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di Lawrence M.F. Sudbury

  

MeccaComprendere come la predicazione del Profeta abbia potuto, partendo da una sperduta città carovaniera di un'area semidesertica e certamente periferica rispetto ai grandi centri di progresso dell'alto medioevo, diffondersi in tutto il mondo può apparire un'impresa ardua.
Certamente, però, lo sviluppo iniziale dell'Islam, soprattutto per quanto riguarda alcuni elementi delle vicende personali di Maometto, può essere meglio compreso alla luce della struttura sociale tribale dell'Arabia pre-islamica e, in particolare, della preminenza della tribù dei Banu Quraysh  all'interno del fondamentale snodo commerciale della Mecca 
 
  • UNA COMPLESSA ORGANIZZAZIONE SOCIALE
     

Tribù arabeAncora oggi, come lungo tutto il corso della storia, quasi tutti i popoli nomadi della Penisola Araba (non solo i Bedu ma anche all'interno delle popolazioni inurbate) sono organizzati in associazioni tribali, con le sole eccezioni dei Saluba, i calderai e commercianti del deserto, e dei Beduini neri, discendenti degli ex schiavi africani. 
Strutturalmente, i gruppi tribali sono definiti da una comune discendenza patrilineare che unisce gli individui in segmenti sempre più grandi. Il lignaggio è l'elemento di unità che comporta una responsabilità comune per vendicare i torti che i suoi membri possono subire e, viceversa, per risarcire tutti coloro che i suoi membri possano aver offeso. Anche se le tribù possono differire nel loro status, tutte le linee di una determinata tribù sono considerate uguali. I pozzi d'acqua (a parte gli odierni pozzi profondi perforati recentemente dal governo) sono detenuti in comune da lignaggi specifici e tra i nomadi l'appartenenza ad un lignaggio è la base delle transumanze nei campi estivi, tanto che tutti gli animali di membri di una tribù, anche se di proprietà di singole famiglie, portano lo stesso marchio di lignaggio. 
 

In sostanza, il lignaggio è il nesso tra l'individuo e la tribù ed essere ostracizzato dal proprio lignaggio non lascia altra scelta individuale se non quella di rompere ogni legame tribale e di perdere l'elemento centrale nella propria identità sociale [1].
Pastori BedùSopra il livello del lignaggio ci sono da tre a cinque segmenti più grandi che insieme formano la tribù. Donald Cole, un antropologo che ha studiato gli Al Murrah, una tribù di pastori di cammelli nomadi della zona sud-orientale Saudita, ha osservato che 4-6 lignaggi correlati patrilinearmente si raggruppano in un clan e che le suddivisioni tribali si formano con l'aggiunta di gruppi sempre più grandi di parenti correlati patrilinearmente, in un sistema che consente ai vari lignaggi di individuare se stessi rispetto a tutti gli altri gruppi all'interno di un medesimo "albero genealogico".
All'atto pratico, il lignaggio e l'appartenenza tribale riflettono vincoli ecologici ed economici, legati in particolare alla pastorizia, ma tali vincoli sono divenuti socialmente fondamentali per la costruzione di alleanze sociali e scale gerarchiche: a livello individuale, l'adozione è un evento normale proprio per la sanzione di unioni tra clan e tribù e anche dal punto di vista dell'assistenza sociale, un uomo proveniente da una stirpe impoverita può a volte unirsi al gruppo della moglie, cosicché i suoi figli saranno considerati membri del lignaggio maternale, anche se questo viola le regole di discendenza patrilineare. 
Membri dello stesso clanTale processo di "adeguamento" delle relazioni genealogiche per conformarsi alla situazione esistente si applica anche alle suddivisioni di clan all'interno di una tribù: matrimoni e divorzi aumentano il numero di possibili parenti rispetto ai quali un individuo può tracciare un collegamento e, contemporaneamente, ramificano i modi in cui si possono visualizzare le alleanze possibili e le relazioni genealogiche. Le vicissitudini sociali, la storia delle migrazioni tribali, la tendenza dei gruppi a segmentarsi in unità più piccole, l'adozione di tribù clienti da parte di quelle più forti, l'utilizzo da parte di una tribù più piccola del nome di un altra più illustre sono tutti elementi che tendono a rendere debole il legame tra discendenza reale e l'apparenza pubblicamente accettata di una genealogia. Il risultato è che, ad ogni livello di organizzazione tribale, genealogie "costruite" portano a ricondurre rapporti socio-politici esistenti in conformità con le regole di discendenza patrilineare: la mappa genealogica di un singolo, dunque, risulta più una descrizione delle relazioni sociali esistenti che una dichiarazione di linee di discendenza reali [2].
 

