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a cura di Ludovico Centola
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Le immagini: pag. 1 la scheda bibliografia
Il santuario di Maria SS. di Stignano
Leggenda e
storia ne fanno uno dei primi santuari mariani del Foggiano
e una delle più notevoli architetture del 1500. Posto
sull'antica
via Langobardorum all'incrocio
con l'attuale SS.
n.
La tradizionale pietà, infatti, narra di un cieco della zona (tale Leonardo
Di Falco) che, nel suo vario errare
per mendicare un po' di cibo, fu sorpreso nel sonno dalla voce di una donna
bellissima, la quale ad un tempo, gli ridonò la vista e gli indicò la presenza di un suo simulacro nascosto sui rami di una
robusta quercia. Il miracolato
avrebbe informato subito
i vicini abitanti di Castelpagano
i quali, colpiti dal duplice
prodigio, accorsero in processione sul luogo, e costruirono una
piccola chiesetta nel luogo della apparizione della Vergine, precisamente
nel secondo arco della navata sinistra per chi entra
nel tempio.
Statua in legno raffigurante Maria SS. di Stignano. La tradizione vuole sia stata trovata sui rami di una quercia. I due quadri sul tamburo dell'ingresso principale, e che sono probabilmente opera del '600, ritraggono il miracolo e il conseguente rinvenimento. Oltre alla bella leggenda vi è la vera storia la quale grossomodo narra che in quel periodo fu ordinato di distruggere le icone e le statue che si trovavano in tutte le chiese, così alcuni monaci nascosero la statua della Madonna su di una quercia che si trovava proprio dove c'è l'attuale santuario, fino a quando non fu ritrovata da un pastore di Castelpagano che pascolava nella valle... e poi nacque la leggenda.
A sinistra: tela del '600, conservata sul tamburo, che ritrae il miracolo del cieco alle pendici del monte sovrastato da Castelpagano. A destra: altra tela seicentesca rappresentante il rinvenimento del simulacro e la processione di fedeli accorsa da Castelpagano. Secondo gli storici la chiesetta era uno dei tanti oratori che costellavano i declivi e le vette che menano da Stignano a Castelpagano (dei quali si possono ancora ammirare i ruderi di quello della SS. Trinità sulla vetta retrostante al Convento e dell'altro di S. Agostino verso Castelpagano).
Tutti
questi oratori trovano la spiegazione
storica nel fatto che essi siano stati i primi posti di riposo e confortò ai
numerosi romei che qui stazionavano prima di affrontare ia restante faticosa
via per Nel 1500, la bellezza del luogo e il crescere prodigioso della Vergine miracolosa sollecitarono il cistercense Fra Salvatore Scalzo il quale, ansioso di una riforma nel suo ordine, abbandonò i confratelli monaci dell'abbazia di S. Giovanni in Lamis (l'attuale Convento di S. Matteo) e si ritirò qui fondando un nuovo sodalizio e costruendo un Convento accanto alla Chiesetta. Con l'aiuto del noto feudatore Ettore Pappacoda di Napoli, distrusse il vecchio oratorio e costruì questa nuova Chiesa tra il 1515.
Il
merito fu quasi esclusivamente del Pappacoda il quale, dove era l'antico
ingresso dell'oratorio sulla attuale
parete di levante pose a suo vanto l'epigrafe che tuttora vi si legge. Fallito
il tentativo di riforma di Fra Salvatore
Scalzo, nel 1560 il Papa Medici, Pio IV, affidò il Santuario ai Frati Minori
Osservanti. La chiesa fu poi dichiarata insigne e dotata di speciali indulgenze.
I frati minori
incrementarono anche la fabbrica portando a termine
La storia narra che nel 1774 presso Rodi Garganico si arenò un
capodoglio e gli abitanti del sobborgo impauriti dall'innocuo "mostro
marino" invocarono l'aiuto della Madonna. Per ringraziare Fino alla metà del secolo XIX fu uno dei più grandi santuari mariani della Capitanata. La festa, che si celebrava il 15 agosto, richamava per tutta l'estate folle considerevoli; in tale occasione il vescovo di Lucera, nel cui territorio il santuario ricadeva, inviava ben venti sacerdoti che vi svolgessero servizio di confessori. Nei primi decenni del secolo XVII il convento, insieme a quello di San Matteo, divenne noviziato della provincia francescana di Sant'Angelo. Alla fine dello stesso secolo era superiore P. Salvatore da Morrone nel Sannio, di santa vita. Nel 1686 una persistente siccità aveva prosciugato ogni riserva d'acqua mettendo la comunità dei Frati, che non era piccola, in grave difficoltà. P. Salvatore ricorse alla Vergine di Stignano, e un giorno, dopo aver pregato con confidenza, trovò la cisterna del secondo chiostro colma di freschissima acqua. La fama di quest'acqua miracolosa si sparse dovunque sì che il Barone di Rignano, proprietario delle case addossate al convento, ne portò qualche bottiglia a Napoli dove si ottennero "molte e mirabili gruarigioni", così ricorda il P. Serafino Montorio nella sua opera Zodiaco di Maria.
I Frati di
Stignano giravano tutta I Padri Francescani fecero di questo Convento una casa di studio e di noviziato per la formazione dei religiosi, rendendolo ambita dimora di religiosi santi e dotti. Nei secoli posteriori il Santuario subì altri rimaneggiamenti a causa di terremoti (1627) e incendi (1814). Il 15 aprile 1863, sotto il grande arco che unisce la chiesa all'antica casa del Barone di Rignano un colpo di fucile mise fine alla drammatica carriera di Nicandro Polignone, uno dei capi briganti. Chiuso nel 1862 per il dilagare del brigantaggio fu riaperto nel 1864. Per le leggi eversive del 1870 che decretavano la soppressione degli Ordini Religiosi e il relativo incameramento dei beni, il Convento, divenuto proprietà del demanio, fu acquistato dalla nobile famiglia Centola di San Marco in Lamis, grazie alla quale e ai suoi eredi, i Frati vi potettero menare vita saltuaria secondo le più o meno favorevoli vicende politiche dei tempi. L'illustre erede dott. Francesco Centola, con atto notarile del dott. Francesco Tardio fu Massimo del 7 ottobre 1953, donò il Santuario con tutta la annessa proprietà alla Provincia Monastica dei Frati Minori in Puglia, i quali si diedero subito a ripristinarlo, disponendolo col nome di Oasi Francescana a luogo di Esercizi Spirituali e a studi di aggiornamento in consonanza delle nuove esigenze della Chiesa nel mondo contemporaneo. Al di fuori si ammira la magnifica facciata cinquecentesca della Chiesa di stile romanico abruzzese e del bel monumento a Pio XII (donato nel giugno 1966 dalla Associazione di Cultura Contardo Ferrini). L'altare maggiore è stato progettato dal Prof. Luigi Schingo da San Severo. Nell'aula magna vi è una cattedra settecentesca con magnifiche pitture sulla vita della Madonna. Nell'interno è l'incantevole loggiato cinquecentesco con il pregevolissimo portale del 1576 e le pitture cicliche sulla vita di S. Francesco.
Una
antica leggenda narra che S. Francesco
al ritorno dall'Oriente sia passato per questa valle e abbia benedetto i
suoi frutti:
era il 1216.
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©2006 Ludovico Centola, testo e immagini. L'articolo è presente anche nel sito http://digilander.libero.it/gargano85/home.htm.