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   MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 47


 

Magnus II Eriksson

   

Nel 1291 finisce l’avventura crociata in Terra Santa e i vari ordini cavallereschi sconfitti e delusi si ritrovano a dover tornare in patria a cercare una nuova occupazione per le loro attività militari ormai troppo specializzate per poterle cambiare. I più fortunati sono i Cavalieri Teutonici i quali dalla loro sede di Venezia, sotto l’auspicio di Federico II, si riorganizzano nel nuovo territorio baltico assegnato loro, dove oggi si trova Kaliningrad e il suo hinterland, e riprendono le loro attività guerresche per l’evangelizzazione delle genti baltiche.

Non seguiremo tutte le imprese dell’Ordine, ma diremo soltanto che il fatto che Lubecca avesse fondato un Kontoor a Polozk e un altro, il maggiore, a Novgorod impedì ai Cavalieri di condurre campagne troppo pesanti contro i territori che queste due città russe tradizionalmente controllavano, appunto per non disturbare i mercanti cristiani tedeschi, salvo a dare una mano nelle lotte per il potere in Lituania o ai colleghi Livonici quando le campagne armate potevano ritorcersi a vantaggio per i cattolici e a scapito dei russi scismatici.

L’oggetto del contendere specialmente con le Terre Russe non era tuttavia puramente religioso fra cattolici ed ortodossi o fra cristiani e pagani, ma il controllo delle materie prime e soprattutto di quei prodotti forestali ad altissimo valore aggiunto che avevano raggiunto il culmine della domanda sui mercati internazionali con prezzi davvero esorbitanti. Fino all’arrivo dei Cavalieri Teutonici e dei primi insediamenti coloniali tedeschi, una precedenza cronologica per lo sfruttamento apparteneva di certo ai russi e ai loro alleati finnici e baltici (questi ultimi per di più autoctoni), ma in particolare Novgorod vantava da sempre il dominio della maggior parte dei territori coperti dall’enorme foresta nordica o taigà nordeuropea che rappresentava appunto i “giacimenti” di cui qui parliamo. Siccome non erano disposti a dividere queste ricchezze con altri stranieri (per di più eretici come erano i cattolici nella visione della Chiesa Russa) senza un profitto, la soluzione finale restava: Guerre ad oltranza contro gl’intrusi! Niente di straordinario per i monaci cattolici armati (ci furono da queste parti anche gli ordini cistercensi prima dei Teutonici) che erano venuti fin lì proprio per questo, per portare la guerra santa contro pagani e scismatici. Per di più l’arrivo abborrendo dei Tatari fin in Polonia e sull’Adriatico, aveva rinnovato lo spirito di crociata tanto che alla fine il Papa da Avignone aveva ventilato nel 1307 la possibilità di muovere gli eserciti santi verso l’Est e a questo scopo aveva imposto una raccolta di fondi a tutti i vescovadi settentrionali.

Tuttavia già Papa Onorio III aveva invitato i Cavalieri Teutonici a dare una mano agli Svedesi per combattere i pagani Finni e gli eretici Russi, ma è solo nell’estate del 1249 che la prima Crociata “contro Novgorod” viene armata dal jarl Birger. Questo jarl o reuccio, ormai signore e vincitore delle lotte fra i diversi contendenti al trono, con una flotta forse non molto grande si avvia verso l’odierno Golfo di Finlandia per colonizzare la Terra dei Vodi e degli Ingri. In realtà le cronache di fonte occidentale non registrano questa impresa e la troviamo raccontata solamente nelle Cronache Russe. E qui, sebbene i numeri siano come al solito esagerati dal cronista, lo scontro fra Alessandro Nevskii e Birger è descritto con tali toni e dettagli realistici che, fra le battaglie e le scaramucce per il domino della regione, anche quello del 1249 è da annoverare fra gli eventi certamente accaduti. Secondo la Vita di Alessandro Nevskii inoltre, il principe ne uscì solennemente vittorioso.

