di fabbrica più alto (Palazzo). La sommità della torre è coronata da una serie di archetti ciechi poggianti su mensole, che costituiscono la base della merlatura soprastante. La rocca, restaurata di recente, è oggi utilizzata come spazio destinato ad attività culturali. Dalla cima della torre (salita a pagamento) si gode uno splendido panorama sulla vetta del Monte Amiata. Della cinta muraria medioevale rimangono tre porte, di cui due originali: Porta di Castello e Porta Talassese (verso il mare). Da qui, scendendo verso Codaccio, si raggiunge la Porta dell'Orologio, costruita nel 1851 in sostituzione della Porta di Mezzo».
http://castelliere.blogspot.it/2011/11/il-castello-di-martedi-15-novembre.html
BACCINELLO (fattoria del Baccinello)
«Situata sulla sommità di una collina, appena al di sopra del paese di Baccinello, la struttura sovrasta la vallata con una straordinaria vista sulle colline Maremmane, fino a Castiglione della Pescaia. La Fattoria del Baccinello, un’oasi di pace immersa nel verde delle colline della Maremma, è un’antica struttura completamente ristrutturata cercando di mantenere inalterate le stupende caratteristiche dell’immobile originario. Attualmente la struttura è predisposta per ospitarvi nei suoi appartamenti e nelle sue camere, nel cuore di una terra ricchissima di tradizioni eno-gastronomiche».
http://www.fattoriadelbaccinello.com/struttura-agriturismo.html
Baccinello (ruderi del castello o colonne della Sabatina)
«Le Colonne della Sabatina, conosciute anche come Castello della Sabatina, furono erette nelle campagne all’estremità sud-orientale di Campagnatico, poco distanti dalla località di Baccinello. Si tratta di due strutture in pietra spesse oltre due metri, oggi presenti sotto forma di ruderi di un vecchio castello medievale. In origine la rocca fu possedimento dell’Abbazia di San Galgano presso Siena, prima di passare nella mani della Repubblica di Siena nella seconda metà del XIII secolo. Verso la metà del XIV secolo, una parte della vecchia rocca venne consegnata a Guido da Cotone. A metà Cinquecento l’intera zona della Maremma venne annessa al Granducato di Toscana. Da allora, l'antico e massiccio complesso fortificato iniziò un lento ed irreversibile declino. Le Colonne della Sabatina ospitarono Guido di Montfort in fuga per essere stato ritenuto responsabile dell'assassinio di Enrico di Cornovaglia. Tale evento è menzionato anche da Dante nella Divina Commedia nel XII canto dell’Inferno».
http://www.toscanissima.com/campagnatico/sabatinacolonne.php
«Situato al centro della Riserva Naturale della Val di Farma, il castello del Belagaio, il cui nome sembra che derivi da "Pelagus" e quindi dall’acquitrino che esisteva nell'avvallamento davanti al castello, è stato possesso dei molti potenti che alternativamente si sono imposti nella zona: la famiglia degli Aldobrandeschi, dell'Abbazia di S. Lorenzo al Lanzo e degli Ardengheschi. Viene già citato nel 1187, insieme alla sua corte, in vendita al monastero di S. Lorenzo al Lanzo e, passato sotto il controllo di Siena, nel Trecento andò declinando, come attestato dalle inadempienze di pagamento delle tasse. Cosicché Siena nel 1438 ridusse a contado la fortezza, annullando i diritti giurisdizionali connessi al suo controllo. Il castello dovette comunque rappresentare un notevole punto strategico a dominio della Val di Farma e forse la sua importanza è stata legata anche alla presenza delle ferriere (stabilimenti di lavorazione del minerale di ferro), numerose lungo la valle. Fu trasformato più tardi in una villa fattoria subendo, a cavallo tra l'800 ed il '900, grosse trasformazioni che gli hanno dato l'aspetto attuale. Unico elemento ancora leggibile, dalla posizione delle sue strutture, è la pianta originaria ma tuttavia conserva ancor oggi il fascino del castello, essendo presenti quegli elementi che architettonicamente lo identificano: le mura che lo racchiudono, la torre ed, all'interno, la cappella gentilizia, il pozzo, i magazzini. Tutto il complesso conferma la tradizione di lavorazione della pietra presente nella zona; bei lavori di intaglio si evidenziano nelle finestre ad edicola e sulle cantonate del palazzo residenziale, nella cappella neoromanica e nella torre, che presenta, nell'intaglio decorativo delle aperture, forme di gusto oltremontano. Nell'interno di quest'ultima, una scanalatura in legno lungo le pareti alloggiava la biblioteca, lontana dai rumori delle faccende giornaliere e ricca di luce. Da notare che il bel portale di ingresso del palazzo residenziale, a forte bugnato e di gusto tardorinascimentale, è autentico: fu qui trasferito da una abitazione privata dal vicino paese di Torniella».
Boccheggiano (borgo fortificato, mura)
«Le origini di questo Castello situato in eccellente posizione a guardia dell'Alta Val di Merse sono ignote: ma esso sorse certamente in tempo posteriore a quello in cui sorsero i vicini Castelli che, con esso formano oggi il Comune di Montieri. E neppure sappiamo con precisione a chi appartenesse nelle sue oscure origini: ma poiché la prima notizia che se ne ha in un documento dell'Archivio di Volterra ..., al principio del secolo XIII vi fa ancora vantar diritti di quel vescovo, non è improbabile che anche Boccheggiano, o per dir meglio la sua terra, fosse stata assegnata dai marchesi di Toscana a quel vescovato cui erano state assegnate le terre vicine. Comunque nello scorcio di tempo a cavallo tra il XII e il XIII secolo, il Castello sorto in quel giro di tempo dovette essere tenuto dai Signori del Castello dell'Accesa, che a sua volta era di pertinenza di Martino vescovo di Massa, cui, con altre possessioni era stato restituito dall'imperatore Arrigo VII, per sentenza della Curia di Pisa, in data 22 luglio 1194. È da notare che durante lo svolgimento di questa controversia trattata dalla Curia pisana tra Arrigo VII e il vescovato di Massa, è procuratore dell'Imperatore un Siro Salimbene. Pochi anni dopo, con atti del 1227 e del 1238, troviamo il castello di Boccheggiano ceduto per poco denaro dai Signori dell'Accesa ad una famiglia d'ignota casata: e nel 1271, secondo il Pecci, esso è già sotto Siena, ma in una forma di dominio non ben definita. Nel 1291 esso appartiene indubbiamente ai Salimbeni, quando gli uomini di Boccheggiano sono in lite con Pisa. Questa lite della quale non si conosce l'origine è oscura; la successione imprecisa di date, di nomi, di fatti, porta a pensare che forse quel Siro Salimbene, procuratore dell'Imperatore, abbia avuto modo, in una forma più o meno legale, di metter le mani sulla terra di Boccheggiano e che con esso possa esservisi stabilito il dominio di qualche ramo dei Salimbeni. Restando allo stato di pura ipotesi l'affermarsi del dominio dei Salimbeni su Boccheggiano nel modo che abbiamo accennato, è fuor di dubbio che essi negli ultimi decenni del secolo XIII e nella prima metà del XIV vi dominarono sicuramente. Tanto che nel 1357 uno della loro famiglia, Tofo di Maghinardo cede la terza parte del castello per 3000 fiorini d'oro a Siena, che però due anni dopo, nel 1359, ne gode l'intero possesso, avendo comprato i rimanenti due terzi dagli altri membri della famiglia Salimbeni.
Dieci anni dopo la repubblica di Siena, forse in premio di servigi ricevuti, a mezzo del suo procuratore Ser Jacomo di Manno riconsegnava al conte Reone del fu Notto Salimbeni, per sé e per tutta la famiglia e discendenti, il Castello. è di questo tempo (1368) una contesa fra il castello di Montieri e quello di Boccheggiano per il possesso del Vallucchio; lite che poté essere composta poco dopo. Boccheggiano in quel tempo già ben munito, rafforzava le sue fortificazioni. Il Castello col Cassero che sorgeva sulla cima del monte, anche oggi occupata dall'abitato, fu dotato di una completa cinta di mura, con due porte sovrastate da due torri, che lo chiudevano tutto. Restavano fuori nelle immediate vicinanze alcune case che ne formavano il Borgo. Sulla sommità del castello era una cisterna tuttora conservata; e la Chiesa pievania di San Bartolomeo, pure oggi esistente, cui si accedeva per le ripide ed anguste stradicciuole che salivano alla Rocca. Del Castello e del Cassero esistono tuttora avanzi sufficienti a dare un'idea di ciò che dovette essere. Sebbene il tempo, gli avvenimenti e gli uomini l'abbiano profondamente trasformato, la sua parte inferiore, che ancora resiste solida con le sue mura di oltre due metri di spessore, ne lascia indovinare la sagoma imponente. Nell'interno è ancora ben conservata una scala in cotto dell'epoca ed è integro un bellissimo arco originale di puro stile dugentesco. Il Castello fu dalla sua fondazione, e poi sempre nei tempi posteriori, la sede del Palazzo di Giustizia. Oggi è completamente adibito ad abitazioni private. Le mura di cinta sono in parte rintracciabili anche oggi; e sono ancora visibili resti delle due Torri e le due Porte. Una, la " Porta della Torricella " o " Arco Feudale " è ancora ben conservata nella sua bella costruzione originale; l'altra porta o " Arco di S. Sebastiano ", modificata da soprastrutture e coperta di calce, ha perduto l'aspetto primitivo. ...».
http://www.occxam.it/Storia/Homestoria/Dal1700al1900/Boccheggiano.htm
Buriano (resti della rocca Aldobrandesca)
«La Rocca di Buriano venne eretta dagli Aldobrandeschi nel X secolo e successivamente venne donata alla famiglia locale dei Lambardi. Questi ultimi, nel 1332, furono obbligati a consegnare tutti i loro beni alla Repubblica di Siena, che da allora divenne proprietaria del castello fino alla sua conquista da parte dei Pisani. Alla fine del secolo Buriano e la sua fortezza furono conquistati dagli Appiani, evento che segnò la sua annessione al Principato di Piombino. Durante la loro dominazione furono apportate numerose modifiche alla struttura originaria della fortezza, al fine di adattarla a nuove esigenze. Nel 1815 venne inglobata nel Granducato di Toscana, che poco prese a cuore la struttura, abbandonata presto a sé stessa e lasciata cadere in rovina. Il castello è costituito da una serie di strutture su due piani, addossate tra loro e disposte attorno ad un cortile interno circondato da mura di pietra, intervallate da torri con base a scarpa. Del complesso rimangono oggi solo alcuni resti della cinta muraria e una porta d’ingresso. Sul fronte esterno resta una torre a pianta quadrata».
http://www.toscanissima.com/castiglionedellapescaia/burianocastello.php
«Il castello, situato su un’altura a circa 145 m s.l.m., ha una forma quadrangolare e conserva l’aspetto e la struttura di una fortezza cinquecentesca avente ai quattro angoli quattro bastioni con base a scarpa, sormontate da un cordone sagomato. Il nucleo più antico del castello è suddiviso da tre strade parallele che confluiscono nel sobborgo antistante l’attuale chiesa di San Biagio. Il circuito murario è stato quasi completamente incorporato nei fabbricati che si sono appoggiati direttamente sulle murature a scarpa. Sul lato nord tra i due bastioni si nota, inglobata nel circuito murario una torre a pianta poligonale, un tempo l’abside della antica pieve di San Biagio attualmente la Canonica. Sul lato nord-est delle mura, di epoca medievale, è visibile una porta di accesso realizzata con conci di pietra squadrati ad arco tondo su mensole aggettanti sagomate. Nei pressi dei paese sono presenti tracce di antiche coltivazioni di cave di marmo rosato detto Portasanta, attestate sicuramente dal XVI secolo. La prima menzione documentaria di Caldana risale all’anno 940, quando compare in un elenco, insieme ad altri luoghi della zona, di una concessione del vescovo di Lucca. Successivamente, dal 1039, si trova citata tra i possedimenti dell'Abbazia di Sestinga (in un documento del 1072 viene citato vicus Caldane) e nel XIII secolo, con la decadenza dell’Abbazia, passò sotto il controllo di una consorteria locale in rapporto con i conti Pannocchieschi di Massa. Tra il XII e XIII secolo, comunque, da alcuni documenti risulta che Caldana è annoverata tra le proprietà dei conti Lambardi e dei conti Alberti. Nel 1328 venne stilato un atto di sottomissione del castello di Caldana alla città di Massa, insieme a quello di Giuncarico e a Castel di Pietra. Nel 1336 la quarta parte dei privilegi di Caldana passò per via ereditaria alla famiglia dei Malavolti di Siena. Nel 1374 fu proprietà dei Salimbeni e successivamente dell'Ospedale di Santa Maria della Scala che nel 1433 lo cede ad un certo Mariano di Scarlino. In seguito passò in proprietà alla famiglia Bellanti. Durante il XVI secolo il castello fu coinvolto nella guerra tra gli imperiali e Siena e con la caduta di questa città passò nel 1558 di proprietà alla famiglia Austini. Cosimo I, granduca di Toscana, nel 1564 la elesse feudo. Nel 1738 fu rinnovata l’investitura al conte Firmano Bichi, finché nel 1789 Pietro Leopoldo di Lorena liberò il paese dal privilegio feudale, suddividendo i possedimenti in piccole proprietà da assegnare ai coltivatori dietro pagamento di un piccolo censo».
http://wikimapia.org/18325635/it/Il-Castello-di-Caldana
«Verso il centro storico, da piazza Garibaldi si può percorrere via Roma e raggiungere la cinta muraria, di forma allungata che racchiudeva le due vette contrapposte sulle quali sorgevano la rocca a settentrionale e la chiesa di San Giovanni Battista a meridionale, attualmente si riconosce ancora il tratto sud-occidentale anche se alternato a causa delle case che vi sono state costruite sopra. A metà di questo lato, si apre una porta a doppio arco a tutto sesto in pietra oltre la quale le mura proseguono molto arretrate costeggiando una strada. Dall'altra parte del paese è visibile solo la meta meridionale della cinta. Essa era munita di numerose torri che ancora si vedono sporgere dal circuito ed una di queste è stata trasformata in campanile della chiesa» - «La cinta muraria fu costruita dagli Aldobrandeschi tra il XII e il XIII secolo, su preesistenti strutture difensive risalenti al X secolo, per racchiudere e difendere il borgo castellano di Campagnatico. L'opera ultimata includeva anche alcune torri di avvistamento e la rocca. Nella seconda metà del Trecento Campagnatico subì alcuni assedi, durante i quali la cinta muraria e le relative fortificazioni subirono danneggiamenti, in alcuni casi anche consistenti. Soltanto nel tardo Quattrocento, i Senesi riuscirono a completare l'opera di ristrutturazione delle mura. Nel corso dei secoli successivi, la cinta muraria ha subito una serie di modifiche e rimaneggiamenti, che però non hanno fatto perdere, nel complesso, le originarie caratteristiche. Le Mura di Campagnatico conservano, nell'insieme, gli elementi stilistici del XII e XIII secolo. Presentano alcuni tratti a vista rivestiti in pietra, che delimitano le corrispondenti aree del borgo, ed altri tratti parzialmente o completamente addossati o incorporati alle pareti esterne di edifici del centro storico. Delle originarie strutture fortificate lungo la cinta muraria si sono ben conservati il complesso della Rocca aldobrandesca ed un'altra torre, originariamente di guardia, in seguito trasformata nel campanile della Pieve di San Giovanni Battista, la cui area absidale è situata in prossimità del corrispondente tratto delle mura».
http://www.turismo.intoscana.it/site/it/elemento-di-interesse/Campagnatico-tra-torri-e-castelli - http://www.poderesantapia.com...
Campagnatico (ruderi della rocca aldobrandesca)
«Sita nella parte più alta del centro urbano della valle dell'Ombrone, l’antica rocca Aldobrandeschi si presenta oggi sotto forma di sontuosi ruderi, tra cui una grande torre in pietra a pianta quadrata, in parte distrutta, soprattutto internamente. Una prima struttura venne eretta nel corso del X secolo per opera degli Aldobrandeschi e nel corso dei secoli furono portati a temine opere di incastellamento del paese che, tuttavia, terminarono solo nel XIII secolo con la costruzione della rocca e delle sue mura. Proprio nel XIII secolo iniziarono le invasioni senesi che sfociarono con l'uccisione di Umberto Aldobrandeschi. Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo la zona venne completamente invasa dalla Repubblica di Siena. A causa delle pessime condizioni della struttura del castello e della sua cinta muraria, tra la seconda metà del XIV secolo e l’inizio del XV, l'intera fortezza venne completamente restaurata con l’impiego di materiali di recupero in pietra. Nel corso dei secoli la fortezza è stata al centro di ulteriori interventi di ristrutturazione e ampliamento che hanno alterato il suo impianto originario. Dal punto di vista architettonico il complesso è caratterizzato da una torre a sezione quadrangolare, con una massiccia base a scarpa. I muri sono rivestiti in pietra, con alcune finestre site a diverse altezze. Attorno alla torre sorgono alcune palazzine in pietra, in origine parte del complesso».
http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/ForteSaline.html
CAna (mura, rocca Aldobrandesca)
«Il borgo di Cana sorse in epoca medievale su una collina che domina in parte la valle del torrente Trasubbie e in parte la valle dell'Albegna. Nel corso del Duecento venne controllato prima dagli Aldobrandeschi, che vi costruirono la rocca, e poi dalla famiglia senese dei Tolomei. Alla fine del Trecento Cana entrò a far parte della Repubblica di Siena. Un secolo più tardi fu approvato uno statuto autonomo per la popolazione che rimase in vigore anche dopo l'annessione al Granducato di Toscana di metà Cinquecento; la sua abrogazione avvenne soltanto sul finire del Settecento, quando il paese di Cana fu inglobato nel territorio comunale di Cinigiano, prima di passare definitivamente in quello di Roccalbegna. Nel centro storico spicca la Rocca aldobrandesca, antico castello medievale denominato anche Rocca al Cane, del quale rimangono alcuni tratti delle mura, il fortilizio, il Palazzo della Giustizia e la Casa del Gran Cane, un tempo sede del palazzo civico. Di notevole interesse la Cisterna Medicea, realizzata agli inizi del Seicento per raccogliere l'acqua piovana da distribuire agli abitanti del paese. Fuori dall’abitato è la Fattoria fortificata del Castagnolo, con la sua misteriosa "Buca di Pietro Pinca", esempio di primitivo castello dell'anno Mille trasformato in fattoria, con granaio ipogeo tipico toscano e Chiesa rurale di San Pellegrino con tracce di antico cimitero annesso. La cinta muraria fu costruita dagli Aldobrandeschi agli inizi del Duecento. Il sistema difensivo racchiudeva l'originario insediamento castellano situato sulla sommità del poggio. Nel corso dei secoli successivi il borgo di Cana andò sviluppandosi verso la parte inferiore della collina, senza che fosse ampliata la preesistente cerchia muraria o costruita una seconda cinta a protezione del più esteso insediamento abitativo. Le mura furono restaurate sia durante la dominazione senese che in epoca medicea, quando venne realizzata anche la pregevole cisterna nella parte nuova dell'abitato. In epoche più recenti, parte delle cortine murarie si è venuta a trovarsi addossata alle pareti esterne di alcuni edifici, alcuni tratti sono stati abbattuti, mentre altri si sono conservati, seppur parzialmente alterati».
http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=256
CapalbiACCIO (ruderi del castello di Capalbiaccio o di Tricosto)
«Il castello di Tricosto, oggi detto comunemente Capalbiaccio, è situato a circa 6 km a sud-ovest di Capalbio e a 1,4 km a nord-ovest del lago di San Floriano. Il castello risale al XII secolo, quando il fenomeno insediativo conosciuto come "incastellamento" portò al fiorire di rocche, monasteri e castelli che caratterizzarono il medioevo non soltanto in Maremma. Inizialmente parte dei possedimenti dell’Abbazia delle Tre Fontane, passò poi alla famiglia degli Aldobrandeschi e in seguito agli Orsini, per essere infine distrutto nel 1417 dal governo senese, dopo la conquista militare dei territori della Maremma. Il castello era circondato da mura di protezione; una costruzione con feritoie permetteva di difendersi durante gli assedi senza essere colpiti dai nemici. La popolazione che abitava nei dintorni contava circa 600 individui, alcuni dei quali, per motivi di guerra o per attività commerciali, non risiedevano stabilmente nella zona. Oggi rimangono solo alcuni ruderi del castello: sono visibili i resti diroccati delle mura, in origine alte circa sei metri, e le vestigia di alcune stanze sotterranee comunicanti. Vicino all’ingresso sono inoltre i resti di una piccola chiesa».