  • LA LEGGENDA DI UNA STIRPE SACRA
     

Secondo la tradizione Maometto nacque dai Banu Hashim, uno dei dieci clan maggiori della importante tribù dei Banu Quraysh, a loro volta derivati dal grande nucleo tribale beduino dei Khuzaimah. 
 

Come è normale per quanto riguarda una  cultura nomadica eminentemente orale come quella dei Bedu pre-islamici, molto poco è noto della loro storia antecedente la predicazione del Profeta [3].

Tradizionalmente i Musulmani fanno derivare tutta la genia da un antenato di nome Fihr, soprannominato, appunto Al Quraysh (lo squalo). Particolarmente interessante è la genealogia che, dopo l'affermazione dell'Islam, venne creata ad arte per dimostrare una discendenza diretta di Maometto da Abramo. Ecco come si presenta taleIbrahim e Isma'il racconto: "Fihr era un discendente diretto di Isma'il (Ismaele) ed  era conosciuto anche come Quraysh, cosicché la tribù dei Quraysh venne così chiamata da lui. Ibrahim (Abramo) era un Rasul (Messaggero) di Allah (Dio). I Rusul (Messaggeri) del Giudaismo, Cristianesimo e Islam, le tre maggiori religioni del mondo, erano discendenti di Ibrahim (Abramo). Ibrahim e sua moglie Sara non avevano avuto alcun figlio dopo molti anni di matrimonio. Sara chiese, dunque, a Ibrahim di sposare Hajar (Agar), per ottenere un erede. Poco dopo il loro matrimonio, Hajar diede alla luce un figlio, Isma'il. Sara, che ancora non aveva avuto alcun figlio suo, cominciò a sentirsi a disagio nel vivere con Hajar e suo figlio Isma'il  e  un giorno disse a Ibrahim che non voleva vivere più con loro. Allah comandò a Ibrahim di prendere Hajar e Isma'il e di portarli in un luogo lontano. Dopo un lungo viaggio arrivarono alla valle di Mecca in Arabia. Quello era un posto molto ostile e la valle era completamente sterile. La valle di Mecca era sulla rotta delle carovane che viaggiavano tra Sham (Siria) e Yaman (Yemen), ma esse non si fermavano lì perché non c'era acqua o vegetazione in quella zona. Nessuno era mai vissuto lì perché la zona era inabitabile. Ibrahim disse ad Hajar che avrebbe lascito lei e Isma'il nella valle di Mecca per soddisfare il desiderio di Allah ma per la loro sicurezza  prima di tornare da Sara lasciò loro cibo e acqua. La fornitura di acqua si esaurì qualche tempo dopo la partenza di Ibrahim e, poiché il piccolo Isma'il (Ismaele) aveva una gran sete, sua madre Hajar andò in cerca di acqua: lasciò Isma'il a terra e corse in cima ad una collinetta per trovare acqua ma poi, non riuscendo a vedere alcuna fonte, corse giù e salì un altro poggio nelle vicinanze. Corse tra queste due colline più volte, ma non riusciva a individuare alcuna fonte di acqua entro una distanza visibile [i Musulmani commemorano il Sa'i (tentativo) di Hajar di trovare acqua per il figlio Isma'il con uno dei principali riti del Hajj (pellegrinaggio alla Ka'ba), andando traGenalogia di Maomettole colline di Safa e Marwah sette volte]. In preda alla disperazione, Hajar pregò Allah che l'aiutasse e Allah inviò Jibril (Gabriele), un Malak (angelo) per aiutarli e questi aprì la falda di Zamzam. Hajar e Isma'il si stabilirono nei pressi della fonte di Zamzam, nella valle di Mecca e servirono le carovane che passavano attraverso quella zona. La valle della Mecca divenne una tappa importante per le carovane grazie all'acqua e, con il tempo, alcune tribù nomadi, che di solito si aggiravano in cerca di acqua, si stabilirono vicino a Zamzam. La tribù di Jurham fu una delle prime tribù che vi si stabilì e questo fu l'inizio della città di Mecca, della quale Hajar e Isma'il  furono i primi abitanti. Tornata a Misr (Egitto), Sara diede alla luce Ishaq (Isacco) quando era già piuttosto vecchia ma, anche se Ibrahim ebbe quest'altro figlio, era sempre preoccupato per Hajar e Isma'il e pregò continuamente Allah per la loro sicurezza e il loro benessere. Infine, decise di visitare la sua famiglia che aveva lasciato nella valle di Mecca molti anni prima e ringraziò Allah quando trovò Hajar e Isma'il  che vi abitavano felicemente. Dopo il suo viaggio per cercare la sua famiglia dopo lungo tempo, Ibrahim continuò a fare loro visita alla Mecca e durante uno di tali viaggi costruì la Ka'ba con l'aiuto del figlio maggiore Isma'il e, dopo che Sarà morì, venne a stabilirsi a Mecca con lui e Hajar. Così Ibrahim istituì la tradizione del Hajj e dopo la sua morte, Isma'il divenne il custode della Ka'bah. Dopo la morte di Isma'il, suo figlio maggiore Nabat divenne il custode della Ka'bah e suo nonno materno Mudad bin 'Amr si assunse questa responsabilità dopo di lui. Mudad bin 'Amr era il capo della tribù Jurham in quel momento e così gli Jurham rimasero i custodi della Ka'bah per diversi secoli. Molte generazioni più tardi, quando 'Amr bin Harith era a capo della tribù Jurham, la sua tribù divenne sleale verso la Ka'bah e cominciò a fare uso improprio delle offerte e a non prendersi cura dei pellegrini che erano soliti portare doni preziosi al santuario. Ciò non piacque alle altre tribù e il popolo dei Khuza'ah insieme ad alcune altre tribù condusse una guerra contro di loro cacciandoli della Mecca. Prima di lasciare Mecca, il capo della tribù Jurham, 'Amr bin Harith, seppellì un tesoro nel pozzo di Zamzam e lo intasò. Il popolo dei Khuza'ah assunse la tutela della Ka'bah. Quasi Kaabacinquanta generazioni dopo Isma'il, nacque Fihr, uno dei suoi discendenti. Fihr divenne uno dei capi più famosi e importanti d'Arabia. Fihr (Quraysh) aveva raccolto un sacco di ricchezze che usava per aiutare le persone bisognose. I suoi discendenti formano la tribù dei Quraysh, che divenne una delle tribù più importanti e potenti d'Arabia e visse per lo più dentro e intorno alla città di Mecca. Uno dei discendenti di Fihr fu Qusayy bin Kilab. Egli era cresciuto a Sham, nella casa dal patrigno e qui scoprì di essere un discendente di Isma'il, che aveva aiutato il padre Ibrahim durante la costruzione della Ka'bah. Qusayy bin Kilab decise, allora, di tornare alla Mecca e qui sposò Hubba, la figlia di Hulayl bin Hubshiyyah, capo della tribù Khuza'ah che era anche custode della Ka'bah. Qusayy bin Kilab lavorò molto per servire i pellegrini della Ka'bah e dopo la morte del suocero divenne il capo della Mecca e il custode della Ka'bah. Qusayy bin Kilab Quraysh è stato il primo custode della Ka'bah. Il Messaggero di Allah, Maometto era un discendente di Fihr, ed era un nipote di 'Abdul Muttalib". [4]
Lasciando anche da parte il tono favolistico e tipicamente mediorientale della narrazione, cosa vi è di reale nel suo assunto? E' difficile dirlo.


