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COREGLIA ANTELMINELLI, castello DI COREGLIA
a cura di Mauro Mattei
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pag. 1 - pag. 2 scheda cenni storici
In alto, la rocca di Coneglia, costruita nel punto più in alto del castello fra il XII e XIII secolo. In basso, a sinistra: la cosiddetta “Penna” (foto Renato Lucchesi), antica difesa di ponente del castello. A destra: la Penna vista dal basso.
Epoca:
la prima traccia scritta dell’esistenza del castello la troviamo
in un documento dell’Archivio Arcivescovile di Lucca, siglato in Postolli il
16 ottobre del 1048, dove i Ronaldinghi, signori longobardi della Pieve di
Loppia, risultano possedere una fortezza a Coreglia. Ma l’origine, anche se
non documentata, la possiamo far risalire all’epoca romanica: ne è
testimonianza l’antica chiesa di S. Martino, dotata del privilegio di
sepoltura, eretta al di fuori le mura secondo le prescrizioni d’epoca, più
alcuni toponimi nelle vicinanze del castello (Pomonti, Subbieto, ecc).
Posizione geografica: il castello di Coreglia si trova nel paese e comune omonimo in provincia di Lucca, ed è posto su uno sperone di roccia circondato da boschi e vigneti ad un’altitudine di 595 metri s.l.m. sulla riva sinistra del Serchio. È situato sotto le vette dei monti Giovo e Rondinaio, a pochi chilometri dall’inizio della Garfagnana.
Come
arrivarci:
con l’auto.
Dall’Abetone (47 km): percorrete la statale 12 del Brennero. Dopo
Bagni di Lucca, giunti in località Chifenti (5
km ), svoltate a destra e seguite le indicazioni
per Coreglia Antelminelli (9 km).
Da Reggio Emilia (134 km) e da Aulla (77 km): percorrendo strade di montagna, arrivate a Castelnuovo Garfagnana; prendete la strada provinciale Lodovica in direzione di Lucca; dopo 19 km, arrivati in località Turrite Cava, imboccate sulla sinistra il medesimo ponte intitolato a Guglielmo Lera, e seguire l’indicazione Coreglia (5 km)
Stato di conservazione: la rocca ha bisogno di restauri, ma il bastione “La Penna”, come il resto, chiese, campanile, ecc., è ben conservato. Le gallerie medievali, oltre a un urgente restauro in certi nei tratti crollati, hanno bisogno di essere riaperte. E soprattutto devono essere messe in sicurezza, per poterle offrire al pubblico.
Come visitarlo: la rocca è privata e dunque non è possibile visitarne i resti diruti dall’interno. Ma le mura esterne sono ben visibili dalla strada e da alcuni punti del centro abitato. Il bastione “la Penna”, eretto sullo sperone di roccia che sorregge Coreglia, è anch’esso privato. Tuttavia, come la rocca è ben visibile dalla strada rotabile prima ancor di entrare in paese e anche percorrendo via della Penna. Se poi si ha la pazienza di cercare e domandare del signor Leonardo Guidi, proprietario che è persona gentile e disponibile, si può ammirare anche il lato più impervio e più bello. Il campanile di S. Michele, prima torre del castello, e le gallerie medievali, scavate sotto il paese e visitabili in un tratto, sono aperte in occasioni di alcuni eventi. Il resto, tratti di mura, porte chiese ecc. sono sempre e comunque visitabili liberamente.
Cenni
storici
All’inizio dell’XI secolo il castello aveva dimensioni assai
ridotte rispetto ad oggi. Esso comprendeva una fortezza addossata a una torre
e una piccola cinta muraria che racchiudeva altre due torri.
Benché piccola, questa prima fortificazione era ben protetta. A
ponente il lato più impervio era imprendibile. Una torre e delle mura con “La Penna” proteggevano
un grande dirupo. A nord la prima fortezza e la torre, l’odierno campanile,
garantivano un’ottima difesa, mentre sul lato sud-est l’accesso principale
del castello era difeso da solide mura e da un altro castello che i
Ronaldinghi possedevano poco distante, in località “Ansuco”, conosciuta
oggi come “Palazzetto”.