Capalbio (forte o torre di Macchiatonda)
«Noto anche come Torre o Casale di Macchiatonda, è una fortificazione costiera. Il complesso fu costruito dagli Spagnoli sulla spiaggia nel corso del Seicento, per implementare il sistema difensivo. Adibito a funzioni di avvistamento pur apparendo come un casale residenziale, il fortino fu dismesso nella prima metà dell'Ottocento. Da allora è andato incontro ad un lungo periodo di degrado, tanto che già negli anni Novanta avrebbe richiesto un intervento di restauro».
http://www.weagoo.com/it/card/8756/forte-di-macchiatonda
«Cerchia difensiva del borgo che vede una prima cinta muraria di origine medievale, risalente tra l'XI e il XII secolo, voluta dagli Aldobrandeschi per la funzione di difesa e avvistamento attorno alla Rocca di Capalbio, centro del potere feudale. Nel Quattrocento, sotto l'amministrazione della Repubblica di Siena, ci furono delle modifiche alla struttura tra cui la costruzione di una seconda cinta muraria. Le mura più interne sono le più basse e risalgono al periodo rinascimentale e tra un intervallo e l'altro si ha una serie di torrioni, la maggior parte a base quadrata. Le cortine murarie presentano tratti di basamento a scarpa sul lato esterno e coronamenti di merlature sommitali., alcuni tratti coincidono con le pareti esterne di edifici. A causa della differente altezza è molto particolare il doppio camminamento di ronda, situato a livelli differenti. Ai due lati abbiamo uno porta ciascuna ma quella che più spicca è Porta Senese, dove si trova la lapide del 1418 a ricordo della ristrutturazione delle mura e lo stemma mediceo del 1601 quando Capalbio fu annessa al Granducato di Toscana».
http://www.turismo.intoscana.it/site/it/elemento-di-interesse/Le-mura-di-Capalbio
Capalbio (rocca Aldobrandesca)
Le foto degli amici di Castelli medievali
«Collocata nel cuore del centro storico di Capalbio, sorse in epoca medievale come possedimento dell'Abbazia delle Tre Fontane di Roma, ricevuto in dono da Carlo Magno nel 805. Nel corso del Duecento passò alla famiglia Aldobrandeschi che la ingrandirono, conferendole un aspetto ancor più fortificato; gli Aldobrandeschi la controllarono a vicende alterne fino alla fine del Trecento, quando la persero definitivamente a vantaggio degli Orsini di Pitigliano. La permanenza di Capalbio e della sua rocca nella Contea degli Orsini fu, tuttavia, molto breve, a causa della conquista da parte dei Senesi avvenuta agli inizi del Quattrocento (1416). Da allora, la Rocca aldobrandesca fu uno degli avamposti più meridionali della Repubblica di Siena. I Senesi eseguirono dei lavori di ristrutturazione, conferendo al monumento architettonico l'aspetto attuale. Nella seconda metà del Cinquecento (1590), con la definitiva caduta di Siena, la fortificazione passò nelle mani dei Medici, seguendo le sorti del Granducato di Toscana. La Rocca aldobrandesca è costituita da una torre e da un elegante palazzo signorile, addossati tra loro su un lato. La torre costituisce il nucleo originario del complesso e si presenta a sezione quadrangolare poggiante su un basamento a scarpa cordonato; la parte alta è coronata da una merlatura sommitale che poggia su mensole che racchiudono archetti ciechi. In cima alla torre è possibile godere di un panorama mozzafiato, comprendente la Maremma. Palazzo Collacchioni è l'elegante edificio signorile di epoca rinascimentale addossato alla torre sul lato corto. Il fabbricato si sviluppa su tre livelli, presenta alcune pregevoli decorazioni sulla facciata principale, dove si apre il portale che conduce al cortile interno dove è collocato un pozzo per la raccolta d'acqua nella sottostante cisterna interrata. Al suo interno sono conservati preziosi mobili d'epoca».
http://castelliere.blogspot.it/2012/04/il-castello-di-martedi-10-aprile.html
Capalbio (torre di Buranaccio)
«Nei pressi del lago di Burano, su una lingua di terra che si frappone tra il lago e il mare, troviamo la torre di Buranaccio, di proprietà privata e raggiungile solo dal mare. Fino agli inizi di questo secolo esisteva ancora il collegamento con il mare grazie alla bocca di Burano. La torre, costruita intorno al 1600, era la prima difesa al confine tra lo Stato dei Presidi e lo Stato Pontificio. La tipologia architettonica è simile a quella della Fortezza di Porto Santo Stefano: la forma della parte inferiore è trapezoidale, a scarpa cordonata, su di una base quadrata, mentre la parte superiore si allarga per la presenza di ampie mensole che rendono più spaziosa la terrazza di copertura. L’ingresso al piano abitato, situato a circa cinque metri da terra, è costituito da una stretta porta cui si accede tramite una gradinata interrotta da un piccolo ponte levatoio. La torre, non molto alta (circa otto metri) e di aspetto massiccio, veniva utilizzata soprattutto per l’avvistamento e la segnalazione: una fumata di giorno o un fuoco di notte consentivano di mettere in allarme sia i presidi sul litorale che quelli all’interno della Rocca Aldobrandesca dell’abitato di Capalbio».
«Il Castello di Casallia (o di Case di Vetulonia) sorse attorno all'anno Mille come struttura conventuale che, abbandonata dai monaci, fu poi trasformata in fortilizio. Il complesso, adibito oggi a fattoria, è costituito da una massiccia torre attorno alla quale si dispone un agglomerato di edifici abitativi, frutto di interventi di restauro avvenuti in epoche recenti, che hanno mantenuto le strutture murarie in pietra. La loro particolare disposizione evidenzia le originarie funzioni di convento, lasciando facilmente immaginare la collocazione dell'antica chiesa e quella delle strutture adibite a celle. L'edificio turriforme, in origine la torre campanaria dell'antico complesso religioso, ha mantenuto pressoché intatto l'originario aspetto di epoca medievale. Si presenta a sezione quadrangolare, con basamento a scarpa, pareti completamente rivestite in pietra, dove si aprono alcune finestre e feritorie disposte su tre livelli al di sopra del redondone. La parte sommitale, coperta da un tetto a 4 spioventi poco pronunciati e rivestiti con in mattoni, è il frutto di un rifacimento successivo che ha trasformato definitivamente l'antico campanile nell'attuale torre. Nella parte posteriore vi si addossa un contrafforte, probabilmente coevo. Il convento dipendeva dalla vicina Abbazia di Sestinga e, in seguito all'abbandono, venne acquistato da signori locali che lo trasformarono adibendolo a loro residenza e accettando la sottomissione a Siena a partire dal 1331. Con la caduta della Repubblica Senese avvenuta nella seconda metà del Cinquecento, il castello fu inglobato nel Granducato di Toscana, pur rimanendo sempre di proprietà privata. Dal Settecento in poi, una serie di interventi di ristrutturazione, andati avanti fino al secolo scorso, ne hanno modificato in buona parte l'originario aspetto medievale».
http://www.castellitoscani.com/italian/case_di_vetulonia.htm
«La rocca di Casenovole sorge lungo la vecchia strada leopoldina che dalla frazione di Casal di Pari si dirige verso il Monte Antico. Il castello venne eretto nel Medioevo. Possedimento degli Ardengheschi fino al XIII secolo, passò nel secolo successivo nelle mani della famiglia dei Buonsignori. Nel corso dei secoli la rocca subì numerose modifiche, che cambiarono l’impianto originario, fino a diventare, in tempi recenti, proprietà privata. Sito sulla cima di un poggio, sfoggia una struttura fortificata caratterizzata da due corpi di fabbrica addossati tra loro, tra cui quello principale a pianta rettangolare destinato in passato a residenza padronale degli Ardengheschi. Su un lato venne annessa la torre di avvistamento a struttura quadrangolare» - «In mezzo alla tipica macchia mediterranea, percorrendo la vecchia Leopoldina, si giunge a Casenovole, un tempo importante centro di una "curtis" dominata dai conti Ardengheschi. Alla fine del Duecento anche il Castello di Casenovole subì numerosi assalti da parte della gente assoldata dalla famiglia senese dei Buonsignori che ne divennero gli assoluti proprietari almeno dal 1318. A causa dell'efferatezza di questi signori, Siena dovette intervenire e, nel XV secolo assorbì il castello nel proprio contado. Oggi del castello restano solo i volumi dei fabbricati con base a scarpa disposti attorno ad uno spazio centrale. Purtroppo è difficile immaginare l'aspetto originario della corte, poiché Casenovole ha subito molti rimaneggiamenti nei secoli. L'unico elemento ben conservato è la porta di accesso verso Nord-Est. L'antica pieve di San Vincenzo, poi chiamata Pieve di San Giovanni Battista a ricordo della perduta pieve di Anciano) è situata fuori dalle mura del castello. Nel XVII secolo deve aver ospitato dei dipinti di Giovan Battista Giustammiani, detto "Il Francesino", secondo quanto attestato da una convenzione redatta nel 1609 tra il responsabile della pieve e l'artista».
http://www.toscanissima.com/civitellapaganico/casenovolecastello.php - http://wikimapia.org/17994382/it/Casenovole
Castel di Pietra (ruderi del castello)
«Gli scarsi resti del Castel Pietra si possono raggiungere da Firenze percorrendo la Superstrada FI-SI, da qui proseguendo lungo la SS223 Siena-Grosseto fino all'uscita per Civitella Marittima. Si segue la direzione per Roccastrada e poi per Ribolla. Passato quest'ultimo paese si prosegue per Gavorrano, dopo circa otto chilometri, appena superato il bivio che troviamo sulla destra per Massa Marittima, troviamo sulla sinistra una strada sterrata. Si percorre per circa 2,2 chilometri fino a trovare un bivio sulla destra, caratterizzato dalla presenza di una grossa pietra, si prosegue salendo e, mantenendosi sempre sulla destra, oltrepassando una fattoria. Dopo qualche centinaio di metri si lascia l'auto e si percorre a piedi l'ultimo tratto su un comodo sentiero contrassegnato da segnavia bianco/rossi. Ai piedi delle Serre, nella parte settentrionale di Poggio al Quercione, si trovano i ruderi del Castello di Pietra da cui si domina tutta l’alta valle del fiume Bruna e le sue dolci campagne. Le fonti scritte non forniscono notizie relative a Pietra per tutto l’alto medioevo, anche se la conformazione e favorevole posizione rispetto alla viabilità del sito farebbero pensare all’esistenza di un insediamento. Del castello se ne parla dal 1067, quando venne coinvolto nel patto tra Aldobrandeschi e senesi per il commercio del sale. La grande famiglia feudale dette inizio all’opera di monumentalizzazione dell’area sommitale. Furono realizzati una torre quadrata e un piccolo recinto. In un secondo momento la torre fu in parte distrutta ed adibita a cisterna. Verso la fine del XII secolo, l’intero pianoro sommitale, e forse anche quello inferiore, furono chiusi da un muro difensivo munito di una torre circolare sul lato nord-ovest della collina. L'intervento coinvolse anche l’area della prima fortificazione che venne ampliata creando un palazzo decentrato nell’angolo sud-est. Il passaggio di consegne fra la famiglia degli Aldobrandeschi a quella dei loro vassalli Pannocchieschi, avvenuta circa alla metà del XIII secolo, ebbe ripercussioni anche sul piano architettonico, oltre che politico causa la crescita esponenziale dei contrasti con il comune di Siena. Molti ambienti del cassero furono ristrutturati con largo uso di laterizi, interventi ancora oggi riconoscibili.
Nei primi decenni del Trecento i tentativi da parte dei comuni di Massa Marittima e Siena di inserire il castello di Pietra all’interno delle rispettive aree di influenza, divennero sempre più pressanti, portando ad una progressiva diminuzione del potere Pannocchiesco. Ben presto, nella seconda metà del XIV secolo, iniziò il declino di Pietra, in concomitanza con l’affermazione di famiglie senesi quali i Tolomei e i Malavolti. Il completo abbandono del castello è documentato già dal 1413. La struttura è oggi completamente diroccata, sebbene sia stata interessata recentemente da scavi archeologici; sono visibili imponenti muraglioni su più livelli, con tracce di finestratura e locali diruti. Tra i resti s'individuano ancora oggi grandi pietre calcaree squadrate, una torre esposta ad est, quasi affacciata su un dirupo, e le mura perimetrali ad ovest e a sud. In questo luogo così affascinante, ebbe il suo castello Nello d’Inghiramo dei Pannocchieschi, politico di rilievo, che fu podestà di Volterra nel 1277 e di Lucca nel 1313, capitano della Taglia Guelfa in Toscana nel 1284 e capitano del popolo di Modena nel 1310. Era un uomo famoso per il suo temperamento violento, ed è qui, forse intorno al 1300, che ordinò l’assassinio della moglie Pia dei Tolomei, per sposare Margherita Aldobrandeschi di cui si era invaghito. Forse è questa la Pia di cui il sommo poeta Dante Alighieri descrive il dolore, nel canto V del Purgatorio della Divina Commedia con i celeberrimi versi "...ricordati di me che son la Pia: Siena mi fé; disfecemi Maremma...". All’interno di questi ruderi si svolge ogni anno ... una rievocazione storica, una "Festa Medioevale" con la riproposizione di antichi giochi popolari, canti di "menestrelli", gastronomie, figuranti in costume. ...».
http://www.castellitoscani.com/italian/pietra.htm
Castell'Azzara (rocca Aldobrandesca)
«La Rocca aldobrandesca di Castell'Azzara si trova nel punto più alto dell'omonimo centro, di fronte alla chiesa di San Nicola. La rocca fu costruita dagli Aldobrandeschi nel Duecento, nel luogo in cui sorgevano costruzioni di epoca precedente. Per la sua costruzione, nel 1212 ci fu addirittura una disputa al gioco della zara (dadi) tra i membri della famiglia, affinché fosse deciso chi avrebbe dovuto finanziare il lavoro. Tale evento ha conferito al luogo la denominazione di Castell'Azzara. La fortificazione, a parte un temporaneo passaggio di proprietà alla famiglia Baschi di Orvieto sul finire del Duecento, fu un possedimento aldobrandesco quasi ininterrotto fino al 1439, anno in cui fu ereditata dagli Sforza, assieme all'intera Contea di Santa Fiora, a seguito del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza. Nel Seicento, la caduta politica della contea sforzesca e la conseguente annessione di Castell'Azzara al Granducato di Toscana determinarono la vendita della rocca a privati che, in seguito, la suddivisero in più unità abitative. La Rocca aldobrandesca di Castell'Azzara si presenta in parte alterata rispetto all'originario aspetto medievale, a causa della suddivisione in più unità e per l'inglobamento in altri edifici del lato orientale delle sue mura. Il complesso è costituito da un imponente palazzo padronale, disposto su tre livelli con strutture murarie in blocchi di pietra, che si articola attorno alla caratteristica Torre dell'Orologio, situata in posizione angolare. La Torre, che si affaccia nella piazza della chiesa, si presenta suddivisa in due ordini da una cordonatura che si sviluppa poco al di sopra dell'altezza del palazzo. Le strutture murarie, in conci di pietra, culminano in alto con un cordone sommitale, su cui poggiano una serie di beccatelli triangolari. Nella parte alta della torre, sono collocati 4 orologi di epoca moderna (uno per ogni lato)».
http://castellazzarawwf.blogspot.it/2009/07/la-torre-aldobrandesca.html
Castell'Azzara (villa Sforzesca)
«La costruzione di questa cascina modello risale al 1486 su ordine di Ludovico il Moro che vi promosse l’allevamento dei bachi da seta e le più moderne tecniche agricole. Una parte dell’edificio era adibita però a casa di caccia e prediletta dal duca che vi passava lunghi periodi, quando glielo permettevano i gravosi impegni. Costituiva insomma una signorile residenza da cui far partire le battute di caccia nei boschi del Ticino. Descrizione: l’edificio è a pianta quadrata, di splendide forme gotico lombarde e tuttora adibito interamente all’agricoltura. Si compone di quattro torri rettangolari disposte agli angoli e utilizzate come residenza. I segmenti di unione delle torri sono utilizzati come stalle o depositi. Le torri, i tetti spioventi, i comignoli alti e affusolati contribuiscono ad alleggerire l’intero complesso. Oltre la villa, sulla sinistra, si incontra la Via dei Fiori, popolata da piccole costruzioni di sapore nordeuropeo che in primavera sono coperte di rose rampicanti. Proprietà: conti di Castelbarco. Fruizione: l’edificio è, almeno per quello che riguarda l’esterno ed il cortile, facilmente fruibile ad ogni ora della giornata. La Villa fortificata detta la Sforzesca si raggiunge dalla SS2 Cassia uscendo a Ponte sul Rigo e proseguendo in direzione di Castell'Azzara. La villa fu voluta dal cardinale Alessandro Sforza (da cui Sforzesca) come caposaldo estremo a nord dello Stato Pontificio con il duplice scopo di luogo di riposo, al fresco dell'Amiata, degli alti prelati romani e come punto di riferimento per la repressione del brigantaggio. La sua progettazione e realizzazione fu curata dai Fontana noti architetti Romani del tempo che la fortificarono con una bassa cinta muraria con bastioni. Nel 1576, come testimonia la targa sull'ingresso, la Villa era completata. Il degrado della villa-fortezza è evidente. La villa è attualmente sotto restauro ...».