 
  • I QURAYSH E LA MECCA 
Riunione capi QurayshL'ipotesi più consolidata è che da sempre i bedu Quraysh vivessero nel deserto, divisi in piccoli gruppi tribali. Poi, circa cinque generazioni prima di Maometto la situazione cambiò radicalmente grazie all'opera di Qusai ibn Kilab e al suo sogno di impadronirsi del ricchissimo centro commerciale della Mecca e del suo importante santuario, allora nelle mani della tribù yemenita dei Banu Kuzaha che, a loro volta, l'avevano strappata agli Jurhum, un popolo che viveva sulla costa centro-occidentale della Penisola Araba e che era noto alle fonti greco-latine con il nome di "Gorrhamiti" [5].
La Mecca era da tempo la città più importante di tutta la Penisola Araba: possiamo, probabilmente, identificarla con la città che Tolomeo definisce "Macoraba", anche se questa identificazione è controversa, e, in ogni caso, le ricerche archeologiche del XX secolo hanno trovato iscrizioni e menzioni della Mecca antecedenti il II secolo a.C.
Mecca ai tempi del ProfetaGià intorno al V secolo d.C. la Kaaba era uno dei luoghi di culto principali delle divinità delle tribù pagane saudite. 
Nel V secolo, Qusai ibn Kilab, chiamato al-Mujammi ("l'unificatore"), ebbe il merito di riunire, tramite guerre e negoziazioni diplomatiche, alcuni gruppi sparsi di beduini e di riuscire, alla loro guida, a prendere la città, ottenendo un ruolo che era stato in precedenza di Minei e Nabatei, quello di controllare le vie commerciali della costa ovest laddove transitavano le  carovane annuali tra Siria e Yemen. Se è vero che l'autorità dei Quraysh non era totale, ma era, piuttosto, frutto di un patto tra clan dell'aristocrazia mercantile, non diversamente da quanto accadrà poi nella Repubblica di Venezia, è, comunque, altrettanto vero che, già all'inizio del VI secolo, il loro capoclan agiva come una sorta di monarca alla guida delle riunioni tribali, riuscendo, per altro, a sviluppare un lucroso commercio delle spezie sia con il nord che con il sud. Ciò fu possibile anche dal momento che le continue guerre in altre parti del mondo avevano causato la deviazione delle rotte commerciali dal trasporto marittimo a percorsi più sicuri via terra: l'Impero Bizantino aveva precedentemente controllato il Mar Rosso, ma la pirateria era in continuo aumento e un altro percorso che in precedenza attraversava il Golfo Persico e i fiumi Tigri ed Eufrate, era ora poco praticabile sia per le tassazioni imposte dall'Impero Sassanide, sia per le continue guerre che avevano riguardato tale impero, i Làkhmidi, i Ghassanidi e l'Impero Romano. Tutto ciò aveva avuto come risultato che l'importanza della Mecca come centro commerciale era arrivata persino a superare quella di città come Petra e Palmira [6].  
La vicinanza dei Sassanidi, per altro, pur essendo spesso piuttosto "ingombrante", non sempre rappresentò una minaccia per la Mecca e, anzi, nel 575 d.C., funse da protezione delle città arabe contro l'invasione del Regno di Axum guidato dal leader cristiano Abraha: le tribù del sud dell'Arabia chiesero aiuto al re persiano Cosroe I, il quale si Carovaniera diretta alla Meccamosse verso sud con un esercito di fanteria e una grande flotta, ponendo il proprio quartier generale proprio alla Mecca. Fu proprio l'intervento persiano a impedire la diffusione verso est del Cristianesimo in Arabia e senza di esso molto probabilmente il Profeta Maometto, che era al tempo un ragazzo di sei anni, sarebbe cresciuto sotto l'imperium della Croce [7].
