Sei in: Mondi medievali ® Chiese, abbazie, monasteri, edifici religiosi italiani ® Puglia ® Chiese rupestri ® Provincia di Lecce |
a cura di Stefania Sivo
pag. 1
Le immagini: pag. 1 la scheda bibliografia
Carpignano Salentino, chiesa rupestre di Santa Marina e Cristina, abside destra: Annunciazione e Cristo in trono.
La chiesa rupestre di Santa Marina e Cristina a Carpignano Salentino è
una chiesa privata con destinazione funeraria. La sua pianta è caratterizzata
da due navate e due absidi precedute da un nartece con una tomba ad arcosolio
posta all’inizio della parete settentrionale. Nei secoli la chiesa ha subito
numerosi rimaneggiamenti e oggi conserva gli affreschi più antichi di Puglia
(si parte dal 959 fino alla seconda metà dell’XI secolo) datati grazie anche
alla presenza di iscrizioni in greco in cui vengono citati committenti e
artisti. L’aspetto più importante della cripta è rappresentato dal ciclo di
affreschi realizzati in senso cronologico e antiorario a partire dalla
parete orientale fino a ricoprire tutta la parete occidentale. Gli affreschi sono accompagnati da iscrizioni in greco datate (fatto
eccezionale per l’Italia meridionale), l’arco cronologico della
realizzazione degli affreschi coincide con gli anni della dominazione
bizantina in Italia meridionale: 959 (per la data più antica) –
seconda metà dell’XI secolo. Nella chiesa prevale la raffigurazione della santa titolare che è
Cristina al cui culto si affiancò, solo in un secondo momento, il culto
della santa Marina (santa orientale nota anche con il nome di Pelagia o
Margherita), mentre appare quasi del tutto assente il ciclo cristologico,
fatta eccezione per la rappresentazione dell’Annunciazione dipinta
sull’abside destra ai lati del Cristo benedicente seduto su un trono a
lira. Nell’Annunciazione l’angelo, a sinistra del Cristo, giunge con
il braccio destro alzato e la mano benedicente mentre la Vergine,
dipinta sulla destra del Cristo, con la mano sinistra regge il fuso,
simbolo di verginità (in allusione alle Vergini del Vecchio Testamento
che filavano le tende per il tempio). A destra del Cristo compare un’iscrizione in cui vengono citati i
donatori di parte della decorazione dell’abside: il prete Leone
(esponente del basso clero e quindi libero di sposarsi) e la moglie
Crisolea, il pittore Teofilatto e una data: l’anno del mondo 6467 cioè
il 959 d.C. Fra le due absidi della chiesa i recenti restauri hanno portato alla
luce sul muro alcune tracce di affreschi raffiguranti Sant’Anna con la
piccola Maria in braccio e i resti di una piccola nicchia decorata con
una tovaglia liturgica (podéa)
con frange e croci scure su fondo bianco. Probabilmente si tratta della
nicchia della protesi cioè del piano
d’appoggio posto solitamente a sinistra dell’altare che accoglieva
le offerte del pane e del vino e su cui avevano inizio l’azione
liturgica ed i riti propedeutici alla consacrazione (preparazione dei
pani). Sulla parete nord compare, nella seconda abside, nuovamente l’immagine
del Cristo in trono che un’iscrizione ci dice affrescata dal pittore
Eustazio, a devozione del “protopapas” Elia, che sicuramente prese a
modello il Cristo dipinto sull’abside destra nel 959. L’iscrizione
dell’affresco riporta la data del 1020 e il nome del donatore, Aprile
con la sua famiglia. Alla destra del Cristo in trono compare la Vergine
che presenta il Bambino, dal nimbo crucigero, seduto sulle sue gambe,
mentre alla sinistra del Cristo c’è l’Arcangelo Michele vestito con
il loros, una lunga stola
decorata usata dagli imperatori bizantini e dagli arcangeli Michele e
Gabriele, sistemata a formare una croce (nelle chiese rupestri è