http://www.monte-amiata.eu/italiano/amiata-cultura-cc-villa-sforzesca.asp
Castell'Ottieri (rocca degli Ottieri)
«Castell'Ottieri fa parte dei numerosi castelli della "zona etrusca dei tufi" appartenuti a signorie minori legate alla potente famiglia Aldobrandeschi. Le prime notizie del borgo risalgono al XIII secolo, quando risultava appartenere, con altri castelli, ai signori di Montorio. Uno di questi, Guglielmo di Bonifacio, riconobbe nel 1278 l'alta sovranità del Comune di Orvieto sui territori di proprietà della famiglia, tra cui Castell’Ottieri. Con l'affievolirsi dell'influenza orvietana, sul castello continuò ad esercitarsi il dominio dei signori locali. La rocca venne costruita nel corso del Quattrocento dalla famiglia degli Ottieri attorno alla preesistente torre innalzata dagli Aldobrandeschi; il nuovo complesso fu il centro del potere della loro contea. Dinanzi alle sempre più insistenti pressioni della Repubblica di Siena, intenzionata a rivendicarne il possesso, il titolare del feudo, Sinolfo di Flaminio dei conti Ottieri, fece formale atto di sottomissione a Siena, ma, allorchè questa venne assediata dagli eserciti congiunti di Spagna e Firenze, rivendicò i suoi diritti promulgando nel 1551 un nuovo Statuto. Nel 1616 il suo erede vendette al granduca Cosimo II de’Medici il feudo, che in base alla successiva legge di riforma del granduca Pietro Leopoldo di Lorena, nel 1783 venne aggregato al Comune di Sorano. Tuttavia, i Medici trascurarono molto sia la rocca che il centro di Castell’Ottieri, determinando l'inizio di un lunghissimo periodo di declino che ha avuto termine soltanto con i restauri effettuati durante il secolo scorso. Il castello, il cui nome deriva dal latino 'castellum Lotharii', domina un piccolo rilievo di tufo a dominio della valle sottostante e la sua origine è chiaramente medievale. Un massiccio e alto mastio, di forma rettangolare, con la parte esterna dotata di una torre rotonda con basamento a scarpa in pietra, che un tempo lo superava molto probabilmente in altezza, domina ancora oggi la porta di accesso principale delle mura cittadine, delle quali sono ancora visibili alcuni tratti. L’accesso al borgo è costituito da una porta con arco a sesto ribassato. Tutte le fortificazioni sono rivestite di filaretti in tufo, il che le fa sembrare naturali prolungamenti della roccia su cui sorgono. Sulla parete addossata sulla sinistra della torre circolare sono collocati 3 stemmi gentilizi in travertino. Inoltre, lungo le pareti si aprono alcune finestre di forma quadrilatera, che si dispongono su 3 livelli lungo la torre circolare».
http://castelliere.blogspot.it/2013/01/il-castello-di-venerdi-18-gennaio.html
Castiglioncello Bandini (Castiglion del Torto)
«Citato per la prima volta in documenti del 1216, Castiglioncello Bandini fu possedimento della famiglia senese Bandini. ... Castiglioncello Baldini fu sede di castello, di cui restano pochi ruderi inseriti nell’odierna Fattoria Turrita, sita a dominio del paesaggio della Maremma. ... Il castello di Castiglioncello Bandini venne eretto per controllare la zona orientale del comune di Cinigiano. Sorto nel Medioevo, il complesso fu in origine possedimento della dinastia degli Aldobrandeschi. Nel corso del XIII secolo venne conquistato dai signori locali che, più tardi, lo cedettero all'Abbazia di San Salvatore al Monte Amiata. Successivamente la rocca divenne proprietà della famiglia senese Piccolomini-Bandini, responsabili di opere di restauro che modificarono la struttura secondo un gusto neomedievale. La pieve medioevale interna, intitolata a San Nicola, venne ristrutturata in epoca barocca. La struttura del castello include un massiccio edificio a pianta quadrangolare che si addossa ad un torrione circolare e ad una torre rettangolare. Il torrione a sezione circolare rappresenta il nucleo originario dell'antico agglomerato castellano».
http://www.toscanissima.com/cinigiano/castiglioncellobandini.php - ...castigliondeltorto.php
Castiglione della Pescaia (Castellaccio Prile, ruderi del castello di Maus)
«Castellaccio Prile. Insediamento fortificato, edificato in epoca medievale, immerso nella ricca vegetazione dell’area collinare in cui è situato. Si trova in località Malavalle, nel comprensorio di Castiglione della Pescaia, a circa 3 km dal paese. Ruderi di un insediamento medioevale situati a 287 metri sul livello del mare. Punto panoramico da cui ammirare il fondo valle con la Diaccia Botrona e la costa con l’Arcipelago Toscano sullo sfondo. Ricca di mistero la visita al Castellaccio Prile, un antico insediamento medioevale che sorge a circa 287 metri sul livello del mare, di cui si hanno poche notizie storiche. Sorge in posizione panoramica sulle colline che dominano la località di Ponti di Badia, che un tempo delimitavano la riva settentrionale del Lago Prile. Sulla sommità si distinguono i resti di una rocca con adiacente una cisterna ben intonacata internamente e un borgo con muro di cinta e alcuni lotti di case che si presentano a forma quadrangolare e disposte a terrazze che seguono l’andamento delle curve del terreno, di cui è difficile attualmente individuare la dimensione per la fitta crescita di piante. ...» - «Il castello di Maus, noto anche come castel Maus o castello Maus, è una fortificazione situata sull'omonimo poggio che si eleva nel territorio comunale di Castiglione della Pescaia, poco a sud di Pian d'Alma. Il castello venne edificato durante l'XI secolo da Cristina II, essendo accertata la sua esistenza in alcuni documenti datati 1075; situato sulla vetta dell'omonimo poggio, era un luogo strategico difensivo in caso di invasione e attacco di truppe nemiche. La storia della fortificazione è ancora oggi avvolta in un alone di mistero, visto che non è chiaro da chi fosse stato costruito il castello e chi vi abitò nelle epoche seguenti. L'unica certezza è relativa al Cinquecento, quando il complesso risultava già abbandonato. Il castello di Maus, completamente immerso nella vegetazione che caratterizza la collina, si presenta sotto forma di ruderi in pietra, che testimoniano soltanto l'esistenza dell'insediamento castellano in epoca medievale».
http://www.castiglionepescaia.it/castellaccio-di-prile - https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Maus
Castiglione della Pescaia (castello delle Rocchette)
«Il castello si trova su un promontorio roccioso a strapiombo sul limpido mare delle Rocchette. Questa sua posizione fa pensare che sia stato in passato solo una postazione di avvistamento. Il nucleo centrale è formato da una torre quadrata circondata da una muraglia di forma irregolare. All'interno si trovavano un fortalizio, un forno, la stalla e una cisterna. Il fortalizio, in ottime condizioni, è oggi residenza di privati e non è visitabile. In località Rocchette vi sono stabilimenti balneari, alcuni con ristorante, e numerose strutture ricettive, quali campeggi e hotel. Per raggiungere le Rocchette, percorrere la Nuova Aurelia (SS1-E80) ed uscire a Grosseto Sud, seguire le indicazioni per Follonica e svoltare al bivio delle Rocchette, poco dopo Castiglione della Pescaia, (per chi arriva da sud), oppure a Follonica (per chi arriva da Nord) e seguire le indicazioni per Castiglione della Pescaia».
http://www.maremmapromotion.com/italy/scheda-Castello_Rocchette
Castiglione della Pescaia (castello di Castiglione)
«Il Castello di Castiglione della Pescaia si trova sulla vetta del promontorio, nella parte più alta del centro storico medievale, che domina l'omonima località e un vasto tratto della costa della Maremma. Il fortificazione di Castiglione della Pescaia fu costruito dai pisani nel X secolo come una semplice torre di avvistamento; durante i secoli successivi furono costruite le altre due torri, mentre le cortine murarie e i corpi di fabbrica tra esse compresi vennero edificati in epoca rinascimentale. Il Castello di Castiglione della Pescaia ha subito alcuni interventi di ristrutturazione prima con la famiglia dei Lorena di Firenze nel '700 e poi agli inizi del '900 sotto la direzione dell'architetto Lorenzo Porciatti».
Castiglione della Pescaia (mura)
«Castiglione della Pescaia fu un importante centro fortificato fin dall’epoca etrusco-romana. La costa e la foce/porto canale del fiume Bruna è dominata dal centro storico medievale, ancora cinto da mura, situato sul promontorio coronato dal castello. Oltre il fiume si trovava il paludoso e malsano Lago Prile che si estendeva nella piana fino a Grosseto, oggi scomparso grazie ai lavori di bonifica iniziati nel '700. Intorno all’anno Mille il territorio di Castiglione della Pescaia fu sotto il controllo dei Pisani, che fortificarono il borgo cingendolo di mura ed erigendo il nucleo originario del Castello, la Torre Pisana con base di pietra squadrata, che si erge al culmine del promontorio, originariamente una torre di avvistamento. Ancora oggi l'abitato è nettamente distinto fra borgo alto, medioevale, e basso, moderno. Il nucleo più antico, di cui non resta quasi nulla, si trovava in pianura, in località Paduline; anche la cinta muraria pisana della parte bassa del paese non ha lasciato tracce, ad eccezione della "Portaccia", di cui resta solo l'arco esterno, la Torre Lilli, la Torre di via Cristoforo Colombo e i resti di un'altra struttura turriforme in via delle Vacche. Successivamente al dominio Pisano il paese attraversò una fase di prosperità fino a divenire un libero comune in epoca duecentesca. Nel 1300 la forte crisi economica, le incursioni piratesche unite alla peste del 1348, causarono l'abbandono del borgo basso. La popolazione si spostò nella zona alta, attorno al castello del quale vennero rafforzate le fortificazioni.
La cinta muraria rispecchia ancora oggi la sistemazione aragonese del 1400, parzialmente modificata da Cosimo I dei Medici nel 1500, con alti muraglioni che collegano 11 torri di varie forme (quadrate le medievali, circolari o semi-circolari le rinascimentali) e tre porte. La porta più importante è la porta-torre detta "Urbica", fortificata e munita di caditoie nel 1608 dall'architetto fiorentino Francesco Gatti, nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista, il cui campanile è ricavato da una delle torri della cinta, sorge la seconda porta, mentre la terza, detta "Porta a Mare", era una piccola postierla allargata in epoca più moderna, da cui si gode uno stupendo panorama sul mare. Evidenti, anche se non praticabili, i camminamenti di ronda in cui si aprono feritoie ed archibugiere, ed in alcuni tratti l'originaria merlatura guelfa (in più punti tamponata). Anche il castello, posto all'angolo nord-occidentale delle mura, fu ampliato nel XV sec. dagli Aragonesi, con la costruzione dei mura che uniscono la Torre Pisana a due torri della cinta muraria delimitando il cortile interno, assumendo così caratteristiche simili alle torri costiere spagnole. L'intero complesso (oggi di proprietà privata e non visitabile) ha subito interventi di ristrutturazione nei secoli successivi, prima con i Lorena verso la fine del Settecento ed agli inizi del Novecento sotto la direzione dell'architetto Lorenzo Porciatti. Dopo un breve periodo sotto il controllo dei Piccolomini di Siena, alla metà del Cinquecento il paese venne conquistato temporaneamente dagli Spagnoli prima di entrare a far parte del Granducato di Toscana. La perdita d'importanza strategica portò alla decadenza di Castiglione come postazione militare».
http://www.castellitoscani.com/italian/castiglione_della_pescaia.htm
Castiglione della Pescaia (palazzi storici)
«Palazzo Pretorio, situato nel centro storico del paese, tra via delle Mura e via della Fortezza, risale al medioevo, ma è stato radicalmente ristrutturato in epoca settecentesca. È stato sede della pretura e delle carceri, per poi essere trasformato in edificio abitativo e suddiviso in varie unità. Palazzo Camaiori, situato nel centro storico del paese in via dell'Amore, risale al XV secolo. Un'iscrizione sul prospetto principale ricorda che nel 1767 vi soggiornò il granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Palazzo Centurioni, situato nel centro storico del paese in via dell'Ospedale, è un imponente palazzo signorile risalente al medioevo che ha subito alcune ristrutturazioni nei primi del XX secolo. Nel 2008 è stato oggetto di una serie di restauri. Palazzo dello Spedale, situato in via dell'Ospedale, è stato costruito come struttura assistenziale tra le fine del XVI e i primi del XVII secolo. Nel corso dei secoli successivi, l'edificio ha subito vari interventi di ristrutturazione che lo hanno rimaneggiato fino alle attuali dimensioni. Palazzo della Dogana, imponente edificio situato in via Portocanale, fu costruito per volere dei Lorena nella seconda metà del XVIII secolo, per controllare le merci in entrata e in uscita dal porto. ... Casa Rossa Ximenes, o fabbrica delle cataratte, è situata nella riserva naturale Diaccia Botrona e fu commissionata nel 1765 dai Lorena all'ingegnere e matematico Leonardo Ximenes. Il complesso aveva il compito di controllare il flusso delle acque tra la vasta area palustre del lago di Castiglione – l'antico lago Prile – ed il mar Tirreno. Conservatasi in buono stato anche dopo la perdita delle sue funzioni originarie, è stata recentemente restaurata grazie all'interesse della Provincia di Grosseto ed adibita a centro d'accoglienza della riserva naturale Diaccia Botrona. Dal 2009 ospita il museo multimediale della Casa Rossa Ximenes.».
https://it.wikipedia.org/wiki/Castiglione_della_Pescaia#Palazzi
Catabbio (castello di Catabbio o Catabbiaccio)
«Il Castello di Catabbio si trova nella parte meridionale del territorio comunale di Semproniano, sulla strada che unisce Catabbio alla località Scalabrelli. Il castello venne costruito nel corso del XII secolo dalla famiglia Aldobrandeschi. Alla fine del Duecento, il complesso venne ereditato dagli Orsini di Pitigliano, entrando così a far parte della loro contea, senza però rimanervi per lungo tempo. Infatti, agli inizi del Quattrocento, i Senesi riuscirono ad espugnare la fortificazione che, nei decenni successivi, fu al centro di lotte e contese che portarono ad un saccheggio del castello agli inizi del Cinquecento. Divenuto completamente inagibile e perduta l'importanza assunta nei secoli precedenti, fu decisa la costruzione di una villa fortificata per i vescovi di Sovana, che iniziarono ad utilizzarla come residenza estiva. La costruzione del nuovo fabbricato vide l'impiego dei materiali di recupero in pietra provenienti dal castello oramai distrutto; l'ala meridionale del complesso è ciò che rimane dell'originario complesso medievale. La struttura rimase a disposizione dei vescovi sovanesi fino alla fine del Seicento, epoca in cui fu decisa la vendita. Da allora, il complesso è rimasto sempre di proprietà privata; attualmente vi è ospitata una fattoria. Il Castello di Catabbio conserva gli originari elementi medievali soltanto nella parte meridionale del complesso. Il rimanente corpo di fabbrica principale, e quelli secondari ad esso addossati, presentano strutture murarie in pietra, con porte e finestre che richiamano gli elementi stilistici tardorinascimentali e cinquecenteschi; l'intero fabbricato si articola su 3 livelli».
http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Catabbio
CHIARONE (palazzo del Chiarone o Boncompagni, torre di Selva Nera)
«Le dogane pontificie sono una serie di edifici ubicati alle estremità meridionali del territorio comunale di Capalbio, in quella che in passato era la zona di confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa. In località Chiarone, lungo la via Aurelia, si trova il Palazzo del Chiarone, imponente edificio preceduto da un porticato che nei secoli passati era una sede doganale per il transito tra i due stati. L'attuale denominazione del complesso, Palazzo Boncompagni, è stata conferita dalla famiglia che vi abitò dopo lo smantellamento delle dogane. L'edificio è suddiviso in quasi cento stanze e tra queste vi erano anche l'appartamento papale, le stalle e una prigione; per lo stato in cui versa attualmente meriterebbe un attento restauro che lo riporti agli antichi splendori. Nella campagna presso l'abitato di Pescia Fiorentina, vi era la sede di un'altra dogana che era ospitata nel complesso della Villa del Fontino. Una volta esauritesi le funzioni doganali, la struttura passò alla famiglia Boncompagni, proprietaria anche del Palazzo del Chiarone, che agli inizi del Novecento rivendette tutte queste proprietà alla famiglia Magrini. Il fabbricato che ospitò la dogana è stato recentemente ben restaurato e trasformato in residence agrituristico. In questa zona si trovano le spiagge più rinomate della "Piccola Atene"».
«La torre di Selva Nera è una fortificazione situata nell'omonima località del comune di Capalbio, nei pressi della frazione di Chiarone Scalo, in prossimità del litorale. Pur essendo ubicata poco più a nord della non lontana torre di Buranaccio, risulta essere la torre di avvistamento più vicina al confine regionale con il Lazio. Il complesso fu costruito dai Medici tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento dinanzi all'estremo lembo costiero meridionale del territorio del granducato di Toscana, in un'area confinante a ovest con lo Stato dei Presidii e a est con lo Stato della Chiesa, ove la linea di costa è rivolta verso sud. La torre svolgeva principalmente funzioni di avvistamento, per evitare che eventuali incursioni dal mare potessero mettere a rischio il vicino centro di Capalbio situato sulle prime propaggini collinari dell'entroterra. La struttura fu gradualmente dismessa nel corso dell'Ottocento e, in seguito, ceduta a privati per uso abitativo. Successivamente, la fortificazione ha subito alcune trasformazioni, essendo venuta a trovarsi addossata ad altri edifici abitativi. La torre di Selva Nera si presenta come un fabbricato a pianta quadrangolare che si articola su tre livelli. Rimasta priva dell'originario aspetto, si trova addossata su un lato ad altri edifici ad uso abitativo di epoca post-ottocentesca. Le pareti si presentano interamente rivestite in intonaco, con una serie di finestre quadrate che si aprono ad intervalli regolari lungo i due livelli superiori. Al pian terreno sono presenti alcuni portali d'ingresso architravati di forma rettangolare. La parte sommitale, priva di coronamenti, culmina con un tetto di copertura a quattro spioventi di lieve pendenza».
http://www.paesionline.it/capalbio/monumenti_ed_edifici_storici/palazzo_del_chiarone.asp - https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Selva_Nera
Cinigiano (castello di Colle Massari)
«Il Castello di Colle Massari si trova nel territorio comunale di Cinigiano (GR). La sua ubicazione è sulla cima di un colle, tra le località di Sasso d'Ombrone, Poggi del Sasso, Campagnatico e Cinigiano. Il complesso sorse come castello in epoca medievale ed era originariamente un possedimento dell'abbazia di San Galgano presso Siena, che controllava contemporaneamente anche il non lontano Castello della Sabatina. In seguito, la struttura venne trasformata in un convento, che andò sviluppandosi presso un'antica pieve rimasta in funzione almeno fino alla fine del Trecento. Successivamente, la struttura divenne proprietà privata e, nel tardo Seicento, venne ristrutturata dai marchesi Patrizi che la trasformarono in una caratteristica fattoria fortificata. Il Castello di Colle Massari, che attualmente è sede di una rinomata e prestigiosa azienda agricola, si presenta come una struttura rurale fortificata, il cui aspetto è stato prevalentemente conferito dai lavori di restauro avvenuti durante il seicentesca. Il complesso si sviluppa su tre corpi di fabbrica disposti su altrettanti lati attorno ad un cortile interno a pianta quadrangolare, a cui si accede attraverso una caratteristica porta ad arco che si apre lungo la cortina muraria che chiude il lato privo di corpi di fabbrica. Ad ogni angolo è presente una torre, che in passato svolgeva funzioni di avvistamento. Delle quattro torri, due si sono ben conservate, mentre le altre due hanno subito alterazioni: della torre sud-orientale, che crollò nel corso dell'Ottocento a causa di uno smottamento del terreno, si conservano soltanto le tracce. La cappella di Santa Marta costituisce la cappella gentilizia ed è situata all'interno del castello; la sua costruzione seicentesca andò a sostituire la più antica e scomparsa pieve di Sant'Ippolito a Martura».
