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             MEDIOEVO RUSSO

a cura di Aldo C. Marturano, pag. 5


      

La popolarità di san Nicola nella Russia medievale non è molto grande rispetto ad altri santi e ciò per una semplice ragione. Durante il periodo tardomedievale la Chiesa Russa cominciava a riconoscere in se stessa una funzione di santità sempre maggiore rispetto a quella bizantina che era in decadenza e alla ricerca di un’unione con il Patriarcato di Roma. Questa unione era vista come un grandissimo peccato dagli alti prelati russi e come un inquinamento della vera fede e si andavano così costruendo le basi per l’autocefalia e per un patriarcato autonomo in Russia (cosa che avverrà solo dopo la caduta di Costantinopoli).

Tuttavia dire che san Nicola non fosse un santo popolare è in parte sbagliato poiché sin dal suo “arrivo” in Terra Russa il vescovo di Mira fu riprodotto in tantissime icone che in pratica non mancavano in nessuna casa contadina. Anche se tendevano ad affermarsi sempre più i santi locali russi o quelli più noti in Serbia, o in Grecia e soprattutto in Bulgaria, san Nicola “entra” in Russia intorno al XIII secolo, mentre era in pieno svolgimento l’invasione mongola e si erigeva a difensore della fede l’attuale Patrono della Russia, sant’Alessandro Nevskii.

Ecco come è riportata la leggenda della prima apparizione di san Nicola in un romanzo storico ispirato alla saga di Alessandro Nevskii, L’Ombra dei Tartari:

«Come mai è caduta Rjazan’? Perché non hanno esposto la santissima icona di San Nicola di Cherson contro i nemici infedeli? Tante volte l’icona ha spaventato i nomadi e li ha allontanati! 

Forse il santo questa volta non ha potuto intercedere per i nostri peccati presso il Signore perché ne avevamo fatti troppi e così gli infedeli hanno vinto sanguinosamente! Però un peccato lo abbiamo evitato perché i corpi della principessa e del figlio non sono rimasti ai cani. Li hanno già sepolti nella chiesa costruita fuori città proprio dedicata a san Nicola. Anzi la gente comincia a chiamare il santo, san Nicola dello Schianto (in russo Nikolai Zaraskii), quasi incolpandogli il suicidio di Eufrasia e del figlioletto!

Quella santa icona che avrebbe potuto salvare Rjazan’ era arrivata a Novgorod dalla zona dei grandi laghi quando Alessandro era ancora giovanissimo.

Si raccontava che un sant’uomo di nome Eustachio con sua moglie e suo figlio l’avessero portata con un lunghissimo pellegrinaggio dalla lontanissima Cherson. Eustachio stesso raccontava che san Nicola gli era venuto in sogno e gli aveva detto che l’icona custodita dal sant’uomo era destinata alla città russa di Rjazan’ perché san Nicola aveva deciso di risiedere lì per sempre. L’icona così, insieme alla famigliola, a causa di deviazioni dovute alle solite guerre e guerricciole locali, era andata a finire nel Quinto di Circumladoga e poi di qui a Novgorod. Qui l’immagine era stata esposta in molte chiese alla venerazione della gente ed era stata accolta anche per qualche tempo presso il terem. Anzi si diceva che avesse anche compiuto molti miracoli a Novgorod.

La moglie del sant’uomo Eustachio, donna avida, visto che si raccoglievano consistenti offerte per la santa icona, non voleva più andarsene da Novgorod, ma pare che san Nicola la facesse ammalare e così la donna dovette convincersi a continuare il viaggio per portare l’icona a Rjazan’.

Si dice che la venuta di san Nicola era già nota al giovane principe Teodoro perché anche a lui il santo era venuto in sogno e gli aveva detto che stava per arrivare a Rjazan’. Il giovane principe d’accordo con suo padre aveva posto le fondamenta ad una nuova chiesa che avrebbe accolto la santissima immagine ed ora quella chiesa – ironia del destino! - accoglieva anche i resti di Teodoro, di sua moglie e di suo figlio.

Il messaggero intanto continua il suo racconto: “La sacra immagine è probabilmente ancora custodita in quella chiesa, se i tatari non ne hanno fatto scempio...”».

San Nicola è chiamato nel mondo slavo col nome di Mikula (un’etimologia popolare che lo assimila a san Michele) e il primo Mikula nominato nelle Cronache russe è il custode di un convento di Ljubec’ della sacra icona della Vergine Odighitria, quando questa icona viene portata a Vladimir per poi essere definitivamente sistemata nella Chiesa dell’Assunzione a Mosca nel 1395.

