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a cura di Gianfranco Piemontese
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le immagini: pagina 1 pagina 2 cenni storici
Il castello centrale della fortezza
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Il
castello di Larissa, così è denominato il lungo sistema difensivo posto
sull’omonima collina che sovrasta la città di Argos nel Peloponneso. Un
sistema difensivo che racchiude in sé una serie di fortificazioni che si sono
succedute a partire dal VI secolo a. C. La fortezza durante il periodo bizantino
fu una delle strutture difensive strategicamente più importanti dell’area
peloponnesica.
Nel
1212 fu occupata dal francese Othon de la Roche, in seguito sarà sotto il
controllo greco sino al 1388. Tra il 1394 e il 1463 fu occupata dai Veneziani.
Nel 1463 sarà occupata dai Turchi e rimarrà sotto il loro controllo sino al
1822, un periodo che sarà interrotto solo per un trentennio, dal 1686 al 1715,
quando la città di Argos e quindi la stessa Larissa, saranno sotto il controllo dell’ammiraglio veneziano Morosini.
La fortezza sarà liberata dai Greci nel 1822.
La
fortezza di Larissa è situata su quella che era l’antica Acropoli della città
di Argos, ed è composta da due distinti e concentrici sistemi castellari. Entrambi di epoca medievale, nel primo sono inglobate anche
strutture murarie del sistema poligonale risalente al periodo arcaico greco.
La
presenza di queste parti di mura ciclopiche, ma comunque squadrate, si riscontra
nel lato Nord, dove in corrispondenza ed all’interno, vi sono i resti di una
piccola chiesa bizantina.
I
Francesi, qui presenti in seguito alle crociate, aggiunsero negli angoli della
fortezza una serie di torri circolari. Opere che furono continuate anche dai
Veneziani, che realizzarono i bastioni circolari posti a Sud e a Sud Ovest.
Della
esistenza di templi dedicati a Zeus Larisaios e ad Atena Poliàs, sono
testimonianza una serie di epigrafi e di blocchi marmorei posti sia sotto la
predetta chiesetta bizantina, che lungo la cinta muraria Est.
Sul
re-impiego nelle costruzioni della fortezza, di blocchi di marmo e di colonne di templi provenienti da quelli esistenti sull’Acropoli,
rinviamo al corredo fotografico di queste brevi note.
Sulla
città di Argos pubblichiamo di seguito una descrizione seicentesca che fa parte
del più vasto testo riferito alla presenza veneziana in Grecia, Memorie Istoriografiche del Regno della Morea Riacquistato dall’armi
della Serenissima Repubblica di Venezia, Venezia 1692.
«Argos
Trè (al raporto di Baudrand famoso Geografo de nostri tempi) sono l'Argos, l'una detta da Plinio Argos Amphilochium, è Città dell'Epiro; la seconda Argos Pelasgicum, è Città della Macedonia; l'altra finalmente Argos Peleponnesiacum: delle due antecedenti si farà mentione a suo luogo; della terza solo al presente si tratta; questa (altresì nominata Foronia da Foroneo; Hippobote dall'abbondanza de Cavalli, Iasia dal nomed'un valoroso Capitano, detta anco Diposia, e Iappia) è capitale della famosa Argia, e hà numero frà le Città più cospicue del Peloponneso, posta al fiume Planissa, detto da Latini Inacus Fluvius, in distanza da Corinto di miglia 36, da Sparta 60, e cinque da Napoli di Romania; verso levante, da Ponente hà il monte di Cronia, da Tramontana Cleone, da mezzo dì la rovinata Micene, risorta dalle rovined'altre Città adiacenti, vantò anticamente non haver al Mondo, che parreggiar le sue magnificenze; basti il dire, che da essa vollero i Greci, Argivi esser chiamati, come che questa sola valesse ad'esprimere l'eminenza della loro nazione. Cominciò il suo Regno l'anno del Mondo 2197 da Inacho suo primo Fondatore, che continuò 546 anni fin'ad' Acrisio, ammazzato da Perseo suo nepote l'anno 2742, qual'Inacho rappresentano Patente, Clemente, Alessandrino, ed'altri antichi Auttori, che vivesse ne' tempi di Mosè; mà Eusebio ci fà vedere il contrario, provando, che questo Rè vivea 346 anni avanti, che li figlioli d'Israele sortissero dall'Egitto.