http://daubau.it/enciclopedia/Castello_di_Colle_Massari
Cinigiano (castello di Monte Cucco)
«Il castello di Monte Cucco si trova nel comune di Cinigiano (GR), su un'altura a sud di Poggi del Sasso, nell'area sud-occidentale del territorio comunale di appartenenza. L'antico castello venne edificato dopo l'anno mille e fu possesso dell'abbazia di San Salvatore al Monte Amiata. Il periodo di massimo splendore della struttura fu nel corso del Duecento sotto l'influenza di Siena. Tuttavia, nel corso dei secoli successivi furono ritenuti più strategici i vicini castelli di Colle Massari e di Vicarello ed il complesso andò incontro ad una fase di declino. Una volta ceduta la proprietà a signori locali, il castello oramai in condizioni precarie, fu demolito per lasciare posto al complesso rurale che venne costruito impiegando il materiale di recupero dell'antica struttura castellana. L'attuale Tenuta di Monte Cucco, sede dell'omonima azienda agricola che ha conferito la denominazione al vino prodotto nella zona, è costituita da una serie di edifici rurali che furono costruiti riciclando i materiali medievali dell'antico castello. I vari fabbricati si caratterizzano per le strutture murarie completamente rivestite in pietra e si dispongono attorno ad un cortile dove sorge una piccola chiesa, la Cappella di Sant'Antonio abate a Montecucco, risalente al XIX secolo».
http://daubau.it/enciclopedia/Castello_di_Monte_Cucco
Cinigiano (resti della torre di Scudellano)
«La Torre di Scudellano è una struttura fortificata situata nella parte meridionale del territorio comunale di Cinigiano, su un poggio che domina la valle del fiume Melacce, affluente di sinistra dell'Ombrone. La fortificazione fu costruita nel corso dell'XI secolo, con funzioni difensive e di avvistamento, alla sommità di un modesto poggio dal quale si domina una vasta area ad occidente, verso la Valle dell'Ombrone. Nel corso dei secoli successivi, la stabilizzazione politica della zona sotto la Repubblica di Siena fece sì che le originarie funzioni a cui era adibita la torre fossero superate; vi fu pertanto un progressivo abbandono del luogo a vantaggio dei vicini borghi e castelli situati nell'area tra Cinigiano e Campagnatico. La Torre di Scudellano si presenta sotto forma di ruderi, ben evidenti alla sommità del poggio anche percorrendo la strada che collega Istia d'Ombrone a Cinigiano. La struttura conserva l'imponente a base a sezione quadrangolare, con le mura perimetrali completamente rivestite in pietra. Quasi certamente, la torre doveva originariamente articolarsi su più livelli, con feritoie e merlatura sommitale».
http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Scudellano
Cinigiano (ruderi del cassero)
«Cinigiano viene menzionato per la prima volta in un documento del 1111, in cui il castello viene indicato con il toponimo di Cinisano. Nel corso della prima metà del XIII secolo il castello dipendeva dagli Aldobrandeschi che esercitavano il potere per mezzo di una Signoria locale. Nella seconda metà del 1200 Cinigiano passò sotto il dominio dei conti Guidi di Battifolle, probabilmente per l'estinzione del ramo maschile della Signoria locale. Nel 1404 il paese e tutto il suo territorio passano definitivamente sotto la giurisdizione di Siena, e ad essa rimarrà saldamente legato anche dopo l'accorpamento della Repubblica nel Granducato di Toscana. Ancora oggi, sul culmine del poggio, sono visibili i ruderi di una antica fortificazione, chiamata dagli abitanti "Il Cassero", quello che rimane del borgo alto più antico con i resti di una rocca medioevale, già recuperata ai tempi del dominio dei conti Guidi di Battifolle con l'aiuto della Signoria senese, a testimonianza di una "storica" cooperazione nei tempi in cui il dominio di un lembo di territorio era deciso da sanguinose guerre».
http://www.monte-amiata.eu/italiano/amiata-cultura-borghi-cinigiano.asp
«Le Mura di Civitella Marittima costituiscono il sistema difensivo dell'omonima frazione del comune di Civitella Paganico. La cerchia muraria difensiva fu costruita dagli Ardengheschi agli inizi del XII secolo a protezione di Civitella, che rappresentava all'epoca il centro principale della zona da essi controllata. Uno dei tratti della cerchia medievale fu costruito sopra le preesistenti mura ciclopiche etrusche, che proteggevano uno dei tanti insediamenti sparsi nella zona. Verso la metà del Trecento il borgo entrò a far parte della Repubblica di Siena, senza tuttavia che fosse rafforzato il preesistente sistema difensivo, in quanto il centro si veniva a ritrovare ai margini delle vie di comunicazione che da Siena scendevano verso la Maremma: l'importanza strategica fu assunta proprio in quel periodo dalla vicina località di Paganico, situata a valle lungo il corso dell'Ombrone. La posizione di Civitella sulla vetta di una collina fece sì che neppure il passaggio del centro nel Granducato di Toscana (1555) determinò la necessità di una riqualificazione delle mura perimetrali, che con il tempo si ritrovarono private delle originarie funzioni. Le Mura di Civitella Marittima si sviluppano articolandosi lungo un perimetro di forma grossolanamente ellittica, racchiudendo interamente il centro storico di origini medievali. Il tratto nord-occidentale delle mura medievali è sovrapposto a blocchi di pietra di dimensioni più grandi ed irregolari, che costituiscono i resti delle antiche mura ciclopiche di epoca etrusca: il suddetto tratto è ben osservabile dall'esterno della cerchia che racchiude il borgo. La cortina muraria, originariamente a sviluppo autonomo, si è venuta a trovare nel corso dei secoli addossata alle pareti esterne di edifici abitativi del centro e, in alcuni tratti, è stata completamente incorporata all'interno di fabbricati, pur potendo individuare ovunque il circuito perimetrale. Originariamente rivestita in pietra, la cinta muraria ha conservato in vari tratti tali caratteristiche medievali, maggiormente evidenziabili nei pochi tratti rimasti inalterati. Lungo le mura perimetrali si è conservata parzialmente soltanto una delle originarie porte di accesso al borgo, denominata Porta Piccina».
https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Civitella_Marittima
«Proseguendo la strada sterrata oltre Montepò dopo circa 2,5 Km si gira a destra e, dopo 500 m si inizia un percorso a piedi che in 15.20 minuti conduce ai ruderi del castello di Cotone, sulla cima della collina. Il Cotone fu un castello esteso e di una certa importanza, documentato a partire dal XII secolo. Fu dominato nel XIV secolo dalla famiglia senese Maggi del Cotone, legati ai signori di Montorgiali. Si trattava di gruppi signorili locali che agivano in accordo con Siena, contrapponendosi agli Aldobrandeschi. A fine XIV secolo i signori del Cotone vendettero la giurisdizione del castello a Siena. Il castello fu investito nel 1385 dal conflitto fra l’esercito di Siena e le truppe del ribelle senese Spinello Tolomei. Nonostante le devastazioni, il castello restò una comunità rurale abbastanza vivace almeno fino a tutto il ‘600. Gli ultimi abitanti lo avrebbero abbandonato intorno alla metà del ‘700 per trasferirsi nel villaggio di Polveraia. Sulla cima della collina i possono riconoscere le tracce della cinta muraria, delle tre porte e la localizzazione del cassero nella parte più alta all’estremità ovest».
http://www.comune.scansano.gr.it/files/toponimi/cotone.htm
Follonica (resti del castello di Valli)
«Il castello di Valle si erge nell’entroterra di Follonica, sull’omonimo poggio. Eretto verso la fine dell’IX secolo come abitazione estiva dei vescovi di Lucca, venne menzionato per la prima volta in un documento dell'884. Proprietà della diocesi di Lucca, l’edificio ebbe una storia trvagliata, passando all'Abbazia di Sestinga, agli Aldobrandeschi nel XII secolo, alla Repubblica di Pisa nel XIII secolo, al Principato di Piombino nel XIV secolo, fino all’annessione al Granducato di Toscana. Oggi restano alcuni ruderi del castello delle mura e le rovine della torre con le pareti interamente rivestiti in filaretto».
http://www.toscanissima.com/follonica/vallecastello.php
Fornoli (ruderi della Rocca al Forno)
«Della distrutta Rocca di Fornoli, ora detta Rocca al Forno, restano pochi ruderi quasi miglia toscane 1 e 1/2 a scirocco di Roccastrada. Veggonsi quelle macerie sopra un risalto di monte; mentre 1/2 miglio più lungi, in un ciglione più depresso, sono alcune rovine di fabbriche appellate la Pieve Vecchia, che alcune memorie dicono stata dedicata a S. Andrea. Questa è quella Plebem de Fornuli, la quale insieme con le sue cappelle trovasi rammentata dal Pont. Callisto III nella bolla spedita, nelle 13 aprile 1188, a Gualfredo vescovo di Grosseto. In quanto poi alla Rocca di Fornoli tutti gli storici senesi concordano nel dire, che essa faceva parte della contea dell'Ardenghesca, ma niuno di loro indicò la sua precisa ubicazione. ...» - «Il castello o rocca di Fornoli si presenta oggi come il rudere di una fortificazione abbandonata immersa nella fitta vegetazione. Le rovine, indicate nella cartografia con il toponimo di Rocca al Fondo, si trovano sopra un alto sperone di roccia affiorante in località Il Poggiolo a 445 m s.l.m., raggiungibili con relativa facilità passando all’interno di un gruppo di case coloniche situate ai piedi del poggio. Dai documenti conservati il toponimo Fornoli è ricordato per la prima nel 1188 in relazione alla pieve che, edificata qualche chilometro più a sud, delimitava la Diocesi grossetana. La rocca è attestata come possedimento di un ramo della famiglia degli Ardengheschi che, nel corso del XIII secolo, prese il nome di ‘conti di Fornoli’. Inserita fin dai primi anni del 1200 nei territori sottomessi a Siena, venne conquistata e distrutta dagli eserciti senesi e fiorentini alleati nella Lega guelfa, nemici dei fuoriusciti ghibellini che avevano trovato rifugio dentro le mura del castello. Dopo la sua distruzione, avvenuta nel 1272, sembra che la sede del castello sia stata trasferita nell’adiacente poggio della Civitella. Nonostante le evidenze documentarie non attestino una precocità insediativa, il ritrovamento di ceramica altomedievale all’interno del castello e la vicinanza di insediamenti tardoromani che cessano di esistere tra VI e VII secolo, ha lasciato ipotizzare un accentramento abitativo più antico. Per quanto leggibile tra la vegetazione la fortificazione era caratterizzata da una planimetria di forma allungata che seguiva i limiti naturali del pianoro di trachite, larga al massimo una trentina di metri in corrispondenza della parte mediana. Anche in questo caso, come in altri evidenziati nel territorio, le già scoscese pareti di roccia furono rese ancor più ripide dall’attività di cava per l’edificazione delle strutture murarie del castello. Il salto di quota presente appena fuori le mura raggiunge infatti in alcuni punti una decina di metri, e sono evidenti le tracce di lavorazione per l’estrazione di blocchi di pietra. ... La struttura, interrata all’esterno ma parzialmente visibile all’interno per un’altezza pari a circa 1.50 metri, è lunga circa 6.50 m, ed è suddivisa al proprio interno da un tramezzo caratterizzato da un profilo in pianta leggermente arcuato, poggiato alle mura che seguono i limiti del pianoro. ...».
http://www.turismo.intoscana.it/site/it/elemento-di-interesse/Rocca-di-Fornoli... - http://www.unionecomunicollinemetallifere.it...
Gavorrano (resti delle fortificazioni)
«Presenta ancora oggi ben leggibile la cinta muraria di forma ellittica che delimita quasi interamente il borgo di origini medievali. All'interno di questa si trova un altro circuito murario concentrico al primo, con torri inglobate nell'apparato edilizio. Le mura furono innalzate durante il XII secolo, quando il controllo sul centro di Gavorrano era spartito tra i vescovi della nuova diocesi di Grosseto e la famiglia Alberti di Mangona. Alla morte del conte Rinaldo, figlio di Alberto di Mangona, subentrarono i Pannocchieschi del ramo d'Elci. Nel XIV secolo i Pannocchieschi sottomisero il castello all'autorità del Comune di Volterra nella persona del podestà Paganello Pannocchieschi. Nel 1320 essi cedettero al Comune di Massa la loro parte dei diritti sul castello. Dopo alcuni anni, nel 1331, durante la lotta tra i Comuni di Massa e Siena, Gavorrano venne conquistata da quest'ultima. La famiglia senese dei Malavolti, acquistò i diritti sul castello nel 1379 e lo tenne fino al 1465 con un'unica interruzione durante l'invasione di Alfonso d'Aragona, re di Napoli. Nel 1465, con atto di rinuncia i Malavolti cedettero Gavorrano alla Repubblica di Siena. Ripercorrendo la "storia architettonica" del castello, nel corso del Trecento la struttura difensiva fu ristrutturata dai Senesi che la rafforzarono con alcune torri di guardia. Nella seconda metà del Seicento parte della preesistente cinta muraria risultava degradata. Nella seconda metà del secolo scorso una serie di restauri ha permesso un discreto recupero della cerchia muraria medievale. L'accesso al borgo è possibile attraverso una caratteristica porta ad arco tondo. Si conservano diversi tratti di cortina muraria rivestiti prevalentemente in arenaria, che si caratterizzano per gli elementi stilistici tipici medievali; in alcuni punti si è venuta a trovare addossata a pareti di edifici. Nella parte meridionale si notano tracce di torri di avvistamento in filarotto con base a scarpa e sezione quadrangolare. Nella parte settentrionale le mura si appoggiano direttamente sul letto di roccia di macigno affiorante. Qui sono visibile tracce di una loggia tamponata, bastioni parzialmente ristrutturati con merlatura rifatte».
http://castelliere.blogspot.it/2011/04/il-castello-di-venerdi-22-aprile.html
Gerfalco (borgo fortificato, mura)
«Gerfalco è un piccolo borgo nel territorio del comune di Montieri (GR), situato ai piedi delle Cornate che con i suoi 1058 m di altezza è il punto piu elevato delle colline metallifere. Questo centro abitato nasce nel medioevo proprio per sfruttare i minerali, e in particolar modo l'argento, che si trovava nei filoni delle Cornate e di poggio Mutti. ... Le prime notizie di Gerfalco vengono fatte risalire all'896 quando Alberto marchese di Toscana assegnò al vescovo Alboino di Volterra alcuni possedimenti che dovevano formare il suo vescovato; tra questi vi erano anche i territori di Montieri, Travale e Gerfalco. Montieri fu tenuto in suo diretto governo e invece Gerfalco fu affidato ai suoi parenti conti Pannocchieschi. Le miniere d’argento situate nei dintorni del paese erano molto ambite dai centri maggiori, tra cui Volterra, Siena e Massa Marittima e nei secoli sono state molte le dispute verificatesi per comquistare Gerfalco. Nel secolo XII è in dominio del vescovo di Volterra, dei Pannocchieschi e dei Vicedomini di Massa. ... Ma infine Gerfalco si ritrovò sotto la protezione di Siena; trascorsero anni di relativa calma grazie alle difese del castello che la Repubblica aveva rafforzato e protetto con mura di pietra concia e muratura spesse fino a due metri, fortini, baluardi, due torri e cisterne con acqua abbondante per renderlo difendibile in ogni evenienza. Nel 1453, in piena guerra fra Firenze e Siena, presidiava Gerfalco Alessio Romano, che cercò di consegnare il castello ai Fiorentini. Ma il commissario della Repubblica di Siena Niccolò di Marino si accorse del tradimento e riuscì a sventare la congiura facendo prigioniero il Romano e dieci soldati fiorentini che furon tutti tagliati a pezzi. Con l'esaurirsi dei filoni argentiferi e la chisura delle miniere Gerfalco perse d'importanza. ... Oggi il borgo si presenta come un compatto pugno di case sotto le Cornate. Delle mura e delle fortificazioni restano poche tracce, i resti delle due torri e di alcuni fortilizi. Delle tre porte che c’erano una è scomparsa; si trovava ad occidente, vicino al palazzo di giustizia o del podestà, ormai diroccato, noto come “capannone del Vecchioni”. Rimane la porta fiorentina completamente rinnovata e la porta senese che si conserva nella sua originalità affiancata da un torrazzo di pietra concia. alla sommità dell'abitato si trova la chiesa di S. Biagio di impianto romanico, ma pesantemente rimaneggiata.
Le Mura di Gerfalco costituiscono il sistema murario difensivo dell'omonimo borgo del territorio comunale di Montieri. La cerchia muraria fu costruita a più riprese durante il XII secolo, a protezione del borgo di Gerfalco che, in quell'epoca era al centro di contese tra i vescovi di Volterra e le famiglie degli Aldobrandeschi e dei Pannocchieschi, che si risolsero in seguito in favore di questi ultimi. In epoca rinascimentale, i Senesi effettuarono alcuni interventi di ristrutturazione alle preesistenti mura medievali, migliorando il sistema delle torri di guardia lungo il perimetro della cinta. Nel 1554, l'architettura militare, a differenza di quanto accadde nella vicina Travale, riuscì a scampare alla distruzione durante l'assedio delle truppe granducali di Cosimo I de' Medici, che determinò il definitivo passaggio del centro di Gerfalco dalla Repubblica di Siena al Granducato di Toscana. Nelle epoche successive, l'opera muraria ha subito una serie di modifiche, rimaneggiamenti e rifacimenti che ne hanno, in parte, cancellato l'originario aspetto. Le Mura di Gerfalco attualmente delimitano quasi interamente il borgo di origini medievali. Nell'insieme, presentano alcuni tratti a vista ed altri più o meno inglobati nelle pareti degli edifici del centro storico, ove però rimane quasi ovunque ravvisabile il basamento a scarpa. I rivestimenti ricordano gli elementi stilistici medievali nei punti in cui si presentano in pietra, specialmente nei brevi tratti a vista; al contrario, i punti della cinta muraria inglobati nei fabbricati risultano spesso alterati dalla presenza di intonaco. Lungo il perimetro della cerchia muraria, si aprono due porte ad arco tondo del periodo medievale e si elevano due torri di guardia, entrambe a sezione circolare, risalenti alla dominazione senese del Quattrocento».
