Sei in: Mondi medievali ® Medioevo russo

   MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 58


 

L'avanzata di Cinghis-Khan.

  

   

Secondo L.N. Gumiliòv, un grande peso negli eventi che stiamo per raccontare l'ebbero i secolari periodi ciclici di clima secco e clima umido che si fecero sentire nella steppa, uno nel III e un altro nel X sec. Il primo periodo significò una spinta allo spostamento di masse di genti verso l'ovest del continente eurasiatico che sfociò nelle famigerate Invasioni Barbariche. In Occidente gli effetti del mutamento climatico di fatto non erano così appariscenti per la presenza della foresta nordica e quindi le terre dell'Ovest potevano rappresentare una meta ambita dai pastori impediti a migrare verso il sud a causa delle altissime montagne del Pamir e del Tien-Shan.

Il secondo periodo invece segnò in particolare il tempo della decadenza e della fine della Bulgaria del Volga.

Non fa meraviglia tuttavia non trovar cenno di questi cambiamenti di clima presso i contemporanei musulmani giacché, dice L.N. Gumiliòv, le «...oscillazioni periodiche di umidità e di secchezza nella steppa si producono nel corso di secoli e non possono essere notate nel corso di una o tre generazioni». Le ragioni della siccità? Un abbassamento generale della temperatura che impediva all'umidità dell'aria di cadere sul suolo sotto forma di pioggia e alle nevi del Pamir/Tienshan, che alimentavano i fiumi che scendevano verso la steppa, di sciogliersi. Di conseguenza il Mare d'Aral e le oasi stesse si riducevano perché i due fiumi Syr-darya e Amu-Darya diminuivano la loro portata.

Se il pastore è costretto a spostarsi sempre più ad ovest per trovare foraggio per le sue bestie, credendo che tutto ciò sia l'effetto di una qualche ira divina o d'un incantesimo sulla sua persona o sulla sua gente prima di convincersi che il clima è realmente cambiato, il contadino nelle oasi contigue vede il terreno coltivabile diminuire e le sabbie avanzare e anche lui è convinto di ire divine e di incantesimi. Alla fine la decisione del pastore di migrare verso le terre del contadino provoca una serie di conflitti a non finire fra migrante e sedentario!

In queste circostanze intorno al IX-X sec. la regione della steppa a nord delle oasi sopraddette abitata dalla lega degli Oghuz (in parte detti anche Turkmeni) fino al Volga, comincia ad essere abbandonata dai Peceneghi che si riversano nella steppa ucraina e lasciano spazio ai Karluki. Questi erano le tribù più orientali ed erano governate da esponenti della nobile famiglia Ašina che avevano dato ai propri Kaghan il nome di Khan neri (o Karakhanidi) in cui l'aggettivo “nero” era usato in senso geografico e voleva dire soltanto i Signori del nord.

Se l'equilibrio dei rapporti dei Karluki con la Khoresmia (abbastanza rari nella precedente lontananza) era stato di solito un po' precario, seppur non sfavorevole ai contatti amichevoli, è possibile che a causa del clima mutato e nella ricerca di un luogo migliore per vivere, il benessere delle oasi non sembrava peggiorato e faceva loro invidia tanto che, non appena si presentò l'occasione in cui i Samanidi chiesero aiuto nelle lotte per il potere nel 960, i Karluki accettarono persino la condizione posta per essere degli alleati alla pari e optarono per l'Islam.

Una volta coinvolti nelle lotte per il potere, i Karluki nel 992 decidono di assediare Bukharà. La città con i suoi ormai deboli sceicchi samanidi è in imbarazzo: Nel passato gli Oghuz fornivano i ragazzi per l'armata nazionale, ma ora che avevano abbandonato il paganesimo e si erano convertiti all'Islam che fare davanti a questa provocazione? Abbiamo il documento di un noto faqih di Bukharà, Abu-l-Husain Hilal as-Sabi, ove, essendogli stati comunicati questi dubbi, avesse consigliato sibillinamente di non resistere. Si risparmiarono delle vite, ma ormai la dinastia samanide era alla fine e, con l'assenso di tutta l'élite rimasta al potere, il khan karluko Kylyč Bugra comunque entrò in città. Non vi rimase per molto, ma alla fine, quando riuscì a spartirsi il territorio con i restanti Samanidi nel 996, si insediò a Bukharà per sempre.

E i rapporti con Bulgar? Di sicuro non furono trascurati giacché sappiamo che nella spartizione il karluko si era accordato con i Mammelucchi di Gazna (Gaznavidi) affinché la giurisdizione della regione attraversata dalla Via della Seta del Nord gli rimanesse riservata in esclusiva.

Comunque sia, la pace non durò a lungo e i disordini continuarono in Khoresmia fino alla fine del X sec. contro le ambizioni dei Gaznavidi che avrebbero voluto un unico loro dominio dall'India al Mare d'Aral!

