LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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Copertina del volume.
Dopo i Vademecum della Provincia di Foggia e Capitanlibri, Maurizio De Tullio si cimenta in un arduo lavoro di ricerca per ricostruire l’avvincente storia di Ralph de Palma, un campione automobilistico del primo Novecento.
Forte
della sua esperienza giornalistica, l'Autore si avvale della grande Rete
telematica per consultare le fonti sull’emigrazione, ricerca testi
presenti in varie biblioteche nazionali ed estere, riscontra dati e documenti anagrafici in archivi pubblici e diocesani, dà una sua chiave di lettura all'interpretazione talvolta problematica
degli stessi, delineando un quadro esaustivo della biografia del grande
campione italo-americano che batté tutti i record.
Con questo volume, De Tullio riesce soprattutto nell’ardua impresa di restituire alla Capitanata l’immagine di un eroe, Ralph De Palma, da noi quasi ignorato, e che fece grande lo sport dell’automobilismo, divenendo, ai suoi tempi, l’icona vivente del “grande sogno americano”. Quel bambino, vissuto a Biccari fino all’età di dieci anni, non aveva mai visto il mare: solcherà per la prima volta l’Oceano Atlantico con la sua famiglia per raggiungere Lamerica, e precisamente la Grande Mela.
Oltreoceano, quel bambino, che non aveva mai giocato con le macchinine, riuscirà – come scrive De Tullio – a far sognare milioni di persone. Con auto vere. Le sue straordinarie gesta sportive (2557 vittorie su 2889 corse effettuate nel corso della sua lunghissima carriera) lo imposero all’attenzione planetaria: per milioni di emigrati italiani sparsi per il mondo egli divenne l’eroe internazionale di cui andare fieri. De Palma riuscì ad affermarsi in un’epoca in cui gli italiani erano considerati all’ultimo livello della scala sociale statunitense: erano i paria della società, un po’ come sono ritenuti oggi gli extracomunitari. Ecco perché, nelle prime biografie apparse sui giornali dell'epoca, alcuni dati, a partire dal nome americanizzato in Ralph, furono modificati per accreditare un’origine sociale più accettabile agli occhi dei fans. Sulla sua tomba, il campione farà apporre soltanto le date di nascita e di morte, senza accenno al luogo d’origine italiano.
Raffaele De Palma era nato il 19 dicembre 1882 a Biccari, un paesino del Subappennino dauno che di lì a un decennio sarebbe stato decimato dall’emigrazione transoceanica. I genitori erano originari di Troia. I De Palma partirono per gli Stati Uniti verso la fine dell’Ottocento, imbarcandosi , a varie riprese, su dei piroscafi che, dopo un mese di viaggio, li sbarcarono a Ellis Island, l’Isola delle lacrime, dove come tutti gli immigrati subiranno un’umiliante quarantena prima di essere accettati nel Paese della Libertà.
La famiglia De Palma, alla ricerca di quel riscatto sociale così difficile da realizzare in patria, a differenza di tante famiglie di emigranti, realizzerà il suo sogno.
L’emigrazione oltreoceano, tra il 1892 e il 1924, fu la scelta obbligata di circa 22 milioni di migranti, per la maggior parte italiani. Nel 1910 New York era considerata, per il suo alto numero di abitanti provenienti dal Belpaese, la quarta città italiana dopo Napoli, Roma e Milano.
I De Palma vivevano a Brooklyn, uno dei più poveri quartieri newyorkesi. Ralph cominciò ad aiutare il padre nella barberia di famiglia, poi lavorò come pony express di un negozio di frutta e verdura. La bicicletta diventò la sua prima grande passione e nel 1899 egli vinse la sua prima gara ciclistica. Nel 1902 esordì nel ciclismo professionistico; le gare si svolgevano allora al chiuso di un velodromo con piste in legno e curve molto inclinate.
De Palma esordì nella carriera automobilistica nel 1908, e la concluderà nel 1934. Il campione italo-americano guidò le auto delle migliori ditte dell’epoca: Fiat, Mercer, Simplex, ma legò il suo nome soprattutto alla Mercedes. Partecipò alle mitiche corse di Vanderbilt Cup, alle 500 miglia di Indianapolis, al Gran Premio di Francia. Indianapolis, a quasi un secolo di distanza, colpisce l’immaginario collettivo degli appassionati per alcune epiche gesta che l’hanno segnata fino a consacrarla definitivamente come il Tempio della velocità. Ralph de Palma abbinò il suo nome a questa corsa, lunga e massacrante, sin dalla seconda edizione, quella del 1912, vincendo l’edizione del 1915.
Ralph De Palma (a sinistra).
Le gare di Formula Uno di oggi, per
quanto avvincenti, non sono paragonabili alle emozioni offerte agli spettatori
che assiepavano le tribune e le piste dei circuiti e degli autodromi circa un
secolo fa. Quel che era profondamente diverso era la corsa in sé che aveva la
preminenza su ogni cosa e De Palma seppe comunicare agli spettatori proprio
quello che essi si aspettavano da un pilota: emozioni, passione, grinta,
coraggio. Una carriera longeva, la
sua, nel segno dell’agonismo e della lealtà sportiva: Ralph dimostrò che le
gare si potevano vincere usando
l’intelligenza.
Quando gli Stati Uniti entrarono nel
primo conflitto mondiale, tutte le attività sportive agonistiche vennero
sospese. De Palma si arruolò nell’aviazione, dopo aver conseguito il brevetto
di pilota a Daytona. Dopo la guerra, nel 1919, ritornò in questa città alla
guida di una potentissima Packard 905 bianca, la mitica vettura con motore V12
su auto prodotte in serie. Sulla
sabbia di Daytona Beach, toccò la fantastica velocità media di 149,87 miglia
orarie (oltre 241 km all’ora). Divenne l’uomo più veloce del mondo!
Ralph De Palma riposa oggi all’Holy
Cross Cementery di Culver City, nei pressi di Los Angeles, in California. Sulla
lapide della sua tomba compaiono solo gli anni di nascita e di morte: 1882 e
1956. L’epigrafe ricorda “il campione automobilistico prediletto vincitore
della corsa di Indianapolis del 1915 (Bloved automobile racing champion 1915
Indianapolis speedway winner)”.
Un eroe dello sport che, nel 50°
anniversario dalla scomparsa, Maurizio
De Tullio ha riproposto all’attenzione nazionale, partendo proprio dalla terra
di origine di De Palma: Biccari.
MAURIZIO DE TULLIO, Ralph de Palma. Storia dell’uomo più veloce del mondo che veniva da Foggia, Edizioni Agorà, Foggia 2006, euro 12,00.
©2007 Teresa Maria Rauzino.