Giglio Campese (torre del Campese)
«La Torre del Campese si trova su uno scoglio che delimita a nord l'omonima spiaggia dell'Isola del Giglio e il piccolo porto di Giglio Campese. La torre costiera fu fatta costruire verso la metà del Cinquecento da Cosimo I de' Medici. La costruzione svolgeva funzioni di avvistamento, di difesa ed offesa, con lo scopo di proteggere la costa occidentale dell'isola da eventuali incursioni piratesche. Nel 1700 la torre fu completamente ristrutturata e potenziata da Cosimo III de' Medici, per controllare una secca corallina scoperta pochi anni primi sui fondali al largo della costa occidentale dell'Isola del Giglio; tra i nuovi edifici realizzati ci fu la cappella gentilizia ed alcuni annessi che davano alloggio alle sentinelle. Nonostante i lavori di riqualificazione effettuati, la torre fu spesso un obiettivo di incursioni piratesche tra il 1753 e il 1799, pur riuscendo sempre a resistere in modo efficace. In epoca ottocentesca iniziò la graduale dismissione delle funzioni militari a cui era adibita la torre, fino alla sua completa e definitiva chiusura avvenuta dopo l'Unità d'Italia. In seguito fu venduta a privati e trasformata in una residenza abitativa. Ospitò, tra gli altri, l'eccentrico capitano genovese Enrico Alberto d'Albertis. La Torre del Campese si presenta a pianta circolare, poggiante su un possente basamento a scarpa cordonato, su cui poggia la parte superiore dell'edificio turriforme; nella parte interna del basamento si trova un'ampia cisterna per la raccolta dell'acqua. Una rampa di scale esterna con piccolo ponte in muratura, che ha sostituito l'originario ponte levatoio in legno, conduce alla porta d'ingresso che si apre al piano rialzato. Nell'insieme, la torre si sviluppa su tre livelli, con la parte sommitale leggermente sporgente che culmina con un tetto di copertura. Lungo le pareti esterne si aprono numerose finestrelle quadrangolari e feritoie, maggiormente concentrate nella parte alta della struttura turriforme: in passato vi si trovavano le cannoniere con funzioni di attacco e di difesa attiva. Le strutture murarie, che esternamente si presentano rivestite in intonaco, si caratterizzano per uno spessore che in alcuni punti supera i due metri e mezzo. Attorno alla torre, l'area è circondata da una serie di cortine murarie con basamenti a scarpa, ove sono presenti alcuni posti di guardia a sezione circolare con copertura a cupola; tra gli edifici annessi risalenti all'epoca settecentesca vi sono i fabbricati che ospitavano gli alloggi delle sentinelle, le troniere e la cappella».
http://grossetomaremma1bis.blogspot.it/
Giglio PORTO (torre del Lazzaretto)
«La Torre del Lazzaretto si trova lungo la costa orientale dell'Isola del Giglio, in una posizione a picco sul mare. La torre costiera fu fatta costruire da Cosimo I de' Medici nella seconda metà del Cinquecento, su progetto dell'ingegnere militare Alessandro Pieroni, con lo scopo di proteggere ulteriormente la costa orientale dell'isola da eventuali incursioni piratesche. I lavori di completamento della struttura difensiva costiera si protrassero tuttavia per vari decenni, venendo ultimati soltanto nel 1624. Nel corso del secolo successivo vi fu costruito anche il lazzaretto, struttura per la messa in quarantena dei viaggiatori provenienti da zone a rischio di epidemie; tutto ciò ha conferito alla struttura l'attuale denominazione. Tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento furono gradualmente dismessi sia la torre di guardia che il lazzaretto. Divenuta di proprietà demaniale dopo l'Unità d'Italia, fu venduta a privati soltanto verso la fine dell'Ottocento dopo vari tentativi andati a vuoto. Durante il secolo scorso, la stuttura originaria è stata inglobata nell'area di un complesso privato, rimanendo parzialmente addossata sul lato rivolto verso terra ad edifici posticci di tipo abitativo. La Torre del Lazzaretto si presenta a sezione quadrangolare, con basamento a scarpa cordonato su cui trova appoggio la parte rialzata dell'edificio turriforme. La particolarità della struttura architettonica è l'arrotondamento degli angoli che mettono in continuità le pareti dei lati contigui. Le strutture murarie esterne sono completamente intonacate, con alcune feritoie e finestre quadrangolari di dimensioni diverse che si aprono ad altezze diverse. La parte alta, completamente rifatta, culmina con un tetto di copertura a quattro fornici, che ha sostituito l'originaria terrazza sommitale, delimitata da parapetti, dalla quale le sentinelle effettuavano gli avvistamenti ed emettevano segnali luminosi in caso di allarme».
http://grossetomaremma1bis.blogspot.it/
Giglio Porto (torre del Saraceno)
«La Torre del Saraceno, nota anche come Torre del Porto, si trova lungo la costa orientale dell'Isola del Giglio, nel cuore della località di Giglio Porto. L'attuale denominazione è stata conferita a seguito di una violenta incursione di una flotta di pirati saraceni, che danneggiò gravemente l'originaria struttura. La torre costiera, costruita in epoca medievale, era originariamente un possedimento dell'Abbazia delle Tre Fontane di Roma, per poi passare agli Aldobrandeschi con l'inizio del loro controllo dell'isola. Durante la dominazione pisana, la fortificazione andò probabilmente incontro ad un periodo di abbandono e di degrado che ebbe termine con l'annessione dell'Isola del Giglio al Granducato di Toscana. I Medici fecero eseguire vari interventi di recupero a partire dalla seconda metà del Quattrocento, ma i più importanti di essi furono effettuati attorno alla metà del secolo successivo per volere di Cosimo I de' Medici. Tuttavia, negli anni successivi, la torre fu bersaglio di numerosi tentativi di assalto, durante uno dei quali venne gravemente danneggiata dai pirati, richiedendo un profondo intervento di ricostruzione verso la fine del Cinquecento, quando la struttura architettonica militare fu ulteriormente fortificata da un rivellino esterno e da altri elementi difensivi. Ulteriori interventi di ristrutturazione vennero effettuati nel Settecento e all'inizio del secolo scorso: tra di essi ci fu la definitiva dismissione della torre dalle originarie funzioni militari a seguito dell'Unità d'Italia. La Torre del Saraceno si trova su una scogliera in granito tra le abitazioni di Giglio Porto, in posizione dominante rispetto al vicino porto. La torre si presenta a pianta circolare, poggiante su un basamento a scarpa cordonato, con pareti rivestite in blocchi di pietra. La parte sommitale, modificata dagli ultimi interventi di restauro, è caratterizzata da una terrazza delimitata da un robusto parapetto che poggia su una serie di mensole che delimitano, a loro volta, altrettanti archetti ciechi. Lungo le pareti esterne si aprono ad altezze diverse varie feritoie e finestrelle di forma quadrangolare, soprattutto nella parte alta dell'edificio turriforme, ove erano collocate le cannoniere per svolgere le funzioni di attacco e di difesa attiva. Al primo piano rialzato sopra il basamento a scarpa vi è quella che in passato costituiva la porta d'accesso alla struttura difensiva, a cui si giungeva attraverso una rampa di scale esterna che culminava con un ponte levatoio. Su un lato, la torre è addossata ad altre strutture murarie in pietra che costituiscono i resti del rivellino».
http://isoladelgigliogrosseto.blogspot.it/2009/08/la-torre-del-saraceno.html
Grosseto (bastioni o baluardi)
«Bastione o Baluardo
Garibaldi. La strada a destra in ascesa che biforca la Via Mazzini
conduce al Bastione Garibaldi conosciuto anche come Baluardo delle Monache
perché si trovava nelle vicinanze del Monastero della Santissima Annunziata
ora scomparso. La denominazione corrente gli deriva dal monumento a Giuseppe
Garibaldi, lì sistemato. è
senz’altro un bastione molto conosciuto dalla cittadinanza poiché qui si
svolgono periodicamente manifestazioni cittadine. Bastione o Baluardo
Molino a Vento. Si trova tra il Viale Ximenes e Viale Manetti e di
fronte a Piazza Caduti sul Lavoro. Conosciuto anche come Baluardo di San
Michele o del Molino a Vento, per essere stato prossimo sia ad una delle
quatto porte cittadine non più esistente, la Porta San Michele e ad un
molino a vento demolito sempre in epoca lorenese per la creazione della
passeggiata sulle mura. La sua posizione è a sud-ovest e venne edificato
anch’esso nella seconda metà del Cinquecento. Bastione o Baluardo della
Cavallerizza. Si trova nella zona di Piazza De Maria e di Porta Vecchia,
detto anche dell’Oriolo per l’orologio che stava nel torrione della Porta
Vecchia. Ha la punta estrema posizionata a sud. Questo fu edificato nella
seconda metà del Cinquecento e modificato nel periodo lorenese per la
realizzazione della passeggiata sopra le mura.
è il bastione che ha subito
le maggiori modifiche e trasformazioni. Bastione o Baluardo del Maiano o
delle Palle. Cosiddetto dal simbolo dello stemma mediceo collocato
attualmente sulla punta estrema in alto del puntone posto a Sud-Est, è anche
il primo dei sei bastioni ad essere stato costruito su ordinanza di Cosimo I
e terminato nel 1566. Nei pressi del bastione in epoca ottocentesca fu
costruito un deposito dell’acqua, tanto che esso prese il nome, all’epoca,
di Bastione del Serbatoio. Sui vertici del bastione erano piazzate le
garitte o casini che furono demoliti in epoca lorenese o distrutte durante
la seconda guerra come il cosiddetto Casino delle Palle dove all’interno
erano conservati degli affreschi. Inoltre il bastione è dotato di una serie
di gallerie che conducevano alle zone dove erano posizionate le cannoniere.
Essendo attualmente non praticabile per lavori di restauro che riguardano il
Deposito e le piazze basse è necessario ridiscendere dalle scalette in
pietra che immettono sulla Via Saffi dove a destra si raggiunge il più
rilevante tra i sei bastioni della fortificazione, quello della Fortezza e
la cosiddetta Cittadella.
Bastione o Baluardo Santa Lucia. Posizionato a nord-ovest è uno dei
due baluardi minori che hanno il puntone indirizzato verso l’interno della
città. Prende il nome dalla medievale Porta di S. Lucia inglobata nel Cassero
senese. Lo si può raggiungere seguendo un percorso in mattoni che costeggia
la cortina. Come l’altro baluardo ha mantenuto il “casino di guardia” e un
piccolo campanile dove era posta una campana per gli allarmi. Anch’esso
costruito integralmente in mattoni si contraddistingue poiché al suo interno
racchiude l’imponente struttura del Cassero Senese. Bastione o Baluardo
della Fortezza. Compreso in una ampia area verde domina con il puntone
la zona Nord-Est della città. Al centro di quest’area venne installato un
Cavaliere, cioè una specie di bastione più elevato all’interno del bastione
stesso. ma poteva trovarsi anche lungo la cortina, innalzato su un
terrapieno con lo scopo di ottenere visivamente il controllo sulla campagna
e sui territori circostanti e con la funzione di installare lì le
artiglierie a scopo difensivo. Bastione o Baluardo Vittoria. Rispetto
al Bastione di Santa Lucia è posizionato a sud verso la città ed è provvisto
di cannoniere. Anche il baluardo santa Lucia conserva il “casino di
guardia”, che mantiene le stesse caratteristiche strutturali di quello del
Bastione Santa Lucia. Ritornando verso la zona di accesso alla Cittadella,
tanto dal lato del bastione Fortezza che da quello di Santa Lucia, scendendo
è possibile visitare l’accesso alle postazioni e alle cannoniere collegate
anche da una rete di gallerie sotterranee visitabili.
è inoltre possibile
osservare dei locali con arcate lungo i fianchi adibite a deposito delle
artiglierie. All’uscita dalla Cittadella risalendo ancora per Via Saffi ci
si immette nuovamente sulla passeggiata lungo il tracciato delle mura.
Bastione o Baluardo della Rimembranza. Denominato anche Baluardo di San
Francesco perché imminente alla chiesa e al convento dedicati al santo, è
collocato a Nord, in prossimità della Porta Nuova, demolita nel periodo
lorenese. Sul bastione fu sistemato, durante il ventennio fascista, il
cosiddetto Parco della Rimembranza dove si trova il Monumento al Milite
Ignoto, da ciò la attuale denominazione. In passato accoglieva una
polveriera, smantellata sempre nel periodo ottocentesco per la realizzazione
della passeggiata sulle mura. Scendendo dal bastione si accede nuovamente
alla parte terminale di Via Saffi che ci riporta in direzione di Via Mazzini»
(a c. di Andrea Martinelli).
http://koinoo.wordpress.com/2013/06/01/grosseto-bastioni-e-baluardi-di-andrea-martinelli/
«L’imponente struttura della Fortezza Medicea è una vera e propria cittadella fortificata, inserita all’interno di uno dei bastioni delle mura medicee, il Bastione Fortezza. Fu voluta dai Medici per rafforzare il controllo della città e completata nel 1593, inglobando il preesistente Cassero Senese. Di forma pentagonale, la Fortezza possiede anche due bastioni rivolti verso il centro abitato: è chiaro che la struttura doveva proteggere dagli attacchi esterni, ma anche garantire la difesa da eventuali rivolte dei Grossetani. Al centro si apre la Piazza d’Armi, cuore della Fortezza, che ha forma rettangolare ed è circondata da resti degli edifici cinquecenteschi. Dal portone d’ingresso due rampe di scale conducono al Cassero Senese, antico complesso medievale pertinente alle mura del Trecento, quando ancora non si utilizzavano le armi da fuoco. Nel Cinquecento, quando il Cassero fu inglobato nella fortezza, erano già in uso le artiglierie e quindi la struttura venne completamente modificata: nella parte superiore fu ricavata un’ampia terrazza coperta, per la postazione delle armi, mentre i piani inferiori furono via via destinati a prigione, deposito di grano, alloggiamenti. Dopo aver subito varie modifiche e altre destinazioni d’uso, oggi la struttura domina, con incontrastato fascino, il profilo della città. Centro culturale e museale di alto livello, dal 2003 ospita le aule del Polo Universitario Grossetano. D’estate, vi si tengono spettacoli teatrali e musicali».
http://guide.travelitalia.com/it/guide/grosseto/fortezza-medicea-grosseto/
Grosseto (mura e Cassero Senese)
«La costruzione di una nuova imponente cinta muraria a Grosseto rientrava nel piano di fortificazione dei nuovi confini dello Stato mediceo voluto da Cosimo I dopo l'annessione di Siena e della Maremma, poco oltre la metà del Cinquecento. In particolare, la necessità di fortificare Grosseto risiedeva nella importanza politica e strategica della città, sede di un grande deposito di grano e sale, entrambi prodotti nella zona. Già in epoca medievale esisteva una cinta muraria più volte ricostruita per conto della Repubblica senese. Attorno al 1540, Anton Maria Lari rafforzò le mura di Grosseto con moderni bastioni angolari. A causa del cattivo stato in cui si trovavano le fortificazioni grossetane dopo l'annessione allo Stato mediceo, fu innalzata a partire dal 1565, su progetto dell'architetto militare Baldassarre Lanci, una nuova cinta muraria ultimata intorno al 1593. La cinta muraria di Grosseto presenta una forma esagonale bastionata ai vertici, perimetrata internamente da un percorso ad anello ed esternamente da fossi navigabili, usati durante la costruzione anche per il trasporto dei materiali. La struttura, realizzata in mattoni, rispondeva ai principi della moderna architettura militare. Nella fortificazione medicea sono presenti alcuni elementi delle mura medievali: la Porta Vecchia a sud, unico accesso alla città sino al 1754, anno in cui fu aperta la Porta Nuova a nord, e il cassero senese (1345), realizzato in pietre squadrate di travertino, inglobato nel bastione della Fortezza. Quest'ultima costruzione è un imponente complesso con funzioni militari, costituito da caserme, depositi e da una cappella. L'opera fortificata fu trasformata nel 1828, per volere del granduca Leopoldo II di Lorena, che fece adattare i baluardi e gli spalti in giardini e viali pubblici, facendo definitivamente perdere alle mura la loro funzione militare».
http://brunelleschi.imss.fi.it/ist/luogo/fortezzamediceagrosseto.html
Grosseto (palazzo Aldobrandeschi)
«Sede della Provincia di Grosseto, Palazzo Aldobrandeschi è uno dei principali edifici del centro storico e si affaccia su Piazza Dante. L’edificio risale al Medioevo: dapprima residenza cittadina degli Aldobrandeschi, il palazzo ha poi ospitato le istituzioni locali. Il lento e inesorabile degrado, protrattosi per alcuni secoli, culminò in epoca moderna con la decisione di abbattere e ricostruire quel che rimaneva dell'antico palazzo nobiliare. I lavori ebbero inizio nel 1900 e il nuovo edificio fu ufficialmente inaugurato il 31 maggio del 1903. Il suo aspetto attuale è dovuto a questa ristrutturazione del primo Novecento, eseguita su disegno dell’architetto grossetano Lorenzo Porciatti. L’edificio presenta una forte connotazione neogotica, che si può intravedere nella successione dei volumi e negli elementi formali e decorativi. Altri elementi che richiamano lo stile neogotico sono le finestre a bifora e a trifora caratterizzate da archi a sesto acuto, la merlatura con cui culmina la parte sommatale, e l’uso generalizzato di materiali come il travertino e i mattoni, tipici anche degli edifici pubblici del gotico senese. Il vano scale è caratterizzato da una volta a crociera, un finestrone triforo, una scala a tre rampe con pilastro ottagono in travertino e balaustra. Sulle fiancate laterali del palazzo è possibile riconoscere alcuni elementi dell'originaria struttura medievale».
http://guide.travelitalia.com/it/guide/grosseto/palazzo-aldobrandeschi
Grosseto (Tino di Moscona o castello di Montecurliano)
«Il Tino di Moscona è una fortificazione situata nel territorio comunale di Grosseto. La sua ubicazione è sulla cima dell'omonimo poggio, la prima propaggine collinare che si innalza a nord-est di Grosseto e domina l'area archeologica della città etrusco-romana di Roselle. L'area dove sorge il complesso era già abitata in epoca villanoviana, come testimoniano i numerosi reperti venuti alla luce nella zona attorno alla fortificazione. Il sito venne probabilmente sfruttato anche dagli Etruschi ed in seguito anche i Romani lo utilizzarono come insediamento abitativo, come dimostrano i resti di una cisterna per la raccolta dell'acqua di tale epoca. In epoca medievale vennero costruiti l'imponente cinta muraria di forma circolare e gli attigui fabbricati, dei quali rimangono alcuni resti. La fortificazione costituiva un'opera strategica, a seguito delle ripetute invasioni barbariche a cui fu sottoposta la sottostante città di Roselle nel periodo altomedievale. Il complesso continuò ad essere abitato anche dopo la fondazione di Grosseto. Inoltre, secondo alcuni documenti di epoca medievale, in questo luogo doveva essere ricostruita la città di Grosseto dopo il completo abbandono di Roselle; tuttavia, questo progetto studiato, dagli Aldobrandeschi, non fu mai portato a termine, poiché i Senesi riuscirono ad espugnare l'insediamento fortificato che, fino ad allora, appariva più sicuro della città di Grosseto. Dopo l'assedio vincente dei Senesi, il Tino di Moscona fu gradualmente abbandonato ed andò incontro ad un lunghissimo periodo di degrado, conclusosi soltanto con i recenti restauri, ultimati nel 2005, che hanno riportato agli antichi splendori i resti dell'antica fortificazione. Il Tino di Moscona attualmente si presenta come un'imponente fortificazione a pianta circolare, con strutture murarie rivestite in pietra; vi si accede attraverso due distinte porte di ingresso. All'interno della struttura, nell'area delimitata dalla cerchia muraria, si sono ben conservati un vano sotterraneo e i resti di un'antica cisterna di epoca romana, mentre sul lato ad est della fortificazione sono visibili i resti di un abitato medievale. In questa zona sono inoltre venuti alla luce alcuni reperti villanoviani, tra i quali spiccano oggetti di oreficeria custoditi in vasi cinerari».