I Bulgari intanto, ora che i Cazari non contavano più, che i mercati si erano decentrati rispetto al passato e che il Volga non era più frequentato come prima, avrebbero dovuto assumere una politica di espansione più intensa alla ricerca di alleati, specialmente fra vicini. Purtroppo però dei veri stati slavi o d'altra etnia non si sono ancora disegnati nella Pianura di questi anni. Molti centri slavo-baltici al nord si vanno organizzando ognuno indipendente dall'altro: Polozk, Pskov, Vitebsk, Smolensk etc., ma un capo dei capi fra i locali slavi e variaghi, nonostante il racconto idillico delle Cronache Russe, non c'è. Una coppia di personaggi attivissimi sul fronte dell'unificazione dei poteri invece è già attiva: Vladimiro e suo zio Dobrynia! I due in tutti i modi stanno tentando di riunire i centri maggiori accennati appena qui sopra partendo dalle centrali di Novgorod e di Rostov. Finalmente la nuova realtà politica che sarà chiamata Rus di Kiev sembra essersi realizzata nelle mani di Vladimiro intorno al 980 e Bulgar, a parte le formali e necessarie relazioni amichevoli col nuovo stato vicino, tenta la carta della conversione.

Secondo le Cronache Russe, i Bulgari mandarono dei faqih nel 986 allo scopo di convincere il signore di Kiev che, se si fosse fatto musulmano, non solo si sarebbe legato più tenacemente a loro e al ricco Centro Asia, ma avrebbe fatto buoni affari col resto d'Europa. I Bulgari in realtà tentavano di approfittare di una circostanza molto particolare a loro favorevole. Una delle tante mogli di Vladimiro era bulgara e gli aveva dato due figli: Bars (russo Boris) e Uleb (russo Gleb) e Boris, in particolare, era il luogotenente di suo padre a Rostov. La strada per un'alleanza sembrava quindi spianata, se rammentiamo che il matrimonio era il modo di legare un capopopolo con un altro! Eppure Vladimiro esita. Gli interessi economici sono chiari, ma non si sente ancora troppo sicuro a Kiev che ha conquistato con l'appoggio finanziario di Novgorod. Tuttavia occorre fare una scelta di campo al più presto e l'anno seguente, dopo aver riflettuto non solo sulle proposte bulgare, ma anche su quelle cazare (!!) e su quelle romee, riunisce i notabili di Kiev (bojari slavi o bulgari slavizzati) e si prende ancora qualche mese di tempo per una decisione definitiva. Nel 988-89, fatti i giusti conti e sotto la forte pressione dei suoi, opta però per il Cristianesimo, si battezza e i destini di Kiev e di Bulgar si separano per sempre. Boris e Gleb intanto, rinnegando la loro origine bulgara, moriranno senza discendenza e diventeranno i primi martiri russi santificati.

Malgrado il fiasco con Kiev la politica di Bulgar non desiste (non ha scelta) dal cercare alleanze e amicizie con le città russe associate. Tuttavia allo stesso tempo deve affrontare una Novgorod che cerca in vario modo di affermare la propria presenza fra gli Ugro-finni sui grandi laghi del nord e di liberarsi della servitù sul Volga dai Bulgari. Sapendo che questa città dipende da Kiev, ancora una volta, secondo Tatiščev, nel 1006 «I Bulgari del Volga mandarono degli ambasciatori con molti doni affinché Vladimiro lasciasse che (i mercanti bulgari) trafficassero liberamente nelle città (russe) lungo il Volga e l'Okà. Vladimiro volentieri acconsentì alle richieste e dette loro il sigillo (permesso) per tutte le città (con mercato) così che (i Bulgari) potessero trafficare liberamente». Lo stesso concessero i Bulgari nelle loro città ai mercanti russi, ma entrambi posero la riserva di non andare nei villaggi lontani a comprare direttamente! Insomma la fiducia reciproca è pochissima e a questo proposito nel 1071 c'è nelle Cronache un episodio interessante. Si racconta che ci furono dei tafferugli a Lago Bianco fra gli Ugro-finni e i mercanti novgorodesi. Secondo le ipotesi formulate fin qui, l'episodio è da leggere come uno scontro fra Bulgari ossia per l'intrusione indesiderata da parte dei “bulgari di Novgorod” nel dominio nordico dei “bulgari del Volga”! Le Cronache dicono che Ian Vyšatič, novgorodese, ebbe la meglio...