In ogni caso, già entro la metà del VI secolo vi erano, in corrispondenza delle oasi, tre importanti insediamenti nel nord dell'Arabia, lungo tutta la costa sud-occidentale che confinava con il Mar Rosso, in una regione abitabile tra il mare e il grande deserto a est conosciuta come la Hejaz: nel centro del Hijaz vi era Yathrib, poi ribattezzata Medina, da "Madinatun Nabi", o "città del Profeta", 400 km a sud di Yathrib vi era la città di montagna di Ta'if città e, a nord-ovest di Medina, si trovava la Mecca. Anche se la zona vicino alla Mecca era completamente sterile, quest'ultimo era il più ricco dei tre insediamenti grazie all'abbondante presenza di acqua dovuta alla fonte dello Zamzam e alla sua posizione all'incrocio delle principali vie carovaniere.
Le dure condizioni ambientali della Penisola Araba portavano ad un quasi costante stato di conflitto tra le tribù locali, ma una volta all'anno veniva dichiarata una tregua e tutti convergevano verso la Mecca in pellegrinaggio per rendere omaggio al santuario della Kaabah e bere alle fonti dello Zamzam. In quel periodo si svolgevano anche gli arbitrati delle controversie, la risoluzione dei debiti e le negoziazioni che facevano della fiera meccana il più importante centro di scambio commerciale del Paese. Tutto ciò compartecipava nel dare alle varie tribù un senso di identità comune e nel rendere la Mecca il centro focale dell'intera penisola.
Vie commerciali della MeccaCarovane di cammelli trasportavano costantemente pelli e metalli dalle aree circostanti, favorendo la stipula di alleanze tra meccani e tribù nomadi locali ma, soprattutto, da qui transitavano le carovaniere che portavano merci da altri continenti: dall'Africa e dall'Estremo Oriente transitavano verso la Siria e l'Iraq spezie, cuoio, medicine, stoffe e schiavi e, negli scambi che inevitabilmente si tenevano in questo snodo commerciale, la Mecca riceveva denaro, armi, cereali e vino a loro volta distribuiti in tutta l'Arabia, avendo, tra l'altro, firmato trattati sia con i Bizantini che con i Beduini per negoziare passaggi sicuri per le carovane a cui fornivano acqua e diritti pascolo. 
In questo modo la Mecca divenne  il centro di una libera confederazione di tribù clienti legate ai Quraysh, i quali, all'inizio del VII secolo, come ricorda lo stesso Corano, organizzavano ogni anno almeno due gigantesche carovane che univano il meridione arabo (oasi di Najrān) al settentrione siro-palestinese (centro di Gaza). Queste carovane, che raggiungevano a volte la consistenza di quasi 2.000 dromedari, percorrevano l'intera tratta lungo la cosiddetta "via del Ḥijāz" in poco più di 60 giorni e sostavano là dove era possibile far abbeverare bestie e uomini [8]. 
La Mecca non era solo una delle oasi principali ma, come visto, era fondamentale per l'importanza spirituale della Kaabah e questo favorì ulteriormente i Quraysh, dando loro una sorta di alone di 
santità come signori del tempio  e, conseguentemente, giudici supremi per le dispute territoriali e detentori di un diritto di imposta sui pellegrini.
Tale alone santo (oltre alla necessità di salvaguardare cospicui interessi commerciali) aveva, tra l'altro, sviluppato una sorta di etica propria della tribù, basata su tre elementi fondamentali: "spirito di taqarrush", cioè di unità di tutti  i popoli arabi, senso di giustizia distributiva (come dimostra l'"Hilf al-Fudul", il  disegno di legge del VI secolo volto a proteggere i mercanti in visita alla Mecca da abusi da parte di gente del posto) e "Ilaf", apertura alle altre culture e sincretismo religioso [9].
Proprio questi pilastri etici sembrarono essere messi in crisi dalla predicazione del Profeta, portando inizialmente i Quraysh a osteggiare l'Islam, ma questa è già un'altra storia... 
 