http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=204
Grosseto (torre dell'Uccellina)
«La torre quadrata, detta "Torre dell'Uccellina", alta circa ventidue metri e mezzo, è collocata esternamente all'angolo sud delle mura perimetrali che fecero del complesso abbaziale di S. Maria Alborense una vera e propria fortezza, ed ha una curiosa particolarità: alla sommità, alla quota del camminamento di ronda, il perimetro è più largo di quello della base. Questo deriva, evidentemente, dal fatto che la torre fu costruita in due fasi successive, con l'utilizzazione di materiale diverso: fino alla quota di dodici metri il perimetro delle mura diminuisce progressivamente, per poi tornare ad ampliarsi fino nella parte superiore, costruita con pietre di diverso tipo. La sua edificazione dovrebbe avvenire attorno al 1321, allorché la famiglia degli Abati, a capo delle lotte della città di Grosseto con quella di Siena, entrò in possesso del monastero trasformandolo in fortilizio, ed il fatto che sia esterna rispetto al perimetro delle mura giustifica le dimensioni della sua porta e suggerisce che attorno ad essa dovessero esservi altre mura. Infatti la porta, che si apre sul lato nord, ad arco acuto ed architrave monolitico, sovrastata da arciere al primo piano, è alta poco più di due metri e larga meno di settanta centimetri, ed altre tracce di mura - forse quelle distrutte dai senesi nel 1438-, di spessore fra i sessanta e gli ottanta centimetri, sono in prossimità del recinto del monastero. Oltre al completo controllo dell'area dell'abbazia, la torre aveva una funzione fondamentale di avvistamento: dalla sua sommità, infatti, si osserva Cala di Forno, che non è invece visibile dal campanile. Eretta dopo il 1321, quando la famiglia degli Abati fortificò l'intero monastero, la torre fu chiaramente rialzata in un secondo periodo in quanto il tessuto del paramento cambia nella parte alta divenendo meno curato e squadrato. è probabile che questo intervento risalga alla metà del XVI secolo, allorché si provvide alla costruzione della maggior parte delle torri della zona e al riattamento di quelle esistenti allo scopo di formare un'ininterrotta catena di edifici di avvistamento lungo tutta la costa. Dalla foto aerea possiamo notare il vano interno e il camminamento di ronda; la copertura doveva poggiare su pilastri di cui rimane ancora traccia ed essere a forma di padiglione come negli altri edifici consimili. La piccola porta di accesso ad arco acuto si trova sopra il basamento, mentre in alto si aprono alcune arciere. All'interno, lo spazio è diviso in quattro piani oltre a quello terreno».
http://www.neogeo.unisi.it/geopaesaggi/luoghi.php?id=192
Grosseto (torre della Trappola)
«Partendo da Grosseto si segue la Provinciale n° 40, quindi, percorsi circa 5 Km, si svolta a sinistra seguendo l'indicazione "Torre Trappola". La storia della Trappola è controversa, e la sua ricostruzione è resa difficile anche dal fatto che con la piena dell'Ombrone del 1966 è stato danneggiato l'archivio aziendale. Secondo alcune fonti, la costruzione risalirebbe alla fine del 1300, quando la torre fu eretta per ordine del Comune di Siena. La Torre, fu eretta nel 1283 da Meo Guiducci di Torrenieri come fortilizio costiero, per ordine del Comune di Siena. In origine era alta più di 30 m.; questo fatto, unito alla sua particolare posizione geografica, rendeva l'edificio "strategico" per la sua ampia vista. Verso la metà del secolo scorso fu abbattuta tutta la parte superiore, ed architettonicamente più caratteristica, della torre, mentre i vari interventi operati nel tempo hanno trasformato l'edificio originario in fabbricato rurale. Dell'antica struttura rimane oggi osservabile solamente la base a scarpa in mattoni. è documentata la presenza in zona di saline e di un'altra piccola torre (Torre del Sale), delle quali rimangono solo poche tracce, mentre la presenza di canali testimonia gli interventi legati all'opera di bonifica della pianura grossetana. In epoca medicea, nel 1531, la torre è citata sia come torre d'avvistamento e fortino, sia come sede delle saline. In origine la torre sorgeva sulla riva del mare, alla foce del fiume Ombrone, a protezione di un porticciolo; il suo compito era di proteggere la costa e le saline dagli assalti dei pirati. L'attuale posizione della Torre della Trappola, a 4,5 km dalla costa, testimonia l'avanzamento della linea di costa, dovuto all'abbondante apporto di materiale alluvionale da parte dell'Ombrone. L'esame della cartografia storica consente di verificare che la torre non era più sulla costa già nel XVIII secolo. Il nome "Trappola" sembra derivi dal fatto che nella piccola insenatura che formava, anticamente, la foce dell'Ombrone, era possibile prendere in trappola le navi dei turchi che vi si avventuravano; altri affermano che il termine trae origine dalle difficili condizioni ambientali che, da sempre, hanno caratterizzato questa zona palustre, rendendone pressoché impossibile l'attraversamento durante i periodi più piovosi. L'area della Trappola è interamente compresa entro i confini del Parco Naturale della Maremma. E' un'area caratterizzata dalla presenza di stagni costieri con acqua salmastra, da residui di bosco e da piccoli lembi di pineta. Nella sua parte più interna è ancora oggi praticato l'allevamento del bestiame brado (cavalli e bovini maremmani), per opera dei "butteri».
http://www.girando.it/grosseto/torre_trappola.htm
Grosseto (torre di Castel Marino)
«La torre si trova su un'altura dalla quale si domina la "Pineta Granducale" e un lungo tratto costiero da Cala di Forno alla foce del fiume Ombrone. La torre è raggiungibile attraverso l'itinerario A2 del Parco naturale della Maremma. La fortificazione con funzioni di avvistamento si può ipotizzare che sia una delle prime torri di avvistamento costiero sorte nella zona. Questa torre, infatti, si differenzia nettamente, dal punto di vista della tipologia edilizia dalle altre torri costruite a partire dal XVI secolo. Costruita in epoca medievale dagli Aldobrandeschi come punto di avvistamento lungo la fascia costiera a sud della città di Grosseto. Nel corso del Cinquecento la struttura iniziò a perdere importanza, a seguito della costruzione della vicina Torre di Collelungo, dove si trasferirono tutte le sentinelle impegnate nella sorveglianza di questo tratto costiero. La lenta e inesorabile decadenza si concretizzò con i parziali crolli avvenuti nel corso del Settecento, che portarono in rovina l'antica torre. La Torre di Castel Marino si presenta attualmente sotto forma di rudere, rovinata su due lati. La base a scarpa si caratterizza per la forma a piramide tronca, sopra la quale la sezione diviene quadrata. La muratura, rivestita in pietra, presenta una serie di aperture e i segni che testimoniano, sulla facciata meridionale, l'antico ingresso che doveva essere preceduto da una rampa di scale. La parte sommitale risulta priva di coronamento».
http://www.foraccess.eu/it/pagine/60/Torre%20Castel%20Marino
Grosseto (torre di Collelungo)
«La Torre di Collelungo si trova all'estremità meridionale del territorio comunale di Grosseto, su un modesto promontorio che domina l'omonima spiaggia. La torre è raggiungibile attraverso l'itinerario A2 del Parco naturale della Maremma. La fortificazione con funzioni di avvistamento venne fatta costruire dai Senesi in agli inizi del XVI secolo, probabilmente dopo l’abbandono di quella di Castel Marino, per rafforzare il sistema difensivo costiero lungo uno dei tratti litoranei controllati dalla Repubblica di Siena. La torre era occupata da un castellano che risiedeva al piano primo e dal cannoniere che stava al piano secondo. A fianco della torre si ergeva un piccolo edificio composto di due stanze e un forno, il tutto per l'uso del Castellano. Non si trova invece più traccia della cappellina, menzionata dal Pecci, che faceva parte del complesso. Utilizzata fino al 31 agosto 1847 dopo di che venne colpita da un fulmine che distrusse i piani superiori dove, in passato, doveva essere presente la polveriera. La Torre di Colle Lungo si presenta come un edificio a pianta quadrangolare, disposta su tre livelli, poggiante su un possente basamento a scarpa a forma di piramide tronca, che nella parte superiore termina con una cordonatura che lo mette in continuità con la parte superiore della struttura turriforme. L'accesso alla torre è possibile attraverso una porta rettangolare, che si apre al piano rialzato lungo la parete settentrionale, a cui si giunge attraverso una caratteristica rampa di scale esterna che originariamente culminava con un ponte levatoio successivamente murato. L'estremità sommitale è coronata da una serie di beccatelli, sui quali probabilmente poggiava originariamente una merlatura perduta, che delimitava la terrazza sommitale dalla quale le sentinelle effettuavano gli avvistamenti».
http://www.foraccess.eu/it/pagine/14/Torre%20Colle%20Lungo
Isola del Giglio (rocca Pisana)
a c. di Fernando Giaffreda
Isolotto dello Sparviero (torre degli Appiani o dello Sparviero)
«L'Isolotto dello Sparviero è una piccola isola del Mar Tirreno, situata di fronte alla costa toscana di Punta Ala, rispetto alla quale si trova a sud-ovest. Rientra nei confini amministrativi del comune di Castiglione della Pescaia. Dai locali è frequentemente chiamato Isolotto della Troia a causa dei piccoli scogli allineati su di un lato che ricorderebbero dei porcellini intenti a succhiare il latte dalla madre. L'isola, prevalentemente rocciosa, è nota fin dall'epoca tardomedievale, per la presenza di una torre di avvistamento, la Torre degli Appiani, che costituiva uno degli avamposti meridionali del Principato di Piombino. Disabitata e priva di altre strutture architettoniche, l'isolotto è caratterizzato dalla presenza di gabbiani che vi nidificano, oltre ad essere un luogo caratteristico per le immersioni subacquee. La Torre Appiani fu edificata in epoca medievale, divenendo in seguito una delle fortificazioni fondamentali per il sistema difensivo del Principato di Piombino. Nel 1561 gli Appiani decisero la sua ricostruzione perché la struttura difensiva versava in precarie condizioni. Il luogo fu tuttavia scenario di alcune violente scorribande piratesche che causarono gravi danni all'edificio e perdite umane che scoraggiarono i militari a prestarvi servizio. La torre dell'Isolotto dello Sparviero andò così incontro ad un lento ed inesorabile declino che ha ridotto l'originaria struttura in ruderi».
http://www.travelingintuscany.com/album/puntaalaappianotower.htm
Istia d'Ombrone (Cassero senese, palazzo di Giustizia)
«Il Palazzo Vescovile, noto anche come Cassero Senese, era un edificio situato nel centro storico di Istia d’Ombrone, frazione del comune di Grosseto. La sua ubicazione era di fronte al fianco sinistro della chiesa di San Salvatore. Il palazzo fu costruito in epoca medievale, più precisamente nella prima metà del Duecento, come luogo di residenza temporanea per i vescovi della diocesi di Grosseto. Con il passaggio di Istia d’Ombrone sotto il controllo di Siena, la struttura architettonica fu trasformata in cassero con l’edificazione di una possente torre a pianta quadrata. Il luogo veniva da allora utilizzato in modo promiscuo, sia come residenza vescovile (funzione originaria) che come struttura difensiva. Rimane tuttora incerto il periodo in cui il complesso fu abbandonato, risultando tuttavia ancora in funzione in epoca rinascimentale. Attorno alla metà del Settecento l’intera struttura architettonica risultava già in rovina, con gli ultimi ruderi rimasti in piedi fino ai primi decenni del Novecento. Del Palazzo Vescovile, di cui si sono quasi interamente perse le tracce, è stata facilmente identificabile l’ubicazione grazie ai numerosi documenti storici, alla cartografia d’epoca e alla presenza dei ruderi agli inizi del secolo scorso. Il complesso architettonico era preceduto su un lato da una cortina muraria, ove si apriva una porta ad arco tondo che immetteva in una corte interna, attorno alla quale si articolava il complesso edilizio costituito da tre corpi di fabbrica a pianta rettangolare addossati tra loro e disposti ad U. Tra di essi si elevava la torre quadrata del cassero. Le strutture murarie dell’intero complesso architettonico si presentavano interamente rivestite in pietra, con gli archi ribassati delle finestre rifiniti in laterizio. ...
Il palazzo di giustizia fu costruito nel corso del Quattrocento, quando il paese era sotto la giurisdizione della Repubblica di Siena, inglobando nella parete esterna un tratto della cinta muraria di Istia d’Ombrone. L’edificio divenne sede del Podestà e centro dell’amministrazione cittadina, ed è ricordato come il principale edificio pubblico in vari documenti di epoche diverse. Il fabbricato fu ristrutturato nel corso del Seicento, ma ciò non evitò all’edificio il degrado dei secoli successivi dovuto allo spopolamento del centro a causa della malaria. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo scorso, una serie di interventi hanno permesso di salvare la costruzione, in stato di conservazione non buono, da eventuali demolizioni. Il risultato fu una parziale alterazione degli originari elementi stilistici e la suddivisione dell’antico palazzo in più unità abitative. Il Palazzo di Giustizia di Istia d’Ombrone, addossato su un lato alla Porta Grossetana, presenta strutture murarie in pietra, con alcune finestre che si aprono su più livelli. La facciata esterna presenta nella parte alta sotto il tetto un caratteristico loggiato a sei ordini».
http://ioilmilanistia.altervista.org/istia-dombrone-2/
«Le mura di Istia d'Ombrone costituiscono il sistema difensivo del borgo. Le mura di Istia d'Ombrone furono costruite, in più fasi, durante il periodo medievale. Una prima cinta muraria fu costruita quasi certamente tra il IX e il X secolo a protezione dell'area sommitale del borgo, dove sorgeva l'area signorile che comprendeva, tra l'altro, una residenza dei vescovi di Roselle. Leggermente successiva fu la costruzione del proseguimento di questa cinta primordiale, a racchiudere anche le abitazioni più antiche inizialmente sguarnite di difesa. Una seconda cinta muraria fu aggiunta in epoca bassomedievale a delimitare l'intero nucleo abitato che, nel frattempo, si era allargato verso la parte inferiore; la nuova cerchia muraria assunse una forma di poligono irregolare. Nel corso dei secoli successivi le due cinte murarie hanno subito varie modifiche, a seguito di variazioni urbanistiche che hanno interessato varie parti dell'abitato. Recenti interventi di restauro hanno permesso di recuperare i tratti di mura rimasti. Le mura di Istia d'Ombrone sono ancora distinguibili nelle due distinte cerchie, interna ed esterna. La cinta muraria interna, di forma quadrangolare, è ravvisabile in alcuni suoi tratti lungo la via di Mezzo, dove è stata in larga parte incorporata nelle pareti esterne degli edifici che vi si affacciano; solo in prossimità dell'area che delimitava la residenza vescovile si ritrovano alcuni tratti di cortina sotto forma di ruderi. La cinta muraria esterna, caratterizzata dalla forma di un poligono irregolare, delimita interamente il centro storico di Istia d'Ombrone. Lungo il lato occidentale sono visibili vari tratti di cortina che, in altri punti, risulta invece incorporata nelle pareti esterne di alcuni fabbricati. Lungo le mura esterne vi si aprono due porte, una a nord e una a sud».
http://istia-dombrone.blogspot.it/
«Porta Grossetana è una delle due originarie porte lungo l'antica cinta muraria di Istia d'Ombrone. La struttura fu realizzata in epoca medievale, quasi certamente attorno al XII secolo, durante l'espansione del centro storico con la costruzione della cinta muraria esterna (quella interna nella parte più alta è databile IX-X secolo). Nel corso del Quattrocento, gran parte delle mura di Istia d'Ombrone furono incorporate nei nuovi edifici in fase di costruzione; proprio in questo periodo, la torre con la Porta Grossetana si trovò addossata su un lato al Palazzo di Giustizia. Nei secoli successivi, il dilagare della malaria determinò un progressivo abbandono del borgo che arrivò a contare soltanto poche decine di abitanti durante la stagione invernale (durante l'estate il centro era praticamente spopolato). Tutto ciò determinò un inevitabile deterioramento del patrimonio architettonico, il cui recupero ebbe inizio soltanto a partire dalla fine dell'Ottocento. Ciò nonostante, la fortificazione risultava essere ben conservata. Durante il secolo scorso, alcuni interventi di restauro hanno permesso di mantenere la porta e la torre in ottime condizioni di conservazione. La Porta Grossetana si apre alla base dell'omonima torre, originariamente situata lungo le mura medievali di Istia d'Ombrone. La torre è costituita rivestita in pietra nella parte inferiore, dove si apre la porta ad arco tondo, mentre si presenta in laterizio nella parte superiore. Guardando la struttura dal lato esterno, risulta addossata sul lato sinistro alla parete laterale del quattrocentesco Palazzo di Giustizia. La parte alta della torre è coronata da una serie di Archetti pensili racchiusi da mensole dove poggia la merlatura sommitale, sopra la quale si eleva una torretta campanaria sullo stesso lato del Palazzo di Giustizia.
Porta Senese è la porta situata nella parte nord-orientale della cinta muraria esterna di Istia d'Ombrone. La porta fu costruita nel corso del XII secolo assieme alla torre nella quale risultava incorporata. Nel corso dei secoli, la struttura ha subito alcuni interventi di modifica, con la probabile aggiunta degli archi superiori durante la dominazione senese. Tuttavia, l'abbandono del paese susseguente al dilagare della malaria ha determinato un inesorabile degrado, sia per la cinta muraria che per la porta stessa, la quale è giunta ai giorni nostri in cattivo stato di conservazione. Porta Senese di Istia d'Ombrone, denominata anche Portaccia per lo stato di conservazione, si presenta sotto forma di un imponente rudere che emerge addossato alle mura in pietra. La struttura è interamente rivestita in laterizio, con una doppia porta che presenta un arco ribassato sul lato interno ed uno tondo all'esterno; al di sopra, si apre un doppio arco ribassato su entrambi i lati. La parte alta termina proprio sopra il doppio arco superiore, priva di coronamenti. L'attuale aspetto del rudere lascia immaginare la presenza originaria di una merlatura sommitale oramai perduta».
http://istia-dombrone.blogspot.it
Magliano in Toscana (mura, fortificazioni)
«Magliano era sede di un castello già citato nel 1097. Passato a diverse signorie come il re di Napoli, il duca di Calabria, i conti Pannocchieschi, i conti di Santa Fiora e la Repubblica di Siena, soffrì l’incendio e la distruzione dei Pannocchieschi. Con Siena, le mura vennero rinforzate e ampliate nel XV secolo, epoca a cui risalgono tre lati attuali della cinta muraria, intervallati da torrioni rotondi e torri quadrate. A sud-est si trovano invece le torri a pianta quadrata erette dagli Aldobrandeschi. La torre che meglio ha conservato la sua struttura originaria è quella presso Porta San Giovanni, da dove la cinta muraria medioevale eretta in pietra prosegue fino ad unirsi alle mura senesi, di spessore più robusto e spezzate da sei torrioni circolari. La parte a sud-ovest delle mura, quella che da sul mare, è la meglio conservata: ancora si possono ammirare le torri erette per avvistare il nemico che arrivava dal litorale. La porta Nuova rappresenta l’attuale accesso al borgo di Magliano. Tale portone venne probabilmente realizzato dopo la costruzione della cinta muraria. La porta San Martino prende invece il nome dalla chiesa di San Martino. Si tratta di un antico portone d’accesso alla vecchia rocca di Magliano, edificata sul lato nord con le mura Aldobrandesche e restaurata nello stesso secolo delle mura senesi. Ha un’architettura decisamente più semplice di quella Nuova, la sua merlatura, guelfa, è probabilmente frutto di un’opera di ristrutturazione».