Nel 1088 Bulgar è sulla scena in chiave punitiva contro Murom (in bulg. Kan-Mardan) dei Viàtici giacché in quegli anni (è sempre lo storico del XVIII sec. Tatiščev che ce lo segnala) dei pirati alla confluenza fra Okà e Volga avevano condotto azioni di disturbo sui mercanti bulgari fra cui alcuni erano stati addirittura uccisi. Chiesto al principe russo di Murom di scovare i colpevoli e di consegnarli per essere giudicati a Bulgar, questi aveva rifiutato e di conseguenza i Bulgari si erano sentiti in diritto d'assaltare la città, di saccheggiarla e darla alle fiamme. Temendo mosse militari peggiori, nel 1107 tutta la Suzdalia si diede da fare per riparare vecchie fortezze e per costruirne delle nuove. La prevenzione era giusta perché i Bulgari arrivarono in forze in una nuova spedizione punitiva e furono fermati soltanto per “un miracolo”. Forse in seguito a questo evento si completò la cinta delle mura di Vladimir che cominciava ad essere considerata la capitale della regione sul fiume Kliazma, affluente del Volga più interno e più riparato.

Nel 1120 Giorgio Lungamano (che nel 1147 fonderà Mosca) razzia Bulgar. Si tratta sempre di Bulgar sul Volga sotto il governatore Ibrahim, ma è interessante notare che l'armata del Lungamano è comandata da un boiaro (bulgaro convertito cristiano?) detto il Nipote dell'Africano (!).

Il tempo delle glorie di Kiev è ormai passato e Suzdal con Vladimir sono diventate insieme una realtà separata e indipendente dopo la morte di Giorgio Lungamano e il successore, Andrea detto Bogoliubskii, suo primogenito, si stacca definitivamente da Kiev e dal Dnepr e Vladimir è adesso la sede definitiva di una Rus tutta sua. Parla il bulgaro perché sua madre è pecenega, ma ha pure vissuto un po' dei modi di fare dei popoli della steppa e sa molto bene come funziona il traffico sul Volga e, quando i Bulgari nel 1152 fanno incursione assediando e bloccando la cittadina di Iaroslavl, capisce che occorre liberarsi di loro al più presto. Così nel 1164 col figlio Iziaslav e con i fratelli Iaroslav e Giorgio (governatore della nominata Murom) Andrea parte per una spedizione sul Kama che sfortunatamente non dà molti esiti.

Perché eliminare i Bulgari dall'arena politica del Volga? In realtà i mercati maggiori si erano spostati da un bel po' a Costantinopoli e Beniamino di Tudela che fu nella capitale romea nel 1167 li aveva riconosciuti fra i mercanti: «...dalla Babilonia e dalla Mesopotamia, dalla Media e dalla Persia, dall'Egitto e dalla Palestina, dalla Russia e dall'Ungheria, dalla Peceneghia e dalla Bulgaria del Volga...». E allora, se nell'enorme mercato romeo si commerciava fianco a fianco, da dove scaturiva l'inimicizia? La risposta sta in quanto abbiamo raccontato finora: Entrambi, russi e bulgari, trattano roba ricavata nelle stesse foreste! è soltanto probabile inoltre che, avendo i Romei recuperato il gettito d'oro dalle miniere degli Urali attraverso l'intermediazione bulgara, trattassero questi ultimi meglio dei Russi, ma non possiamo esserne certi.

Nel 1172 le Cronache Russe dicono intanto di una nuova campagna militare condotta dal figlio maggiore di Andrea, Mstislav, contro la Bulgaria. è inverno e la zona è battuta da tempeste di nevischio. La neve è così alta che si corre il rischio di perdersi nella fitta foresta perché qui non ci sono villaggi. L'impresa infatti non riesce e un'armata di ben 6000 bulgari ricaccia i russi indietro e il giovane figlio muore.

Bulgar comincia però a temere sempre più i principi di Vladimir ora che li vedono continuare a fondare città e forti sul Volga. Bulgar capitale è arretrata e non corre pericoli, ma Bulgar sul Volga seppur insabbiata rimane la porta d'accesso nella regione. Occorre rinforzare i controlli fluviali e così si parte alla ricerca di un nuovo punto strategico sulla riva opposta del Kama (l'area non è più come la si vede oggi!) dove costruire una fortezza col suo nuovo porto fluviale e di qui ritornare a controllare la corrente.

Nella Storia del Khanato di Kazan leggiamo: «C'era sul fiume Kama un'antica città di nome Briagov (ossia la città di Ibrahim). Qui venne un Khan a nome Sain da Bulgar alla ricerca di un posto mentre attraversava la regione nel 1177 e lo trovò sul Volga immediatamente sul confine con la Terra Russa su questa riva del Kama. Di qui da un lato si va nella Terra Bulgara e dall'altro verso Viatka e Perm». La storia continua dicendo che, dopo aver sbaragliato il drago che abitava lì, Sain fondò Kazan.