 


NOTE:
(1) S. Khalaf, R. Saad Khalaf, Arab Society and Culture: An Essential Guide, Saqi Books 2010, pp.42-89 passim.
(2) D. Powell Cole, Bedouins of the Empty Quarter, Aldine Transaction 1975, passim.

(3) D. Chopra, Muhammad: A Story of God's Messenger and the Revelation That Changed the World, HarperOne 2009, pp. 21-23.
(4) Riportato in F. McGraw Donner, The Early Islamic Conquests, ACLS Humanities E-Book 2008, pp.36 ss.

(5) F.E. Peters, Mecca, Princeton University Press 1994, pp. 28-39.
(6) R.S. Humphreys, Mu'awiya ibn abi Sufyan: From Arabia to Empire, Oneworld 2006, pp. 18-27.
(7) A. Noth, L.I. Conrad, The Early Arabic Historical Tradition: A Source-Critical Study, vol.1,  Darwin Press 1994, pp. 84 ss.
(8) A. Hourani, A History of the Arab Peoples, Warner Books 1992, pp. 38-78 passim.

(9) R. Aslan, No god but God: The Origins, Evolution, and Future of Islam, Random House Trade Paperbacks 2006, pp. 16-27 passim.
  

  


 

      

©2011 Lawrence M.F. Sudbury

 


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