a cura di Felice Moretti |
Cattedrale di Bitonto, rosone meridionale: particolare di figura di maiale.
Soffermandoci
a considerare la figura a basso rilievo del maiale nel rosone meridionale della
cattedrale di Bitonto, la sua immagine fa sprofondare il nostro pensiero in una
nebulosità religiosa in cui l'animale vaga, fra medio-Oriente e Mediterraneo,
alla ricerca di una propria identità fra l'impuro e il sacro. Incarnazione del
divino Adone o personificazione di Attis, il maiale si muove in una confusione
di ruoli in cui è difficile trovare un filo conduttore che lo conduca verso una
sessualità definita: talvolta scrofa, viene identificata con Demetra,
talvolta maiale, viene identificato con Attis. Quando poi vien messo in
relazione con Adone, si trasforma in cinghiale, senza comprenderne le ragioni.
Animale
sacro per i Siriani, nella grande metropoli religiosa di Ierapoli sull'Eufrate
non veniva né mangiato né sacrificato: chi lo toccava rimaneva impuro per
tutto il giorno. Né era chiaro se tale impurità derivava dal fatto che il
maiale era sacro o impuro. Nell'Antico Testamento, secondo il Levitico
e il Deuteronomio questo animale di incerta classificazione era ritenuto
impuro, né i Greci riuscivano a distinguere se gli Ebrei lo sacralizzavano o
meno. La sua carne, considerata impura, non poteva essere mangiata; godeva di
una certa tolleranza ed era vietato ucciderlo. Tale divieto evidenziava il
carattere sacro per cui, in origine, il maiale era venerato dagli Ebrei per i
quali tutti gli animali considerati impuri erano sacri e, pertanto, non
commestibili.
Nell'antico Egitto, la carne di maiale, animale sacro, veniva mangiata nel banchetto sacramentale una volta sola durante l'anno. Alla sacralità dell'animale non erano disgiunte tuttavia la ripugnanza e l'impurità come in Siria e in Palestina. Se un uomo, infatti, lo sfiorava, questi entrava vestito nel fiume per lavare la contaminazione; gesto sollecitato più da timore religioso che da ripugnanza o dalla convinzione che il maiale fosse dotato di poteri soprannaturali. Di tanto erano convinti gli Egiziani che, certi della utilità dei maiali nell'agricoltura, li facevano scorazzare sui campi bagnati dal Nilo per permettere una penetrazione più a fondo dei semi.
Ora, pur occupando una posizione di equilibrio instabile fra l'impuro e il sacro nelle antiche religioni orientali e nelle antiche mitologie, in tempi storici il maiale ha assunto sempre più i connotati della ripugnanza. Le ragioni di tale trasformazione si perdono in antiche sovrapposizioni di archetipi, in lontane mitologie, in quella egiziana in particolare, che ne ha fatto l'incarnazione di Set o Tifone, il demone egiziano nemico di Osiride, giunto in età storica con tratti abbominevoli. Plinio scrive che «questo animale è molto brutto: onde gentilmente s'usava dire che l'anima gli è data per sale». Alla bruttezza Plinio aggiunge la sconcezza quando «ingravida in un coito, il quale anco si raddoppia per la felicità dello sconciarsi».
«
La nostra - ripeto con Cardini - non vuol essere una scorribanda nel
territorio del mito, nell'archetipo o nella leggenda letteraria, e se ogni
tanto sconfiniamo in questo territorio, abbiamo le nostre ragioni che vagano
alla ricerca di speciali amicizie o inimicizie, a speciali legami fra l'uomo e
certe specie animali per spiegarci la paura, lo schifo, la diffidenza. E a torto
o a ragione, attraverso consci o inconsci scarti cronologici e culturali, in una
suddivisione della storia dell'umanità in epoche dalle "brevi" o
"lunghe" durate, ci fermiamo al Medioevo dove crediamo che affondi le
radici il nostro immaginario contemporaneo».
La macellazione domestica del maiale in una miniatura del XV secolo, dal Breviarium di Ercole d’Este
È
interessante notare come in questa età gli estensori di norme penitenziali
abbiano potuto selezionare dalle antiche tradizioni quanto era possibile
adattare alle esigenze dei loro tempi, soprattutto in materia alimentare, e
interpretarle secondo le necessità e le emergenze che questi tempi
richiedevano. Negli antichi canoni si legge ad esempio della commestibilità
della carne di maiale anche nel caso in cui l'animale, da vivo, si fosse cibato
di carne di cadaveri o di sangue umano. Risulta evidente a quale e quanta
attenzione fosse soggetta la carne di maiale pur quando si fosse nutrito di
carogne di animali anche dopo un congruo tempo di macerazione.
A
queste limitazioni sul piano alimentare, determinate da sistemi di valori che
hanno attribuito al maiale una "cultura" tutta particolare,
corrispondono modelli simbolici del tutto negativi nel circuito religioso
cristiano. Allegoria della debolezza umana e della schiavitù della lussuria e
delle passioni, al maiale non è stato concesso il beneficio dell'appello; la
condanna fu ed è inappellabile. Porco era e porco rimane. Non ci si può
fidare di un suo ravvedimento perché, fra l'altro, il maiale è superficiale e
incostante come gli uccelli, come quegli uccelli che, nel rosone bitontino,
non sono iconologicamente corrispondenti alla loro reale anatomia.
Da leggere:
J. G. Frazer, Il ramo d’oro. Storia
del pensiero primitivo. Magia e religione, Roma 1925.
E. Mâle, L’art religieux du XII siècle en France, Paris 1947.
V.
H. Debidour, Le Bestiaire
sculpté du Moyen Age en France, Mulhouse 1961.
Charbonneau-Lassay, Le Bestiaire du Christ, Arché, Milano 1980.
M. Baruzzi, M. Montanari (a cura di), Porci e porcari nel Medioevo. Paesaggio, economia, alimentazione, Bologna 1981.
F. Moretti, Specchio del mondo. I ‘bestiari fantastici’ delle cattedrali,
Fasano 1996 (da cui è tratta le prima immagine
di questa pagina).
©2004 Felice Moretti