Questa misura era ormai urgente giacché nel 1174 c'erano stati degli strani movimenti che tradivano i tentativi da parte dei russi di penetrare più a fondo nelle grandi distese nordiche visto che i fornitori Vepsi e Yugri, a causa della forte pressione russo-novgorodese e di altri nuovi arrivati (monaci tedeschi) sulle rive baltiche, stavano migrando più profondamente verso nordest nel bacino del Peciora spingendo a mutare i vecchi itinerari e a seguire ora la nuova rotta Volga-Unzha-Sukhona-Yug. Ecco che ci racconta N. Karamzin (1766-1826), storico di corte dei Romanov: «...Alcuni abitanti della regione di Novgorod...decisero di lasciare la patria e lungo il Volga navigarono fino al Kama... Sapendo che più a nord abitavano genti selvagge in una zona fitta di foreste, ma ricca di doni della natura, molti del gruppo risalirono l'affluente Osà dalla confluenza. Conquistarono le povere case dei Votiaki e finalmente giunsero al fiume Viatka. … Sulla riva destra videro un villaggio-fortezza ... con mura e fossato profondo... Il 24 luglio la catturarono. Gli abitanti si nascosero nelle foreste. … Intanto gli amici rimasti sul Kama, forse per paura dei Bulgari vicini, cercarono anch'essi un posto dove abitare. Con le barche giunsero alla foce del Viatka, risalirono e s'impadronirono di una città dei Ceremissi (Meri). … Una nuova città fu fondata dai russi presso la foce del fiume Khlinovitsa e fu chiamata Khlinov. Accolsero molta gente del luogo e fondarono una piccola repubblica...» che durò per il tempo che imperversò il dominio mongolo.

Mascherata o spontanea era una mossa colonialistica tesa a scalzare i Bulgari dall'area (oggi) permiana e stavolta, con la complicità dei boiari (!) di Novgorod e (forse) di nascosto da Vladimir sul Kliazma. Addirittura accade un altro fatto strano. In quello stesso anno Andrea Bogoliubskii viene ucciso in una congiura ordita dai suoi cognati per vendetta! è pensabile che i Bulgari abbiano avuto un ruolo nel fattaccio giacché la moglie di Andrea era la figlia di un bulgaro (probabile) a nome Kučko (o il Corto, in bulgaro kece/kici) che Giorgio Lungamano aveva ucciso per impadronirsi delle di lui terre.

Nel Centro Asia nel frattempo stanno accadendo eventi di grandissima risonanza non soltanto sulla storia di Bulgar, ma di tutta la Pianura e dell'Europa.

In breve dal 1034 al 1157 vediamo il potere samanida passare nelle mani dei Selgiuchidi, altro ramo degli Oghuz, e nel 1049 appaiono i Polovzi (o Cumani, anch'essi federati degli Oghuz) nella regione del Volga-Don. Questi si spingono fin sotto Cernìgov e creano le prime condizioni per l'indebolimento di Kiev che perde ogni influenza sulla Suzdalia e facendo invece crescere la sua aggressività. Nel 1183 infatti Vsevolod Grande-Nido, succeduto a Andrea, indice una vera e propria crociata contro i musulmani bulgari. Nell'armata tira dentro anche i nuovi arrivati Polovzi! La crociata come tale fallisce, senza vincitori e senza vinti. Ci si scambiano i prigionieri e Vsevolod se ne torna a casa. Non sarà questa soltanto la crociata da lui e dai suoi diretta contro i Bulgari perché ce ne saranno nel 1205, nel 1218 e nel 1220 pure con l'incendio del fortilizio di Ošel. Il massimo della sfida ai Signori di Idel è quando nel 1221 viene fondata un'altra Novgorod poco a nord di Kazan...

Nel Centro Asia c'è sempre più gran fermento. Qualche tempo prima i Khoresmiani era venuti a scontrarsi con una nuova potenza in armi della steppa: i Mongoli col loro Kaghan Temüjin, proclamatosi Re dell'Universo o Cinghis-khan nel 1206. L'esperienza militare non era stata felice per i Khoresmiani, benché non avesse grandi conseguenze. L'errore grosso fu quando il governatore della città di Otrar fece giustiziare i 450 membri di una carovana di mercanti che ritornava in patria, in Mongolia. Non si sa se ciò avvenisse per semplice avidità o per il timore che costoro fossero delle spie venute in ricognizione in vista di un prossimo attacco, ma si sa per certo che l'ambasciata mongola, mandata in seguito a chiedere spiegazioni e a pretendere un risarcimento, fu pure passata a fil di spada salvo un componente che tornò in patria a riferire.

La risposta non si fece attendere e nel 1219 il figlio di Cinghis-Khan, Čagatai, a capo di ben 150 mila uomini (il numero, com'è solito, è gonfiato) armati e montati, si presentò davanti a Otrar. La città cadde e fu completamente distrutta, ma la marcia ormai vittoriosa dei Mongoli con a capo ora lo stesso Temüjin non si fermò e continuò verso Occidente. Ci furono distruzioni e assassini senza fine. Organza nel 1221 cadde e fu addirittura cancellata dalle acque dell'Amu-Darya deviato appositamente.

Il Khoresmšah colpevole di questo scompiglio riesce a fuggire su un isola del Mar Caspio mentre Temüjin continua verso sud e dopo aver annientato anche le forze del Khurasan dà ordine di volgersi adesso a nord.

