FINESTRA
SUL PASSATO: Terra
di Bari. Bitonto e il suo territorio
a cura di Pasquale
Fallacara
Ipotetica ricotruzione del "castello". Sotto, a sinistra: l'abitazione addossata al "castello" durante i lavori di restauro; a destra: resti della torre circolare visibili sul terrazzino
L’antico porto di Santo Spirito, annotato già nel secolo XII con il nome di “Burg Asilu” dal geografo musulmano El Idris (o Idrisi), caratterizzato da un’ampia cala naturale sufficientemente profonda per l’attracco dei velieri mercantili e le piccole barche dei pescatori locali, era protetto da una possente struttura difensiva situata di fronte al molo di ponente. Tale struttura, oggi purtroppo scomparsa, che si vorrebbe costruita nel VIII secolo ad opera di abitanti di Bitonto, era chiamata “castello di Argiro”, ed era caratterizzata da una robusta torre di pianta circolare a due livelli, alta circa 10 metri, ed armata alla sommità da feritoie e caditoie. Secondo alcuni storici, il castello era chiamato “Saraceno” perché
distrutto dai Saraceni nella seconda metà del secolo IX. Nell’Istoria
della città di Giovinazzo, Ludovico Paglia, cronista giovinazzese
del secolo XVI, scriveva, a proposito delle devastazioni e degli attacchi saraceni
ai nostri centri costieri, che: «(…) fu abbruciato da quegli un nostro castello, che oggi viene detto
dei Saraceni. Veggonsi le reliquie di questo castello dentro il nostro
territorio verso Bari nella spiaggia, che dicono di Santo Spirito (…),
dalle quali può scorgersi che fosse a modo di fortezza edificato a
forma rotonda, e di mediocre grandezza; in quel tempo riputato
fortissimo, in modo che vi si rifugiavano gli homini de’ casali vicini
per essere sicuri dalle scorrerie a’ tempi di guerre (...)». Inoltre, nelle Cronache di Bisanzio Lupis viene riportato che: «(…) il Castello sulla via di Bari fu distrutto da saraceni a tempo di Carlo primo Imperatore». Sembra che nel secolo XI, durante la rivolta antibizantina, Argiro, figlio di Melo di Bari e "princeps" della città, si sia fermato presso tale castello e dopo averlo ristrutturato lo abbia adoperato come avamposto per gli assedi ai danni della vicina Giovinazzo. Da quell'epoca in poi il castello fu chiamato “di Argiro o Archivio” e non più “Saraceno”. Infatti in un documento del 1273 (Libro Rosso di Bitonto) si legge: «Castellum quod est in mari ubi dicitur de Archirio». Nella relazione fatta dal perito agrario Michele Angelo Aczaro (Libro Rosso di Bitonto, doc. CLXXXV), sulla collocazione dei termini confinari tra Bitonto, Bari e Modugno, datata 20 aprile-9 maggio 1585, si legge: «Il primo termine principale, posto et affixo nel loco de Arenaro (…) vicino al lido del mare, distante de la torre de Argiro per spatio de un miglio incirca (…)». Attualmente, partendo da detto termine in direzione S. Spirito, dopo aver percorso un miglio sul lungomare Cristoforo Colombo, si giunge sul lato Ovest del porto, dove certamente in passato sorgeva detto castello. Inoltre il Vacca in un suo manoscritto riporta che «il D. Raffaele Canalini, padrone della casina, fabbricata sull’area del vecchio Castello, volendo costruire una stanza sul lato dietro-posto, che guarda Giovinazzo, nel cavare le fondamenta trovò una pignatta piena di piccole monete di vile metallo assai duttile, portando questa leggenda: Arghirius Dux Barensis (…) monete che tenni anch’io fra le mani». Tali monete, con molta probabilità, furono coniate nell’anno 1042, in occasione della nomina di Argiro a “Barensis Princeps et Dux Italiane”. Osservando la Carta Rullan (secolo XVIII) e la Carta Guerra (secolo XVIII), in tale posizione geografica viene riportata la dicitura
“Castel Vecchio”. In questo luogo, in vecchie foto della spiaggia,
si scorgono al di là delle case ruderi di un’antica struttura,
identificabili con quelli dell'opera
difensiva medievale. In particolare, in una antica cartolina che ritrae la vetusta
struttura balneare chiamata “l’Adriatico”, posizionata
presumibilmente sui ruderi della roccaforte, si scorgono resti di un
alto e massiccio muro circolare, inglobato nella stessa struttura
balneare. Purtroppo il "castello", o meglio, ciò che ne restava, fu totalmente abbattuto durante l'Ottocento;
alla fine del secolo XVIII
esso era ancora visibile, e
per questo era stato riportato sia nella topografia dell’agrimensore Giuseppe Maria Liso (1790) con la dicitura «Torre di guardia Vecchia», sia nella poesia scritta da G.
M. Alfano (1795): «Bitonto, (…) lontana da una spiaggia oltremodo amena dell’Adriatico
(…) chiamata Santo Spirito, guardata da una Torre ed un Castello». Infine, in una leggenda pugliese relativa alla presenza del frate di Assisi in Puglia, si racconta che san Francesco, unitamente al confratello Masseo uscito dal castello di Bari si incamminò verso il luogo di S. Spirito e vedendo da lontano la torre di Argiro, rivolgendosi al confratello disse: «Frate Masseo, giunti che saremo colà, poseremo e oreremo nella chiesuola dello Spirito Santo». In questi ultimi tempi, sul lato ovest del porto di Santo Spirito, grazie a recenti lavori di restauro presso una vecchia abitazione sita al civico 5/7 della via I Traversa Lungomare Cristoforo Colombo, di proprietà dei sigg. Michele ed Alfredo Minenna, durante i lavori di pulitura del paramento murario esterno, eliminando vecchi strati di intonaco che lo coprivano completamente, si è evidenziato, inglobato nel paramento murario, un caratteristico ingresso incorniciato da stipiti in pietra riportante sull’architrave la data “A.D. 1759”. Sappiamo da antichi documenti che in tale data fu concessa, ad un privato, la costruzione di una abitazione sui resti dell’antico "castello di Argiro", sorto sul lato ovest del porto di Santo Spirito, a difesa della cala (Burg Asilu) e dell’Universitas di Bitonto. Internamente tale abitazione, voltata a botte, presenta massicce strutture murarie caratterizzate da grandi conci calcarei di varia forma e dimensioni, probabilmente resti di una probabile stalla adiacente al "castello". Inoltre, giungendo sul terrazzino, alto circa una decina metri, sono ben visibili i resti delle massicce mura circolari del "castello", inglobate nel paramento murario dell’abitazione adiacente. Tali resti testimoniano la presenza in quel luogo dell’antica struttura, confermandone la forma e le modeste dimensioni, descritte negli scritti di Ludovico Paglia, il quale nella già ricordata Istoria della città di Giovinazzo riportava: «Veggonsi le reliquie di questo castello dentro il nostro territorio verso Bari nella spiaggia, che dicono di Santo Spirito (…), dalle quali può scorgersi che fosse a modo di fortezza edificato a forma rotonda, e di mediocre grandezza; in quel tempo riputato fortissimo, in modo che vi si rifugiavano gli homini de’ casali vicini per essere sicuri dalle scorrerie a’ tempi di guerre...».
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8 Pasquale Fallacara