Forme
e vicende del battistero
Le
origini del battistero di San Giovanni sono avvolte nel mistero. Le principali
ipotesi di datazione del monumento, sulla base dell’analisi stilistica, sono
due: l’Annoni (1835), il Garovaglio (1883), l’Argan e il Caramel lo
vogliono dell’VIII o IX secolo; il De Dartein e il Porterò dell'XI secolo.
Le
murature sono costruite con ciottoli fluviali legati da malta, blocchi di tufo
nelle volte ed arricchite esternamente da decorazioni in cotto ad archetti
ciechi. L’interno si sviluppa su due piani con usi differenti: al piano terra
vi è il Battistero, al primo piano una cappella privata.
L’aula
battesimale è a pianta centrale con 4 absidi; al centro la vasca per la
somministrazione del battesimo ad immersione, è ricavata da una grossa macina
probabilmente usata in una villa romana di cui rimangono tracce archeologiche
sotto il monumento.
L’altare,
rivolto ad est e realizzato nel 1999, custodisce una pietra sacra del VII secolo
detta Chrismon
a causa dei simboli cristiani incisi su di essa.
La
volta era affrescata, ma l’unica traccia rimasta delle pitture crollate nel
XIX secolo, è una piccola mano riutilizzata come riempimento di un buco nella
parete che si vede entrando a sinistra.
Altre
tracce di affreschi si trovano al piano superiore: nell’abside che volge a
ovest.
Osservando
attentamente l’interno dell’aula con la vasca battesimale, si nota che i
quattro pilastri in muratura che reggono il matroneo si inseriscono nel volume
in modo sgraziato e gli arconi soprastanti non hanno legame architettonico e
stilistico con gli arconi delle absidi del piano terreno. Questo fa supporre che
la costruzione del battistero di San Giovanni si sia svolta in almeno tre
momenti successivi.
Come
già detto, l’edificio non viene mai menzionato tra le proprietà della
famiglia Beretta; si deve supporre, quindi, che sia rimasto in uso come centro
di culto anche se, agli inizi del XIX secolo, le sue condizioni non dovevano
essere tra le più felici. Le mura apparivano scalcinate e segnate da buche e
crepe, mentre il tetto, sconnesso e in parte crollato, lasciava filtrare la
pioggia; senza contare che dalle fondamenta fu asportata una grande quantità di
materiale da usare nelle fabbriche edili della zona.
La
situazione andò sempre peggiorando fino al 1883, quando, in considerazione
dello stato di fatiscenza dell’edificio, la Sovrintendenza ai Beni
Archeologici di Milano e Como decise il restauro conservativo.
Le
opere consistettero nel consolidamento e nel ripristino della struttura
esistente, nel completamento dell’intonaco ed in ricerche archeologiche tese
ad individuare tracce delle origini del monumento.
Si
procedette, inoltre, al ripristino dell’altare ed a collocare due gradini
davanti al pronao per ovviare all’abbassamento del terreno causato dagli
sbancamenti operati negli anni precedenti.
Nessun
altro intervento sostanziale sarà operato da allora sull’edificio, ad
esclusione della posa del pavimento, tuttora esistente, nel periodo del secondo
dopoguerra.
Riferimento
bibliografico: GALLIANO. 1000 anni di storia, Gruppo Arte e Cultura, Cantù 1995;
dalla stessa fonte sono tratti i disegni.
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