Le armate mongole con a capo Subedei e Jebe passano il Dar-i Al e sciamano nella steppa ucraina, sconfiggendo Polovzi e Alani. Non s'ingaggiano in ulteriori scontri perché la loro è solo una ricognizione. Ritorneranno invece nel 1223 e si scontreranno con una lega di russi e Polovzi sul fiume Kalka. Battuta pesantemente questa lega, i Mongoli riprendono la via terrestre. Sono diretti, è ormai chiaro, verso Bulgar che subisce il primo assalto.

L'emiro bulgaro Ilham ibn Salim aveva però organizzato una difesa e, racconta Ibn al-Athir, «...quando gli abitanti di Bulgar sentirono che (i Mongoli) si avvicinavano, misero in atto degli agguati in molti recessi, uscirono contro di loro, s'incontrarono con loro con fare amichevole per poi attirarli nei posti dove li attendeva l'agguato. Qui li assalirono da tergo in modo tale che i Tatari si trovarono circondati da spade sguainate da tutti i lati e ne fu uccisa una moltitudine e solo pochi si salvarono. Dicono che fossero 4000 uomini e che di là si diressero a Saksin (Bulgar) per tornare dal loro signore Cinghis Khan».

è però una vittoria temporanea e, benché i Bulgari rafforzino forti e città, nell'autunno dell'anno stesso i Mongoli sono di nuovo sul Volga. I Bulgari non seguiranno la tattica dello scontro in campo aperto, ma attireranno il nemico fuggendo verso i forti ripristinati che all'apparenza sembrano isolati nella foresta e con questo espediente battono i Mongoli che sono costretti a tornarsene al sud.

Le notizie sulle distruzioni massicce intervenute continuano tuttavia a giungere numerose e non promettono nulla di buono per il futuro della Via della Seta. Collaborare con la Suzdalia è diventato vitale, importante e necessario, ritornino o no i Mongoli.

Le medesime esigenze esistono da parte russa visto che, oltre al tracollo sul Kalka, già nel 1204 Costantinopoli è caduta in mano latina ed è in pratica scomparsa come grande mercato che ora è in mani veneziane. Sulle rive del Baltico è sorta Riga e un ordine monastico armato cristiano, finora operante nelle Crociate in Medio Oriente, sta cercando di conquistare la Pianura.

Nel 1229 dopo lunghe trattative e riflessioni, Ilham (?) stipula un accordo con Giorgio figlio di Vsevolod in chiave anti-mongola. In questa occasione viene traslata la salma del martire ortodosso Abramio (Avramii) ucciso in città e sepolto nel cimitero cristiano del prìgorod bulgaro anni prima. In verità si erano avuti numerosi incendi spontanei in città e la gente li aveva attribuiti alla presenza del corpo cristiano per cui era giunto il momento di rendere grandi onori alla salma, ma pure di mandarla al più presto a Vladimir, sottolineando il gesto come un atto di buona volontà da parte bulgara. L'accordo appena stipulato serve però a poco perché le notizie dall'est fanno temere il peggio. Il nipote di Cinghis Khan, Batu, con la sua armata mongola è di nuovo da queste parti e ci sono scontri violenti nel 1229 e nel 1232 che per fortuna non portano all'occupazione del territorio.

Il destino dell'Occidente è ormai segnato. Nell'assemblea dei nobili mongoli – quriltai – del 1234 viene deciso di riunire le forze di tutti cinghiscanidi sotto il comando supremo di Batu e di Subedei e sbaragliare per prima la resistenza bulgara e poi le postazioni russe.

Nel 1235 l'esercito mongolo dirige un'ennesima volta verso il Volga. Conta non solo uomini montati, ma anche complicate macchine d'assedio e persino le prime armi da fuoco cinesi. Alla fine dell'autunno giunge e assedia Bulgar e, come raccontano laconicamente le Cronache Russe, nel 1236 la città cadde perché «...vennero dall'Oriente gli eretici Tatari (Mongoli) e presero la Grande Città Bulgara...».

Bulgar non fu distrutta completamente dal fuoco, ma si spopolò e non solo per le morti in guerra, ma anche per le deportazioni in massa dei superstiti. Molti tuttavia migrarono verso la nuova e più sicura Kazan.

Era finita così l'epopea bulgara? Non proprio giacché Bulgar sul Volga vivacchiò ancora per anni sotto i Tataro-mongoli diventando la loro capitale dal 1240 al 1260 come lo provano le monete che qui furono coniate da Batu. Non solo! Attrasse ancora qualche personaggio famoso, se pensiamo a Khwaia Hassan come esempio. Costui era stato catturato a 23 anni dai Tatari ed era rimasto per ben 7 anni loro prigioniero. In seguito, essendosi fatto una fama di persona dotta e avendo raccolto intorno a sé un bel numero di accoliti, era stato liberato scegliendo di essere un sufi itinerante. La sua scelta di andar lontano a predicare la fede lo portò a Bulgar dove conobbe molte persone colte. Visse qui ben 9 anni prima di morire a 93 anni nel 1292 a Arbil.

