a cura di Federica Sesia
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La cripta di Sant'Anastasio (secolo XI)
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PER VOLERE DI LIUTPRANDO
Da Sito archeologico a Museo, le vicende della cripta di Sant'Anastasio
di Asti
A prima vista, guardandola nella vecchia
fotografia che apre questa pagina, sembra solo una
cantina, ma in realtà è ciò che rimane di uno dei monumenti medievali più
rilevanti della città di Asti., la Cripta del complesso religioso di Sant'Anastasio, qui ripresa in un'immagine scattata dal famoso fotografo
Secondo Pia al momento della sua riscoperta nel 1886.
L'"Ecclesia Sanctii Anastasii", così era denominato questo centro religioso nelle fonti scritte medievali, sorgeva tra la Cattedrale e la Chiesa di San Secondo, sulla principale via d'attraversamento della città, certamente in una posizione non casuale ma al contrario indice del prestigio di cui godeva, data l'antichità, le circostanze stesse della sua fondazione e di conseguenza della titolazione che rappresenta un unicum nell'agiotoponomastica piemontese.
Infatti, il santo martire d'origine persiana, cui pare esser dedicata la Chiesa, era venerato soprattutto a Roma, dove le sue reliquie erano state traslate dall'Oriente nella Chiesa di San Vincenzo ad Acquas Silvas, sulla Via Laurentina. L'enigma del passaggio del culto dall'Urbe ad Asti ha appassionato diversi studiosi tra cui lo storico Paolo Silicani il quale, ricordando che «un titolo santorale, specialmente medievale, non nasce mai privo di nessi politico-religiosi», ha trovato spiegazioni nella figura del re Longobardo Liutprando e nelle sue intenzioni politico - teologiche, maturate all'indomani della campagna militare in centro Italia e durante il soggiorno romano per stringere accordi con il Papa.
In questa occasione visitò come pellegrino i luoghi sacri sulla Via Laurentina, dopodiché si prodigò per diffondere il culto del santo martire: «anche nel sobborgo di Olona fece edificare un tempio a Cristo con splendidi lavori, lo dedicò al santo martire Anastasio e vi aggregò un monastero, in modo consimile eresse per ogni dove un gran numero di chiese» (Paolo Diacono, Historia Longobardorum).
Considerando, quindi, che Asti era sede ducale longobarda ed episcopale e che il suo territorio confinava con quello di Pavia, è plausibile un suo coinvolgimento diretto nella politica di Liutprando, perciò la fondazione del centro religioso può collocarsi tra il 730 e il 740 d.C.
Tale ipotesi è supportata anche dalle indagini archeologiche, le quali portano a delineare lo stesso quadro storico. è stata ritrovata, infatti, in questo sito una piccola area cimiteriale privilegiata (VII-IX secolo) con alcune tombe, risalenti alla fine del VII secolo e disposte in maniera tale da indicare la presenza di un edificio di culto, prima in forme lignee e successivamente in muratura ma di cui, purtroppo, non è possibile dare un'esatta ricostruzione.
La formazione di un'area sepolcrale e la fondazione di un centro religioso sono state volute da un gruppo familiare, probabilmente appartenente al ceto dirigente, dato questo che conferma lo stretto legame tra il luogo di culto e l'aristocrazia longobarda e quindi la politica di Liutprando.
Il rapporto tra il potere cittadino e Sant'Anastasio diventa ancora più evidente con la fondazione del monastero femminile benedettino (inizi XI secolo), che includerà l'«ecclesia Sanctii Anastasii» prendendone la denominazione, poiché avrà l'appoggio dei signori locali e il favore dei vescovi disposti, a partire dal 1008 e per i due secoli successivi, ad elargire continue donazioni e conferme di benefici. Questi vantaggi condurranno con il tempo alla costituzione per il monastero di una vera e propria signoria territoriale spesso in contrasto con le mire espansionistiche del comune di Asti e capace di attirare persino l'attenzione del papa Urbano III.
