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di Lawrence M.F. Sudbury

  

  

ShiaGli ultimi anni di Mohammed rappresentano il periodo di grande espansione dell'Islam nella Penisola araba: poco a poco tutte le sacche di resistenza contro la penetrazione musulmana vengono vinte e la predicazione del Profeta s'impone ovunque.
È, però, alla morte di Maometto che, pur mantenendo la sua spinta espansiva, l'Islam conosce, almeno in relazione alla teologia sviluppata dal suo fondatore, la sua prima grande sconfitta, con la divisione, legata a questioni di successione califfale, tra una maggioranza sunnita e una minoranza sciita.
Cosa provocò tale insanabile frattura? In quali condizioni essa si generò? Per comprendere questi elementi dobbiamo partire dalla parte finale della vita del Profeta e dallo sviluppo dell'autorità dei Califfi. è
  • GLI ULTIMI ANNI DEL PROFETA

Subito dopo la conquista della Mecca, Maometto dovette fronteggiare la minaccia militare proveniente dalla confederazione tribale degli Hawazin, che stava assemblando un esercito almeno doppio rispetto a quello degli Islamici. I Banu Hawazin erano vecchi nemici dei Quraysh e si erano uniti ai Banu Thaqif (che abitavano la città di Ta'if) nello sviluppare una politica anti-meccano, probabilmente a causa del declino, negli anni delle lotte anti-islamiche, del prestigio della Mecca. Il Profeta, però, da abilissimo stratega militare quale era, decise che la soluzione migliore era quella di non attendere che i suoi nemici si rafforzassero e, appena ottenuto il controllo della sua città, condusse un contingente di spedizione che attaccò le truppe della confederazione prima che il loro esercito fosse pronto a muovere sulla Mecca, sconfiggendole e sottomettendole nella Battaglia di Area battaglia di HunaynHunayn [1].

Nello stesso anno, il Profeta condusse la cosiddetta "spedizione di Tabuk" contro alcune tribù dell'Arabia settentrionale, indebolite da una precedente sconfitta nella battaglia di Mu'tah e note per l'atteggiamento ostile adottato nei confronti dei Musulmani. Con estrema difficoltà Maometto riuscì a raccogliere un esercito di trentamila uomini, metà dei quali, tuttavia, il secondo giorno dopo la partenza dalla Mecca, tornò con Abd-Allah ibn Ubayy, non turbata dai versi terribili che Maometto scagliò, in quell'occasione, contro i "disertori". Le forze rimanenti, in ogni caso, furono sufficienti al Profeta per incutere timore ai capi tribali (che non si erano organizzati in una vera e propria alleanza) delle tribù nemiche e, senza colpo ferire, solo schierando i suoi uomini nei pressi di  Tabuk, egli ricevette l'omaggio e la sottomissione dei leader della zona [2].
Un anno dopo la "battaglia di Tabuk" (così passata alla storia islamica, nonostante, come detto, non vi fosse neppure contatto tra le truppe belligeranti), i Banu Thaqif, che nonostante la sconfitta di Hunayn erano rimasti ostili agli Islamici, inviarono emissari a Medina per arrendersi a Area battaglia di TabukMaometto e adottarono l'Islam.