Val la pena di notare anche la presenza del già ricordato grande poeta bulgaro Kul Gali. Nella sua Storia di Giuseppe (Kissa-i Yusuf) racconta l'epopea del figlio di Giacobbe, idealizzando in questa figura biblica il principe che nato dal niente riscatta e salva i suoi sudditi trattandoli con giustizia. Si riferiva all'emiro in carica o presagiva la catastrofe che il poeta visse (morì nel 1240)? Non ci è dato saperlo...

Nel 1238 e nel 1239 ci sono comunque delle rivolte capeggiate da un certo Jiku e da un certo Baian che Batu fa soffocare dal suo fidato Subedei. Man mano che la situazione si stabilizza sotto i Mongoli (Kiev cade nel 1240) e quando Berke, successo a Batu, decide di adottare l'Islam, ecco che i Bulgari ritornano a sentirsi a casa loro insieme ai nuovi venuti. Ormai non ci si rivolta più ai nuovi Signori tatari e musulmani del Grande Fiume, sebbene non si cessi di opporsi alle loro soperchierie come accade ancora nel 1261 durante il regno di Mengu Temir, dopo Berke.

E la capitale bulgara? Al centro del dominio bulgaro di una volta, a Biliarsk, è ormai in abbandono e il suo ultimo destino è guardare i suoi Bulgari diventare Tatari come gli occupanti...

 