Insomma le forze cattoliche erano da tempo preparate e spiegate nel luogo giusto in quell’inizio del XIV sec. pronte a riprendere le offensive.

La Svezia da parte sua era immediatamente vicina alle coste occidentali dell’odierna Finlandia e (come si presumeva) ai Lapponi e ai Careli e da subito, con la fondazione del Vescovado di Åbo/Turku, iniziò la sua lenta penetrazione “religiosa” lungo le coste che la portò fino a Vyborg/Viipuri a due passi dalla Nevà.

La Norvegia addirittura aveva scoperto di essere fianco a fianco con i Lapponi a partire dall’esplorazione casuale della regione che poi chiamò Finnmark o Marca Finnica e inoltre, dopo una complicata navigazione, si era trovata faccia a faccia con i Careli, i fornitori principali di Novgorod. A causa di ciò nel 1252 il famoso Alessandro Nevskii aveva tentato, non sapendo bene dove colpire, di soprassedere a eventuali scontri armati e ci si accordò fra Trondheim e Novgorod nel lasciare il libero accesso ai propri procacciatori… sperando di non incontrarsi mai e di non venire alle mani troppo spesso!

Da quest’ultimo evento, ad esempio, si può capire che il problema centrale tuttavia restava per qualsiasi parte contendente l’ignoranza della geografia sia dell’Estremo Nord sia dell’Est Russo-Europeo per condurre una campagna militare in generale e conquistare i territori dove vivevano i “fornitori primi” dei tanto ambiti prodotti forestali. I contatti commerciali infatti non erano quasi mai diretti o pacifici, ma avvenivano sempre attraverso degli intermediari e nessun mercante era disposto a descrivere il come e il perché che considerava suoi personali non cedibili know-how. Che poi i novgorodesi avessero una prelazione sui contatti con i “fornitori”, nessuno poteva affermarlo con certezza visto che neppure la città sapeva dove finiva il suo hinterland. Inoltre gli scontri e le rappresaglie armate abbastanza frequenti coi finnici erano la prova più chiara che questi ultimi non si riconoscevano vassalli di nessuno, tanto meno dei novgorodesi. Era quindi logico che quegli stessi locali, se si calcava la mano un po’ troppo sui loro capetti, fossero pronti a correre dal concorrente tedesco nuovo arrivato per mettersi nelle sue mani contro il vecchio partner diventato troppo esoso.

Tutte queste problematiche vennero fuori in modo più clamoroso proprio in quel lasso di tempo fra il XIII e il XIV sec. e con l’intervento di Lubecca (l’Hansa) che apportò il commercio organizzato con un’etica del tutto nuova e degli standard di qualità e di quantità diversi e più precisi, in cui la grande approssimazione finora propria dei novgorodesi in questo campo dovette essere abbandonata per una pratica mercantile più moderna e più sviluppata.

A questo punto i compiti nel Mar Baltico assegnati quasi dal destino sono: 1. Protezione del traffico marittimo e terrestre affidata ai Cavalieri Teutonici e Livonici, 2. sfruttamento del territorio soggetto affidato per tradizione a Novgorod, ma da riaffermare di volta in volta contro le pretese dei nuovi venuti, e 3. la commercializzazione dei prodotti nordici ad alto valore aggiunto affidata all’Hansa. Sulla base di questi equilibri molto precari noi ci muoveremo per il resto del nostro racconto.

E. Christiansen riesce ad individuare i tipi di guerre che si conducevano sul Baltico proprio in base ai compiti assegnati come detto sopra. Uno era la razzia con agguati e sorprese ed era condotta da piccole bande in cui a volte si univano i locali ed era di solito messa in atto quando la richiesta dei prodotti aumentava e non si poteva aspettare la stagione degli scambi oppure quando si vedeva il concorrente introdursi in territori non suoi, come accadeva fra Norvegesi e Novgorodesi nel Mar Bianco o fra questi e Svedesi lungo le coste del Golfo di Botnia. L’altro tipo di guerra era il più micidiale poiché era seguito da devastazioni e distruzioni di qualsiasi costruzione, castello o colonia con la deportazione o l’annientamento degli abitanti.