Nel frattempo, molti beduini si stavano presentando a Muhammad al fine di sottomettersi per essere al sicuro contro i possibili attacchi islamici e di beneficiare dei bottini delle guerre condotte dal Profeta. Tuttavia, tali beduini erano ben lontani dal pensiero islamico e volevano mantenere la loro indipendenza, il loro codice di norme legali e le loro tradizioni ancestrali. Il profeta, allora, chiese loro unicamente di sottoscrivere un accordo militare e politico secondo il quale «riconoscere la sovranità di Medina, astenersi dagli attacchi ai Musulmani e ai loro alleati, e di pagare la zakat, la tassa religiosa musulmana» [3].
Alla fine del decimo anno dopo la migrazione a Medina, Maometto, che aveva mantenuto la sua abitazione in tale città, portò a termine il suo primo vero pellegrinaggio islamico alla Mecca, così da insegnare ai suoi seguaci i riti del Grande Pellegrinaggio annuale ("Hajj").
È dopo aver completato tale pellegrinaggio che il Profeta pronunciò uno dei suoi discorsi più celebri, conosciuto come "Il Discorso d'Addio": in questo sermone, Maometto consigliò ai suoi seguaci di non seguire alcune regole pre-islamiche (come l'aggiunta di mesi intercalari per allineare il calendario lunare con il calendario solare), abolì tutte le vecchie faide e i conflitti basati sul tradizionale sistema tribale e chiese a tutti di impegnarsi a saldare ogni debito come passo necessario per la creazione della nuova comunità islamica [4]. Inoltre, commentando la vulnerabilità delle donne nella sua società, egli ordinò ai suoi seguaci maschio: «Siate buoni con le donne, perché sono prigioniere impotenti ("awan") nelle vostre case. Le avete prese con voi davanti a  Dio e legittimate i vostri rapporti sessuali con la Parola di Dio, quindi siate coscienziosi e ascoltate le mie parole ...», e aggiunse che, pur avendo il diritto di disciplinare le loro mogli, avrebbero dovuto farlo con gentilezza. Morte di MuhammadInfine, egli affrontò la questione delle eredità, vietando false dichiarazioni di paternità o di rapporti clientelari con il defunto e persino proibendo ai suoi seguaci di lasciare le loro ricchezze a un erede testamentario [5].
È proprio all'interno di questo discorso che troviamo il versetto coranico (V:3) «Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato i miei favori nei vostri confronti e ho scelto l'Islam come religione per voi». che verrà, in seguito, interpretato dai Sunniti come fondazione finale dell'Islam ma che secondo gli  Sciiti si riferisce alla nomina di Ali ibn Abi Talib Tomba di Maomettopresso lo stagno di Khumm come successore di Maometto, che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno, al ritorno dalla prima Hajj [6].

Comunque stessero le cose, pochi mesi dopo il "pellegrinaggio di addio", Maometto si ammalò e soffrì per diversi giorni di terribili dolori di testa, estrema debolezza e febbre alta.  Lunedi 8 giugno 632, a Medina, all'età di 63, il Profeta moriva con la testa appoggiata sul grembo di Aisha, mormorando le sue ultime parole subito dopo averle chiesto di disporre dei suoi beni terreni (sette monete): «O Allah, con la compassione dell'Altissimo». Fu sepolto all'interno della casa di Aisha, ora ospitata all'interno della Moschea del Profeta nella città di Medina [7].