BibliografiA CONSIGLIATA PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI

R. Abazov – The Palgrave Concise Historical Atlas of Central Asia, New York 2008.
L.I. Albaum/B. Brentjes – Herren der Steppe, Berlin 1976.
M.N. Artamonov – Istorija Hazar, Sankt-Peterburg 2001.
N. Ascherson – Black Sea, New York 1995.
Aziz Al-Azmeh – Muslim Kingship, Power and the Sacred in Muslim, Christian and Pagan Polities, London 2001.
E. Ashtor – Storia economica e sociale del Vicino Oriente nel Medioevo, Torino 1982.
J. Bac’ic’ – Red Sea-Black Russia, New York 1995.
A. Bausani – I Persiani, Firenze 1962.
J.K. Begunov et al. – Sokrovišča bulgarskogo naroda, Sankt-Peterburg 2007.
A. Bell-Fialkoff (edit.) – The Role of Migration in the History of the Eurasian Steppe. Sedentary Civilization vs. “Barbarian” and Nomad, London 2000.
I. V. Belocerkovskaia (red.) - Naučnoe Nasledie A.P. Smirnova I sovremmennye problemy arheologii Volgo-Kamia, Moskva 2000.
W. Behringer - Kulturgeschichte des Klimas – München 2009.
M. Bernardini – Il Mondo iranico e turco, Torino 2003.
M.V. Bibikov – Vizantiiskie Istočniki po istorii Drevnei Rusi i Kavkaza, Sankt-Peterburg 2001.
M. S. Blinnikov – A Geography of Russia and Its Neighbors, New York 2001.
R. Bleichsteiner – Zentralasien, Ffurt a/Main 1954.
B. Brentjes – Mittelasien, Leipzig 1977.
B. Brentjes – Die Ahnen Dschingis-Khans, Berlin 1988.
B. Brentjes/H. Brentjes – Die Heerscharen des Orients, Berlin 1991.
H. Bresc/P. Guichard – The World of the Abbasids, apogee of Islam (in The Cambridge Illustrated History of the Middle Ages 350-950), London 1989.
F. Brunello – Marco Polo e le merci dell'Oriente, Vicenza 1986.
A. Burovskii – Nesbyvsšajasja Rossija, Novosibirsk 2004.
G. Chaliand – Les Empires Nomades, Paris 2006.
G.N. Čagin – Na drevnei permskoi zemlje, Moskva 1988.
A. Čilingirov – Bulgarien vom Altertum bis 1878, Leipzig 1986.
D. Christian – A History of Russia, Central Asia and Mongolia, London 1998.
G. Christian – Les Bulgares de la Volga et les Slaves du Danube, Paris 1939.
G. Dagron – Empereur et Prêtre, Paris 1996.
A. Dalby – Tastes of Byzantium, New York 2010.
E. de la Vaissière – Histoire des marchands sogdiens, Paris 2004.
D.M. Dunlop – The History of the Jewish Khazars, New York 1967.
T.N. Dzhakson/T.M. Kalinina/I.G. Konovalova/A.V. Pogosin – Russkaja reka, Moskva 2007.
G. Enikeev – Korona ordynskoi Imperii, Tatarskogo Iga ne bylo!, Moskva 2011.
J. Favier – L'oro e le spezie, Milano 1990.
J. Favier – Les grandes découvertes, Paris 1991.
G.A. Fiodorov-Davydov – Die Gioldene Horde und ihre Vorganger, Leipzig 1968.
P. Freedman – Out of the East, Spices and the Medieval Imagination, London 2008.
R. Foltz – Religions of the Silk Road, New York 1999.
G.A. Fjodorov-Davydov – Die Goldene Horde, Leipzig 1972.
R.N. Frye – Ibn Fadlan’s Journey to Russia, Princeton 2006.
R.N. Frye – The Heritage of Central Asia, Princeton 2007.
P. George – Geografia dell'URSS, Roma 1975.
A.V. Gadlo – Očerki istorii russkogo knjazhenija na severnom Kavkaze, Sankt-Peterburg 2004.
A.V. Gadlo – Predystorija priazovskoi Rusi...., Sankt-Peterburg 2004.
R. Giammanco – La più lunga frontiera dell'Islam, Bari 1983.
A.V. Golovnev (red.) - Narody Permskogo Kraia, istorija i etngrafija, Perm' 2007.
J. Goody – Food ad Love, London 1998.
R. Grousset – The Empire of the Steppes, New Brunswick 1970.
R. Grousset – Histoire des Turcs, Paris 1984.
J. Guardi – L'Islam, Milano 1999.
L. N. Gumiliòv – Drevnjaja Rus’ i Velikaja Step’, Moskva 1992.
L.N. Gumiljov – Tysjačeletie vokrug Kaspija, Moskva 1993.
L.N. Gumiliòv – Otkritie Hazarii, Moskva 2001.
L.N. Gumiliòv – V poiskah vymyslennogo carstva, Sankt-Peterburg 1994.
A. J. Gurevič – Il mercante nel mondo medievale, Bari 1994.
C.J. Halperin – Russia and the Golden Horde, Bloomington 1985.
G. Herm – I Bizantini, Milano 1983.
T. O. Höllmann – Die Seidenstrasse, München 2004.
N. Ibragimov – Ibn Battuta i ego putešestvia po Srednei Azii, Moskva 1988.
D. Ilovaiskii – Stanovlenie Rusi, Moskva 2003.
I.L. Izmailov – Volzhskaja Bulgarija glazami zhivopisca i istorika, Kazan' 2011.
G. Jacob – Der nordisch-baltische Handel der Araber im Mittelalter, Leipzig 1887.
F. Kampfer (red.) – Historie vom Zartum Kasan, Wien 1969.
A. Kappeler – La Russia, Storia di un impero multietnico, Milano 2006.
A. Karasulas/A. McBride – Mounted Archers of the Steppe 600 BC – AD 1300, Hailsham 2004.
A. Karimullin – My ne pyl na vetru, Kazan 2000.
A.G. Kasymov – Kaspiiskoe More, Leningrad 1987.
J. S. Khudiakov – Zolotaia Vol'ča golova na boevyh znamenah, Sankt-Peterburg 2007.
K.K. Kolesov – Mir čeloveka v slove Drevnei Rusi, Leningrad 1988.
I.O. Knjaz'kii – Vizantija i kočevniki juzhnorusskoi stepei, Sankt-Peterburg 2003.
G. Konzelmann – Die Wolga, Schicksalsstrom der Völker, Hamburg 1994.