San Nicola è chiamato in russo in vari modi: il Miracoloso (Ciudotvorez), il santo che è dalla tua parte (Ugodnik), il protettore dei marinai (Morskoi) ed è rinomato anche come protettore delle ragazze da marito. La tradizione, a questo ultimo proposito, riporta che quando il padre del santo morì gli lasciò molta ricchezza e Nicola la distribuì fra i poveri, ma specialmente per un padre che aveva tre figlie, purtroppo senza dote. E quando già costui era pronto a venderle come schiave per il sesso, Nicola di nascosto attraverso la finestra della loro casa getta un serto d’oro di gran valore per ciascuna di esse e le salva dal destino crudele alle quali erano state destinate in terra straniera. è probabile che proprio da quest’episodio sia nata la tradizione di mettere fuori della finestra l’8 dicembre una candela accesa o una scatola dove san Nicola possa mettere i regali per le ragazze da marito.

è anche noto in Russia come il protettore dei carcerati o di quelli che sono stati condannati ingiustamente e in molte icone è rappresentato mentre tira via la spada al boia.

San Nicola è il personaggio di numerose favole russe. In una di esse si racconta come san Nicola, invocato per guarire un giovane ammalato senza speranza, intervenga tagliandolo in tanti pezzi e una volta trovati i pezzi malati, dopo averli guariti, rimette insieme il corpo e il giovane ritorna più vivo che mai.

San Nicola al contrario dell’iconografia cattolica è immaginato come un vecchio dall’alta fronte, stempiato, dalla barba bianca che gli incornicia il viso e l’espressione è sempre quella del nonno severo, ma sempre in modo bonario.

Possiamo distinguere nell’iconografia russa due santi: l’uno che si riferisce rigorosamente al vescovo greco di Mira (Licia) del III-IV secolo, e l’altro, quello popolare, che a volta è una figura tutta particolare e più rispondente allo spirito russo contadino.

Fino al XVIII secolo in Russia il culto di questo santo fu della gente semplice e umile, dei contadini specialmente e quando i ragazzi nei lunghi inverni aspettavano l’arrivo del Natale, si diceva loro che se fossero stati buoni a san Nicola, questi li avrebbe raccomandati a Cristo neonato.

In Russia san Nicola non è identificato con Babbo Natale anche perché qui l’equivalente del Babbo Natale è Nonno Gelo (Ded Moroz). L’identificazione di san Nicola con Babbo Natale è stata fatta probabilmente per la prima volta in Olanda, dove appunto san Nicola è detto Sankt Niklaas oppure Sankt Nikolaus. Ricordiamo che Klaus è un abbreviazione di Nikolaus e l’americano Santa Claus è proprio questa festa che gli olandesi di New Amsterdam, come si chiamava una volta New York, celebravano al principio o alla fine di dicembre.

Molti luoghi e città nella Slavia portano il nome di questo santo, anche se talvolta il nome della località si riferisce al capovillaggio fondatore della comunità con tale nome. Nell’Ungheria, che è assimilabile a questi usi slavi, si trovano alcune cittadine che portano il nome di San Nicola (in ungherese Szent Miklos). Ai confini con l’Austria in Cechia c’è una cittadina chiamata Mikulowo (ovvero San Nicola, ricordiamo che nell’uso nordico i nomi dei santi non vengono preceduti da san/santo e sim.) dove nel XIX secolo si rifugiarono molte famiglie italiane di religione evangelista, i cui discendenti portano ancora riconoscibili cognomi italiani.

Nella Vecchia Mosca (prima delle distruzioni del 1920) c’erano moltissime chiese dedicate a San Nicola. Notevole era quella di San Nicola Grande Croce costruita nel XVII secolo coi soldi di un ricco mercante Filatev.

Nicola non era considerato un nome nobile che di solito nella dinastia rjurikide era di etimo slavo o scandinavo (Oleg, Olga, Svjatoslav, Vladimir, Jaroslav, Vseslav, Boris, etc.) e si accompagnava con un nome cristiano dopo il Battesimo della Rus del 988 e quindi per i principi di Mosca, fino al passaggio dalla dinastia dei Rjurikidi a quella dei Romànov (XVI secolo), una famiglia bojara, nessun principe si chiamò Nicola.

Quando fu introdotta l’iconostasi nelle chiese russe l’icona di san Nicola comparve costantemente accanto a Cristo e alla Vergine con il Vangelo nella mano sinistra e la destra sollevata nel gesto benedicente. Questa è l’immagine di san Nicola dello Schianto, di cui abbiamo detto prima e questo è un canone pittorico fissato per tutta una serie di icone “nicoline”. Alcune di queste icone sono conservate in musei russi e risalgono al XIII e al XIV secolo specialmente nella Galleria Tretjakov di Mosca.