  • LA DIVISIONE
Abu BakrAliDopo che il Profeta aveva passato i suoi ultimi anni a tentare di unire le tribù arabe in un unico sistema politico-religioso islamico, la sua morte segnò l'inizio di un disaccordo insanabile su chi gli sarebbe dovuto succedere come capo della comunità musulmana.
Nel corso di una riunione a Saqifah a cui partecipò un piccolo gruppo di Musulmani si decise di nominare a capo della comunità un compagno della prima ora di Maometto di nome Muhammad Abu Bakr. La nomina ricevette il sostegno di un buon numero di gruppi e, conseguentemente, Abu Bakr venne eletto come primo califfo dell'islam. La scelta non fu, però, unanime e, anzi, fu da subito contestata da alcuni dei compagni del Profeta, che affermavano che Ali, il genero del Profeta, fosse stato designato come successore da Maometto stesso.
I Sunniti in seguito sostennero che Ali avesse personalmente accettato la nomina di Abu Bakr e dei califfi successivi Umar e Uthman, ma gli Sciiti (che in arabo significa "partigiani" con riferimento ad Ali) narrarono che dopo la sua elezione al califfato, Abu Bakr, Umar e alcuni loro compagni si sarebbero diretti a casa di Fatima (l'unica figlia di Maometto) per ottenere l'omaggio formale di Ali e dei suoi sostenitori che si erano li radunati e, una volta giunti,  Umar avrebbe minacciato di dare la casa alle fiamme a meno che gli occupanti non fossero venuto fuori e avessero giurato fedeltà al nuovo califfo. Anche se la minaccia di Umar di bruciare la casa di Fatima è ampiamente registrata in molti testi sunniti e Umarsciiti, c'è un notevole disaccordo tra le fonti riguardo a quanto accadde in seguito: alcune sostengono che nel vederli Ali uscì con la spada sguainata, ma venne disarmato da Umar e dai suoi compagni, altre fonti sciite narrano che Umar appiccò fuoco alla porta della casa di Fatima e la prese a calci facendola andare in frantumi addosso a Fatima, che cercava di tenerla chiusa, causando l'aborto di Mohsin, il figlio del quale la donna era incinta, e la rottura di numerose costole (e, poco tempo dopo, la morte di Fatima stessa). Ali, che aveva ricevuto dal Profeta l'ordine di non reagire, non poté fare nullaUthman per evitare spargimenti di sangue e venne catturato e messo in catene.
Quando la selezione di Abu Bakr al califfato venne presentata come un fatto compiuto, Ali si trattenne dal pronunciare il suo giuramento di fedeltà fino a dopo la morte di Fatima né lottò per affermare il suo diritto "dinastico", perché non voleva gettare la nascente comunità musulmana nel caos di una lotta intestina. Sia le fonti sunnite che sciite registrano, comunque, che Fatima rimase adirata con Abu Bakr e Umar per quello che avevano fatto fino al giorno della sua morte, tanto che dovette essere sepolta di notte da Ali senza che nessuno dei sostenitori di Abu Bakr fosse presente e che il luogo della sua sepoltura è ancora in discussione.
Ali certamente era fermamente convinto della sua legittimità del suo diritto alla successione al califfato basato sulla stretta parentela con Maometto, la sua intima associazione con il Profeta, la sua conoscenza dell'Islam e dei suoi meriti nel servire la causa. Dopo la morte di Fatima disse ad Abu Bakr che il suo ritardo nel giuramento di fedeltà (bay'ah) al califfo era basato sulla sua convinzione di dover essere lui il legittimo erede al titolo né, secondo le fonti sciite, egli cambiò mai idea (neppure dopo aver giurato fedeltà ad Abu Bakr e poi a Umar e Uthman), ma si sottomise solo per il bene dell'unità dell'Islam e nel momento in cui divenne chiaro che la maggior parte dei Musulmani non stava dalla sua parte [8]
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  • SCIITI E SUNNITI
La SunnaSecondo un sermone attribuito dagli Sciiti ad Ali, comunque, egli mantenne sempre il suo diritto al califfato e affermò: «Per Allah, il figlio di Abu Quhafah [Abu Bakr] si rivestì con esso [il califfato] e di certo sapeva che la mia posizione in relazione ad esso era la stessa la posizione dell'asse rispetto alla ruota del mulino ... ho piantato una tenda contro il califfato e mi hanno tenuto lontano da esso ... Sono stato a guardare il saccheggio della mia eredità fino alla morte del primo califfo, ma questi ha consegnato il califfato a Ibn al-Khattab [Umar]» [9].
Di rimando, i Musulmani sunniti riferiscono vari "hadith" o tradizioni orali, in cui si narra che Maometto avesse raccomandato la "shura", o consultazione elettorale, come metodo migliore per prendere delle decisioni comunitarie e che proprio per questo non avesse nominato nessun successore, aspettandosi che la comunità si sarebbe scelta un nuovo leader come era usanza in Arabia al tempo. Alcuni Sunniti sostengono, inoltre, che Maometto avesse indicato il suo far affidamento su Abu Bakr come secondo in comando in molti modi, avendolo chiamato a guidare la preghiera e avendogli chiesto di prendere decisioni in sua assenza. Ci sono anche alcune hadith che affermano che il Profeta avesse previsto che molti sarebbero desiderosi di salire al potere alla sua morte, ma che sapeva che Dio (e i Musulmani) avrebbero scelto Abu Bakr come prossimo leader e che la riprova di ciò stia nel fatto che la maggioranza del popolo accettò Abu-Bakr come califfo senza nessun problema. Ad esempio, nel "Siyar" di Aoqbah Ibn Mousa troviamo: «... Allora Ali e Al-Zobair dissero: vediamo che Abu Bakr è più degno di essere il legittimo successore del profeta di chiunque altro ...
» [10].
Gli Sciiti, ovviamente, sostengono che qualsiasi Sciitinarrazione che affermi che Ali accettò la scelta di Abu Bakr è falsa e menzionano spesso un hadith della collezione conosciuta come "Musnad" cui si afferma che Maometto abbia tenuto un discorso a Ghadir Khumm e abbia detto: «Di chiunque io sono il mawla, Ali è il suo mawla»: per gli Sciiti è questo il messaggio più chiaro dal Profeta che conferma come Ali avrebbe dovuto essere il suo successore. Anzi, molti studiosi sciiti ricordano come in quell'occasione Omar Ibn Khattab fosse stata la prima persona a congratularsi con Ali per la scelta di Maometto di renderlo suo successore e gli avesse giurato fedeltà davanti a tutti i  presenti  [11].
L'haddith del Musnad è accolta anche dai Sunniti ma essi sottolineano come la parola "mawla" abbia molti significati in arabo e che, mentre gli Sciiti la interpretano come "maestro" o "sovrano", in realtà Maometto stesse semplicemente dicendo che chiunque fosse suo amico doveva anche stringere amicizia con Ali [12].
Anche dal punto di vista prettamente "politico" la successione viene interpretata in due modi radicalmente differenti: mentre in una versione Sciita del "discorso di Ghadir" si sottolinea come quando a Maometto fu comandato da Allah di dichiarare il califfato di Ali tutti era un po' preoccupati perché la gente avrebbe potuto pensare che la decisione del Area Sciiti - SunnitiProfeta fosse dettata da nepotismo ma Allah dichiarò al suo Messaggero che se questo compito non fosse stato eseguito essi avrebbero subito l'ira divina, negli haddith originali medinesi sunniti si sottolinea come l'"Ansar" chiamata a scegliere il nuovo califfo avesse pensato che il nuovo leader dovesse essere del clan Quraysh e che le prime ipotesi fossero state indirizzate a Abu Umar Ubayda ma questi, immediatamente avesse afferrato la mano di Abu Bakr e gli offerto una "bay'ah" (una dichiarazione di fedeltà in uso tra le tribù arabe) portando subito il resto degli uomini a fare lo stesso, a riprova che la scelta comunitaria era giunta per diretta ispirazione divina.
Per altro, un certo numero di racconti sunniti ricordano che dopo un periodo durante il quale si era ritirato dagli affari pubblici, Ali avesse deciso di collaborare con Abu Bakr e giurargli fedeltà e in una tradizione orale raccolta da Muhammad al-Bukhari la cooperazione Ali con i primi tre califfi risulta evidente dal fatto che egli avrebbe assistito tutti e tre predecessori nel prendere decisioni ufficiali. Ancora una volta gli Sciiti interpretano tutto ciò non come una accettazione della nomina di Abu Bakr e dei suoi successori (mai accettata come si evince dai suoi scritti e detti ora compilati nel "Nehjul Balagha"), ma come un atto di fedeltà di Ali alla causa, dal momento che la sua opinione era indispensabile per ottenere una unanimità di giudizio tra i fedeli nei momenti più importanti della vita della proto-comunità islamica [13].
Di fatto resta il diverso atteggiamento di Sunniti e Sciiti nei riguardi degli astanti dell'intera vicenda: mentre i Musulmani sunniti considerano Ali come uno dei compagni di spicco di Maometto, tra i dieci a lui più vicini ai quali il Profeta aveva promesso il dono del paradiso, gli Sciiti continuano a considerare la successione di Abu Bakr non solo ingiusta ma anche immeritata [14].