Addirittura quest’ultimo tipo di scontri periodicamente si succedevano nella zona intorno a Viipuri che ogni contendente pretendeva essere in territorio di sua proprietà e quindi val la pena di conoscerli meglio. Partiamo dal 1295 quando Viborg/Viipuri è presidiata dallo svedese Torkel (Tyrgil) Knutsson. Costui dal forte da poco costruito appena la stagione lo consente si lancia in campagne militari a corto raggio allo scopo di instaurare un regime svedese sulla Nevà fino al Lago Ladoga e espellere i novgorodesi. In una di queste campagne viene eretto all’entrata del lago un altro forte e vi si accaserma una guarnigione. Non appena Novgorod ne ha notizia manda i suoi uomini e il forte viene abbattuto e gli Svedesi deportati in città. E’ chiaro a questo punto che mantenere un forte troppo lontano dalla centrale di Åbo/Turku è un’impresa rischiosa, per cui qualche anno dopo Torkel ripiega sulla costruzione di un altro forte stavolta alla foce della Nevà. Di qui riprendono le razzie e i sequestri ai convogli novgorodesi tanto che nel 1301 i Russi decidono di farla finita e il forte con un fortunato assalto è annientato per sempre. L’impresa di Torkel è chiaramente fallita e nel 1305, richiamato in patria, viene decapitato.

Novgorod nel frattempo è corsa ai ripari, ha riattato Koporié, il forte svedese alla foce della Nevà ormai abbandonato, mentre l’altro forte costruito da Torkel viene per il momento lasciato così com’è in rovina finché non sarà ristrutturato a città nel 1310. Gli Svedesi però non demordono in quanto in questi anni fra i loro ecclesiastici si andava sempre più diffondendo e rafforzando l’idea di dare finalmente il via alla Crociata verso Est premendo sul Papa affinché desse la benedizione e prescrivesse le indulgenze per coloro che partivano in guerra per la fede.

Åbo/Turku era ormai un vescovado che, benché con fatica, andava crescendo, ma le possibilità di allargarne i domini e di aumentare le decime c’erano e bisognava sfruttarle ora. Il progetto consisteva nel mettere un piede più saldo a Viipuri, di creare un altro vescovado e allargarsi poi nel ricco hinterland, battezzando Russi e Careli.

Nel 1319, morti il re di Svezia Birger e il re di Norvegia Haakon, le due corone si unificano sulla testa dell’unico erede Magnus (II di Svezia e VII di Norvegia). Questo però è appena un bimbo di tre anni e perciò troppo piccolo per far da solo per cui è affidato alla reggenza di sua madre Ingeborg e al Consiglio dei Vescovi e dei Nobili per i prossimi 10 anni. Questa tutela condizionerà tutta la vita di Magnus e i suoi atteggiamenti ardentemente cattolici contro pagani e scismatici. Nel 1320 Ingeborg proclama una rinnovata amicizia con i Teutonici sottolineandola con esenzioni e privilegi alle proprietà (poche in verità) che i Cavalieri avevano nelle vicinanze di Stoccolma. Subito dopo segue l’autorizzazione papale a usare l’Obolo di Pietro sinora raccolto per la Crociata contro pagani e scismatici e nel 1321 l’attacco a Novgorod ha inizio.

Anche nell’Alto Volga ci sono stati dei cambiamenti e Giorgio di Mosca è ora il Principe Anziano e, com’è logico, preme affinché Novgorod lo riconosca come signore della città. Giorgio interviene infatti massicciamente nella difesa di Novgorod e dopo varie vicende la Svezia decide che per il momento le forze non ci sono ed è costretta alla pace. Ci sono alcune cessioni di territorio e l’accordo che le parti non costruiranno più forti e castelli in “Carelia”. Tutto questo peraltro sempre in modo impreciso a causa dell’ignoranza geografica e forse anche perché in quell’occasione a Novgorod non c’era un buon conoscitore del latino e i testi della pace risultarono incongruenti su molti punti!