Un altro tipo di icona è quella della di san Nicola di Mozhaisk (una cittadina nei dintorni di Mosca sulla strada per Smolensk). In questa cittadina si dice che san Nicola l’abbia salvata da un assalto nemico apparendo nel cielo della cittadina al disopra della chiesa con la spada in mano, spaventando così il nemico che fuggì via in disordine. Anche di questo tipo di icona si sono conservati esemplari di gran valore nei musei di Mosca, ma una, bellissima, è conservata nella sede del Patriarcato di Mosca, nel convento della Trinità, e si dice che essa sia appartenuta a san Sergio di Radonezh, fondatore del convento stesso.

Il tipo più popolare di icona nicolina è dipinto secondo i seguenti canoni:

·  L’immagine del santo è al centro con i suoi paramenti vescovili e l’aureola. Il viso di solito risponde al tipo russo comune: occhi chiari, capelli radi chiari, barba e baffi.

· Intorno al viso di San Nicola, ci sono tanti altri quadretti (subicone) in numero di sedici di solito, disposte cinque sopra la testa e cinque sotto, tre a destra e tre a sinistra

Nelle subicone sono riportate episodi in ordine cronologico della vita del santo e queste icone sono chiamate “di san Nicola e della sua vita”. In particolare raccontano come san Nicola quando era infante non prendeva il latte materno mercoledì e venerdì, secondo le regole del digiuno, quando placa una tempesta e salva una nave dal naufragio, quando scaccia i diavoli da un pozzo avvelenato o libera gli indemoniati, quando appare in sogno all’Imperatore Costantino per suggerirgli come difendersi dai nemici etc. In queste icone domina l’oro nelle pitture allo scopo d’illuminare il viso dell’amato santo e impressionare il fedele.  

Dei miracoli si parla nei primi libri tradotti in slavo antico dal greco e chiaramente insieme ad essi il popolo ne inventò altri o trasformò quelli testimoniati nell’agiografia in episodi più vicini e più comprensibili per la gente semplice. Nel Messale della Chiesa è riportato:  

«Molti miracoli grandi e gloriosi compì per terra e per mare, aiutando chi si trovava nel bisogno e chi stava per annegare e sollevò dal fondo del mare portandoli sulla terra asciutta… Liberò alcuni dal carcere e dalla morte del boia… molti guarì ridando la vista ai ciechi, le gambe agli zoppi, l’udito ai sordi, la lingua ai muti… dette da mangiare agli affamati… Oriente e Occidente in tutti gli angoli dell’Universo conoscono i miracoli di Nicola».

Nelle chiese c’era al giovedì un ufficio per san Nicola e il viaggiatore tedesco del XVII secolo che visitò la Russia ben due volte, Adamo Oleario, racconta come lui stesso abbia assistito ad un episodio curioso riguardo san Nicola.

Sembra che durante il Grande Incendio di Mosca di quei tempi un popolano tenne l’icona di san Nicola esposta verso le fiamme che bruciavano la sua casa, ma, vedendo che le fiamme non si estinguevano, gettò l’icona nel fuoco urlando: "Se non salvi la mia casa dalle fiamme, allora salva te stesso o muori nelle fiamme!". Infatti la gente del popolo riponeva in questo santo quasi sempre tutte le ultime speranze di salvezza e quindi un posto d’onore era sempre riservato a lui. Altri visitatori stranieri in Russia avevano notato questo e ce lo hanno riportato nei loro diari.

Nicola nel folclore russo addirittura è capace di battere altri santi alla conquista della fede del popolo ed è famosa la favola della battaglia fra san Nicola e sant’Elia Profeta. In un’altra favola che si raccontava ai giovani san Nicola si mette contro san Cassiano. In quest’ultima sembra che l’altezzoso Cassiano non volesse sporcarsi il vestito per aiutare un contadino a tirar fuori il carro che si era impantanato nel fango, cosa che invece fece con piacere Nicola. Quando i due si presentarono davanti a Dio, il Creatore chiese a Nicola: “Come osi presentarti così sporco qui?” Udito l’accaduto il Creatore decretò che si pregasse nelle chiese degli uomini per Cassiano solo il 29 febbraio (ogni quattro anni cioè) e invece per Nicola due volte all’anno (corrispondenti a due feste di san Nicola).

Abbiamo detto che Nicola protegge e difende dal mare e quindi è presente in tutti i viaggi e specialmente quelli dei pellegrini in Terra Santa (visto che il mare in Russia è pochissimo presente). C’è una bylina russa famosissima, quella di Sadko di Novgorod, in cui Nicola suggerisce al giovane Sadko quale fra le figlie del Re del Mare sposare per non essere costretto a rimanere nel regno dell’acqua per il resto della sua vita.

Le due feste consacrate a san Nicola sono: quella della primavera il 9 maggio, a ricordo della traslazione a Bari del corpo del santo nel 1087. A questa festa sono legati molti mottetti popolari russi:

Quando viene san Nicola, arriva anche il caldo.

Non vantarti di aver raccolto fieno per san Giorgio, ma vantati dell’erba a san Nicola.