 


NOTE:
(1) K. Armstrong, Islam: A Short History, Modern Library 2002, pp. 64 ss.
(2) Ivi, pp. 78 ss.

(3) T.W. Lippman,  Understanding Islam: An Introduction to the Muslim World, A Meridian Book 1995, p. 47.
(4) G.R. Hawting, The Development Of Islamic Ritual, Variorum 2006
, pp. 53 ss.
(5) Ivi, pp. 66-68.
(6) W. Madelung, The Succession to Muhammad: A Study of the Early Caliphate, Cambridge University Press 1998, pp. 96 ss.
(7) K. Armstrong, citato, pp. 82-85.
(8) W. Madelung, citato, passim.

(9) C.F. Robinson, Islamic Historiography, Cambridge University Press 2002, pp. 61-62.
(10) Ivi, pp. 83 ss.
(11) M. Momen, An Introduction to Shi`i Islam: The History and Doctrines of Twelver Shi`ism, Yale University Press  1987, pp.37 ss.
(12) A. al-Muftari, Reading the Sunna, Mead Press 1997, pp. 84-85.
(13) C.F. Robinson, citato, passim
(14) H. Dabashi, Shi'ism: A Religion of Protest, Belknap Press of Harvard University Press 2011, pp. 26-27.
  
    

 

      

©2012 Lawrence M.F. Sudbury

 


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