Durante questo periodo di splendore e ricchezza si procedette a due grandi interventi di ristrutturazione che coinvolsero la chiesa e l'intero complesso, l'uno nell' XI secolo con la costruzione di una nuova chiesa in forme romaniche e della cripta e l'altro nel primo ventennio del XII secolo. In quest'ultimo intervento le strutture della chiesa, la facciata e le navate furono completamente demolite, si salvò solo la zona absidale e la cripta, e si riedificò un nuovo edificio religioso con annesso un campanile quadrato del quale rimangono le fondazioni.
Nel corso del duecento, però, il monastero cominciò ad accusare una profonda crisi economica che si risolse solo a partire dal XVII secolo grazie ad alcune operazioni finanziarie operate dalle badesse e alle ricche donazioni delle famiglie importanti dell'astigiano per l'educazione delle proprie figlie. Fra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, per ragioni pratiche e di gusto, iniziarono nuovi lavori di ristrutturazione tesi a riplasmare completamente il complesso monastico e che comportarono la quasi totale cancellazione dell'edificio medievale, tranne la cripta, e la costruzione di una chiesa in stile barocco.
A questo momento di rinnovata prosperità seguirono nell'Ottocento, a causa della politica napoleonica, la soppressione dell'ordine e l'alienazione dei beni, che misero così fine alla storia di un centro che per secoli aveva svolto un'importante funzione spirituale ma anche politica ed economica per Asti. Tuttavia di questo complesso sono rimaste la cripta e alcune parti della chiesa medievale rinvenute, dopo la demolizione dell'edificio barocco nel 1907 durante i lavori per erigere il liceo Alfieri, e che si presentano oggi nella duplice veste di sede museale e sito archeologico. Un sito in grado di narrare ben nove secoli di vita dall'epoca romana, essendo state individuate proprio in questo luogo tracce dell'antico foro, fino alla costruzione della scuola.
L'attuale allestimento offre un percorso di visita molto suggestivo che si
svolge nei seminterrati del Liceo e si snoda all'interno degli antichi spazi della chiesa medievale, di cui pertanto è possibile intuirne la
planimetria. Superato il lungo corridoio iniziale, in cui sono esposte le piante degli
scavi, la documentazione fotografica ottocentesca e le ricostruzioni grafiche delle chiese, che si sono susseguite nel corso del tempo, si
giunge al settore del cimitero altomedievale e alla cripta, punto
culminante del percorso.
La cripta ha una struttura ad oratorio, con piccole navate scandite da colonne decorate da capitelli e composte con materiale di reimpiego romano e altomedievale scelto con cura e con riferimenti simbolici. Nelle sale attigue sono raccolti elementi lapidei provenienti dalla chiesa di Sant'Anastasio, che possono richiamarsi in parte a modelli lombardi o genovesi o secondo altri studi alla Francia, in particolare alla zona della Saintonge; questa relazione pare evidente anche per altre cappelle o chiese del territorio astigiano. La collezione, inoltre, è arricchita da capitelli, mensole, conci d'arco scolpiti della chiesa gotica della Maddalena dei padri Domenicani, anch'essa demolita nell'Ottocento, da elementi architettonici e scultorei che facevano parte di alcune chiese medievali astigiane, e da pietre cantonali e stemmi appartenenti a caseforti e palazzi signorili.
Questo materiale, accompagnato da pannelli esplicativi, offre molteplici spunti di riflessione sullo sviluppo dell'arte medievale e nello specifico di quella romanica sia in città che nel territorio circostante dove si sono avuti interessanti esiti, quali fra gli altri, San Lorenzo di Montiglio, San Secondo di Cortazzone o Santi Nazzaro e Celso di Montechiaro.