frequente l’immagine dell’Arcangelo Michele in vesti imperiali). Continuando sulla parete occidentale compaiono santa Cristina, san
Biagio e un santo monaco. Sul pilastro ad ovest sono affrescate santa Cristina, san Nicola e san
Teodoro monaco con barba lunga e mantello bruno, egumeno del monastero
di S. Giovanni di Stoudios a Costantinopoli, avversario
dell’iconoclastia. San Teodoro è inoltre l’autore del famoso
Trattato in difesa delle immagini che si rifaceva alla dottrina di
Giovanni Damasceno. Carpignano Salentino, chiesa rupestre di Santa Marina e Cristina: san Teodoro, san Nicola e santa Cristina. Sulla parete nord compaiono i santi Nicola e Vincenzo, la Vergine con
Bambino e san Giovanni Evangelista. Seguono due immagini con santa
Cristina, cinta da corona per la sua origine regale, e san Teodoro a
cavallo con iscrizione in greco, seguono santi non bene identificati e
viene menzionato il pittore Costantino. Alla fine della parete settentrionale si apre la tomba ad arcosolio
(tomba d’origine antica) del giovane Stratigoulès accompagnata da una
lunga iscrizione metrica in greco, dipinta tra 1055 e 1075, che ci
informa che la tomba era stata scavata per un notabile del posto di cui
non si conserva il nome e poi è servita per raccogliere le spoglie del
figlio morto in giovane. Il padre del giovane Stratigoulès era uno
spatario di Carpignano cioè un dignitario bizantino di rango intermedio
e probabilmente è sepolto nei pressi dell’arcosolio. Al centro dell’arcosolio compare l’immagine di santa Cristina, nel
sottarco la Vergine con il Bambino e san Nicola benedicente alla greca;
nei pressi dell’arcosolio ci sono altre sepolture. I recenti restauri hanno messo in luce uno strato d’affreschi
precedenti a quelli datati 959, corrispondenti alla prima decorazione
della cripta, realizzati quindi contemporaneamente alla prima fase della
conquista bizantina della regione. Sia per la qualità delle pitture che
per la funzione e per la fruizione della chiesa legata a committenti più
o meno influenti (esponente del basso clero Leone e funzionario
bizantino, il padre del giovane Stratigoulès), legati alla vita
pubblica di Carpignano, la chiesa dell’omonimo centro appare una delle
testimonianze più significative per studiare e analizzare la pittura
bizantina in Italia meridionale tra X e XI secolo. Gli affreschi delle due absidi hanno puntuali riferimenti con la pittura macedone (inaugurata da Basilio I) particolarmente devota agli arcangeli Michele e Gabriele e sono legati per affinità stilistiche al primo strato pittorico della chiesa di San Pietro ad Otranto e la fase pittorica risalente al X-XI secolo della chiesa di Santa Maria della Croce a Casaranello.
Puglia
preromanica,
in Patrimonio Artistico Italiano,
a cura di Bertelli G., Jaca Book, Milano 2004. Capone L.,
La cripta delle sante Marina e
Cristina in Carpignano Salentino
(a cura dell’Amministrazione comunale), Fasano 1979. Dell’Aquila F.-
Messina A.,
Le chiese rupestri di Puglia e
Basilicata, Bari 1998. Falla
Castelfranchi M., Pittura
monumentale bizantina in Puglia, Milano 1991. Jacob a.,
L’inscription mètrique de l’enfeu
de Carpignano, in «Rivista
di Studi bizantini e neoellenici»,
n.s. 20-21, 1983-1984, pp. 103-122. Lavermicocca N., I sentieri delle grotte dipinte, Bari 2001.
REFERENZE FOTOGRAFICHE Le seguenti foto sono tratte da Puglia preromanica, in Patrimonio Artistico Italiano, a cura di Bertelli G., Jaca Book, Milano 2004:
La seguente foto è tratta da Dell’Aquila F.- Messina A., Le chiese rupestri di Puglia e Basilicata, Bari 1998:
La
piantina è tratta da Insediamenti rupestri nel Basso Salento,
Galatina 1979.
|
©2007 Stefania Sivo, testo