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FINESTRA SUL PASSATO:

Terra di Bari. Bitonto e il suo territorio

     a cura di Pasquale Fallacara


 
 

Immagini della masseria Caffariello: il portale d'ingresso e, in basso, il recinto interno.

In basso, a sinistra la stalla; a destra Gaetano Maiorano, noto come "Caffarelli".

 

        

   

Posta a poca distanza dall’alveo di “lama Balice”, la masseria “Caffariello”, immersa nella campagna che segna i confini tra i comuni di Bari, Modugno e Bitonto, sorge lungo la via denominata “capo scardicchio”, in parte corrispondente all’antico tracciato della via “Traiana”. Il nucleo originario, costituito anticamente da una solitaria torre con annessa stalla, quest’ultima tuttora esistente, risale presumibilmente al secolo XVII.

Su questa struttura, appartenuta probabilmente alla nobile famiglia “Effrem”, proprietaria dei fondi circostanti, sarebbe stata edificata nel secolo XVIII la “villa-masseria”, suddivisa in due piani, caratterizzata da una proprietà non fortificata a carattere residenziale. Un lungo viale sterrato contornato da alberi di pino ed altra vegetazione mediterranea introduce il visitatore nella grande proprietà. Il recinto esterno, dalla caratteristica forma ad esedra, dotato internamente di venti mangiatoie per cavalli disposte su tutto il perimetro, e di due botole collegate alle cisterne dell’acqua, presenta tre ingressi, uno centrale e due laterali, caratterizzati da pilastri coronati da pinnacoli a bulbo.

Un ampio portale con apertura a tutto sesto inserita in un frontone concluso con due archi inflessi, conduce nella corte della residenza. Dall’interno del cortile lastricato con chiancarelle è possibile accedere al piano terra, dove troviamo gli ambienti di lavoro, le stanze per la servitù ed altre stalle. Il primo piano, raggiungibile solo esternamente da una scalinata rettilinea poggiata su arco rampante, anticamente dotata di balaustra gradonata ed oggi purtroppo crollata, costituisce invece l'abitazione padronale, composto da sei stanze intercomunicanti e coperte da volte a “schifo”, fra cui vi è anche una cucina con camino e solaio in legno dalla quale si può accedere al terrazzo tramite una scala ricavata nello spessore della muratura. Nella stanza di ingresso del primo piano è collocata una botola attraverso cui si accede ad un piano intermedio utilizzato in passato come dispensa e forse anche come rifugio. Porte e finestre sono architravate con gocciolatoio semplice e non presentano particolari decorazioni. Adiacente all’edificio, sul lato destro è presente una grande stalla, dotata di numerose vasche di pietra e pavimento di cianche, in cui su poderosi pilastri si sviluppano nove campate con volte a crociera.

La masseria prende nome del grande cantante Gaetano Maiorano, noto alle platee di tutta Europa col nome di “Caffarelli”. Egli nacque a Bitonto nel 1710, come apprendiamo dal ricorso all'atto di nascita che riporta le seguenti parole: «A 16 aprile 1710 il reverendo don Francesco Padula, de licentia ha battezzato Gaetano Carmine Francesco Paolo figlio legittimo e naturale di Vito Maiorano e di Anna Fornella: il compare fu il signor Don Lorenzo Alburquerque. Nacque alli 12 di detto mese ad alba. L.D. Parroco don Giovanni Battista Latillo». Fin da tenera età fu educato alla musica dal maestro Caffaro; successivamente passò al Conservatorio di Napoli sotto la direzione del maestro Porpora, e da lì cinque anni dopo iniziò la scalata al successo nei più grandi teatri europei e nelle principali corti, a livelli uguagliati solo dal celebre Farinelli.

Di lui scrissero Metastasio e Cesare Sterbini, quest’ultimo nel libretto del «Barbiere di Siviglia» di Gioachino Rossini. Divenuto ricchissimo, possedeva molti tenimenti nel territorio di Bitonto, Ruvo di Puglia e di Terlizzi, come risulta dal Catasto Onciario del 1754, e numerosi fondi e proprietà a Napoli, tra cui un bellissimo palazzo situato al “vico Carminiello sopra Toledo”, sul cui ingresso ordinò fosse incisa la seguente frase: "AMPHION THEBAS, EGO DOMUM”, allusione alla mitologica storia del figlio di Zeus ed Antiope che edificò la città di Tebe, traendosi le pietre al suono della Lira. Nel 1759 acquistò il titolo di duca e il feudo di San Donato nel Salento, dove fece ristrutturare l’antico castello, trasformandolo nel proprio Palazzo signorile.

Il 31 gennaio 1783, questo illustre cantante, che per le virtù vocali ed artistiche aveva deliziato i pubblici del suo tempo, moriva in Napoli, prescegliendo per la sua ultima dimora la Chiesa dei frati cappuccini di S. Efremo. Nell’Ottocento l’immobile e la campagna circostante furono acquistati da Pietro Capitaneo, famiglia alla quale tutt’oggi appartiene. Attualmente, purtroppo, la masseria “Caffariello”, non ancora sottoposta a vincolo, versa in totale stato di abbandono. E pensare che potrebbe trasformarsi in un superbo agriturismo, o in una caratteristica struttura ricettiva, immersa nella quiete delle verdi campagne limitrofe, dove è anche possibile ammirare il “Titolo della Chianca”, un tozzo menhir ed una “pietra fitta” posizionata per segnare il confine tra l’agro di Bitonto e quello di Modugno.

           

   

  

©2012 Pasquale Fallacara

    


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