Dopo Metropoli di Regno divenne Republica, ed'hebbe parte in tutte le Guerre de Greci, come leggesi in Pausania, Moreri, in Lauremberg; hora à causa del tempo, ch'il tutto divora, ridotta fra angusti recinti, povera d'habitanti, altro non conserva di maestoso, ch'il proprio nome. Che sij stata in potere de Veneti, lo ratificano gl'Auttori, i decreti l'autenticano, e se bene nell'esprimere il modo sijno discordi, convengono tutto ciò in quella sostanza, chè più propria ad'un Potentato, qual vanti legitima nel possedere. Volle Baudrand, ch'essibita dal Duca di Sparta à chi comprar la volle, nell'esito ne ricevesse dalla Republica in grossa somma il contante.
Da Decreto di Senato di 16 Marzo 1383 quì sotto notato costa, ch'insieme con Napoli di Romania fosse signoreggiata da Pietro di Federico Cornaro, il Verdizzotti pure asserisse lo stesso, soggiungendo, che Maria d'Anguien, o Enguien, corrottamente detta d'Erigano, rimasta Vedova senza Figliuoli per la morte del già suo sposo Pietro, ritornasse quella come Signora a dominarla; onde incapace di frenare le pertinacie di molti Prencipi insidiatori, particolarmente dell'avido Baiazet, la presentasse in dono al Senato. Che detta Maria d'Erigano l'anno 1388, in Decembre l'habbi venduta alla Republica, appare dalla quì sottoscritta copia tratta dall'originale custodito nella Biblioteca del N. H. Gio: Battista Cornaro Piscopia Procurator di S. Marco, della stirpe appunto del sopraccenato Pietro, qual è quel Padre fecondo, da cui germogliò Elena, che più vaga nell'anima, di quello fosse la Greca nel Corpo, arrecò meraviglia all'Universo tutto, rese stupidi li Dei stessi, se pur Dei chiamar si debbano i Monarchi del Mondo.
Nel 1463 tradita nelle mani del Flambulare, ò Sanzachei di Corinto, si dolsero i Veneti con Maometto II, allora regnante, che contro le conventioni della pace, operasse da Nemico; non furono valevoli le doglianze appresso quel Trace infido; perciò consultate lecose, si deliberò infine la Guerra. Bertoldo da Este in qualità di Capitan General da Terra comandava alle militie, onde portatosi questo con quindeci mille combattenti sotto la Città, ricuperòla in breve; solo resistendo i Difensori della Rocca, ch'indi a poco si resero. Morto Bertoldo li 4 Novembre nell'assedio di Corinto, riuscì a Dauch Passà con ottanta mille soldati fugare l'Esercito Veneto, e passando per Argos riprenderla colla prigionia di sessanta balestrieri Candiotti, che con barbara morte furono estinti».
Bibliografia
e webgrafia di base:
Sito
del Ministero della Cultura greco:
www.culture.gr
http://romeartlover.tripod.com/Venezia.html
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S. E. Iakovidis, Micene-Epidauro Argo-Tirinto-Nauplia, Ekdotike
Athenon,
Atene 1980
-
Estratto degli Accadimenti nel Levante narrati nel Compendio dell'Antica e Moderna Istoria
della Repubblica di Venezia di Tommaso Salmon Scozzese, Stampato in Venezia da
Giambattista Albrizzi nel 1754.
©2007 Gianfranco Piemontese