Successivamente, vista la (momentanea) debolezza di Mosca (mancano armati e bravi comandanti), Novgorod si rivolge alla Lituania per le truppe mercenarie al servizio della città e addirittura affida il guardianaggio delle province litorali prima della foce della Nevà a Narimont, figlio del principe lituano Ghedimino (fondatore di Vilnius), sollevando naturalmente le invidie irose di Mosca. Alla fine salomonicamente un knjaz moscovita è ingaggiato al posto del lituano, ferma restando la dispensa di lasciare al figlio di Narimont l’incarico del padre sulle province baltiche già dette.

La situazione sembra abbastanza calma anche perché si è sottoscritta una pace fra Magnus, da parte norvegese svedese e danese, e il posadnik Olfromeo (così è riscritto il nome nel testo latino che probabilmente è Bartolomeo) e il Chiliarca Eustazio, da parte novgorodese, in cui si parla di confini da ridisegnare fra le due parti, ma anche di libera circolazione dei rispettivi mercanti nei territori di competenza. Forse partendo da questo accordo siglato tre anni prima nel 1329 si tiene una specie di Concilio dei vescovi svedesi in cui si chiede ai Careli e agli altri Finni di aiutare la Chiesa Svedese ad insediarsi anche in Carelia, a Viborg, dove ancora si pratica l’abortiva fede ortodossa e il paganesimo. L’appello viene raccolto dagli svedesi che già operano sulle coste finlandesi (i Careli non sono ancora approdati nelle alte sfere del potere) che fomentano e sostengono così una rivolta locale contro i novgorodesi.

Novgorod deve al momento negoziare con un certo capitano Sten che guida i Careli rivoltosi, ma è soltanto una tregua poiché le azioni di disturbo continuano. C’è uno scontro finale presso Koporiè dove Sten viene battuto e richiamato in patria dal giovane re Magnus ormai al potere. Nel 1339 si firma una pace “eterna” con la repubblica in termini davvero spietati (agli occhi di noi moderni) in cui si attribuisce tutta la colpa degli scontri ai malfidi Careli ed è fatto obbligo agli Svedesi e ai Novgorodesi che, se scoprono nel proprio territorio Careli provenienti dall’altra parte, li impicchino sul posto!

Per Magnus che si sente ispirato ad essere un novello e vittorioso crociato sul Baltico, è pace provvisoria visto che comunque la decima per la crociata si continua ancora a percepire e a raccogliere in tutto il nord e che quindi quei soldi andranno spesi all’uopo. In una nota per un’omelia da tenere in una festività a Uppsala nel 1340 si raccomanda persino di rammentare al re che i Careli devono essere ancora convertiti! Anche Santa Brigida di Vadstena sarà coinvolta in questa campagna pubblicitaria, quale cugina del re che operava a corte presso le dame di compagnia e nelle sue Rivelazioni, pubblicate postume, esprime chiaramente il suo pensiero, sebbene con tanta idealità e poca realtà. In verità Magnus si era già imbarcato nella conquista della Danimarca e aveva fallito, perdendo gli uomini migliori e solo inseguendo l’avidità di dominio a spese di un territorio cristiano. Questa perciò non poteva essere un impresa condotta per la gloria di Dio e allora che cosa aspetta per rivolgersi ai territori abitati dai pagani, come si addice ad un re che vuol essere un santo guerriero?