Non farti il bagno prima della festa di Nicola altrimenti sulla tua tomba crescerà il salicetto (una pianta magica della famiglia del salice dalla foglie amarissime).

Non mangiare la polenta taragna (di grano saraceno) e non tosare le pecore.

Rane per San Nicola, pecore grasse.

Alcune canzoni popolari musicate, qualcuna anche dal grande Mihalkov e da Vysotskii, si riferiscono a san Nicola. I versi sono semplici, ma rispecchiano le aspettative dei campi e dei contadini.

Padre Nicola / Manda gran pioggia / Sulla nostra segala / Sul nostro lino / Svuota il secchio!

Oppure un’altra canzone popolare in Bielorussia:

San Nicola, vecchio santo / Semina piselli e va per i campi / Va per i campi e guarda il grano / Dove è troppo bagnato, asciuga / Dove è troppo secco, bagna / San Nicola, vecchio santo / Va fra le mete dei campi e cresce il grano / Pieno di chicchi e pieno di spighe / Grano al grano e spighe alla terra / Le spighe marciscono e la terra si mette a tremare.

Questa canzone si cantava al tempo delle messi. Si faceva un piccolo covone di spighe e lo si riponeva nel mezzo del campo ormai mietuto e uno dei mietitori, girando intorno al covone tre volte, cercava di tagliare col falcetto qualche spiga. Mentre compiva questa cerimonia, mormorava: «Benedicimi o Signore, mentre rigiro la barba (così si chiamava questa cerimonia, riferendosi alle spighe come “barba della terra”) dai forza ai miei strumenti ai miei animali… come la barba di san Nicola!».

Alla festa di primavera si preparavano dei piatti speciali, si faceva far la veglia per la prima volta ai ragazzi imberbi, si accendevano fuochi nei campi, si preparavano dolci speciali come la Biesjoda di Nicola. A queste feste venivano tutti, vicini e conoscenti e persino viandanti occasionali e le donne cantavano e danzavano. Questo durava per tre giorni e più. Persino in questa occasione le famiglie dei bojari (i nobili proprietari terrieri del Medioevo) partecipavano alla festa e talvolta permettevano che si facesse baldoria all’interno dei loro palazzi e offrivano da bere nientedimeno che il costosissimo vino!

La seconda festa di San Nicola era quella più canonica del 6 dicembre ovvero Nicola d’Inverno.

Per questa festa si diceva:

"è arrivato San Nicola, è arrivato il freddo sulla slitta / Se è freddo a San Nicola (6 dicembre), sarà bello a San Nicola (9 maggio)".

Ed ecco da dove nasce la leggenda di Babbo Natale nell’antico nord.

Si diceva che alla festa di dicembre san Nicola scendeva dal cielo sulla sua slitta, tutto coperto di neve, financo la barba coperta di bianchissimi ghiaccioli, e con il suo veicolo passava per tutti i villaggi russi, senza mancarne neanche uno. Qui scacciava tutti gli spiriti maligni e consolava vecchi, donne e bambini, donando anche qualcosa. Alla festa di san Nicola si finiva di pescare nei fiumi e i mercanti cominciavano a far la cernita dei prodotti dei contadini, si fissava il prezzo per il grano dell’anno prossimo etc. Si diceva anche: "A San Nicola si aprono le feste", riferendosi al fatto che questa era la prima festa di dicembre fino al successivo capo dell’anno. Si serviva il miele, si mangiavano i favi dell’alveare. La cera la si fondeva in grosse tazze e se ne facevano ceri per l’icona del santo.

In Bielorussia si diceva che questi ceri servivano a Dio per cercare San Nicola.  E si cantava: 

"Se n'è andato per i campi, è andato al fosso, per le mete se ne è andato a far crescere il grano, è andato a cercare il miele a far gli sciami nuovi".

Esisteva persino una Confraternita Nicolina che aveva il compito di aiutare chi era in difficoltà, di preparare i cibi per le feste del santo e cercava anche di comporre le liti proprio per la festa del 6 dicembre.

Inoltre san Nicola proteggeva dai demoni e dai maghi bugiardi: bastava pronunciare gli scongiuri che lui aveva dettato.

Uno scongiuro diceva che Nicola chiudeva la lingua e la bocca al mago con tre chiavi d’oro che poi gettava nel mare. Nel fondo le chiavi si attaccavano ad una pietra speciale e così le chiavi non tornavano più a galla e il mago era condannato al mutismo per sempre !

Per tutto questo in Russia non lo si chiamava sempre per nome, ma lo si chiamava ASINO DI DIO (burlak bozhnii) ad indicare come Nicola era sempre pronto a difendere i deboli e pronto a qualsiasi invocazione. 

       

     

        

©2003 Aldo C. Marturano

     


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