Tra i reperti esposti merita una particolare attenzione il paliotto un tempo conservato nel complesso romanico di San Pietro in Consavia (vedi scheda), altro significativo monumento della città di Asti, fondato dall'ordine monastico-militare dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e costruito tra il 1120 e il 1130, che ricorda nell'impianto le architetture sacre della Terra Santa. Il paliotto, nonostante sia compromesso dalla perdita quasi totale della policromia e delle dorature, rivela una straordinaria raffinatezza esecutiva nei decori e nei panneggi dei personaggi quanto nella qualità compositiva racchiusa in una struttura architettonica dall'elegante realismo.
L'opera è composta da due lastre combacianti con il Cristo in mandorla quadrilobata con i simboli dei quattro evangelisti, e ai lati si distinguono le figure di Maria, san Paolo e san Pietro; alcune differenze stilistiche fanno presumere la presenza di due artisti diversi.
MUSEO CIVICO SANT'ANASTASIO,
ASTI, Corso Alfieri 365/A, tel 01-41437454.
Per informazioni: UFFICIO MUSEI, tel. 01-41399489, musei@comune.asti.it
Le immagini sono tratte dal catalogo Museo di Sant' Anastasio. L'area
archeologica, e dalla brochure informativa Museo Civico Sant'Anastasio,
Archivio Storico del Comune di Asti, Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte,
fotografo M. Dallago.
SAN PIETRO IN CONSAVIA, la chiesa dei cavalieri
Dal XII secolo fino al 1798 il complesso appartenne all'Ordine monastico-militare dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. L'edificio venne costruito tra il 1120-1130 all'incirca e ricorda nelle sue strutture le architetture sacre della Terra Santa, che probabilmente l'ignoto architetto vide e cercò di interpretare. Il complesso nacque come chiesa dedicata al Santo Sepolcro e si presenta come una «costruzione ottagonale all'esterno con spigoli rafforzati da accentuati contrafforti. Al centro si alza un alto tiburio, anch'esso ottagonale, ornato da archetti ciechi. L'interno è a pianta circolare, suddiviso in due "anelli" concentrici da otto colonne su basi alternativamente quadrate e ottagone costruite a fasce alternate di blocchi in pietra arenaria e file di mattoni. Le otto colonne sono sormontate da semplici capitelli cubici smussati. Sui capitelli si innestano archi a tutto sesto e l'alto tamburo a cupola».
Da notare per l'eleganza e la semplicità esecutiva l'immagine della Madonna con il Bambino scolpita su uno dei capitelli. Dal 1284, come attestano le fonti, l'edifico venne adibito a battistero per la vicina chiesa di San Pietro in Consavia. Nel complesso oggi trovano collocazione la collezione paleontologica e quella archeologica con reperti, greci romani ed egizi che costituiscono un sistema museale con la cripta di Sant'Anastasio.
(F.
Caresio,
Romanico in Piemonte, 1998).
Piemonte romanico, a cura di G. Romano, Torino 1994.
R. Bordone, Città e territorio nell'alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale, Torino 1980.
A. Crosetto, Museo di Sant' Anastasio. L'area archeologica, Asti 2003.
L. Durando, Sant'Anastasio dalla cripta al Museo: Convegno di maggio, in "il Platano", XXIV (1999), 2° fascicolo semestrale, pp. 41-51.
A. Fissore Solaro, Romanico nel Monferrato e i suoi rapporti con la Saitonge, in «Archivi e Cultura di Asti», 1971, pp. 129-149.
A. Fissore Solaro, Brevi osservazioni a proposito del Museo di Sant'Anastasio, in «Il Platano», XXV (2000), 1° fascicolo semestrale, pp. 2-8.
Secondo Pia fotografo della Sindone pioniere itinerante della fotografia. Immagini, di Asti e dell'Astigiano, a cura di G. Boschiero, Archivio storico del Comune, Asti 1998.
M. T. Sacco, Patrimonio fondiario e ruolo politico di un importante monastero urbano: Sant'Anastasio, Torino1998.
G. P. Silicani, Una fondazione religiosa dell'epoca liutprandea in Asti: la cripta di Sant'Anastasio, in «Palinsensto», VII (1992), n° 1, p. 15.
©2004 Federica Sesia