Ecco allora che cosa dice la voce della Vergine Maria che si rivela alla santa sull’argomento crociata per conto di suo figlio Cristo: «Se il re vuol scendere in campagna contro i pagani, gli consiglio - non gli comando - prima di tutto che sia ben disposto col cuore e che il suo corpo sia in salute. Il suo cuore sarà ben disposto se le ragioni delle sue azioni sono per l’amor di Dio e per la salvezza delle anime. E il suo corpo sarà in salute, se avrà rispettato i digiuni prescritti e le fatiche (necessarie)». Giustamente né la Vergine né Cristo s’interessavano di cose materiali e volgari come i commerci e le pellicce di zibellino.

Nel 1348 arriva da parte di Magnus un’ambasciata a Novgorod nei seguenti termini (secondo le Cronache Russe): «Facciamo un convegno dove voi mandate i vostri filosofi e io i miei. Lasciamo poi che essi disputino fra loro sulla fede e così sapremo qual è la migliore. Se la vostra fede è migliore, allora io passerò ad essa, ma se la mia è migliore, allora voi passerete ad essa e staremo insieme in pace. Se poi non volete stare dalla mia parte, allora verrò da voi in guerra con tutto il mio esercito».

Viene convocata subito la Vece (assemblea popolare) dove Monsignor Basilio, il posadnik (sindaco o capocittà) Teodoro figlio di Danilo e il chiliarca (capo di polizia) Abramo discutono con la gente del contenuto dell’ambasciata. Alla fine si decise di rispondere al re svedese così: «Se vuoi sapere quale fede è la migliore, vai a Costantinopoli dal Patriarca poiché noi abbiamo preso l’Ortodossia dai greci e non vogliamo discussioni con te su questo punto. Se poi da parte nostra c’è stata qualche offesa nei tuoi confronti, ecco che ti mandiamo i nostri ambasciatori e chiariscila con loro». Gli Svedesi erano già a Vyborg e di qui Magnus risponde ai novgorodesi: «Non ho alcuna offesa da lamentare, ma voi dovete passare alla mia fedeoppure sarà guerra». Non appena gli ambasciatori si furono allontanati, Magnus li incalza da presso costringendoli a rifugiarsi nella fortezza di Orehovez (poi Oresc’ek) che viene posta sotto assedio il 24 giugno e nel frattempo a tutti i Careli che incontrano viene imposto il battesimo secondo il rito latino (sappiamo che fu loro tagliata la barba perché non alla moda). Se si rifiutano, non c’è che la morte immediata.

Intanto è inutile chiedere aiuto a Mosca in quanto Simeone non è disponibile ed è occupato a Sarai. Neppure i Lituani hanno altri uomini da mandare oltre al contingente solito perché opportunamente impegnati dai Cavalieri che giusto adesso li stanno minacciando e così i Novgorodesi sono chiamati a prepararsi per difendere la città da soli o quasi. C’è una schermaglia con gli Svedesi in cui i Novgorodesi hanno la meglio, ma l’assedio non viene tolto e il 6 agosto Orehovez si deve arrendere. Gli Svedesi tenendo in ostaggio i dieci bojari che là si trovano, lasciando che i Lituani se ne tornino a casa senz’armi indosso. Probabilmente per ragioni di stagione, perché gli uomini sono stanchi e non hanno ricavato alcun bottino e per ragioni politiche Magnus deve tornarsene in Svezia. Lascia una guarnigione a Koporié e l’avventura per il momento è finita, almeno per lui.

A questo punto per i Novgorodesi è inutile aspettare aiuti esterni e si rivolgono alla vicina Pskov affinché Koporié non rimanga in mano svedese e non disturbi così anche le rotte di quest’altra città. Arriva l’inverno e il forte non è stato ancora espugnato e, benché l’alleato lasci il campo, i Novgorodesi restano aspettando il momento buono che arriva a febbraio quando con un assalto catturano Koporié, fanno prigionieri gli Svedesi che non sono stati uccisi e con i bojari liberati tornano trionfanti in città.

