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MEDIOEVO E MEDICINA |
a cura di Raimondo G. Russo |
Premessa - 1. Alcuni cenni storici - 2. La medicina barbarica - 3. La CHIESA E LA MAgia - 4. La medicina e la chirurgia - 5. EPIDEMIE - 6. Approfondimenti e curiosità |
La malattia era considerata come una punizione di una cattiva condotta, come forma esplicita di una quotidianità vissuta non seguendo le regole della comunità: quindi era necessario il rito purificatore attraverso la fuoriuscita di quei liquidi del corpo che avevano corrotto l'anima (e la testa).
Con
un salasso si rimuovono dal circolo sanguigno, 350 o 400 ml di sangue. Togliere
il sangue, se non c'era una chiara indicazione medica, voleva dire affaticare
l'apparato cardiocircolatorio, indurre una anemia, depauperare l'organismo di
elementi vitali. Viceversa, il salasso terapeutico può essere una terapia molto
efficace nelle malattie da sovraccarico di ferro quali l'emocromatosi, dove il
salasso terapeutico è terapia salvavita, la porfiria cutanea tarda, in cui la
salassoterapia elimina le alterazioni cutanee (vesciche e bolle), così
fastidiose e dolorose, nella policitemia vera, malattia tumorale caratterizzata
da un eccesso di globuli rossi e infine saltuariamente nella bronchite cronica,
condizione in cui i bassi livelli di ossigeno circolante stimolano la produzione
di globuli rossi in quantità eccessive (policitemia secondaria).
Che l'"ispessimento" del sangue fosse una "discrasìa" o "cattiva miscela", pericolosa e dannosa, era noto fin dall'antichità. Il medico ippocratico sapeva che il sangue, umor vitale per eccellenza in quanto sintesi di "calore innato" e di "umidità radicale" («aqua vivimus»), doveva essere preservato nella sua buona mescolanza e "giusta misura".
Ogni sua ridondanza o "pletora" andava contrastata da un salutare salasso.
Le prime persone che praticarono il salasso utilizzavano strumenti appuntiti di legno o pietra per aprire le vene. In seguito ci furono lancette di acciaio con manico di avorio o legno; la controversia a tale riguardo è se tali strumenti servissero a rimuovere l'inchiostro e se non avessero apposto il marchio di fabbricanti di strumenti chirurgici. Forse erano impiegati per entrambi gli scopi. |
Spesso
il salasso veniva eseguito da "praticoni" che avevano scarsa o nessuna
conoscenza delle malattie e tantomeno dei segni e sintomi che distinguono le une
dalle altre, cosicché del salasso se ne fece spesso abuso con risultati nefasti
per i pazienti.
Anche
dopo che il sistema umorale era caduto in disuso, la pratica veniva continuata
dai chirurghi e dai barbieri-chirurghi. Sebbene il salasso venisse spesso
raccomandato dai medici, veniva applicato dai barbieri.
Questa
suddivisione del lavoro condusse alla distinzione tra medici e chirurghi.
I
metodi migliori o maggiormente utilizzati erano tre.
Uno era la flebotomia, che è il taglio diretto di una vena: era spesso compiuto con un coltello ed in seguito con la lancetta, in seguito caricata a molla.
A
sinistra, lancetta a 5 lame
Questa pratica consisteva nella sottrazione di una certa quantità di sangue da una vena periferica del paziente: si eseguiva con un bisturi o con una lancetta, quasi sempre in corrispondenza della piega del gomito. L'unica difficoltà era trovare una "lancetta" adeguata. Le lancette erano abbastanza facilmente reperibili e ne esistevano di vari tipi.
Avevano
una o due lame ad angolo retto col manico. Tali lame erano di differenti
dimensioni; quelle di minori dimensioni erano usate nell'uomo, quelle più
grandi anche per gli animali.
Testi medici autorevoli (tra cui l'Anglo-Saxon Leechcraft) discutevano del salasso e portavano le migliori soluzioni. Ad esempio, in caso di paralisi, bisognava: «Scarificare il collo dopo il tramonto, versare in silenzio il sangue in acqua corrente, dopo di che sputare 3 volte e dire "Pigliati questo, inguaribile, e vattene con esso"». In seguito si doveva «... andare in una strada sicura verso casa e poi andare dall'altra parte in silenzio».
La
preoccupazione per la scelta del tempo era molto Occorrente per il salasso |
Se il paziente era troppo giovane, vecchio o debole per sopportare il salasso si utilizzavano le ventose a coppa. Tale metodo consisteva nell'applicare coppette a ventosa, scaldate a fuoco, per lasciare intatta la pelle causandone una tumefazione o di fare nel posto una piccola incisione per far uscire il sangue.
Sei
ventose: l'aria interna veniva riscaldata con un
Il terzo metodo era di applicare le sanguisughe; questa pratica era molto diffusa fin dai tempi della Grecia, di Roma e della Siria e poi specialmente in Francia ed in Italia. Questo era il metodo più popolare, poiché non richiedeva una particolare abilità: poteva essere utilizzato da soli, in casa e le sanguisughe erano sempre pronte a succhiare il sangue. Un adulto poteva utilizzare tra 20 e 50 sanguisughe. Erano popolari anche perché potevano essere utilizzate anche su membrane interne, quali all'interno del naso, orecchie, occhi, bocca, ano e vagina.
