FINESTRA
SUL PASSATO: Terra
di Bari. Bitonto e il suo territorio
a cura di Pasquale
Fallacara
In alto, il palmento Pezza Miolla; in basso, primo ambiente interno
Si tratta di una vetusta struttura
produttiva situata in agro bitontino, nell’omonima contrada, ed è
databile presumibilmente intorno al
XVIII secolo. Immersa tra i nodosi ulivi penduli, un tempo
circondata da un esteso vigneto non più esistente, presenta un
paramento murario costituito da grandi conci sbozzati a martelletto e
posti in opera a corsi regolari. Caratterizzata da tre grandi ambienti contigui voltati a crociera e con pianta quadrangolare, essa presenta un grande ingresso incorniciato da stipiti in pietra, che immette nel primo ambiente. Qui vi residuano un focolare con cappa, un finestrone dotato di inferriata, una mangiatoia con relativo appiglio per legare il bestiame. Questo ambiente svolgeva una duplice funzione: alloggio notturno per il custode e stalla per il ricovero del bestiame. Anche il secondo ambiente è dotato di finestrone con inferriata, ed era presumibilmente adibito a deposito di attrezzi agricoli o a “cellarium”, ambiente dove venivano conservate botti vinarie di diversa capacità. Il terzo ambiente, caratterizzato da un grande palmento, successivamente tompagnato, è dotato di cisterna sottostante, sulla quale ancora vi residua una caratteristica chianca rotonda con foro centrale circolare. In quest’ultimo ambiente vi erano gli ordigni per macinare l’uva, fra i quali il caratteristico “torchio”. L’uva, una volta raccolta, veniva scaricata
all’interno e pigiata su di un piano più elevato rispetto al
pavimento, fornito di appositi canaletti attraverso i quali scorreva il
mosto. Quest’ultimo, raccolto in grandi vasche
per la fermentazione, veniva successivamente versato in botti
lignee. Le vinacce che contenevano ancora mosto venivano ulteriormente
pressate dal torchio fatto girare da animali o da uomini, e dopo questa
ulteriore spremitura, venivano mandate alle distillerie per ottenere
l’alcool. Questo caratteristico palmento si attestava lungo
un’antica viabilità rurale che lo congiungeva alla
grande pescara “Bovio” ed al trappeto del “Quorchio”,
all’interno del quale anticamente esisteva una chiesetta dedicata
all’Immacolata, di diritto patronato della nobile famiglia Spinelli. Sparsi su tutto il territorio
circostante, numerosi frammenti ceramici di varia datazione testimoniano
una pulsante attività umana all’interno del palmento. Attualmente
purtroppo la struttura è invasa da rovi e materiali di risulta, e versa
in pessime condizioni. Un lato dell’ambiente adibito a magazzino è
ormai crollato e l’architrave lapideo dell’ingresso è stato divelto
dai soliti ignoti. Presumibilmente, su quest’ultimo era scolpito l’anno di edificazione insieme allo stemma
araldico della famiglia che ne era proprietaria, come presente già in
molte altre strutture produttive. Oggi grazie alla cooperativa sociale “Ulixes”, il “Palmento Pezza Miola” può essere visitato insieme ad altre antiche strutture produttive, in quanto è inserito nel catalogo Bitonto, ciak si gira: itinerari di turismo sostenibile, per la riscoperta del centro e dell’agro bitontino, e tornare a rivivere nell’immaginazione dei visitatori.
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7 Pasquale Fallacara