Con quel che abbiamo detto finora, tutta questa storia suona molto strana, a meno che il testo latino (non conservatosi) da parte svedese sia stato mal tradotto a Novgorod e quindi mal interpretato, com’è molto probabile, e a meno che le Cronache Russe non ci abbiano nascosto qualcosa. Molte sono le ipotesi che si possono fare, se il tenore dei documenti fosse stato altro.

Di certo Magnus aveva necessità di proclamare quella benedetta Crociata per poter spendere i fondi raccolti e allargare il proprio dominio, di certo gli interessava riuscire a controllare i territori che i novgorodesi si attribuivano come propri per i ricchi prodotti e di certo gli sarebbe piaciuto imporsi in quella città al posto dei principi moscoviti o lituani quale unico principe protettore e, chissà, anche imporsi all’Hansa…

Inoltre il nostro sapeva bene che l’inverno incalzava rapidamente da queste parti sin dalla fine di agosto per cui non avrebbe potuto tenere Koporié troppo a lungo senza forniture e aiuti esterni. La mossa migliore sarebbe stata continuare subito verso Ladoga e poi per Novgorod dove, vincendo, avrebbe avuto in mano la città e tutto quanto aveva finora auspicato di ottenere. O forse sperava nei Cavalieri che avrebbero potuto costringere i Novgorodesi a negoziare con lui, se li avessero messi in crisi attaccando Novgorod via Livonia Pskov.

Carta orientativa dei popoli baltici

Non lo sapremo mai perché l’Europa proprio adesso è sconvolta dalla più grande catastrofe di tutta la sua storia: La Morte Nera! La peste bubbonica, partita da Caffa nel 1347 è già lungo il Reno e nel 1349 arriva sul Baltico in Svezia mietendo numerose vittime…

Sembra che Magnus abbia interpretato questo evento come locale e come la punizione divina per non essere riuscito a sterminare i Pagani e gli Scismatici. Sua cugina Santa Brigida (sempre dalla sue Rivelazioni postume) gli dice che ha fallito perché non ha rispettato quanto Cristo gli aveva imposto su digiuni e cuore in pace ed anzi aggiunge che il Redentore avesse aggiunto: «Ti consegno questa parte della Terra (ancora pagana) e te l’affido perché me ne dia poi conto (se avrai compiuto il tuo dovere di Crociato)». Intanto la lotta per i regni scandinavi si complica e Magnus lo ritroviamo detronizzato da Alberto di Meclemburgo e tenuto da questi prigioniero. Il nuovo re impone all’Hansa di interrompere ogni contatto con Novgorod e ai Teutonici e ai vescovi del Baltico di dare una mano in più affinché si ponga una specie di blocco commerciale a tutte le Terre Russe. Dalla sua parte trova il Papa sulla stessa posizione, ma non è così semplice con le nuove situazioni di vuoto di persone createsi in seguito alle morti per peste in tutti i settori della vita civile. Eppure Magnus è risparmiato dalla peste e nel 1350 si dice che rimettesse le vele al vento diretto ad est… Ma questa è una leggenda poiché non si sa più niente di lui fino a quando suo figlio Haakon non riesce a liberarlo dalla prigionia dei Meclemburgo… per vederlo dopo affogare nel 1374 non lontano da Stoccolma.

Per i russi esiste invece un’altra leggenda satirica nata nel XV sec. sul mitico Magnus. Qui si racconta che si convertisse all’Ortodossia e morisse da semplice e santo monaco col nome Gregorio in un monastero sul Lago Ladoga dopo aver lasciato un testamento in cui ammette tutte le sue “colpe” e avvisa i suoi discendenti di non assalire mai più questa città.

Per amor di cronaca aggiungiamo infine che il Papa Alessandro VI nel 1496 (quando ormai Novgorod non contava più) emise l’ultima Bolla per il reclutamento in Svezia di Crociati da mandare contro i pagani finnici e gli scismatici russi, ma che rimase senza seguito pratico!

  


Bibliografia essenziale:

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©2009 Aldo C. Marturano.

   


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