FINESTRA SUL PASSATO:
Terra di Bari. Bitonto e il suo territorio
a cura di
Pasquale Fallacara
In alto, il menhir del Vico: a sinistra in una vecchia foto, a destra in una foto più recente. Sotto, il termine lapideo di Terlizzi, abbattuto…
A pochi chilometri dalla frazione Mariotto del comune di Bitonto, c’è un incrocio stradale a T in cui ci si imbatte percorrendo la strada rurale “Monteserina” quando si arriva nella località detta “Vico”: ecco, proprio lì, nei pressi della “Casina Ruta” ed esattamente sul lato destro della costruzione, ai piedi di un grande pagliaio, c’è un antico “menhir”. Il monolite è posto nelle terre del “Regio Tratturo di Bitonto”, ed è formato da un tozzo macigno di colore grigiastro in parte coperto da vecchi licheni. Il blocco è alto 1 metro e 27 da fuori terra, e ha una base di 49 x 33 cm. È anche conosciuto, erroneamente, con il nome di “Termine di Terlizzi”, ma in realtà si tratta di un antesignano menhir dalla forma parallelepipeda, profondamente conficcato nel terreno, riutilizzato nel tempo come cippo confinario per delimitare il territorio del feudo di Bitonto. Ben visibile nella settecentesca “Carta Rullan”, cioè la pianta topografica raffigurante l’intero territorio di Bitonto fatta disegnare regio consigliere Michele Rullan, già presidente della Regia Camera Summaria e funzionario Governatore della Gran Dogana di Foggia, la pietra confinaria segnava il confine tra Bitonto ed i territori di Terlizzi e Ruvo, essenda posizionato al limite del “Bosco di San Leone”. Il monolito presenta sulla facciata rivolta a Bitonto uno stemma araldico sul quale sono riprodotte tre torri merlate e un angelo con scudo e spada brandita che sta sulla torre centrale, quest’ultima maggiore rispetto a quelle laterali. L’emblema è riconducibile allo stesso stemma civico di Terlizzi, il quale è giusto caratterizzato da tre torri sulle quali trovano posto rispettivamente un gallo, l’Arcangelo Michele, che è il santo patrono della città, ed una civetta. Consultando vecchi documenti fascicolati nel Libro Rosso di Bitonto, rubricati come “Affixione de confini, nel anno 1568, tra Bitonto e Terlizzi, cominciando da S.Eugenia insino a S. Martino, per sentencia del Sacro Consiglio, nel anno 1567, fatta dal Consigliere Ludovico Quadra”, e altresì come “Confini posti al territorio de Bitonto verso Terlizzo per sentencia del Consigli de Napoli, l’anno 1567”, si deduce facilmente che tale insegna araldica fu scolpita sul blocco in questione verso la fine del XVI secolo, ad indicare a viandanti e pellegrini la fine del tenimento di Bitonto e l’inizio di quello di Terlizzi. Attualmente il menihr del Vico, o di Casina Ruta, sta ad indicare proprio questo confine, tanto che nelle sue vicinanze residuano tuttora due termini ottocenteschi, uno adiacente all’altro, riportanti rispettivamente le scritte incise “C.d.B 1889” (Comune di Bitonto) e “C.d.T” (Comune di Terlizzi). Per la sua remota e romita collocazione oggi non è così facile trovarlo e raggiungerlo. Il che, è vero, gli ha come dato una certa, inaspettata garanzia di preservazione nel tempo, scampando fortunatamente agli assalti dei soliti ignoti. Ma fino a quando?
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8 Pasquale Fallacara