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LA BRUNA, CASTELLO DI MURLO
a cura di Alessio Carabba
Immagini del castello.
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Epoca:
nominato
per la prima volta nel XII secolo in un documento dell’Abbazia di Santa Maria
di Valdiponte (Montelabate) in cui, tra i testimoni di un atto di enfiteusi,
appare un tal Johannis abitante nel
castello di Murlo.
Conservazione: ottima.
Come arrivarci: percorrendo la statale E45 uscita Resina, quindi in direzione La Bruna sino all’imbocco della strada privata denominata “di Murlo”.
Sulla
sommità di un ameno colle tra il Monte Elceto di Murlo ed il Monte Tezio, il
castello occupa una posizione dominante sulla vallata del Tezio, strategica per
il controllo del territorio circostante e facilmente difendibile.
In
alcuni antichi manoscritti si ipotizza che l’edificio sia stato edificato
sulle preesistenze di una villa romana. Altri documenti mettono in luce il
collegamento tra il toponimo Murlo ed il mondo etrusco, congetturando la
presenza nella zona in cui oggi sorge il castello di un abitato di
quest’antichissimo popolo. Ad ogni modo, i tanti ritrovamenti archeologici nei
dintorni del castello nel corso dei secoli, documentati sin dal XVII secolo,
confermerebbero l’importanza del luogo nell’antichità. A poche centinaia di
metri dal castello, sulla vetta del Monte Elceto, sorge la cosiddetta cerchiaia
di Murlo, fortificazione montana di epoca protostorica.
Il
castello si è sviluppato intorno ad una imponente torre a pianta quadrata
edificata per l’avvistamento, la guardiania ed il controllo dei circostanti
fondi vallivi e stradali. Lo spessore delle mura, la natura dei materiali
impiegati e le tecniche costruttive adoperate inducono a collocare la
costruzione della torre tra l’XI e il XII secolo. Successivamente, dal XIV al
XVI secolo sono stati addossati alla torre gli altri corpi di fabbrica
fortificati, è stata realizzata la cinta muraria e sono state costruite le
“scarpate”.
Nelle
diverse rassegne delle ville e dei castelli del territorio perugino è
menzionato – sia con il toponimo “Somonte” sia con quello di “Murlo”
– ora come castrum ora come villa,
a testimonianza delle alterne vicende che hanno interessato l’insediamento nel
corso dei secoli.
Lo
spessore delle mura e la posizione assolutamente privilegiata ne hanno fatto
meta di capitani di ventura e di fuoriusciti. Nel 1580, dopo essere passato per
la Villa del Colle del Cardinale e per Antognolla, il condottiero Alfonso
Piccolomini, conte di Montemarciano, attaccò il castello, ma non riuscendo
nell’impresa finì per saccheggiare le abitazioni circostanti. Le sue segrete
sono state altresì famigerato luogo di prigionia.
Nel
1588, forse per lo scemare delle esigenze difensive, il castello è stato
trasformato in residenza di campagna fortificata a seguito di un sapiente
restauro curato da Hieronimus Oddi,
figlio di Galeotto, proprietario sin dall’antichità di ampi possedimenti
nella zona di Murlo e Somonte.
Fratello
maggiore di Hieronimus fu il celebre
giureconsulto Sforza Oddi. Questi passò a Murlo gran parte della sua vita ed
immerso nella solitudine e nella quiete di quel luogo compose i suoi famosi
trattati De restitutione in integrum e
De juramento che – come egli stesso
ebbe modo di confessare – se furono “di qualche utile agli studiosi della
legge e di qualche onore alla Patria se ne deve tutto il merito alla solitudine
della villa di Murlo e non allo strepitio della Città o dei Ginnasi”.
La
famiglia Oddi rimase proprietaria del castello e della tenuta sino agli inizi
dell’Ottocento, quando il feudo passò, insieme a quello dei castelli di
Antognolla e Valenzina, ai Marchesi Guglielmi di Roma (da cui il nome Palazzo
Guglielmi con cui il castello è oggi indicato in alcune carte) e quindi per
successione in linea femminile ad una famiglia abruzzese residente a Roma, i cui
discendenti ne sono ancora oggi i proprietari.
La
costruzione, al centro di una tenuta agricola e di una riserva di caccia
incontaminata, è stata più volte ampliata e riadattata nei secoli. Oggi si
presenta come un imponente palazzo fortificato, con loggiato e cortile, immerso
nel verde di un parco lussureggiante, su cui svetta l’antico mastio quadrato
coperto a tetto agli inizi del Novecento, dal quale ancora oggi si domina
l’intera vallata est del Monte Tezio, ed il settecentesco campanile della
chiesa di San Giorgio, oggi dedicata anche alla Madonna delle Grazie.
La chiesa, costruita sopra un solido muraglione all’interno del perimetro murario, è menzionata sin dalla prima visita pastorale del territorio della diocesi di Perugia nel XVI secolo, ove è attestato che sarebbe stata riedificata dalla famiglia Oddi sui resti di una preesistente struttura religiosa. Nel 1892 è stata restaurata dal Marchese Giovanni Battista Guglielmi il quale, per la sua devozione alla Signora del Cielo, ha voluto venisse dedicata anche alla Madonna delle Grazie.
©2004 Alessio Carabba