Fra il XII e XIII secolo, le terre di Coreglia si trovarono al
centro di continue guerre tra gli eserciti locali e quelli delle principali
città toscane (Lucca compresa), intenzionate a estendere i loro domini.
Questi conflitti spinsero i Ronaldinghi a ritirarsi, così il castello di
Ansuco non fu più in grado di difendere Coreglia. Venne meno la sua funzione
originaria, fino a costringere i Ronaldinghi, ai quali subentrarono per
effetto di alcune eredità prima i Bizzarri e infine gli Antelminelli consorti
dei Ronaldinghi, a mutarne
l’assetto difensivo.
La prima fortezza venne abbattuta per costruire la chiesa dedicata
a S. Michele. La torre addossata alla prima fortezza venne alzata e
trasformata in campanile. Per difendere il castello fu eretta
una nuova rocca nel punto più in alto del colle.
Oltre a queste normali e tipiche fortificazioni, il castello di Coreglia venne
dotato anche di una serie di gallerie sotterranee in grado di collegare i vari
punti strategici del complesso, così da permettere un rapido spostamento
delle truppe e vie di fuga nascoste. Finora non è stata trovata nessun tipo
di mappa che possa descrivere l’intero percorso. L’unica mappatura a
disposizione è quella ricostruita dagli speleologi durante alcune
esplorazioni eseguite.
Nel XIII secolo la repubblica lucchese, dopo aver ricevuto
l’investitura imperiale sulla Garfagnana per amministrarla, la suddivise in
“Vicarìe”. All’inizio ne furono create due: “Vicaria a Perpole infra”
e “Vicaria a Perpole supra”, con rispettivamente la sede a Barga e a
Camporgiano. Nel 1272 queste due vennero divise nuovamente in due e le vicarie
diventarono quattro. Una di queste venne istituita a Coreglia. Barga,
costretta a separarsi da Coreglia e da altri paesi, e per di più gelosa dei
propri diritti e della propria importanza politica, si ribellò al
frazionamento e alienazione. Rifiutò obbedienza a Lucca ma pagò il gesto con
la sottomissione armata. Di lì
iniziarono le ostilità tra le due Vicarie, Coreglia lucchese e Barga
fiorentina, che dureranno per molti decenni.
L’inizio del XIV secolo fu traumatico per la roccaforte.
Castruccio Castracani divenuto signore di Lucca nel 1316, mise sott’assedio
il castello di Coreglia per scacciare i guelfi arrivati attraverso gli
Appennini e comando da Ranieri di Monte Garullo, conte di Frignano. Questi con
un colpo di mano si era impossessato di Coreglia. Castruccio, rendendosi conto
che l’assedio sarebbe stato lungo, da abile condottiero qual era, tentò con
successo di prendere il castello con l’astuzia: fece correre voce
dell’imminente arrivo di ingenti rinforzi, 1000 fanti e 400 cavalieri, e
dell’arrivo di nuove macchine da guerra. Poi, dopo alcuni giorni ordinò ai
suoi soldati di circondare improvvisamente il castello, portando sotto le mura
le sue macchine da guerra, potenti catapulte costruite nei boschi vicini. I
Guelfi, credendo davvero che fossero arrivati i rinforzi, temendo il peggio si
arresero.
Alla morte di Castruccio Lucca riconfermò il castello agli
Antelminelli, e più precisamente a Ciomacco Mugia e a Sante. Il 5 ottobre del
1333 Carlo IV su insistenza dei lucchesi sostituì al comando della vicaria
Sante Castracane con Francesco Castracane, al quale oltre ai possedimenti
terrieri venne accordato il privilegio di una rendita annuale di mille fiorini
d’oro, da detrarre dai proventi della Vicaria. Se non si fosse giunti alla
cifra stabilita, della differenza doveva farsene carico il Comune di Lucca.