Sanguisughe
(a destra, Bossche,
1630
Nel
giornale «Magasin Pittoresque» del 1833 veniva indicato l'enorme
numero di questi animali importati ed usati in un anno. Il commercio delle
sanguisughe raggiungeva annualmente in Francia parecchi milioni di franchi. Nel
1830 furono più di 35 milioni; a questo numero bisogna aggiungere altri 20
milioni di sanguisughe provenienti dal mercato interno con un totale di più di 55
milioni di questi animali per il consumo annuale della sola Francia.
Gli
anellidi "Hirudinea" erano i favoriti in Europa, i
"Macrobetta" in USA. Esse si attaccavano alla pelle con 3 denti
acuminati, iniettavano un anticoagulante e si riempivano di sangue. Una
sanguisuga europea poteva ingerire molto di più di una americana, cosicché i
coloni spesso le importavano, in appositi vasi.
L'Hirudo
medicinalis, detta sanguisuga o mignatta, è un'anellide che presenta una
bocca triangolare dotata di 80-90 denti affilatissimi. Una volta che la mignatta
affonda i suoi denti nella pelle umana, succhia il sangue che, grazie alla
sostanza contenuta nella saliva, non coagula.
Le sanguisughe avrebbero delle sostanze anestetizzanti, non antidolorifiche ma lenitive; la sostanza anticoagulante, nella infiammazione, riduce l'edema e l'iperemia venosa che comprime le terminazioni nervose che sono il cardine fondamentale della flogosi stessa.
La
sanguisuga con la sua ventosa, si attacca in maniera assolutamente indolore e
succhia il sangue fino a che sazia si stacca da sola. «La loro presenza migliora addirittura lo stato di eventuali lesioni
spesso presenti attorno alle ferite; inoltre non si sono mai registrati casi di
infezione o fenomeni purulenti dovuti all'uso di questi animaletti».
Vasi
per il mantenimento
«Credenze
erronee possono avere uno stupefacente potere di sopravvivenza per
migliaia di anni, sfidando l'esperienza, con o senza l'aiuto di una
cospirazione. |
Non vi erano antibiotici e la chirurgia era ai suoi inizi (in gran parte a causa della mancanza di una anestesia di qualità): una delle modalità terapeutiche era quella di lasciar scorrere un po' di sangue.
Questa
metodica non portò mai alcun beneficio ai pazienti; forse il miglior beneficio
è stato per il medico e per la famiglia: essi avevano almeno creduto di aver
fatto qualcosa, anche se il paziente moriva sempre e comunque. Una delle
controversie era su quanto sangue poteva essere salassato. Una delle opinioni
correnti era che il salasso dovesse procedere sino alla sincope. Al giorno
d'oggi tale condizione non è molto differente dallo stato di shock.
Questa
è la ragione per cui, passando il tempo e con l'aumentare dei salassi, tale
operazione era compiuta sempre più da chirurghi abilitati [10], per
cercar di evitare la morte o danni permanenti.
Mano a mano che passava il tempo la tecnica declinò, lasciando il campo
a cure migliori e più specifiche.
«Il criterio dominante consisteva nell'idea che si potesse deviare col salasso la materia morbosa e farla passare da un organo all'altro. Il salasso poteva essere in questo caso revulsivo, quando cioè veniva praticato in una vena nell'opposta regione del corpo, ed era invece derivativo quando era praticato nella stessa parte allo scopo di diminuire la pletora esistente o di determinare un sollievo per il malato.
Le
prescrizioni per il salasso erano molto minuziose, quasi sempre determinate da
criteri astrologici, secondo i quali non era lecito salassare che in determinate
ore ed in determinati giorni. Quale
poi fosse la vena da salassare e con che frequenza, a seconda delle varie età e
del vario temperamento del paziente, delle varie stagioni e delle varie località,
erano oggetto di discussioni lunghissime, con infinite citazioni, fra i medici
dell'epoca...
Pierre Brissot (1478-1522), professore di filosofia e medicina, francese, sostenne che il salasso nella forma praticata dagli Arabi non era da raccomandarsi, mentre si doveva dare preferenza al (forte e frequente) salasso ippocratico, che veniva fatto al braccio dalla parte malata» [11].
10 La chirurgia negli anni 1100 - 1500 fu una professione molto difficile da praticare. Il barbiere-chirurgo si sviluppò in questi anni, dopo l'editto ecclesiastico (a seguito del Concilio di Tours del 1163) che proibiva ai monaci e ai preti di continuare la pratica del salasso. Il Concilio stabilì che «la Chiesa aborrisce il salasso». I barbieri iniziarono ad occuparsi di vene ed ascessi, di operare con amputazioni delle braccia e delle gambe. I medici istruiti evitarono la chirurgia durante quegli anni e lo fecero sino a che la chirurgia non divenne un metodo di trattamento rispettabile. La Compagnia dei Barbieri-Chirurghi rimase ufficialmente in Inghilterra sino al 1744. Una netta separazione fra le due funzioni di barbieri e di chirurghi iniziò molti anni prima, specie ad opera di Ambroise Paré (1510-1590), preminente barbiere-chirurgo francese, che è considerato il padre della chirurgia.
11
A.
Castiglioni, Storia della Medicina, A. Mondadori Ed., Milano 1936, pp. 324, 389, 602.
A. Castiglioni, Origini del salasso. Il salasso nel Medioevo, «Rivista
CIBA», anno VIII, n. 47,
giugno 1954, pp. 1542-1558.