http://www.toscanissima.com/maglianointoscana/cintamuraria.php
Magliano in Toscana (torre Bassa o castello di Collecchio)
«La Torre Bassa è una torre situata nel comune di Magliano in Toscana. La sua ubicazione è all'interno del Parco naturale della Maremma, su una delle propaggini orientali dei Monti dell'Uccellina che guarda verso l'entroterra, nell'area occidentale del territorio comunale. L'intero territorio, comprendente anche la Tenuta di Collecchio e la Torre della Bella Marsilia, era controllato in epoca medievale agli Aldobrandeschi; la Torre Bassa fu costruita nel corso del XII secolo e venne inglobata nel territorio della Contea di Santa Fiora al momento della spartizione del territorio avvenuta nel tardo Duecento. All'inizio del Trecento la zona entrò a far parte del territorio della Repubblica di Siena e la torre divenne di proprietà della famiglia senese dei Marsili, che acquisì i diritti di possesso anche sulla torre e sulla vicina tenuta. Da allora, i Marsili furono i proprietari di questi possedimenti per un lunghissimo periodo, anche dopo la definitiva caduta dello stato senese e l'inglobamento della zona nel territorio amministrato dal Granducato di Toscana nei pressi del confine con lo Stato dei Presidi, lungo periodo storico compreso tra la metà del Cinquecento e gli inizi dell'Ottocento. Soltanto agli inizi del Novecento i beni di proprietà della famiglia senese passarono alla famiglia pistoiese dei Vivarelli Colonna. Dal 2000 di proprietà della Tenuta agricola dell'Uccellina. Attualmente la Torre Bassa si trova in un'area ricoperta dalla macchia mediterranea dove sono visibili i resti di altri edifici, che probabilmente costituivano nei secoli passati il Castello di Collecchio oramai scomparso; dell'antico castello sono visibili i basamenti delle cortine murarie disposte su 4 lati e le basi delle torri angolari. La Torre Bassa era quasi certamente parte integrante dell'antico castello. La fortificazione si presenta a sezione quadrangolare, con base a scarpa e pareti rivestite in pietra munite di alcune feritoie; la parte alta comprende i resti del coronamento, di cui rimangono una serie di caditoie in mattoni, sulle quali trovavano appoggio i muri che delimitavano la terrazza sommitale. La porta di accesso ad arco ribassato si apre sulla parete occidentale, ove era raggiungibile unicamente attraverso una caratteristica rampa di scale esterna con ponte levatoio, ulteriormente protetta da una caditoia della quale rimangono alcuni resti nella parte sommitale della stessa parete».
http://grossetomaremma1bis.blogspot.it/
Magliano in Toscana (torre della Bella Marsilia o torre Alta)
«Questa torre si trova nell'antica tenuta del Collecchio (Collecchium) appartenuta agli Aldobrandeschi fin dal 1210, anno in cui l'imperatore Ottone IV concesse in perpetuo a Ildebrandino, conte palatino, le terre che erano già appartenute al defunto conte Rainerio del fu conte Bartolomeo. Nel 1203 lo stesso Ildebrandino aveva sottoscritto un atto di sottomissione a Orvieto , che venne rinnovato il 24 giugno del 1216 da Ildebrandino maggiore e dagli altri suoi figli; in quell'occasione, date le gravi discordie familiari, i fratelli furono indotti dalle autorità orvietane ad accettare un atto di divisione territoriale che venne stipulato nei giorni 22 e 29 ottobre dello stesso anno. Ciò purtroppo significò l'indebolimento e la fine della potente famiglia. Successivamente, cambiando le condizioni politiche della Toscana, i fratelli strinsero un'alleanza anche con Siena, incoraggiati dall'imperatore Federico Il che confermò loro i diritti su i loro ventidue vassalli . L'11 dicembre 1274 la contea Aldobrandesca venne nuovamente divisa fra Ildebrando di Guglielmo, conte di Sovana, e Ildebrandino di Bonifazio, conte di S. Fiora; a quest'ultimo toccarono in sorte, fra gli altri possessi, anche Magliano, Collecchio e Talamone: "...In alia vero parte posuit idem Comes Maglianum, Collecchium, Martham cum Portu Talaonis [...]". Agli inizi del '300 sono attestati nella zona diritti dell'abbazia di S. Salvatore del Monte Amiata. Dal 1326 al 1327 il territorio del comune di Magliano e le zone circostanti furono temporaneamente occupate dalla flotta napoletana. Nel 1335 i conti di Santafiora vendettero la tenuta di Collecchio alla famiglia Marsili di Siena e nel 1339 Jacopo e Pietro del fu Bonifazio di Santafiora sottomisero al Comune di Siena la metà del Collecchio e così fecero anche Guido e Stefano del fu Ildebrandino Novello. Il 25 aprile del 1349 i figli di Marsilio di Scotto firmarono una convenzione con la Repubblica come subfeudatari.
In quest'epoca Agnolo Marsili possedeva presso il Collecchio alcune fornaci delle quali si parla nei registri senesi a proposito dei lavori edilizi in corso a Talamone; questo spiega anche l'insolita presenza, per questi luoghi, di mattoni alla Torre Bassa, sempre di proprietà della stessa famiglia. Questo primo insediamento, che si trova sulla sommità del colle, doveva essere di indubbia importanza poiché ancora oggi si vedono numerosi resti degli edifici preesistenti fra cui la chiesa, della quale rimane l'abside di forma circolare e una parete laterale, entrambi in pietra lavorata a filarotto. Inoltre, in alcuni tratti, è ancora leggibile la cinta bastionata che racchiudeva il complesso al cui limite, sul lato nord, si ergeva un'alta torre dal paramento ad andamento perpendicolare. Nei pressi della chiesa si trova anche la torre chiamata della "Bella Marsilia " a base scarpata, di tipologia edilizia chiaramente posteriore alla precedente, fa supporre una costruzione più tarda, probabilmente cinquecentesca, come la maggior parte delle torri della zona. Il suo nome è legato a un episodio tristemente memorabile per gli abitanti del castello: era in corso la guerra fra Carlo V e Francesco I; in aiuto di quest'ultimo si mosse la flotta turca al comando di Khair ed Din detto il Barbarossa, seminando ovunque terrore e distruzione. Secondo il Warren il 22 aprile 1543, i pirati rapirono la figlia di Giovanni dei Marsili, Margherita, detta anche la bella Rossellana dal colore rosso dei capelli, mentre era in barca col fratello. Secondo il Nicolosi e l'Ademollo la ragazza fu rapita di notte durante un incursione dei pirati al castello, che fu messo a ferro e fuoco. ...».
http://www.parco-maremma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=121&Itemid=143&lang=it
Magliano in Toscana (torre di Cala di Forno)
«La Torre di Cala di Forno si trova lungo la fascia costiera del comune di Magliano in Toscana, su un promontorio dei Monti dell'Uccellina che chiude a sud-ovest la piccola spiaggia di Cala di Forno. La fortificazione costiera si trova nel parco naturale della Maremma, nei pressi del percorso del sentiero A4. La torre è stata ricostruita per volere dei Medici nella seconda metà del Cinquecento, nel luogo dove sorgeva probabilmente una preesistente struttura medievale, con lo scopo di rafforzare il sistema difensivo del Granducato di Toscana lungo le coste maremmane, che erano spesso soggette ad incursioni piratesche. Dalla sommità, era possibile comunicare a vista con la Torre dell'Uccellina per inviare segnalazioni alle torri situate più a sud e con la Torre di Collelungo per segnalare eventuali pericoli alle torri costiere più settentrionali. Con l'esaurirsi del rischio di invasioni dal mare, la fortificazione fu dismessa dal punto di vista militare, andando così incontro ad un lento ed inesorabile degrado. La Torre di Cala di Forno poggia su un basamento a scarpa e si articola su più livelli; al piano rialzato è presente la porta di accesso che era raggiungibile attraverso una rampa di scale munita di ponte levatoio. La parte sommitale si presenta parzialmente danneggiata a causa dell'incuria subita nei secoli scorsi. Un tetto a padiglione poggiante su una struttura a pilastri ed archi copriva la terrazza dove erano piazzate le batterie. In alto vi erano poche semplici aperture. A fianco della torre una piccola costruzione dove si trovava il forno, serviva per i rifornimenti. Il complesso esiste ancora oggi ed è perfettamente leggibile, ma in pessimo stato di conservazione».
http://www.foraccess.eu/it/pagine/34/Torre%20Cala%20di%20Forno
Manciano (castello di Scerpena)
«Il Castello di Scerpena si trova nel comune di Manciano (GR), poco a ovest rispetto alla Fattoria della Campigliola, dalla quale è raggiungibile attraverso una strada sterrata che si inoltra nella campagna. Il castello venne edificato dopo l'anno Mille e venne controllato da signori locali prima di diventare dominio degli Aldobrandeschi. Poco prima della metà del Trecento passò sotto il controllo dei Senesi e successivamente venne affidato alla famiglia Baschi e conteso a lungo dagli Orsini di Pitigliano. Il castello rimase poi sotto la Repubblica di Siena fino alla metà del Cinquecento quando entrò nel Granducato di Toscana. Il complesso, più volte ristrutturato, presenta strutture murarie in pietra; la facciata principale è preceduta da un giardino da dove ha inizio una breve scalinata che conduce al portale d’ingresso».
http://www.provacanze.it/index.php?option=com_tourist&func=detail&Itemid=99999999&id=631
Manciano (fattoria fortificata della Campigliola)
«Sorta probabilmente già in epoca medievale, nel corso del Seicento venne notevolmente ampliata e trasformata in fattoria fortificata, per subire poi ulteriori ristrutturazioni in epoche successive che comunque le hanno fatto mantenere l’aspetto di grangia. è situata nella parte meridionale del territorio di Manciano, lungo la strada che conduce a Vulci».
http://www.weagoo.com/it/card/16030/fattoria-della-campigliola
Manciano (rocca Aldobrandesca)
«Manciano è uno dei maggiori centri della provincia dei Grosseto e della Maremma toscana. Nella zona circostante sono presenti i ruderi degli antichi castelli medievali. La zona è caratterizzata dai resti degli insediamenti preistorici e protostorici: Scarceta, la necropoli neolitica delle Calle e i castellieri di Poggio Pietriccio. Ma soprattutto vi sono molte testimonianze medievali. Nel centro storico, oltre ai resti della cinta muraria, svetta il Cassero senese. Le prime notizie di Manciano si hanno nel 1118 grazie ad un documento del Pontefice Clemente III riguardante la vicina chiesa di Sovana. All'inizio del '200 Manciano diventa di dominio dei conti Aldobrandeschi, che innalzarono la Rocca, e vi rimarrà fino ai primi anni del '300. Nel corso del XIV secolo il castello fu conteso prima fra il Comune di Orvieto e i conti Orsini e poi fra questi ultimi e la Repubblica Senese. Quest'ultima disputa vide l'assegnazione di Manciano ai conti Orsini, sebbene sotto il controllo della ben più potente Siena. Nonostante i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, ancora oggi si riconosce parte della cinta muraria che stringeva la Rocca fatta costruire dagli Aldobrandeschi, grazie ai resti di due delle tre porte originarie e di due torri cilindriche. La possente Rocca merlata, di forma e pianta rettangolare simile alle molte altre della zona, con una bella torre quadrata sporgente sul lato sud-ovest svetta al centro del paese. Oggi l'edificio è sede del Comune cittadino».
http://www.tuttomanciano.info/manciano.php
Manciano (ruderi del castello di Scarceta o di Pelagone)
«Noto anche come Castello del Pelagone, sorse agli inizi del Duecento come possedimento della famiglia Aldobrandeschi, e alla fine dello stesso secolo fu ereditato dagli Orsini di Pitigliano. Abbandonato per cause sconosciute già nella prima metà del Quattrocento, oggi si presenta sotto forma di ruderi di notevoli dimensioni, parzialmente nascosti dalla fitta vegetazione».
http://www.weagoo.com/it/card/15390/castello-di-scarceta
Manciano (ruderi del castello di Stachilagi)
«Le prime notizie su questo rudere - oggi restano tracce della cinta muraria, della chiesa e della torre - risalgono all’XI secolo: il Castrum Elsa era di importanza strategica, a difesa dell’Elsa, dell’Albegna e della “via del sale” che portava al mare. Fu conteso dagli Aldobrandeschi e dai Baschi, e nel XV secolo fu acquistato da Siena. Il sentiero intrapreso sembra far parte di un percorso preesistente, che doveva unire Stachilagi, il monastero di San Benedetto in Selva (a un chilometro di distanza) e il castello della Marsiliana (oggi residenza privata dei principi Corsini e azienda agricola produttrice di vino), tutte strutture che facevano parte dell’abbazia delle Tre Fontane (che oggi non c’è più)».
http://www.comune.manciano.gr.it/FTP/Sentieristica/schede%20sentieri.doc
Marina di Grosseto (forte delle Marze)
«Sulla fascia costiera bassa e sabbiosa, a sud di Castiglione della Pescaia, si trovano le testimonianze di un passato legato all’estrazione e commercializzazione del sale. Verso nord, sul litorale ripido e roccioso, sono invece presenti strutture di avvistamento e difesa della costa. Attualmente tutte queste costruzioni sono di proprietà privata. Forte delle Marze è un edificio a forma rettangolare che si sviluppa su tre livelli: il primo livello presenta il basamento a scarpa in pietra, mentre nel secondo si colloca un’ampia terrazza esposta verso il mare. Fu fatto costruire nel 1758 dai Lorena (il cui stemma è conservato sull’ingresso principale) e i lavori vennero seguiti da Leonardo Ximenes. Utilizzato come abitazione per i ministri delle saline, era dotato di una pompa a vapore (la prima di tutta la Toscana), che spingeva l’acqua del mare nelle vasche di evaporazione. Nel 1792 venne trasformato in forte militare e fu disarmato nel 1850».
http://www.parcodeglietruschi.it/cda/pte/view/scheda.jsp?ID=12857&OTYPE_ID=1383&Lang...
Marina di Grosseto (forte di San Rocco)
«Il Forte di San Rocco è una fortificazione costiera situata nel territorio comunale di Grosseto, nella località balneare di Marina di Grosseto, in prossimità del porto turistico. L'attuale complesso venne fatto costruire dai Lorena nella seconda metà del Settecento, nel luogo in cui sorgeva una preesistente struttura con funzioni di avvistamento. La nuova fortezza doveva continuare a svolgere un ruolo importante nel controllo della costa e divenire, allo stesso tempo, una base logistica per le opere di bonifica idraulica della zona dirette da Leonardo Ximenes. Con il completamento delle opere di canalizzazione che portarono al prosciugamento delle antiche paludi dell'entroterra e dello storico Lago Prile, il fabbricato venne dismesso e trasformato in distretto militare; soltanto negli ultimi decenni del secolo scorso è stato suddiviso in abitazioni private. Il Forte di San Rocco deve la sua denominazione al canale, rispetto al quale si trova sulla riva destra. La fortificazione, interamente rivestita in mattoni, è protetta da una serie di cortine murarie a scarpa che delimitano un cortile interno; l'accesso all'area interna avviene sul lato orientale, attraverso una porta ad arco ribassato rivestita in travertino e sovrastata dallo stemma della casata dei Lorena. Il fabbricato principale si presenta come una torre a sezione rettangolare disposta su tre livelli, con il lato occidentale rivolto verso il mare ulteriormente protetto da un bastione con possente basamento a scarpa e terrazza sommitale che ospitava le artiglierie».
http://it.wikipedia.org/wiki/Forte_di_San_Rocco
Marsiliana D'ALBEGNA (fattoria di Marsiliana)
«[Marsiliana] è l’antica Caletra degli Etruschi, capoluogo della valle dell’Albegna; gli scavi archeologici effettuati nel 1908 hanno rinvenuto i resti di una vasta necropoli paleoetrusca, testimoniando l’esistenza di un antico centro abitato. Da tali scoperte è stato dedotto che qui sorgesse Caletra, la quale al pari di Saturnia, sarebbe stata una libera circoscrizione della nota lucumonia di Vulci. Dopo essere stata abbattuta dai Romani nel 278 a.C. e aver perso ogni prestigio, risorse nel medioevo con il castello edificato dai Longobardi sul poggio di Stachilagi. Il castello venne distrutto per mano dei Senesi nel 1409, lasciando in stato di completo abbandono le pianure circostanti, divenute da lì a breve tempo, un vasto acquitrino. Dopo la caduta di Siena Marsiliana fu proprietà dello Stato dei Presidi con a capo Cosimo I dei Medici, il quale la ripose nelle mani del principe Corsini. Il latifondo di Marsiliana divenne così una fattoria in cui lavoravano pastori e butteri e dove i terreni erano in parte adibiti al pascolo e in parte alla semina. La casa della fattoria, abitazione della famiglia Corsini venne ristrutturata assumendo l’aspetto di un castello mentre si apprestava a nascere il villaggio della Dispensa. A partire dal 1951 con l’entrata in vigore della Riforma fondiaria si ebbe l’esproprio e l’assegnazione di 7.000 ettari di terra, contribuendo ad un netto cambiamento della zona» - «La Fattoria di Marsiliana sorge su una delle cime collinari che scendono verso la piana dell'Albegna. Nata nel Medioevo come rocca, la struttura fu nel XIII secolo possedimento della dinastia Aldobrandeschi, prima di passare, nel XIV secolo, nelle mani dei Senesi. Verso la metà del XVI secolo il complesso venne conquistato dai Medici che lo annetterono al Granducato di Toscana, dopo un brevissimo periodo di dominazione dello Stato dei Presidi. Nel XVIII secolo la fattoria divenne dominio dei principi Corsini di Firenze che avviarono, versa la fine del XIX secolo, numerosi lavori di restauro. Al complesso appartengono il sontuoso palazzo padronale, la torre, la chiesa, la porta d’entrata al castello e alcuni locali destinati a magazzino o ad abitazione».
http://mancianopromozione.com/territorio/area-di-manciano/marsiliana - http://www.toscanissima.com/manciano/marsilianafattoria.php
Massa Marittima (cassero o fortezza Senese, porte)
«Massa Marittima, che nonostante il nome dista più di venti chilometri dal mare, è considerata una delle gemme medievali della Toscana. Le sue origini sono avvolte dal mistero e nonostante che nei suoi dintorni siano state rilevate tracce di insediamenti umani dell'età del bronzo, che nel periodo etrusco la zona fosse conosciuta per la ricchezza delle sue miniere e che molto probabilmente l'attuale città fu la Massa Veternense romana, l'insediamento rimase ai margini della storia fino almeno al IX secolo quando divenne centro del potere temporale vescovile grazie al trasferimento della sede episcopale di Populonia a causa del degrado ed abbandono di questa città. Il vescovo preferì lasciare la costa divenuta paludosa e oggetto di continue scorrerie dei pirati greci e saraceni per ritirarsi nel cuore delle colline metallifere. Pare comunque che inizialmente non fu scelta Massa Marittima come sede, infatti sono del 1016 le prime tracce certe dell'esistenza di una chiesa in loco e addirittura dell'inizio del XII secolo la notizia sicura della costituzione della sede episcopale. Nel 1225 Massa diventa libero comune, staccandosi definitivamente dal controllo vescovile, e da qui ha inizio il periodo di maggiore floridezza della città, grazie allo sfruttamento commerciale dei minerali (ferro, rame, piombo, argento) di cui era ricca la zona, tanto che il nome fu mutato in 'Massa Metallorum'. Risalgono a quest'epoca i suoi maggiori monumenti come il Duomo romanico-gotico (iniziato forse già nel XII secolo), il Palazzo Pretorio e il Palazzo Comunale (1230 circa), la Fonte Pubblica (1265) oltre alla cinta muraria della città inferiore ancora oggi dotata di due splendide porte (Porta Salnitro e S. Bernardino). Fu poi varato un grandioso piano urbanistico di trasformazione della città alta, chiamata in seguito 'città nuova', e fu emesso il 'Codice Minerario', uno dei più importanti documenti giuridici medievali d'Italia e forse il più antico esempio di legislazione del lavoro, al fine di regolamentare tutte le attività estrattive, minerarie e imprenditoriali.
