a cura di Felice Moretti |
Dürer, Madonna della scimmia (circa 1498).
Bestia
satanica per eccellenza, la scimmia è una caricatura dell'uomo del quale
scimmiotta ogni gesto. È la controfigura del diavolo: maligna, ladra, subdola,
lussuriosa, ingorda e per di più bugiarda e idolatra.
Nella
decorazione dei capitelli che adornano le colonne nella cripta della cattedrale
di Bitonto, fra i numerosi esemplari di fauna reale o fantastica, anche le
scimmie si danno il cambio nei cantonali degli abachi. In un capitello a
stampella del matroneo della stessa cattedrale, il demonio tentatore ha le
fattezze di una scimmia alata, così come la vediamo anche a
la Puerta de las Platerias
di San Giacomo di Compostela. Talvolta la si vede in raffigurazioni artistiche
attaccata ai piedi della Vergine Maria, a simbolizzare la menzogna su cui ha
trionfato la verità.
La
paura e la repulsione che il committente ha inteso suscitare attraverso la mano
dell'artista, esecutore in scultura della scimmia alata, risponde, come già
sottolineato, ad una economia teologica per cui il brutto racchiuso nella figura
animale non si esaurisce nella pura visione del deforme e del mostruoso. Queste
qualità negative assumono una valenza positiva; fanno intuire i contrari, il
bello e il buono, proprio perché contrastano, perché esprimono una tensione a
liberarsi da tutto ciò che è brutto, mostruoso, deforme, peccato. La
metamorfosi avviene con la garanzia della fede. Non sapremmo altrimenti
spiegarci le applicazioni differenziate del simbolismo animale, già a partire
dal XII secolo, nella gamma dei vizi rappresentati nelle sculture dei capitelli
della cripta prima e del matroneo della cattedrale bitontina poi e di quelle di
tutta l'area meridionale della penisola.
Dovremmo
presumere insomma che la sfinge, l'asino
o la scimmia il cui simbolismo resta ancora vago nell'arte delle cattedrali
d'oltralpe e la cui sistemazione iniziò - come scrive Debidour - solo a partire
dal XIII secolo, abbiano assunto prima di questo secolo un ruolo simbolico più
preciso
nell'area su considerata. Potremmo allora supporre che le infiltrazioni di
antiche culture mediterranee e orientali abbiano agito da coagulante in
quest'area, fissando, prima che altrove, i ruoli simbolici di figure animali
reali o fantastiche qui giunte già pregne di stratificazioni di archetipi.
Da leggere:
E. Mâle, L’art religieux
du XII siècle en France, Paris 1947.
F.
Zambon (a cura di ), Il Fisiologo, Milano 1975.
Charbonneau-Lassay, Le Bestiaire du Christ, Arché, Milano 1980.
F. Moretti, Specchio del mondo. I ‘bestiari fantastici’ delle cattedrali,
Fasano 1996.
©2004 Felice Moretti