Francesco Castracane diede vita al periodo di maggior splendore del
castello, abbellì la chiesa, il palazzo e l’intero castello. Nel 1352,
aiutato da Giovanni Visconti, signore di Milano che gli fornì 300 cavalieri e
il consenso dei pisani, Francesco attaccò la Vicaria di Barga, distruggendo
il castello di Tiglio e ponendo Barga sotto assedio. L’accerchiamento fallì
per l’intervento dei Fiorentini che a Borgo a Mozzano sconfissero il
Castracane. Questi dovette lasciare sul terreno 50 cavalieri e prigionieri 220
soldati. In seguito ottenne dallo stesso Carlo IV il titolo di Conte e la
Vicaria venne trasformata in contea con diritto di trasmissione del titolo e
del castello ai successori, ma solo il figlio Niccolao riuscì a usufruirne.
La contea aveva un’estensione territoriale vasta e comprendeva anche gli
odierni territori dei comuni di Borgo a Mozzano, Pescaglia e, in piccola
parte, Bagni di Lucca, come viene descritto nell’elenco di Carlo IV di
Boemia:
«…Vicariam insuper Corellie de Garfagnana, Diocesis Lucane, cum fortiliciis, castris, villis et locis ad eamden pertinentibus, videlicet Corilia, Gromignana, Roccha Pictorita, Licignana, Ghivizanum, Colle Berthinghi, Bori, Terulium, Viciana, Calavorna, Villa Terrenzana, Lugnanum, Bulglanum, Granarolum, Fornele, Chifenti, Corsagna, Perta, Putiocianum, Anchianum, Burgomozzani, Cereto, Roccamozzani, Oneta, Cuna, Vergilio, Mottone, Spolizano, Ceretulo, Gioviano, Terzone, Deza, Volimiana, Vetriano, Colognora, Villa Roggia, Castella Roggia, Anzana, Gello, Piegaio, Pescalia et Convalli…».
Verso la metà del XV secolo, al castello venne potenziato il
sistema difensivo, furono rafforzati e ricostruiti quattro grandi bastioni,
uno di questi la “Penna” che dall’alto di uno sperone di roccia dominava
l’intera valle sottostante. Ciò permise ai lucchesi di non perdere il
castello durante le guerre con Firenze quando si avvalse dei servigi militari
di un famoso condottiero: Francesco Sforza. Lo Sforza infatti s’impossessò
di tutti i castelli lucchesi in Garfagnana meno quello di Coreglia.
Ma per un beffardo gioco del destino, dove non riuscirono le armi
riuscì la penna e carta. Quando Lucca pensava ormai di perdere la propria
libertà nei confronti dei Fiorentini, cambiarono i rapporti fra Venezia e
Firenze per la riappacificazione dello Sforza con il Visconti. La città di
Lucca il 28 aprile 1438 ottenne una tregua di tre anni con Pisa in cambio
della consegna allo Sforza del castello di Coreglia. Il milanese lo avrebbe
amministrato in attesa di consegnarlo ai fiorentini o ai lucchesi che ne
rientrarono in possesso il 27 marzo 1441, quando stipularono definitivamente
la pace con Firenze.
Dopo il 1500, nella nuova situazione politica della Garfagnana il
castello perse la sua importanza strategica fino ad essere considerato una
fortezza d’appoggio a quelle di Castiglione e Minucciano, sentinelle
avanzate lucchesi in Garfagnana. Ma Coreglia ebbe il vantaggio di non essere
più coinvolto in guerre.
Il 21 dicembre 1862 con il regio decreto n. 1083, il castello-paese di Coreglia assunse il nome di Coreglia Antelminelli, in onore della famigli dei due condottieri Castruccio Castracane e Francesco Castracane, che nel bene e nel male avevano fatto la più lunga storia di quel castello.
© 2007 Mauro Mattei.