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testo e immagini di Antonella Pasquale

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La facciata dell'abbazia

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San Nazzaro Sesia  San Nazzaro Sesia

 

Facciata e portico  Il chiostro  La torre  La corte interna  Particolare delle fortificazioni  Particolare delle fortificazioni

 

Affresco della chiesa  Affresco del chiostro  Affresco del chiostro


LA SCHEDA

    

La storia

Nella Bassa che si estende tra Novara e Vercelli, a poca distanza da Biandrate, sorge il piccolo centro di San Nazzaro. L'abitato conserva ancora l'aspetto originale dei paesi agricoli e si estende attorno alla secolare Abbazia dei Santi Nazario e Celso. L'abbazia venne fondata tra il 1039 e il 1053 da Riprando, vescovo di Novara appartenente alla famiglia dei conti di Pombia, signori di Biandrate. Secondo la tradizione, il complesso fu edificato sui resti di un precedente monastero.

La particolare posizione geografica lungo la "via Regis" e la prossimità ad uno dei guadi del Sesia le conferì un importante ruolo strategico nei conflitti che, nel XIII e XIV secolo, impegnarono Novara e Vercelli e per questo motivo nel corso del Duecento il complesso abbaziale venne fortificato. L'abbazia riuscì a sfruttare al meglio la sua posizione e a rimanere per lungo tempo un centro di ricchezza materiale e spirituale.

Agli inizi del XV secolo, allo scopo di difendere i massari da scorrerie ed attacchi, l'abate Michele Scamozzi iniziò la costruzione di un ricetto. La sua opera fu continuata nel 1429 dall'abate Barbavara che, tentando di invertire il processo di decadenza della vita religiosa ed economica dell'abbazia, la ricostruì quasi completamente. La planimetria precedente fu conservata quasi integralmente, ma il complesso venne caratterizzato da linee tardo gotiche quattrocentesche. In stile romanico sono l'alta torre campanaria e il quadriportico che non furono intaccati dai lavori di ricostruzione. Una lapide, posta nell'abside della chiesa, ne ricorda le benemerenze come costruttore delle mura, dell'edificio ecclesiastico e del chiostro.

Egli si fece anche edificare un palazzo signorile dove riceveva illustri personaggi per soggiorni e banchetti, come i conti della Pergola e lo stesso Galeazzo Maria Sforza. Fu l'ultimo a risiedere nell'abbazia: alla sua morte questa fu concessa ad abati commendatari, che raramente la visitarono. Il complesso, che già ai tempi del Barbavara non ospitava più monaci, decadde gradualmente.

Il fisco regio cercò di incamerarne i beni nel 1614, senza riuscirvi. Nel 1801, in seguito alle soppressioni napoleoniche, l'abbazia fu venduta ai fratelli Isnard, che la utilizzarono come cascina. È nei primi anni del Novecento che si risvegliò l'interesse nei confronti del complesso monastico.

Gli edifici furono riscattati ad opera dei parroci e nel 1958 furono iniziati i lavori di restauro, che hanno interessato anche le fortificazioni. 
Altre rilevanti testimonianze della precedente costruzione romanica sono state portate alla luce dai lavori di restauro degli anni '50 e '60.

   

L'abbazia oggi

L'antica fondazione benedettina ha conservato gli elementi caratteristici della struttura difensiva e costituisce un raro ed espressivo esempio della tipologia di abbazia fortificata.

Oltre ad una parte della cinta muraria, si è conservata la torre d'accesso e, accanto a questa, un avvolgente quadriportico costituito da due imponenti corpi paralleli che s'innestano sulla facciata della chiesa. Nella muratura del quadriportico, che è stata individuata come la parte più antica del complesso, è evidente una tecnica costruttiva che alterna fasce in mattoni a corsi di pietra disposti a spina di pesce.

La facciata, invece, con il rosone docorato da formelle in cotto che disegnano raffinati motivi, risale al XV secolo. Il portale sottostante, decorato in maniera analoga, rivela un disegno che sembra integrare aspetti rinascimentali e tardo gotici. 

Le trasformazioni rinascimentali corrispondono ad un periodo di particolare prosperità dell'abbazia: la ricostruzione della chiesa e quella del chiostro, dove è possibile ammirare un interessante ciclo di affreschi riguardante le "Storie della vita di San Benedetto", sono infatti legate alla presenza dell'abate Antonio Barbavara, il quale promosse gli importanti lavori risalenti alla metà del Quattrocento.

 

Come arrivare: da Novara dirigersi ad Ovest a Biandrate e da qui, dopo 4 Km, si giunge a San Nazzaro Sesia.

   

   

©2004 Antonella Pasquale

    


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