Nei primi anni del 1300 la città contava fra i 10.000e 20.000 abitanti. La ricchezza, insieme alla posizione strategica, attirò sulla città le mire di Pisa, Siena e Firenze, nelle cui aspre contese si trovò coinvolta fino al 1337, quando Massa Marittima cadde sotto la dominazione senese. Questi ultimi disposero immediatamente, grazie all'imposizione di forti tasse ai cittadini, la ricostruzione e l'ampliamento delle opere difensive: fu eretta una seconda cinta muraria attorno alla città nuova e, fra questa e la parte vecchia, la Fortezza. Questa fungeva in pratica da cerniera fra le due zone della città dominandole entrambe, inglobando l'antica rocca e residenza vescovile di Monteregio (della quale non restano tracce) e il primitivo cassero massetano, la Torre del Candeliere oggi ridotta a due terzi della sua originaria altezza, raccordato alle mura da un arditissimo ponte ad arco rampante. In questo punto, al vertice della ripida via Moncini che la collega con città bassa, sorge la stupenda Porta alle Silici, con doppio apparato a sporgere e numerosi altri accorgimenti difensivi, forse la più bella porta di città medievale della Toscana. La forma della Fortezza Senese è 'a farfalla', infatti le due cortine murarie sono separate da appena 15 metri a nord, in corrispondenza della suddetta porta, e si allargano fino ad essere separate di ben 42 metri verso sud, dove inglobavano la rocca vescovile. Il sistema difensivo era studiato al fine di garantire sicurezza e contatti esterni anche nel caso che entrambe le parti della città fossero cadute in mani nemiche. Tutto il resto del perimetro murario aveva le stesse caratteristiche della fortezza, apparato a sporgere con belli archetti in pietra, e intervallato da numerosi torri quadrate. Ancora oggi conserva intatta la Porta S. Francesco e tutto il lato est mentre gran parte del lato ovest fu abbattuto nelle demolizioni del XVIII e XIX secolo. La peste del 1348 e la perdita dell'autonomia causarono l'iniziò del declino di Massa, tanto che nel 1408 la popolazione era ridotta a circa 400 persone. Nel 1555, sconfitti i senesi dall'esercito di Carlo V alleato a quello mediceo, la città fu annessa al Granducato di Toscana. Però fu solo grazie alle bonifiche del XVIII secolo sotto i Lorena la zona riprese vita con lo sviluppo dell'agricoltura e la ripresa delle attività estrattive. Per fortuna la città è stata riscoperta, soprattutto nello scorso secolo, da storici, studiosi e artisti che hanno contribuito a riportare all'antico splendore il suo patrimonio artistico e architettonico grazie a sapienti restauri. Oggi il centro storico di Massa Marittima è una meta turistica obbligata per tutti gli amanti del medioevo che visitano la Toscana».
http://www.castellitoscani.com/italian/massa_mar.htm
Massa Marittima (castello di Monteregio)
«Primo insediamento fortificato di Massa Marittima, dopo lo spostamento in collina della popolazione a causa delle invasioni barbariche e della crescente nocività dell’aria provocata dalle vicine paludi, il castello di Monteregio fu abitato nell’XI secolo dai vescovi massetani. Nel XIII secolo venne consegnato dalla diocesi al comune di Massa Marittima, che lo trasformò in sede amministrativa. Conquistato da Siena, il complesso cadde progressivamente in rovina, finchè nel XIX secolo divenne sede dell’Ospedale Sant’Andrea per volere di Francesco III di Lorena e successivamente di Leopoldo II. Attualmente il castello di Monteregio è perfettamente inglobato nel tessuto urbano del centro storico di Massa Marittima. Conserva elementi medievali, nonostante le modifiche dei secoli successivi» - «La prima data certa sulle origini di Massa Marittima è l’anno 842 d.C., anno in cui il pontefice Gregorio IV nominò Massa Veternensis come sede episcopale, nominandola come città. In quel tempo l’abitato di Massa Marittima era ancora nel piano, a tutt’oggi denominato Massa Vecchia, ma probabilmente sia per l’imperversare delle invasioni barbariche, sia per la crescente insalubrità dell’aria causata dalle vicine paludi, progressivamente l’abitato di Massa Marittima si spostò sulla collina, la cui prima edificazione risulta essere proprio il Castello di Monteregio, che per primo fu abitato proprio dai principi vescovi massetani. Successivamente, nel corso del XIII secolo, il Castello venne venduto dalla diocesi al Comune di massa marittima, per diventare così la sede dei reggenti del Comune. Dopo la conquista da parte senese, il Castello venne progressivamente abbandonato, per diventare poi nel XIX secolo, in seguito a cospicue donazioni di importanti famiglie massetane, l’Ospedale S. Andrea. Nel corso degli anni ’80, il Castello, che al momento era la sede dell’Ospizio Falusi, venne regalato dal Comune alla USL, la quale sta per metterlo in vendita all’asta».
http://www.toscanissima.com/massamarittima/monteregiocastello.php - http://www.massamarittima.info/arte/castello_monteregio.htm
«Le Mura di Massa Marittima costituiscono il sistema difensivo del nucleo storico della città di Massa Marittima. Una prima cinta muraria venne costruita attorno alla Città Vecchia di Massa Marittima durante il XII secolo; già all'epoca, la struttura muraria difensiva era dotata di un sistema di torri di avvistamento e di porte che consentivano l'ingresso e l'uscita dalla Città Vecchia. Nel corso del Duecento furono effettuati lavori di ampliamento delle originarie mura, in modo che inglobassero le nuove costruzioni che determinavano l'espansione del nucleo storico massetano; ulteriori interventi di ridimensionamento ed ampliamento furono effettuati in varie fasi dai Senesi durante il Trecento, epoca in cui venne realizzato l'imponente complesso del Cassero, che andò ad inglobare preesistenti strutture fortificate nel punto di passaggio dalla Città Vecchia alla Città Nuova. Nel corso dei secoli successivi, la cerchia muraria è andata incontro ad un parziale degrado, che ha iniziato a verificarsi con il declino della città; tuttavia, a partire dall'Ottocento, la ripresa demografica ha dato impulso al recupero dell'antico sistema difensivo. Recenti restauri hanno permesso di riportare agli antichi splendori gran parte delle originarie mura medievali. Le Mura di Massa Marittima delimitano interamente il nucleo della Città Vecchia e, in modo parziale, quello della Città Nuova. Nel loro complesso, si presentano sotto forma di cortine murarie in blocchi di pietra, culminanti in alcuni tratti con merlature sommitali o con coronamenti ad archetti ciechi poggianti su mensole. Il principale complesso fortificato che si trova lungo il perimetro è certamente il Cassero Senese, con doppia cortina muraria che include la fortezza ed una torre. Lungo le mura si aprono ben 7 porte, quattro nella Città Vecchia e tre nella Città Nuova; in vari tratti la cinta si presenta a doppia cortina muraria, rinforzata nel suo spessore ove si aprono le doppie porte».
https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Massa_Marittima
Massa Marittima (palazzi storici)
«Palazzina dei conti di Biserno, risalente al XIII secolo, fu residenza dei conti di Biserno. Originariamente l'edificio era più voluminoso, poiché nel 1330 il conte Boccio di Biserno vendette una parte dell'edificio al comune e dette così origine al primo nucleo del Palazzo Comunale che sarebbe stato costruito interamente alcuni anni dopo. Dopo la caduta della Repubblica massetana, nella seconda metà del XIV secolo il palazzo divenne la residenza del vescovo di Massa Marittima, qui trasferitosi dalla rocca di Monteregio presa dai senesi. Nell'Ottocento l'intero palazzo fu restaurato dall'architetto Lorenzo Porciatti. Palazzo Malfatti, risalente al XIII secolo, precedentemente era noto come Palazzo Pannocchieschi, in quanto fu fatto costruire dalla potente famiglia Pannocchieschi. Nel XVIII secolo divenne proprietà dei Malfatti, che lo ampliarono e lo ristrutturarono. Le caratteristiche Logge del Comune, che si aprono al pian terreno sulla piazza, coeve alla costruzione del palazzo, furono demolite nel 1863 perché pericolanti e ricostruite allo stesso modo nel 1902. Interessante un affresco del 1627 rappresentante la Madonna con i santi sul muro interno del loggiato. Oggi il Palazzo Malfatti è stato trasformato in una lussuosa residenza d'epoca. All'interno del palazzo inoltre esiste un antico Tempio della Massoneria completamente affrescato, sede storica di due Logge del Grande Oriente d'Italia: la Loggia "Vetulonia" del 1875 e la Loggia "Niccola Guerrazzi" del 1967. Palazzo Vescovile, risalente al Medioevo, era la residenza del Vicario, poi Casa dell'Opera di San Cerbone e infine residenza del vescovo dal 1603. Alla fine dell'Ottocento fu ristrutturato e infine nel 1913 subì un restauro che modificò radicalmente la struttura compromettendone l'aspetto originale. Palazzo Bandini, situato alle spalle del Palazzo del Podestà, l'edificio risale al XII secolo, anche se la struttura è stata modificata nel corso dei secoli. Presenta una facciata con due grandi archi in pietra. Il palazzo ha assunto questa denominazione in quanto residenza, tra il Seicento ed il Settecento, del politico ed economista Sallustio Bandini.
Palazzo Pannocchieschi, poi Biagioli, risale alla metà del XIII secolo e fu proprietà dei conti Pannocchieschi. L'edificio è stato più volte modificato e rimaneggiato nel XIV e nel XV secolo, ed ha ricevuto un restauro completo nell'Ottocento. Il palazzo è costituito da tre corpi: quello principale, con la facciata caratterizzata dalla presenza delle quattro bifore, la torre gentilizia e un annesso. Palazzo Albizzeschi, risalente al XIV secolo, era la residenza della famiglia Abizzeschi. Nel 1380 qui nacque il santo Bernardino degli Albizzeschi, poi noto impropriamente come san Bernardino da Siena. Nel 1516, l'abitazione fu modificata e adibita a convento: al suo interno fu costruita una cappella che conservava le reliquie del santo. Infine, nell'Ottocento, l'edificio fu modificato e restaurato nuovamente per ritornare alla sua funzione abitativa. Sopra al portone principale è situata una lapide in ricordo di san Bernardino. Palazzo dell'Abbondanza, antichi magazzini e granai a tre archi a sesto acuto la cui costruzione iniziò nel 1265 con le fonti pubbliche, dette infatti Fonti dell'Abbondanza. I magazzini rimasero in uso fino al 1778 e successivamente la struttura fu adibita a teatro: il Teatro, e poi anche Cinema, Goldoni. Nel 2001 fu indetto un concorso nazionale per trasformare il palazzo in sala congressi, vinto dal gruppo di architetti CMT, che tra il 2005 e il 2007 restaurarono l'edificio realizzando una pregevole opera di architettura contemporanea perfettamente integrata al tessuto medievale che ricevette numerosi apprezzamenti.Sempre recentemente è stato portato alla luce un affresco nella parete interna delle fonti, l'ormai celebre Albero della fecondità, che rappresenta un albero dalle cui fronde cadono frutti a forma fallica raccolti da vivaci donne che se ne contengono il possesso.
Palazzo Guelfi-Niccolini, situato presso la porta del Salnitro, era la vecchia sede della Casa di Misericordia, uno dei due spedali della città ai tempi della Repubblica. Sulla facciata è stata conservata una lastra in travertino con la lettera M. Palazzina della Zecca, così chiamato perché dal 1317 fu utilizzato per coniare il Grosso, la moneta della Repubblica di Massa. Successivamente, con la caduta della Repubblica, l’edificio divenne proprietà dai conti Della Gherardesca e nel 1401 passò alla Diocesi.[42] Oggi la palazzina ospita la sede della Società dei Terzieri Massetani. Palazzetto delle Armi, costruito nel 1443 dal maestro lombardo Jacopo, costituiva il vecchio magazzino delle armi del Comune di Massa. L'edificio si presenta con un doppio ordine di finestre a tutto sesto ed un loggiato con archi in filaretto di pietra. Palazzo dell'Istituto Santa Chiara, edificio completamente ristrutturato nell'Ottocento, ma di stampo precedente, ospitò dal 1866 le suore clarisse esuli dall'ex convento dopo la soppressione delle corporazioni religiose. Annessa vi è la chiesa di Santa Chiara. ... Casa Billi, edificio situato in via Norma Parenti, nel terziere di Borgo, si tratta di una casa torre del XIII secolo. Casa Fedi, edificio situato in via Norma Parenti, nel terziere di Borgo, si tratta di una casa torre del XIV secolo. ...».
https://it.wikipedia.org/wiki/Massa_Marittima#Architetture_civili
Massa Marittima (palazzo Comunale)
«Con l’aumentare della potenza economica massetana, legata anche e soprattutto all’aumento della produttività sia delle campagne che delle miniere, nasce l’esigenza di realizzare un palazzo destinato a dare forma e manifestazione pubblica di tale crescente supremazia, e destinato ad ospitare i priori residenti. Il Palazzo Comunale è il risultato di tale esigenza, visto che risulta formato da tre distinte strutture, edificate in epoche diverse. La parte più antica è quella di destra, corrispondente alla antica Torre del Bargello, oggi scapezzata. Nel 1344 venne aggiunta la seconda parte, quella di destra, corrispondente alla Torre dei Biserno e a ridosso della omonima Palazzina, ad opera dei maestri di pietra senesi Meo e Gualtiero di Sozzo. La congiunzione tra le due torri, ovvero la parte centrale dell’edificio, nel secondo e nel terzo piano, venne completata solo nel XVII secolo, quando appunto venne scapezzata la Torre del Bargello, tolta la campana e apposta la merlatura. Originariamente anche la finestratura doveva essere di semplice fattura, con aperture semplici e strette, mentre le bifore vennero aggiunte nel 1344. Nel centro della facciata domina lo stemma mediceo opera dello scultore Francesco Meschini di Massa Carrara, e risalente al 1563. È anche visibile una lupa in marmo in tutto uguale a quella del Palazzo del Capitano, opera del maestro Urbano da Cortona e databile all’anno 1468. Nella parte inferiore della Torre del Bargello c’era un intonaco in cui venivano dipinti i traditori della città. La facciata è a tutt’oggi cosparsa di varie campanelle a cui venivano legati i cavalli, anelli a cui venivano apposti torciere, arpioni, ed altri lavori in ferro battuto. Al suo interno, al primo piano c’è una antica cappella, detta dei Priori, costruita con delibera dell’11 novembre 1525. il cui soffitto è stato affrescato alla maniera del maestro Bartolomeo Neroni, detto il Riccio. In questa cappella era conservata la Maestà di Ambrogio Lorenzetti, oggi conservata ed esposta nella Pinacoteca del Palazzo del Podestà».
http://www.massamarittima.info/arte/comune.htm
Massa Marittima (palazzo del Podestà o palazzo Pretorio)
«Venne costruito all’incirca nel 1225, allorché anche Massa, che fino a poco tempo prima aveva il Comune retto da Consoli, volle istituire la Potesteria, affidandola dapprima a cittadini pisani, e successivamente a cittadini senesi. Secondo alcuni autori tale costruzione apparteneva ai Todini, nobile e potente famiglia massetana. Nella facciata è ancor oggi visibile la campanella di ferro a cui venivano esposte alla berlina le persone ree. In un incavo del travertino della stessa facciata, a ridosso delle scale di accesso al Palazzo, verso destra, veniva conservata la misura di metallo “ufficiale” del Comune, il passo, a sua volta formato da tre braccia. Massa usò proprie misure e pesi fino al 23 Marzo 1586, allorquando venne stabilito di usare pesi e misure senesi. Durante una sollevazione popolare, da una finestra del lato destro del palazzo, venne scaraventato il Podestà Niccoluccio Manganelli, sospettato di voler consegnare la città ai senesi. Anche successivamente alla conquista della città ad opera di Siena, il Magistrato di Massa conservò il titolo di Podestà, di Capitano o di Pretore, come si ricava anche dalle numerose iscrizioni poste vicino agli stemmi. Ed infatti possiamo notare quanto numerosi siano gli stemmi delle varie famiglie che svolsero questo ruolo, ancora posti sulla facciata».
http://www.massamarittima.info/arte/podesta.htm
Massa Marittima (palazzotto della Zecca)
«Dalla piazza del Duomo girando a destra dopo la discesa di Via Todini, ci troviamo in via Norma Parenti, dove possiamo ammirare il Palazzotto della Zecca, con una delle più caratteristiche facciate tra le costruzioni di Massa risalenti agli inizi del XIV secolo. Al primo piano, al suo ingresso, troviamo due archi a sesto acuto, in uno dei quali si vede il giglio fiorentino e nell’altro una rosa. Il primo simbolo è riconducibile all’opera del primo ed unico sbozzatore di moneta Nicoluccio di Iacomino di Benzi, di Firenze, che nel Palazzo Comunale, in data 11 Aprile 1317 firmò il contratto con il rappresentante del Comune, Nuccio di Bonaventura, con il quale si impegnava a venire a Massa con tre compagni per sbozzare monete, fornendo la zecca di ferri ed arnesi necessari. Venne stabilito in quel momento anche il valore della futura moneta Massetana, prevedendo che il grosso d’argento valesse 20 denari, quello piccolo 6, secondo il peso e la lega senesi, a patto che i proprietari delle miniere massetane si servissero solamente del maestro fiorentino per coniare monete, mente il guadagno sarebbe stato diviso tra di lui ed il Comune. La moneta ha nel diritto la figura di San Cerbone, mentre nel retro ha una croce con due “emme”agli angoli, e la scritta”De Massa”. Caduta la Repubblica Massetana, la Palazzina passò ai Conti della Sassetta, dai quali nel 1401 la acquistò il Vescovo Niccolò Beruto, per ampliare il Vescovado. Due coni di tali monete sono conservati presso il Museo di Volterra. Il peso delle monete era molto piccolo: il grosso era di 29 grani, corrispondente a g. 1.262, mentre il piccolo conio era di 14 grani, ovvero g. 0.745».
http://www.massamarittima.info/arte/zecca.htm
Massa Marittima (torre del Candeliere o dell'Orologio)
«La massiccia Torre detta del Candeliere o dell’Orologio, alta bensì 24 metri, è stata costruita nella città di Massa Marittima nel 1228 dal libero comune di Massa. Il percorso di visita della Torre permette di camminare lungo l’arco e su un tratto delle mura del Cassero, dal quale si gode il panorama della città e del mare. La torre fu eretta con la funzione sia di controllo sul territorio, sia per affermare l'autorità del Comune di Massa. Se si guarda il lato dove è posizionato l’orologio si può notare che vi è un epigrafe in versi leonini che avvisa che nel 1228 il podestà pisano Tedice Malabarba dette inizio alla costruzione di questa torre. L’orologio fu collocato per la prima volta nel 1443 e sostituito successivamente nel 1563 e nel 1610. Il meccanismo dell’orologio è visibile all’interno della torre. Quando i senesi entrarono in Massa distrussero gran parte della torre, che inizialmente era più alta di un terzo rispetto a quella attuale. La ricostruzione della torre fu di dimensioni inferiori a quella originale in quanto si volle innestare l’imponente arco chiamato “Arco Senese”. L’arco ha una corda di 21,35 metri e fu dotato di un viadotto per collegare la Torre dei Massetani all’imponente fortezza senese. Nel 1413 sulla torre venne posizionata una campana del peso di 400 kg. Nel 1760 fu sostituita da quella che troviamo attualmente, avente un peso inferiore pari a 140 kg. La Torre del Candeliere è un monumento musealizzato che fa parte a pieno titolo del Sistema Museale di Massa Marittima».
http://www.viaggiatoreweb.it/guide/da_vedere/107txt-Torre_del_Candeliere_o_dell'Orologio.html
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