A.A. Krivošeev – Donskoi Ulus Zolotoi Ordy, Rostov-na-Donu 2007.
J.V. Krivošeev – Rossija i stepnoi mir Evrazii, Sankt-Peterburg 2006.
I. M. Kulišer – Istorija Torgovli i promyšlennosti, C'eljabinsk 2008.
E. Kul’pin – Zolotaja Orda, problemy genezisa Rossiiskogo Gosudarstva, Moskva 2008.
V. Kurbatov – Tainye Maršruty Slavjan, Moskva 2007.
H.-J. Küster – Geschichte des Waldes, München 1998.
A. Lebedynsky – Les Nomades, Les peuples nomades de la steppe des origines aux invasions mongoles, Paris 2007.
I. Lebedynksy – Scythes, Sarmates et Slaves, Paris 2009.
I. Lebedynsky – Scythes, Sarmates et Slaves, Paris 2009.
A. Leontiev/M. Leontieva – Biarmija: Severnaja Kolybel’ Rusi, Moskva 2007.
J. A. Limonov – Vladimiro-suzdal'skaia Rus', Leningrad 1987.
G.G. Litavrin – Kak zhili Vizantiici, Sankt-Peterburg 2006.
Z.A. L’vova – O Sbornike J.K.Begunova “Sokrovisc’a Bulgarskogo Naroda”, www.bulgarizdat.ru 2009.
C.A. Macartney – The Magyars in the Ninth Century, Cambridge Univ. 1968.
M. Mączyńska – Die Völkerwanderung, Zürich 1993.
L.D. Makarov – Drevnerusskoe naselenie Prikam'ia v X-XV vv., Izhevsk 2001.
G. Mandel – Corano senza segreti, Milano 1994.
G. Mandel – Genghis Khan, Il conquistatore oceanico, Milano 1979.
J. Martin – Treasure of the Land of Darkness, Cambridge Univ. 1986.
A.C. Marturano – L'oro di Novgorod, Meda 2008.
A.C. Marturano – Arcivescovi o Mercanti, Meda 2008.
A.C. Marturano – Quella campana non suonerà più, Meda 2009.
A.V. Martynjuk – Srednevekovaja Rus' v tekstah i dokumentah, Minsk 2005.
E. Masood – Science and Islam, London 2009.
V.V. Mavrodin – Očerki istorii levoberezhnoi Ukrainy. Leningrad 1940.
R. Milner-Gulland – The Russians, Malden 1997.
F. Mosetti – Le Acque, Torino 1977.
Nestore l'Annalista (red. A. Giambelluca Kossova) Cronaca degli Anni Passati (XI-XII sec.), Cinisello Balsamo 2005.
K.F. Neumann – Die Völker des südlichen Russlands in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Leipzig 1847 (rist. 2005).
D. Nicolle – Historical Atlas of the Islamic World, London 2004.
H. Norris – Islam in the Baltic, London 2009.
D. Obolensky – Byzantium and the Slavs, New York 1994.
G. Ostrogorsky – Storia dell'Impero Bizantino, Torino 1993.
V.B. Perhavko – Istorija Russkogo Kupec'estva, Moskva 2008.
V.J. Petruhin/D.S. Raevskii – Očerki istorii narodov Rossii v drevnosti i rannem srednevekov’e, Moskva 2004.
M. Polo – The Travels, Letchworth 1958.
F.A. Rašitov – Istorija Tatarskogo Naroda, Saratov 2001.
G. Reller – Von der Wolga bis zum Pazifik, Berlin 1990.
O. Remie Constable – Trade and Traders in Muslim Spain, Cambridge 1994.
A. Róna-Tas – Hungarians and Europe in the Early Middle Ages, New York 1996.
A.-A. Rorlich – The Volga Tatars, A Profile in National Resilience, Stanford 1986.
A. Roth – Chasaren, Neu Isenburg 2006.
S. Runciman – Istorija pervogo Bulgarskogo Carstva, Sankt-Peterburg 2009.
E. Samhaber – Die Kaufleute wandeln die Welt, Frankfurt/Main 1978.
Saxo Grammaticus – Gesta Danorum – Wiesbaden 2004.
M. Scott – Medieval Dress and Fashion, London 2003.
A. Širokorad – Rus’ i Orda, Moskva 2008.
V.V. Sedov – Slavjane v rannem Srednevekov’e, Moskva 1995.
G. A. Sepeev – Istorija rasselenija Mariicev, Joškar-Ola 2006.
P. Spufford – Handel, Macht und Reichtum – Kaufleute im Mittelalter, Stuttgart 2004.
S. Sturlusson – Heimskringla, Wiesbaden 2006.
W. Suderland – Taming the Wild Field, Cornell Univ. 2004.
B.H. Sumner – A Short History of Russia, 1949, in T. Riha, Readings in Russian Civilization (16), Chicago 1969.
R. Taagepera –The Finno-ugric Republics and the Russian State, London 1999.
G.I.Tafaev – Geroic’eskie Veka drevnebolgarskoi civilizacii, Čeboksary 2010.
G.I. Tafaev – Civilizacii srednego Povolzh’ja v processe transformacii, Čeboksary 2010.
A. t'Serstevens – I precursori di Marco Polo, Milano 1982.
P.P. Toločko – Koc’evye narody stepei i Kievskaja Rus’, Kiev 1999.
A. Toynbee – Costantino Porfirogenito e il suo mondo, Firenze 1987.
Z.V. Udal’cova – Vizantiiskaja Kul’tura, Moskva 1988.
H. Uhlig – La Via della Seta, Milano 1991.
H. Vambéry – Das Türkenvolk..., Leipzig 1885 (repr. 2006).
M. Vassmer – Etimologičeskii Slovar' Russkogo Jazyka, Moskva 1986.
VV. AA. - Gosudarstvennye i Titul'nye Jazyki Rossii, Moskva 2002.
VV. AA. – Istorija Krest’janstva SSSR, Moskva 1987.
VV.AA. - Islamic Central Asia, Bloomington 2010.
VV. AA. - Atlas avtomobilnyh dorog, Moskva 2003.
S. Whitfield – Life along the Silk Road, London 1999.
Youtube – AHRZAMANBALASY Tatars from Volga.
M.Z. Zakiev – Istorija Tatarskogo Naroda, Moskva 2008.
M.Z. Zakiev/J.F. Kuzmin-Jumanadi – Volzhskie Bulgary i ih potomki, Kazan’ 1993.

       

                    

    

©2011 Aldo C. Marturano.

   

  


indietro

Torna su

Medioevo russo: indice  home